eighteen

18. last breath...


Erano ore che Lauren continuava a tenere quella posizione scomoda, gli arti inferiore cominciavano a fare male, le cicatrici attorno ai polsi - dovute alle corde - erano ormai evidenti. Poteva sentire il bruciore sulla sua pelle che confermava la loro presenza. 
Camila non aveva fiatato dal momento in cui Shawn aveva lasciato la stanza, dal momento in cui quel mostro le aveva detto la verità. La sua verità, quella che tutti sapevano. Quella a cui era più semplice credere. 
Dal canto suo Lauren non aveva nemmeno provato a spiegare, a cercare di dirle la verità, tanto non le avrebbe mai creduto. Chi crederebbe all'innocenza di una fuggitiva?

I suoi polsi continuavano a dimenarsi cercando disperatamente di liberarsi da quella stretta, ma inutilmente. Camila percepì i gemiti dell'altra dovuti al dolore che probabilmente stava provando. "Lauren, smettila. Che stai facendo?", chiese sebbene conoscesse già la risposta. 

"Provo a tirarmi fuori da questo buco." Borbottò la più grande con aria stanca. Il dolore era sempre più lancinante, i solchi sempre più profondi e dall'umidità presente sulle sue dita, Lauren pote capire che del sangue stava rigando le sue mani. "Non so te, ma io non voglio rimanere qui a marcire o ad aspettare che il tuo amico mi faccia fuori. Anzi, se permetti vorrei poter decidere da sola quando morire, e magari anche il più tardi possibile." 

Camila finse una risatina che di divertito non aveva nulla, ironico sarebbe stato l'aggettivo adatto. "Shawn non ci ucciderà." Asserì. "Non ne sarebbe capace...", aggiunse. La sua voce andò man mano morendo. Davvero non lo avrebbe mai fatto, o forse sì? Ormai non ne aveva più la certezza, e come aveva detto a Shawn: non sapeva più chi fosse. Quella persona non era il suo migliore amico, ma probabilmente non lo era mai stato. 
"Per caso è una domanda?" Chiese Lauren e la più piccola ruotò gli occhi al cielo senza dire niente e ringraziando che la nera non potesse vederla. "Avevi anche detto che era diverso da suo zio, ma-" Lauren cercò di finire la frase ma venne interrotta dallo sbuffo della più piccola. "Vuoi che ti dica che avevi ragione?"

"Avevi ragione, Jauregui. Avevi fottutamente ragione su tutto, okay? Sei contenta ora? Il tuo ego è abbastanza soddisfatto?" Le parole di Camila erano straziate, lei stessa lo era dalla tanta verità presente in quelle frasi. Dirlo a voce alta, però, era un'altra cosa. L'ennesima coltellata al cuore.

"Non usciremo mai vive da qui." Affermò dopo.

Lauren finse di non ascoltarla, l'ultima cosa di cui aveva bisogno era rassegnazione. Rassegnarsi al suo destino: non lo aveva mai fatto e non lo avrebbe fatto nemmeno stavolta.

"Forse se accetto la sua proposta ti lascerà andare..." continuò Camila parlando tra sè e sè.

"Certo, come no. E poi andiamo tutti a farci un aperitivo, che dici?" Ridacchiò nervosamente la più grande continuando a dimenare i polsi tanto da riuscire a liberarne solo uno. "Ce l'ho fatta!" Esultò senza prestare troppa attenzione al silenzio di Camila che era ferita dalla sua risposta. La mora si sarebbe sacrificata, nonostante tutto, per salvarla e lei l'aveva derisa con la sua ironia.
Camila chiuse gli occhi e respirò profondamente  cercando di mandare le lacrime indietro. Era troppo sensibile, oramai le sue emozioni agivano in maniera autonoma, senza alcuna logica.

"Camila, dov'è il pugnale?"

La domanda colse alla sprovvista la ragazza che inizialmente non capì di cosa stesse parlando. "Quale pugnale?"

"Quello che ti ho dato prima di correre da Shawn. Dove lo hai messo?" Domandò ancora freneticamente. La voglia di liberarsi era cosi tanta che Lauren non voleva aspettare.
Camila cercò di fare mente locale con le poche forze che le erano rimaste. Quando capì a cosa si stesse riferendo la nera, fece un cenno del capo verso la tasca destra del pantalone seguita da un flebile: "A destra, nella tasca".

"Okay, adesso cerca di avvicinarti il più possibile allo schienale della sedia. Meno distanza c'è, meglio è." Ordinò la più grande allungando la mano alla cieca. Camila fece esattamente come le era stato detto; sentì la mano di Lauren toccarle il fianco a casaccio, il gluteo, le sue dita la sfioravano e Camila sentì nostalgia di quel contatto. Socchiuse gli occhi sorridendo silenziosamente; quando Lauren riuscì ad afferrare il manico del pugnale cercò di farlo uscire con cautela. Ferire Camioa era l'ultima cosa che voleva.

Inoltre si chiedeva come potesse essere possibile che Shawn non si fosse accorto di quell'arma. Ma al momento non le importava, quello era l'ultimo dei suoi problemi.

Una volta preso e allontanato il pugnale dalla ragazza, Lauren lo avvicinò all'altro polso cercando di tagliare la corda. Si ferì qualche volta, ma non le importava.
Quando sentì la corda staccarsi e cadere a terra, si alzò di scatto e senza pensarci due volte si chinò verso la sedia di Camila e prese a tagliare le corde che la tenevano legate.

"Oh mio dio, Lauren." Fu tutto quello che riuscì a dire Camila. Era scioccata, felice, spaventata. Tutto assieme. Tutto cosi veloce.

Anche quelle corde caddero a terra e Lauren potè afferrare la sua mano e farla alzare. Camila si fiondò fra le braccia della più grande e scoppiò in un pianto liberatorio, mentre Lauren le accarezzava i capelli.

"Va tutto bene", sussurró. "Ce ne andremo da qui." Aggiunse lasciandole un bacio fugace sulla fronte. Afferrò la sua mano stringendola, ma quando fece per avvicinarsi alla porta che dava al piano soprastante, la figura di Shawn fece irruzione nella stanza.

Camila gridò dallo spavento, restando dietro la sagoma di Lauren.

"Dove pensavate di andare?" Chiese retoricamente il ragazzo con un ghigno sul volto.
Lauren scosse il capo. "Lasciaci andare, mh? Tuo zio non saprà mai che ci hai trovate e tu eviterai guai."

Shawn si lasciò andare a una risata isterica che fece sobbalzare perfino la più grande. "Ma mio zio non è più un problema."

Lauren spalancò gli occhi. "Che vuoi dire?" Dovette lottare con tutta la sua forza per evitare di balbettare proprio in quella situazione.

"Voglio dire che è morto. L'ho ucciso io prima che potesse trovarvi."

"Tu cosa?" Gridò Camila. Lo stupore nei suoi occhi fece ridere il ragazzo ancora più forte.

"Guardati, sei cosi sorpresa. Che c'è, non mi pensavi capace di uccidere?" Ammiccò. "L'ho fatto per te, non volevo morissi. Io ti amo." Riprese con tono smielato.
Lauren l'osservò tutto il tempo e oramai era ovvio che soffrisse di doppia personalità o qualcosa del genere. Non era possibile che quel ragazzo avesse ucciso Alien. Non era possibile che Alien fosse morto.

"N-No, non è possibile." Disse Lauren. "Stai farneticando." Aggiunse più per convincere sé stessa che lui, ma Shawn rise ancora e ancora.

Improvvisamente però Lauren si trovò spinta a terra, due mani le stringevano il collo e due gambe la bloccavano al pavimento. Ogni minimo movimento le era impossibile; cercò di afferrare i polsi di Shawn che con una ferocia e ira infinita la guardava desideroso di vederla spegnersi.
Lauren cercò di lottare con tutte le sue forze, cercò di toglierlo da sè ma lui era cosi forte e lei cosi debole.

L'aria veniva a mancarle, lentamente stava perdendo i sensi e in sottofondo sentiva le grida della piccola Camila implorare la sua vita.

a/r
eccomi tornata, mi dispiace avervi fatte aspettare cosi tanto ma ultimamente ho avuto un blocco e non riuscivo più a scrivere. soprattutto con questa storia, non sapevo come andare avanti ma adesso mi sono illuminata e don't worry.
cado sempre ma poi mi ri-alzo.

spero che questo capitolo vi sia piaciuto, al prossimo. ♡

-vi ricordo la mia nuova ff camren: you're my favourite color

-la mia nuova os camren: goodbye

- e il mio diario, se avete voglia di leggerlo.  ♡

alla prossima,
ylenia.

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