Lui è il mio tutor, Spencer

"Ah mamma dimenticavo, il preside mi ha affidato un tutor, Spencer! È l'uomo di punta della squadra di nuoto maschile. Molto carino. È stato gentilissimo oggi."

"Sono contenta, ti vedo entusiasta della nuova scuola, ma soprattutto per questo Spencer!"

"Ma no mamma che dici!? È carino sì, ma sai che io non sono interessata a queste cose. Devo pensare a scrivere, altrimenti non avrò mai una mia testata. Però domani ci pranzerò assieme!"

Salgo in camera, poso lo zaino sulla sedia, tiro fuori i libri e i quaderni, per fare i compiti di matematica. Trovo anche il foglio che mi ha lasciato il preside, con scritto il numero del mio tutor, lo sistemo sulla scrivania, in caso di bisogno.

Alle cinque, finiti gli esercizi apro il computer, e cerco Spencer sui social, non c'è niente di male a volerne sapere di più o no? Soprattutto in previsione di domani. E poi al giorno d'oggi, tutti hanno un profilo social, in cui si raccontano, forse perché è più facile scrivere da un computer, che parlare di se stessi davanti agli altri. Non dimentichiamoci che domani, ci sarà il mio primo pranzo nel tavolo degli atleti, tavolo a cui non sono mai stata invitata, prima di oggi.

"Beccato!"

Sfoglio il profilo, è pieno di sue foto: a scuola, al parco, in piscina, con gli amici o senza amici! Direi che gli piace mettersi in mostra. In effetti però, è un bel vedere. Ha vinto molte medaglie durante la sua carriera sportiva. Ci sono tante foto insieme alla sua famiglia, ha un fratellino e una sorellina. Scopro che ha anche viaggiato tanto, ci sono foto e post di svariati paesi: Milano, Parigi, Madrid, beato lui, io non sono mai uscita dagli States. Poter viaggiare così tanto è un privilegio, conoscere posti e culture diverse, ti arricchisce sempre.
Decido di sbirciare tra gli amici, e trovo tante ragazze ovviamente, continuo a scendere con il mouse, e ad un certo punto vedo un viso famigliare. Mi blocco, su quella piccola foto ed ecco che si accende la famosa lampadina.

"Aspetta ma questa è la ragazza dai bellissimi capelli! Come fanno a conoscersi? Lei non è nemmeno della nostra scuola, altrimenti l'avrei vista sicuramente!" di certo non mi sarebbe sfuggita.

Clicco sul profilo, ma noto con dispiacere che l'ultimo post risale a sei mesi fa, è una foto di lei con penso i suoi genitori, sono tutti e tre sorridenti stretti in un abbraccio. Il profilo è anche senza nome purtroppo. Sarebbe inutile schiacciare il tasto <segui>, ma lo faccio comunque, nella speranza che prima o poi, ritorni sui social. Vorrei tanto poterla conoscere. Non so perché, ma qualcosa in quella ragazza mi attira, come fosse un magnete, con tutta la sua forza. Si sa, un campo magnetico è invisibile all'occhio umano, ma i suoi effetti sono ben noti.

Sento suonare il campanello di casa, chiudo il pc e mi precipito giù dalle scale, apro la porta e mi ritrovo davanti Spencer!

Che ci fa qui?

"Hey Gin! Scusa, oggi mi sono dimenticato di una cosa, questa sera ci sarà la festa di inizio anno alla casa di Steve e come tuo tutor ho pensato di invitarti! Sempre che tu non abbia già altri impegni."

"Ciao! Beh mi sembra un'ottima idea, ma come sai dove abito?" chiedo, curiosa. Sono sicura di non aver scritto nulla su FB.

Nel frattempo, mia mamma ci raggiunge alla porta, con la faccia di chi vuole immediatamente sapere più informazioni possibili. Tipo sergente, un po' come tutti i genitori, davanti a un ragazzo, che corteggia la propria bambina. Anche se io ormai, non lo sono più, da un bel pezzo.

"Buongiorno Signora, sono Spencer Hills, il tutor di sua figlia, molto piacere!"

"Sì mamma, lui è Spencer e mi ha appena invitata ad una festa, posso andarci? Per favore?! Ti prego! Ti prego! Ti prego!" inizio a pregare per un sì.

"Ciao Spencer! Piacere tutto mio! Sono Samantha, la mamma di Gin! Mi ha tanto parlato di te oggi. Comunque, certo tesoro che puoi andarci. Ma mi raccomando, stai attenta e non fare tardi!"

Sorrido, anche se il "tesoro" e il fatto che avessimo parlato di lui, forse se li sarebbe potuti risparmiare. Ma va bene, l'importante è che abbia detto SÌ.

"Perfetto! Ti passo a prendere tra un'ora! Signora, stia tranquilla, la festa è in una villetta a due isolati da qui. Ci penso io a sua figlia."

Lo congedo, e mi chiudo la porta alle spalle, adesso ho ben altro a cui pensare, per esempio: COSA MI METTO? Mi fiondo in camera, le opzioni sono solo due: vestito paillettes o tubino. Lily mi avrebbe consigliato il tubino, sicuramente. Nel frattempo mi raggiunge la mamma, anche lei tifa per il tubino. Direi che la maggioranza ha vinto. Metto su un po' di musica, e inizio i preparativi, anche perché il tempo scarseggia.

Mi faccio le beach waves sui capelli, metto la matita nera nella parte inferiore dell'occhio, un ombretto glitter sulla palpebra e per finire un rossetto fucsia. Un po' di profumo, che non può mai mancare. Per finire mi infilo il tubino, arricchito da tronchetti oro. Lo ammetto, mi sta proprio bene. In genere, non mi piaccio un granché, ma con questo vestito, devo ammettere che sono una bomba. Se fossi un ragazzo, mi girerei e apprezzerei.

"Tesoro, è arrivato Spencer. Scendi."

Il primo ragazzo puntuale, strano! Per fortuna, sono prontissima. Lo so, di solito le ragazze si devono far attendere, ma non è nel mio stile. Scendo le scale con calma, non sono molto abituata ai tacchi. Avrei dovuto fare più prove, in casa.

"Wow! Stai benissimo Gin!" dicono in coro, mamma e S.

"Grazie! Stai benissimo anche tu.", indossa una camicia bianca con taschino, un paio di jeans scuri strappati e scarpe da tennis blu e bianche, in perfetto abbinamento. Molto, molto carino, anche se, detto tra noi, starebbe bene anche con un sacco della spazzatura.

"Divertitevi ragazzi! Ci vediamo dopo, e non fare tardi!"

"No mamma tranquilla, sarò a casa all'una, al massimo."

Mi chiudo la porta alle spalle, e mi trovo davanti la macchina di Spencer, è stupenda, vernice blu metallizzata, decappottabile. Una Mustang del '66, un vero gioiello, d'altri tempi. Il principe azzurro arriva sul cavallo, e il suo è un vero purosangue. Saliamo, pronti per questa prima serata, insieme.

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