twenty
20. brave
-"Qui non abbiamo trovato niente!" Gridò un adetto che stava controllando il terreno circostante come ordinato dall'investigatore. L'FBI aveva iniziato un sopralluogo dopo essere stata chiamata dal primo soccorso a cui era arrivata la strana chiamata. L'investigatore, Troy Dummer, stava lavorando a questo caso da ormai settimane, da quando la scomparsa della ragazzina Jauregui era diventato un caso nazionale. Telegiornali, riviste, radio. La notizia si era divulgata ovunque. La pericolosa ragazzina di Miami andava fermata e arrestata. Aveva ucciso un uomo a Miami, poi un vecchio a Orlando, e adesso aveva quasi ucciso un ragazzo nel bel mezzo del niente. Eppure aveva chiamato i soccorsi, poteva essere un caso?
Troy non aveva mai visto un caso cosi complicato in vita sua; non riusciva a capire il motivo di tanta violenza e quale fosse stato io legame tra quell'uomo, il vecchio e il ragazzo. Che fosse una qualche malata vendetta verso l'universo maschile? Una cotta finita male? No, a quel punto le morti avrebbero seguito un ordino cronologico, di età, ma questo non sembrava essere accaduto. L'unica salvezza era quel ragazzo senza conoscenza in quella casa; venne soccorso e trasportato via con un elicottero d'urgenza, lui era la pedina giusta per capire cosa stesse succedendo e quale fosse il suo legame con l'assassina.
L'uomo, assieme alla sua squadra d'investigatori, piombò nella casa del quasi delitto nella speranza di trovare qualche indizio che potesse ricondurlo a lei. Si muoveva con estrema lentezza, non doveva sfuggirgli niente. Alcuni uomini con dei camici indosso cominciarono ad analizzare il pavimento della cucina, altri si misero a cercare nelle stanze un qualche indizio.
-"Dummer, vieni qui!" Ordinò uno dei suoi collaboratori, nonché amici, più fidati. Troy si avvicinò a quella che doveva essere la porta di una camera da letto; fu triste scoprire che non c'era niente se non un materasso gettato a terra e qualche pezzo di mobilio. -"Cos' hai trovato, Mike?" Chiese l'uomo poggiando una mano sulla spalla dell'amico. Questo gli indicò il paio di manette legate alla ringhiera del letto. -"Queste sono delle manette. Probabilmente deve averle usate per legare il ragazzo."
-"Sicuro? Ho notato i polsi del ragazzo mentre lo portavano via e non sembrava avere segni particolari." Constatò.
Mike annuì incerto e continuò a guardare attorno, poi si accorse di un vassoio vuoto sul comodino affiano al letto. -"Ci sono avanzi di cibo. Prenderemo tutto per farlo analizzare dalla scientifica e vedere che impronte ci sono."
L'uomo annuì abbassando lo sguardo su quel vecchio e polveroso materasso. Da quando gli era stato affidato il caso di Lauren Jauregui, era rimasto sorpreso e affascinato dalla fedina penale di quella ragazza. La polizia la conosceva da anni perché solita abbandonare la sua casa per andare in cerca di avventure; Troy aveva tentato svariate volte di immaginare quale fosse il carattere di quella ragazza. Sicuramente una tosta, una forte, dura, che di esperienze doveva averne vissute in quantità, forse più di quanto un adulto avesse potuto immaginare. Insomma, una bambina di otto anni che si allontana da casa finendo a Orlando. E una che a dodici anni viene trovata nel bel mezzo del Kans...
-"HO CAPITO!" Gridò L'investigatore spaventando gli altri collaboratori. Mike lo fissò confuso, -"Sei impazzito?"
-"No, Mike, no. Credo di sapere dove sia diretta! Ho bisogno della sua fedina penale e della dichiarazione dell'ultima volta che è scomparsa."
L'amico aggrottò la fronte. -"Lì dentro non troverai certo il motivo per cui ha fatto fuori due persone."
-"No, ma saprò dove andare per prenderla". Affermò convinto. L'amico sollevò le mani in aria come ad arrendersi.
Dal furgone della pattuglia, grazie ai computer e rilevatori sofisticati, non fu difficile per il signor Troy Dummer ricevere la fedina penale della Jauregui. Arrivò anche quella di una presunta Camila Cabello, la ragazza che sembrava accompagnare l'indagata nella sua fuga.
Sfogliò i documenti di Lauren con estrema attenzione, in particolare le riferenze della polizia al suo ultimo ritrovamento. Risalivano precisamente a sette anni prima.
"La bambina dichiara di essere fuggita senza l'ausilio di adulti conoscenti o non conoscenti della famiglia, di aver usufruito di vari mezzi di trasporto pubblici fingendosi figlia di alcuni passeggeri. Dichiara in seguito di essere arrivata in Atlanta grazie a veri passaggi rubati con o senza permesso degli autisti in questione; da qui sarebbe partita nuovamente in viaggio in direzione Kansas City dove è stata poi trovata dagli agenti. La motivazione: la bambina afferma di sognare da sempre una vita a Portland, ma che i suoi genitori non le permettono di andare. Ricordiamo che la bambina in questione ha solo dodici anni e non è in grado di provvedere a sè stessa. Non è la prima volta che si allontana da casa."
Una volta finita la lunga lettura, per Troy Dummer fu tutto più chiaro. Lauren Jauregui sognava Portland da quando era piccola, forse il viaggio più lungo che avesse mai potuto affrontare. Stava percorrendo i suoi passi, probabilmente qualcuno la stava aiutando oltre a quella ragazzina.
Camila Cabello, fu sconfortante scoprire, per quell'uomo, come quella ragazza fosse stata vittima della vita stessa. Madre prostituta e padre drogato. Indagata per spaccio, prostituzione e favoreggiamento. Con questa storia non sarebbe mai riuscita a sfuggire dalla legge, a meno che non si discolpasse con una scusa molto convincente per la corte.
Si alzò rovistando tra i mille fogli presenti in quel furgone finchè non trovò una cartina. Prese un pennarello e cerchiò Miami, la città di Lauren. Fece una freccia e questa si fermò sulla Liberty City. Lì doveva aver conosciuto quella ragazza, o forse già la conosceva? Che ci era andata a fare Lauren nel quartiere più pericoloso di Miami?
Troy sospirò girovagando per il furgone, niente sembrava avere senso. Decise di continuare; cerchiò Orlando, luogo in cui era stata avvistata e in cui erano morti quei due anziani. Improvvisamente si fermò: la data della fuga non coincideva con la loro morte. Da Miami a Orlando ci volevano poche ore di viaggio, mentre quei due erano morti circa due o tre giorni dopo. Cosa aveva fatto Lauren nel frattempo? Era davvero stata lei oppure qualcun altro?
Continuò verso il Kansas City, dove avevano ricevuto la chiamata. Ma come ci erano arrivate? Qualcuno le aveva aiutate? Chi?
L'investigatore si passò una mano sulla fronte, la testa cominciava a fare male per le troppe domande. L'unica pista da seguire era scritta nella fedina penale di una Lauren Jauregui dodicenne.
D'un tratto qualcuno bussò al furgone e aprì subito dopo. L'amico, Mike, lo stava fissando cercando di capire cosa stesse facendo. -"C'è una cosa che dovresti vedere". Disse poi.
Troy sollevò la testa incrociando lo sguardo dell'amico. Sembrava estremamente serio.
-"Cosa?" Chiese curioso.
-"Vieni e vedrai".
L'investigatore annuì e lo seguì dopo aver preso la cartina con i luoghi contrassegnati e averla infilata in tasca.
Mike lo portò nuovamente in quella vecchia casa abbandonata, ma stavolta era la cantina l'oggetto di osservazione. Il luogo aveva un forte odore acre, ma ciò che davvero lo colpì furono le due sedie di legno poste a specchio. -"Che cazzo..." Cominciò Troy, ma venne interrotto da uno dei colleghi.
-"Ci sono delle corde sporche di sangue tra le sedie e alcuni frammenti sono ancora attaccati. È segno che due persone sono state sequestrate".
Troy annuì ascoltando la sua ipotesi. -"Prendete campioni di sangue, li faremo analizzare il prima possibile".
-"Troy, non è finita qui..." cominciò l'amico infilando la mano nella tasca ed estraendo un foglietto di carta che gli porse. -"L'ho trovata nel punto esatto in cui c'era il ragazzo. Deve averla lasciata lei. È per te."
-"Per me? Ma che dici?" Chiese l'investigatore quasi scioccato.
Mike annuì. -"Leggila, c'è scritto il tuo nome".
L'uomo afferrò il foglietto bianco e lo aprì; notò subito la calligrafia veloce e imprecisa, segno che stava fuggendo da qualcuno, da loro.
Poi lesse.
Troy Dummer,
lei è un investigatore dell'FBI.
L'ho vista in televisione parlare di me, spiegare quanto fosse vicino dal trovarmi e sa, lei è davvero vicino, più di quanto creda. Ma io non sono come pensa lei, sa?
Mi crederà una persona meschina, fredda, senza un minimo di pietà ma mi creda, non sono questo.
Nella mia vita ho peccato di voglia di vivere, di libertà. Come potrebbe una persona cosi attaccata alla vita poter uccidere qualcuno?
So già che lei non mi crederà, nessuno di voi lo farà perché non conoscete la vera storia. Non ho ucciso quell'uomo ma so chi è stato a farlo.
Volevo che lo sapesse cosi che almeno lei, il giorno in cui ci troveremo davanti a quel giudice, saprà la verità, o almeno una parte di essa.
Si ricordi solo che le persone per amore trovano il coraggio di fare follie. Si abbandonano e si perdono, e si trovano. Ma probabilmente io non mi ritroverò mai.
Il cuore dell'investigatore sembrava un turbine di emozioni. Quelle parole cosi toccanti avevano scavato nel profondo. Era vero, le persone per amore facevano follie.
Troy chiuse il biglietto in silenzio, lo ripose nella tasca del suo pantalone di jeans convinto di una cosa: se c'era una cosa di cui Lauren Jauregui aveva peccato, era il coraggio.
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