nine

9. I'm not good with words

Lauren era seduta sul davanzale della finestra del soggiorno che dava sulla facciata del palazzo di fronte. Niente riusciva a mostrare qualcosa della città, c'erano solo bei palazzoni ma nessuno che avesse il coraggio di camminare per strada a quell'ora della notte. In casa Normani continuava a regnare il caos, le persone continuavano a bere senza sosta, alcuni si baciavano in mezzo al corridoio, altri si toccavano in bella vista eppure Lauren ci era abituata. In passato, in una delle sue fughe,  aveva vissuto per settimane assieme all'amica e aveva dovuto imparare a convivere con quello stile di vita trasandato che Normani conduceva. Ma era okay, sarebbe potuta essere l'ultima a poterla giudicare.
Lauren aveva una sigaretta tra le labbra, la prima dopo un tempo che le sembrava infinito. Aveva tanto desiderato che della nicotina le entrasse nei polmoni, l'unico male che le faceva bene. Ironico, avrebbe detto.
Ma le serviva per scaricare i nervi, per non pensare a Camila, alle sue fottute domande e a sua sorella Sofia. Le serviva per non pensare alla sua stessa famiglia in pensiero a Miami, alla polizia che le stava dando la caccia e ad Alien che voleva le loro teste.
Tutto questo svaniva in cinque minuti, il tempo di una sigaretta. E sapeva che dopo avrebbe cominciato a pensare nuovamente, ma non le importava. Andava bene cosi.

D'un tratto Normani le si avvicinò, si sedette su di una poltrona vicina alla finestra e incrociò le braccia al petto osservando l'amica fumare. Lauren le lanciò un'occhiata veloce, tirò l'ultima boccata di fumo e spense il mozzicone in un posacenere improvvisato fatto col fondo di una lattina di birra.

"Hai sentito che si dice?", chiese la ragazza fissandola, ma la nera scrollò le spalle e tornò a guardare fuori dalla finestra. Come se guardare un paio di mattoni fosse stato più interessante.

"Lauren, ti stanno cercando ovunque!" Esclamò.

"E con questo?"

"Cristo, sei forse impazzita? Ti rendi conto della gravità della cosa? Dicono che hai ucciso un uomo", stavolta Lauren si pietrificò letteralmente. Sentire quelle parole le faceva male nonostante sapeva fosse vero: la stavano cercando perché aveva ucciso un uomo. Almeno, questo era quello che tutti pensavano, ma la verità era ben diversa.
Era riuscita a tenere Camila allo scuro di tutto, non poteva permettersi di sbagliare adesso. Lei non poteva saperlo. Non doveva.

"Mani, devi tacere. Camila non deve sapere niente di questa faccenda", il tono della ragazza sembrava quasi supplichevole; era la prima volta che Normani la vedeva cosi.
Si portò una mano fra i capelli arrotolando una ciocca tra le dita, e si lasciò andare alla poltrona. "Okay, sarò una tomba ma voglio sapere la verità. Lo hai ucciso oppure no?"

"I-Io...", Lauren balbettò senza sapere cosa dire. "No, non sono stata io." Sussurrò poi.

"Allora perché non dici come stanno le cose?"

"Non posso." Disse semplicemente e Normani non sembrò capire. "Che vuol dire non puoi?"
"Non posso, basta." Si sollevò, era stremata, tutte le sue preoccupazioni erano tornate e un'altra sigaretta non avrebbe risolto niente. Passò velocemente una mano tra i suoi lunghissimi capelli neri e li spostò su di un lato scoprendole una parte del collo. Aveva una cicatrici,  non molto grande ma abbastanza profonda da avere un segno visibile.
Normani spalancó la bocca guardando quello che era un marchio sulla pelle della sua amica. "Chi te lo ha fatto?"
"Il tipo che è morto", disse la ragazza a braccia conserte e con uno sguardo vuoto, totalmente perso nel niente.

"Ti ha...", Mani voleva sapere, voleva domandare ma non ebbe nemmeno la forza di finire quella frase perché la sola idea le rivoltava lo stomaco. Non poteva essere che una ragazza forte e coraggiosa come Lauren fosse stata presa in quel modo. Non poteva essere possibile che glielo avesse lasciato fare, ma la ragazza voltò lo sguardo altrove e si passò le dita sotto gli occhi cancellando quelle che sarebbero potute essere lacrime.
Non parlò e Normani capì.

"Lauren, mio dio, se lo hai fatto per difenderti non è stato sbagliato. Potresti tornare e raccontare come sono andate le cose, dire che ti violentava e che hai reagito per difenderti."

Lauren scosse la testa energicamente. "Per quanto avrei voluto farlo, non sono stata io a ucciderlo, ma le prove sono tutte contro di me quindi va bene cosi."

"Tu sai chi è stato?"
Lauren annuì senza fare nome e Normani vagò la remota idea che potesse essere stata Camila.
"È stata quella ragazza?"

"Cosa, Camila? No, lei non sa niente di questa faccenda e non deve saperne nulla." Sospirò, dandole le spalle e tornando a guardare la finestra. Il buio la stava avvolgendo proprio come avvolgeva quella città dimenticata da Dio. In qualsiasi posto al mondo non si sarebbe mai sentita a casa, la sua unica possibilità ormai era Camila per quanto le faticasse ammetterlo quella notte si era sentita in maniera completamente diversa. Una sensazione nuova le era nata nello stomaco ed era arrivata dritta al cuore. Eppure non avevano fatto niente, ma quel poco era bastato perché Lauren perdesse la testa. E si sentiva in colpa per il modo in cui l'aveva trattata in camera, per le parole che le aveva riservato. Non era un semplice favore quello, o almeno non più. 

"Allora perché lei è con te, e quella bambina?", Normani non ci capiva niente e chiedere era l'unica cosa che le venisse in mente. Lauren sospirò voltandosi verso l'amica. 
"Non è solo la polizia a cercarci" -abbassò lo sguardo. -"Quando sono scappata di casa non avevo un soldo. Avevo solo la pistola con cui, sai, è successo quello che è successo. Sono andata alla Liberty City." 

"Tu cosa?!", quasi gridò la ragazza sconvolta. "Sei impazzita? Sì, sei fottutamente pazza."

"Mani, avevo bisogno di soldi e ho trovato due deficienti che parlavano di un tipo grosso, che vendeva quella merda e che faceva un sacco di soldi. Non ci ho pensato e li ho minacciati con la pistola costringendomi a portarmi da lui. Ho spacciato qualche giorno per lui e mi sono tenuta i soldi."

"E' per questo che ti sta cercando?"

Lauren scuote la testa. "No, Camila lavorava nel suo night club. Era costretta a concedersi a quegli animali in cambio di soldi che poi avrebbe dato a quel verme. Io...Io non ho retto, sono entrata nella stanza e ho legato quel porco maiale che voleva abusare di lei. Gli abbiamo rubato la macchina, i soldi, compresi quelli di Alien. Ci sta cercando e ci vuole morte." Le parole scivolano dalla bocca di Lauren come una liberazione, sebbene non lo fosse per Normani che quasi non ebbe uno svenimento. Non poteva crederci che per quella ragazza, Lauren era stata capace di mettersi in guaio cosi enorme. 

"Sei pazza, Lauren. Questo non fa che aggravare la tua posizione. Ti accuseranno di spaccio, di furto d'auto e si sequestro di persona oltre all'accusa di omicidio che è già in corso!", urlò Normani. "Se ti prende la polizia non potrai più uscire di galera, e se ti prende questo Alien...", la ragazza fece un respiro profondo mentre cercava di trattenere le lacrime. 
Non c'era modo che la sua migliore amica potesse salvarsi, in nessuno dei casi, solo la verità avrebbe potuto ma non voleva dirla. Non poteva, come diceva lei. 

"Mani, non devi preoccuparti, okay?", sussurrò Lauren avvicinandosi a lei e le posò una mano sulla spalla. "Andrà tutto bene, io non morirò. Arriverò a Portland prima che mi trovino e starò bene." 
Sussurrò Lauren più per se stessa che per calmare Normani. 
Sarebbe davvero andata cosi? Lei ci sperava. 



***



Camila era seduta in un angolo della stanza al buio, le ginocchia vicine al suo corpo e le braccia ad avvolgerle. Continuava a dondolarsi con le lacrime che non finivano di rigare il suo volto; le parole di Lauren l'avevano ferita nel profondo. Aveva sperato, in qualche modo, che lei potesse essere la sua ancora di salvezza, che assieme a quella splendida ragazza avrebbe potuto ricominciare da un'altra parte una nuova vita. Ma no, per Lauren era solo una questione di favori, come le aveva lasciato intendere. Dopo Camila e sua sorella si sarebbero trovate sole come sempre, e sarebbe stato l'inizio di un nuovo inferno alla quale non sarebbero potute più scappare. 
Cosi Camila, presa dallo sconforto, gattonò stanca fino alla porta del bagno che si trovava nella loro camera e quando venne a contatto con le piastrelle bianche e fredde, sentì il gelo scorrerle nelle vene. La sua vista era appannata per le troppe lacrime, probabilmente i suoi occhi erano rossi e gonfi ma non le importava più di niente ormai. 
Si sollevò a fatica arrancando sul bordo della vasca e quando fu finalmente in piedi davanti allo specchio, un senso di vomito le colpì il palato. Tutto ciò che era le faceva davvero schifo, la sua vita, la sua famiglia, il modo in cui le cose si mettevano -sempre e solo contro di lei- le dava la nausea. Perfino la sua immagine riflessa. 

Aprì un mobiletto scavando con le mani in cerca di qualcosa e quando trovò una lametta, la strinse cosi forte da sentire la lama conficcata nella pelle, eppure non le importava. 
Camila non si era mai tagliata in vita sua e non lo avrebbe mai fatto, ma quel dolore era troppo forte perfino per lei che nella vita aveva sofferto qualsiasi forma di ingiustizia. 
Lauren non l'aveva violata, non le aveva fatto niente di tutto questo ma l'aveva illusa, le aveva fatto credere che per lei ci fosse ancora una speranza, una porta aperta all'amore, all'onestà, alla sincerità. E invece no, non ci aveva pensato un attimo prima di dire quelle parole. Erano arrivate dritte al petto di Camila e si erano conficcate nel suo cuore proprio come quella dannata lama che le lacerava la pelle. 
Ma in quel momento qualcuno spalancò la porta. Lauren era lì, dietro di lei e stava fissando la sua immagine riflessa nello specchio. Camila passò il dorso dell'altra mano sul suo volto cercando di cancellare i segni delle lacrime, ma con poco successo perché la nera si avvicinò e quando vide il sangue colare dal palmo della sua mano subito l'afferrò gettando via la lama. 
"Camila, sei impazzita?", cercò di fare del suo meglio per non urlare e svegliare Sofia, non avrebbe mai dovuto vedere sua sorella in quello stato. Camila però non le diede retta e cercò di afferrare nuovamente la lama, ma Lauren la spinse facendole colpire la schiena contro il muro. La bloccò fra le sue braccia e incatenò i loro sguardi; Lauren avrebbe voluto leggere nella mente della piccola e capire cosa l'avesse spinta a fare quel gesto che lei stessa odiava. Ma non poteva, gli occhi di Camila erano troppo scuri e vuoti, impauriti, smarriti. 
Era un cucciolo indifeso, senza forze, stremato, e in quel momento capì che erano state le sue parole a ridurla cosi. 

Prese un asciugamano e lo avvolse attorno alla mano della mora che senza dire una parola la guardava prendersi cura di se. Ogni tanto Lauren le rivolgeva  uno sguardo e abbozzava un sorriso, di quelli amari, colmi di tristezza. 
Una volta finito di medicare la sua mano, se cosi si può dire, Lauren tornò a guardarla intensamente in quei bellissimi occhi pieni di tristezza; Camila provò a guardare altrove ma una mano della più grande le afferrò il mento e si spinse contro le sue labbra baciandola con una tale dolcezza e una tale delicatezza che pianse. 
Lauren sentì quel sapore dolce misto al salato delle sue lacrime e le afferrò il volto tra le mani distaccandosi ma posando la fronte sulla sua. "Vorrei tanto essere brava con le parole, magari adesso non staresti piangendo", sussurrò e il calore del suo respiro colpì la pelle di Camila facendola rabbrividire. Le diede un secondo bacio stavolta più intenso, più passionale, più voluto. Camila la voleva come non aveva mai voluto nessuno in vita sua e anche Lauren la voleva, la desiderava da quella notte in auto. E non faceva che pensare a lei nello stesso modo in cui Camila pensava a Lauren. 

"Lauren...", disse Camila e le sue parole suonarono più come un gemito che come un richiamo. 

"Sì?"

"Fammi tua."


AUTORE: 

ULALLLALAULALALALAULALALALALALALALAAA
ehehehe, cosa ve ne pare? spero vi piaccia. yeaaaah
il prossimo capitolo sarà a luci rosse...ops, spoiler vabbe dai.
 

n/b: voglio avvertirvi che aggiornerò ogni giovedì per motivi logistici, 
nel senso che l'università occupa molto del mio tempo e devo studiare 
per gli esami. infatti dovevo aggiornare ieri, e per qualche strano motivo l'ho fatto oggi. 
comunque sappiate che OGNI GIOVEDì CI SARA' UN CAPITOLO NUOVO. 


n/bb: ho iniziato una nuova fan fiction camren, si chiama POST-IT ed essendo una storia scritta in
texting style è meno impegnativa e quindi sarà AGGIORNATA OGNI GIORNO CON ALMENO DUE CAPITOLI.  

aaaaaah, adesso mi sento un peso in meno. 
comunque commentate e votate in tanti, yeaaaah 

zaygreen




Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top