seventeen

17. you'll never be happy, i won't allow it.




"C-Cosa?" La voce di Camila arrivò alle orecchie di Lauren quasi in un sussurro, tanto da chiedersi se fosse stata la sua immaginazione o davvero la voce della più piccola. Gli occhi verdi erano fissi in quelli di Shawn; tutto l'odio che stava provando in quel momento era più di quanto riuscisse a sostenere.

Lauren lo avrebbe fatto  davvero se solo avesse potuto. Gli avrebbe strappato quel sorrisetto dal viso e lo avrebbe gettato da qualche parte, ma lontano da lei. Lontano da Camila.

"Allora? Che c'è, adesso hai perso la lingua?" Ridacchiò il ragazzo ancora piegato su Lauren. I loro volti erano così vicini che il suo odore nauseava lo stomaco nella nera che continuava a sostenere il suo sguardo. Cercò di muoversi, di tirargli un calcio, ma quel mostro si era premurato di legare anche le loro caviglie alle gambe in legno della sedia. Non c'era modo che potessero muoversi o liberarsi.

Al movimento di Lauren, Shawn scoppiò a ridere. Una risata che fece rabbrividire Camila ma che lasciò impassibile Lauren. Sembrava come un bambino che guarda i suoi giocattoli in azione, o un cartone animato in televisione. Si allontanò facendo un passo indietro e incrociò le braccia al petto con quell'aria spavalda da chi ne sa una più del diavolo.

L'aria in quella stanza cominciava a farsi pesante, quelle pareti sempre più strette ed era come se il soffitto le stesse schiacciando al suolo in maniera lenta e atrocemente dolorosa. Lauren cominciava a sentire il peso. 

"Sai, potresti essere quasi carina quando rimani in silenzio." Rise ancora cercando di accarezzare una guancia della più grande,  ma quest'ultimo spostò il volto e sputò in faccia al ragazzo. "Stronza!" Gridò indietreggiando. Si passò la manica della giacca sulla faccia prima di tirarle uno schiaffo in pieno volto.

Un gemito uscì dalle labbra di Lauren che strinse gli occhi cercando di tenere a bada il dolore. Non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di guardarla soffrire, non una lacrima sarebbe mai uscita dai suoi occhi.
Cosi strinse i denti raccogliendo tutte le forze che le erano rimaste e rise, rise di gusto. Una risata strana, stanca ma sentita, quasi divertita o almeno lo sembrava.

"Vuoi picchiarmi? Fallo." Ghignò. "Andiamo, picchiami. Non ti dirò mai dove sono quei soldi." Disse ancora Lauren sottolineando la parola mai. Shawn rimase in silenzio, probabilmente pensava a un modo per storcere informazioni dalla bocca della ragazza e probabilmente non era arrivato a nessuna soluzione. Con le mani fra i capelli si trovò a gridare in preda all'ira; si voltò alle sue spalle e afferrò un tavolo sollevandolo e facendolo cadere a sul pavimento. Il rumore provocato fece sobbalzare Camila che era come pietrificata dalla paura,  niente di quel ragazzo apparteneva alla tenerezza del suo migliore amico. Se ancora si poteva chiamare cosi.

Il ragazzo gridò ancora puntando il dito contro di Lauren. "Tu...Tu!" Urlò. "Tu mi dirai dove sono quei fottuti soldi oppure...", si bloccò quando si accorse che quelle minacce non servivano a niente. Quel sorriso dalle labbra di Lauren non cennava a sparire.

"Tu cosa, mi ucciderai? E cosa cambierebbe, tanto se non lo farai tu probabilmente lo farà tuo zio, no?" Disse. "Non mi cambia niente."

Shawn rimase ancora una volta in silenzio e camminò verso Camila. Lauren si irrigidì a quella mossa; Camila non sarebbe mai stata in grado di affrontarlo come aveva fatto lei. Camila era fragile, debole e terribilmente spaventata.

Ma per sua fortuna Shawn si limitò a piegarsi sulle ginocchia cosi da incontraro lo sguardo basso della più piccola. Quel buio cupo fece riempire di tenerezza Shawn che accarezzò la sua guancia delicatamente,  e Camila chiuse gli occhi nel sentire quella carezza cosi familiare. La portava indietro nel tempo,  a quando Shawn era solo un ragazzo imbranato che serviva cocktail alla frutta in un locale di pervertiti. Quando non era altro che il suo migliore amico e non un mostro.

"Vieni con me." Disse improvvisamente il ragazzo. "Vieni con me, Mila. Io posso aiutarti davvero, non come questa ragazza che nemmeno conosci. Io posso cambiare la tua vita, ce ne andremo insieme e non dovrai più lavorare per mio zio. Se verrai con me sarai davvero libera." Le parole del ragazzo erano cosi scomposte e il suo tono di voce cosi insicura, fragile, supplichevole. La stava supplicando di scappare con lui.

"Vieni con me." Ripete, ma Camila non rispose.

"Io posso amarti come meriteresti." Sussurrò. Camila sollevò finalmente lo sguardo perdendosi nei suoi occhi, cercando qualcosa. Cercando quel qualcosa che potesse farle credere che fosse davvero cosi, un segno che potesse accendere la speranza nelle sue parole.

Ma niente.

Lei non gli credeva.

Lei non credeva più a niente.

"Camila, io posso essere l'uomo della tua vita."

Camila scosse il capo rivolgendo lo sguardo altrove. "Shawn, tu sei un mostro." Sussurrò con una tale tenerezza che fece accantonare la pelle perfino a Lauren che aveva ascoltato tutta la conversazione e quella specie di dichiarazione di Shawn. "Tu sei solo un mostro, Shawn. Non potrei mai amarti, non so nemmeno chi sei, quello che vedo non è il ragazzo dolce e gentile che era mio amico."

"Non vedo altro che una stupida copia di Alien." Sorrise amaramente. "Avevi detto di non essere come lui, ma forse sei anche peggio."

L'espressione sul volto di Shawn divenne improvvisamente troppo seria. Era ferito da quelle parole, ferito dal fatto che fosse stata lei a dirle. Cosi di alzò con l'aria di chi ha appena ricevuto la notizia più straziante al mondo, camminò via da loro senza degnarle di uno sguardo finchè non si trovò alla soglia della porta.

"Non sarete mai felici, io non lo permetterò." E se ne andò sbattendo la porta.

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