9 | READY, PLAYER ONE
"A quale parte del tuo passato cerchi di sfuggire?"
— Ernest Cline.
<<È uno scherzo?>> sibila Usagi, guardando la faccia di Mira sullo schermo.
<<Quindi sarebbe lei la Game Master?>> domanda Arisu.
Il trio, dall'altra parte del tavolo centrale, si limita ad osservare la donna.
<<Miei cari players! A parte le figure, avete completato tutti i game meritatamente, le mie congratulazioni!>> annuncia Mira, sorridente <<Però... mi chiedo quanti dei vostri amici siano morti per voi...>> aggiunge poi, fingendo di essere triste.
Machi inclina la testa e assottiglia gli occhi.
La donna sugli schermi si sposta e, in grande, appaiono le registrazioni di vecchi game.
<<C'è chi è morto per i proiettili>> sospira lei, <<Chi è stato bruciato vivo, chi è stato trafitto dai laser, chi è annegato... a chi è saltata la testa!>>
In uno degli schermi appare un video che Machi conosce fin troppo bene: lei che cammina in mezzo ai cadaveri, assieme ad una ragazza dai capelli bordeaux.
Hikaru. Chissà dov'è finita, chissà se è viva, chissà se si ricorda di lei.
Questa si può davvero chiamare violenza psicologica. Mira sta volutamente inducendo una condizione chiamata "Sindrome del sopravvissuto" o, in inglese, "Survivor's guilt".
È una mossa meschina, ma Machi non si farà influenzare da lei, per nessuna ragione al mondo.
<<La disperazione che avete provato davanti alle morti che non dimenticherete mai... Ah! Sono così commossa!>> mugola, recitando qualcosa di vagamente simile ad un pianto sommesso.
Machi rivolge uno sguardo a Kuina, anche lei visibilmente confusa dalla situazione fuori dal comune.
Entrambe, o per meglio dire, tutti, pensavano di avere delle risposte da questo luogo, quando in realtà sono solo sorte più domande.
<<Ecco perché ho deciso di farvi un regalo, miei cari players!>> esclama Mira, ricomponendosi.
<<Ci rimanderai a casa?>> chiede Kuina, incrociando le braccia al petto. Ovviamente la figura della donna rimane immobile, confermando l'ipotesi di Machi, ossia che ciò che stanno vedendo ora è un messaggio registrato appositamente per l'occasione.
<<Vi aspettano dei nuovissimi game in cui verranno messe in palio le carte delle figure! Non siete emozionatissimi?>> gioisce Mira, <<Domani a mezzogiorno entrerete nel livello successivo... Giochiamo ancora, tutti quanti insieme!>>
Il messaggio si conclude così, con Mira a braccia aperte e l'annuncio dei nuovi game. Gli schermi si spengono.
<<Avrei di gran lunga preferito un alieno al posto di quella schizzata>> commenta Kuina, roteando gli occhi <<Voglio tornare a casa>> sibila.
<<A me l'idea non dispiace>> ammette Chishiya, in totale onestà, come suo solito.
<<Sai che questi nuovi giochi mi incuriosiscono?>> confessa Machi, rimettendosi l'M16 dietro la schiena.
Giocare un altro po' non le farà male, visto il suo obiettivo.
<<Arisu, andiamocene, non mi fiderei troppo di loro>> bisbiglia Usagi, tirando a sé l'amico.
<<Perché ce l'avete con noi?>> domanda Machi, inclinando la testa <<Cosa vi abbiamo fatto?>>
<<Tu!>> sbraita la ragazza con il caschetto <<Avete tramato contro di noi e quasi ucciso Arisu!>>
<<Usagi...>> mormora il moro, cercando di tenerle le braccia. Iniziare a litigare ferocemente in una situazione simile non è proprio l'ideale.
Chishiya e Kuina non aggiungono commenti, rimangono ad osservare.
La ragazza con il fermaglio pieno di brillantini si avvicina pericolosamente al volto di Usagi.
<<Senti, splendore>> sibila <<Purtroppo questo mondo funziona così, non esistono regole: vedi per caso un cartello con scritto "Non uccidere"? No, non è la Bibbia>>
Prima di continuare, Machi prende un lungo respiro <<Essere buoni ed essere onesti non sono qualità utili qui. Se non l'hai capito, vincerà chi si rivelerà il migliore ad usare gli altri>>
Sorridendo, la ragazza si allontana e torna verso i suoi due compagni di viaggio. <<Andiamocene, l'aria è diventata pesante>> commenta Machi, camminando verso la porta d'uscita.
<<Non sei stata troppo cattiva?>> domanda Kuina, salendo le scale.
<<Se non esistessi io probabilmente Arisu non potrebbe mai essere definito buono>> commenta Machi, incrociando le braccia dietro la testa <<In base a cosa determini la cattiveria di qualcuno? Devi avere un termine di paragone contrario>>
<<Io torno da loro>> mormora la ragazza con le treccine, fermandosi <<Mi sento in colpa per ciò che abbiamo fatto>>
Senza ostacolarla e senza dire altro, i due la lasciano andare. Era prevedibile che lei sentisse i sensi di colpa.
Machi la guarda mentre si allontana.
Forse è giusto così.
<<Ora che facciamo?>> chiede poi, scrollando le spalle <<Abbiamo tempo fino a domani a mezzogiorno>>
<<Non lo so>> risponde Chishiya, che fino a quel momento era rimasto in religioso silenzio.
<<Quali figure vuoi?>>
<<Penso che tu lo sappia già>> ironizza lui <<Comunque, il mio piano è quello di completare i game di quadri in ordine, dal Jack al Re>>
<<Io voglio il Re di Cuori>> fa lei, <<Forse quella è la mia ultima possibilità per capire se voglio davvero vivere>>
Chishiya accenna ad una risata, con il suo solito ghigno in faccia <<Credi di riuscire a trovare qualcosa per cui valga la pena vivere? Che ne so, un tuo ideale?>>
<<Fa quasi ridere detto da uno che di ideali o di morale non sembra possederne neanche un briciolo>> ironizza Machi. Sa come pizzicare le corde giuste.
Due persone senza un motivo per vivere.
Ecco cosa sono Chishiya e Machi.
Lei si illude di poterlo trovare, lui ci ha rinunciato da un tempo inquantificabile.
<<Cerchiamo un posto in cui passare la serata?Magari qui vicino al centro di Shibuya, così domani non dovremo fare troppa strada>>
<<Là c'è un centro commerciale, penso sia il luogo ideale>> il ragazzo indica un edificio bianco e nero poco distante.
<<Ci sto>>
<<Hai trovato qualcosa da mangiare?>> domanda Machi, osservando gli scaffali quasi del tutto vuoti.
<<Solo qualche scatoletta di tonno>> risponde Chishiya <<Non è il massimo, ma non credo che troveremo qualcosa di meglio>>
Mentre la castana torna a cercare qualcosa da mettere sotto i denti, il suo compagno di avventure rimane fermo a guardare uno scaffale.
<<Toglimi una curiosità>> parla improvvisamente <<Ti senti in colpa?>>
<<In colpa per cosa?>> chiede la ragazza, alzandosi da terra.
<<Per Arisu>> chiarisce, <<Lui ha sofferto per mano nostra>>
<<Non è colpa nostra>> risponde Machi, facendo spallucce <<Perché dovremmo essere noi a prenderci la responsabilità di ciò che è successo? È tutto merito suo: se davvero è uno abile nei game di cuori, non si sarebbe mai fatto raggirare da noi>>
Chishiya inarca leggermente le sopracciglia, trovandosi d'accordo con l'affermazione della ragazza.
<<Noi non abbiamo fatto niente>>
Non abbiamo fatto niente, non abbiamo fatto niente, non abbiamo fatto niente. La sua testa continua in loop.
È facile non assumersi responsabilità, ma non sempre è la cosa giusta da fare. In questi casi viene chiamata in causa la moralità delle persone, a patto che ne abbiano una.
La psicologia è affascinante certe volte.
Machi si siede a terra e posa il fucile, appoggiando il mento sulle ginocchia. Perché il suo cervello deve andare in crisi proprio ora, dopo quattro anni dalla sua decisione di essere se stessa? Perché? Cosa le sta succedendo?
<<Sai, non mi è sembrato che Arisu fosse così arrabbiato con noi>> commenta Chishiya <<Sicuramente quella furiosa era Usagi tra i due>>
<<Perché Arisu perdona>> sospira la ragazza <<Lui non è uno che tende a portare rancore o a tramare vendetta, è troppo buono per farlo>>
I player di cuori sono una categoria strana: Mira, Machi, Arisu. Sono tre persone completamente diverse e che, molto probabilmente, non avrebbero nulla da dirsi.
Arisu perdona, Mira cerca vendetta, Machi ignora. Tre persone, tre approcci.
E cosa farebbe Chishiya? Probabilmente sceglierebbe la via che gli è più congeniale, ossia la vendetta.
La vendetta, quella fredda, saporita, quella che segue il finto "Certo, non è successo nulla", quella dove lui ti pugnalerebbe alle spalle. È nel suo stile.
<<Vuoi parlare di qualcosa?>> domanda Machi, abbracciandosi le ginocchia.
<<Odi il silenzio, vero?>> chiede ironico il ragazzo.
<<Odio quando vorrei parlare ma il silenzio mi blocca le parole in gola>> risponde lei, sospirando.
Koi no yokan, rodopsina, ikigai. Vorrebbe raccontare a Chishiya tutto quello che le passa per la testa, ma forse questo non è né il luogo né il momento adatto.
<<Se vuoi parlare di qualcosa... ti ascolto>> le dice il biondo, mettendosi le mani in tasca e sedendosi su una sedia trovata nel negozio di arredamento.
Gli occhi di Machi si illuminano <<Davvero mi ascolteresti?>>
<<Ogni tanto le tue domande mi fanno dubitare sulla tua vera identità>> sospira lui, per poi sporgersi leggermente in avanti <<In certe occasioni sei una persona diversa da quella che eri alla Spiaggia. Saprò mai chi si nasconde dietro Machi?>>
<<No>> sibila la ragazza <<Ed è un bene che tu non lo sappia>>
Machi è un esoscheletro: cemento armato che nasconde del vetro pieno di crepe. Machi è la persona che lei ha sempre desiderato essere, ma che nella vita reale non sarà mai del tutto.
Forse è questa la ragione per cui la sua moralità è totalmente in crisi. È divisa in due persone diverse, all'interno dello stesso corpo.
La ragazza sbadiglia, è assonnata. Il sole è già calato da un po' e, di certo, i due farebbero bene a mettersi a dormire.
<<Perché ci tieni tanto a sapere chi sono?>> chiede Machi, guardando l'amico poco lontano <<Magari sono solo una creazione della tua mente, o tu della mia, o forse non esistiamo proprio>>
<<Perché sei l'unica persona con cui vale la pena affrontare i game>> le dice, tranquillamente <<Non sei stupida come credi>>
<<Una bugia detta mille volte diventa verità>> commenta lei, mordendosi le labbra.
<<Se ti dicessi mille volte che sei intelligente?>> propone Chishiya, alzando di poco le sopracciglia <<Se la consideri una bugia allora anch'essa diventerà verità>>
<<Da quando sei così?>> ride Machi <<Torna in te, mi dai la nausea>>
Però ha detto qualcosa di carino. È bello sapere che qualcuno ti ritiene all'altezza delle aspettative. È bello sapere di contare qualcosa.
<<Può darsi che anche io non sia chi io dica di essere>> ammicca il biondo, incrociando le braccia al petto.
<<Meglio che tu rimanga stronzo come sei>> risponde la ragazza <<La gentilezza è una rovina>>
Dopo quelle parole, cala il silenzio. Un silenzio dove entrambi sono fermi a riflettere, dove si chiedono se sia il caso di aggiungere altro o chiudere la conversazione e andare a riposare.
<<Hai mai visto "Interstellar"?>> chiede Machi, mettendosi una mano sotto il mento.
<<No>>
<<Questa situazione mi ha fatto venire in mente una poesia di Dylan Thomas che è ricorrente in quel film>> racconta lei <<Si intitola "Non andartene docile in quella buona notte">>
<<Ti ascolto>>
Ti ascolto.
<<Non me la ricordo tutta a memoria, solo qualche pezzo e il suo significato>> spiega la ragazza <<Nella poesia si parlano di varie categorie di persone di fronte alla morte>>
Chishiya rimane in silenzio. Ascolta, con un briciolo di curiosità.
<<Prima parla delle persone sagge, coloro che hanno compreso che la fine della loro vita è imminente, ma allo stesso tempo si sono resi conto che non hanno combinato nulla di importante in vita. Loro si infuriano per i rimpianti>> dice Machi, per poi fare una breve pausa.
<<Gli onesti, le persone che hanno sempre detto la verità e che sono rimaste umili, senza commettere nulla di folle, sono arrabbiate perché se solo avessero avuto più tempo avrebbero anche loro infranto le regole>>
Il ragazzo la osserva. Ha un fascino tutto suo quando parla di quello che le piace.
<<Poi critica gli impulsivi e gli austeri per ragioni diametralmente opposte, ovvero nei primi la ricerca compulsiva del piacere, mentre nei secondi critica il fatto di essersi privati di ogni piacere>> continua Machi, ormai assorta nel suo pseudo-flusso di coscienza.
<<E?>>
<<La poesia si conclude con lui che fa un augurio al padre morente, ossia "Non andartene docile in quella buona notte. Infuriati, infuriati contro il morire della luce">>
<<Suppongo che la luce sia l'analogia con la vita>> commenta Chishiya, alzandosi dalla sedia e mettendosi le mani nuovamente in tasca.
<<Vedo che hai capito>> sorride la ragazza <<Il non andarsene docili nella notte è la metafora di un combattimento. In questo mondo abbiamo più volte avuto la possibilità di arrenderci e di lasciarci morire, ma non l'abbiamo fatto, ci siamo difesi come potevamo, anche se tutti questi giochi ci hanno messi più volte con le spalle al muro e l'acqua alla gola>>
<<È una bella poesia>> risponde il biondo, tranquillo. Qualcosa con un significato del genere non può essere definito brutto.
<<Sono contenta che ti sia piaciuta, ora però proverò ad addormentarmi>> la giovane si stiracchia e va verso il negozio di arredamento, in cerca di un letto o un divano su cui riposare.
Chishiya, quatto, la segue a debita distanza. È un'azione inconscia, fatta senza pensarci.
Prima di Machi, lui non aveva mai preso in considerazione l'idea di ascoltare o interessarsi a qualcuno. È strano, ma Machi è il tipo di persona capace ad attirare l'attenzione. Probabilmente tutti alla Spiaggia l'hanno sentita nominare.
Nel mentre, la ragazza che affolla i pensieri di Chishiya è riuscita nel suo intento: trovare un giaciglio. Si è sdraiata su un letto matrimoniale nel reparto camere e si è immediatamente raggomitolata sotto le coperte.
<<Dovresti sdraiarti anche tu>> gli consiglia, cogliendolo di sorpresa <<Sapevo che mi avresti seguita fin qui>>
<<Mi metterò qui>> risponde l'altro, indicando un letto singolo poco lontano da dove si è sdraiata Machi.
<<Perché non vicino a me? Alla Spiaggia dormivamo nello stesso letto senza farci problemi>> domanda la ragazza, facendo una faccia arrabbiata.
<<Perché finalmente ho l'occasione di dormire in un letto solo per me>> ghigna lui, infilandosi sotto le coperte.
<<Ok, sei di nuovo il pezzo di merda che conoscevo>> ride Machi <<Quindi, buonanotte>>
<<Notte>>
La verità è che a Chishiya sarebbe piaciuto dormire con lei, però tutta questa situazione ha iniziato a fargli specie. Alla Spiaggia non gli importava di dove dormiva Machi, mentre ora non solo si è ritrovato a seguirla, ma anche a riposare il più vicino possibile a lei.
Voler bene a qualcuno è spaventoso, certe volte. Sono sensazioni nuove che non sempre si è disposti a provare.
Chishiya non ammetterà mai che ha paura, neanche sotto la peggiore delle torture. Un po' come Machi. Sono simili in qualche modo.
Lui non dirà mai ad alta voce di avere paura di affezionarsi a Machi.
Ha visto tante persone morire e tante persone disperarsi per la morte di un loro caro o di un loro amico. A lui non è mai capitata una situazione del genere e, in totale onestà, non vuole che gli capiti.
Soprattutto non vuole assistere alla morte dell'unica persona di cui gli importa qualcosa, sarebbe un dolore troppo grande persino per lui.
Machi, invece, è una sorta di roulette russa. Non si sa mai quale delle sue personalità mostrerà al mondo. È così singolare che talvolta si dimentica pure di chi è.
Sarà tranquilla ed emotiva? Sarà fredda e manipolatrice? Non lo sa nessuno, nemmeno lei. Cambia personalità in base all'esigenza, come scriveva Machiavelli nel "Principe".
A Machi piace Machiavelli, specialmente il suo pensiero riguardo alle persone: sono tutte pronte a tradirti. È per questo che un sovrano deve essere capace di non farsi sopraffare e, se necessario, anche crudele e spietato.
A tanti non piace questa visione del potere, ma Machi la apprezza in quanto reale. La massa non accetta quando vengono evidenziati i suoi difetti. Machi adora mettere in crisi le credenze e l'opinione comune. Potrebbe essere una delle sue nuove ragioni di vita, chissà.
Per il momento, decide di scollegare il cervello e tentare di dormire, sperando in un domani migliore, sperando di risvegliarsi nel suo minuscolo appartamento, sperando di essere qualcuno che non è e che, forse, non sarà mai al cento per cento.
Nel buio e nel silenzio, mentre la ragazza si addormenta, Chishiya ha ancora gli occhi socchiusi e fa un sospiro profondo.
Ormai Machi sta dormendo, lo deduce dal rumore flebile e constante dei suoi respiri.
Lui, sussurrando, pronuncia una frase che qualche giorno prima aveva avuto un connotato leggermente differente.
<<Non morire>>
È un sibilo, a malapena udibile, ma l'ha detto. Ha trasformato quello che durante il 10 di cuori era "Sarebbe un peccato" in un "Non". Progresso notevole.
Mentre si gira di lato e chiude gli occhi, gli tornano in testa per un istante le parole della poesia.
Non andartene docile in quella buona notte, infuriati, infuriati contro il morire della luce.
In effetti, potrebbe provare ad arrabbiarsi un po' di più nei prossimi game, magari capirà se la sua vita è davvero così inutile come abitualmente pensa.
È sicuro che Machi farà lo stesso perché, se c'è una cosa di cui lui è assolutamente certo, tutto ciò che Machi vuole ottenere, lo ottiene, senza nessuno scrupolo.
È stata capace di rubare armi, capire il game della Caccia alle streghe, è riuscita a trovare il covo dei dealer. Dopo delle cose del genere, trovare una ragione per vivere non appare come una sfida così insormontabile.
Però ai game ci penseranno domani.
🤍
Titolo preso da un film molto molto bello. Guardatelo, è una figata.
Perdonatemi per il capitolo transitorio ed estremamente corto (meno di 3mila parole), però questa è ufficialmente la fine di "Brain".
Settimana prossima inizierà "Heart" e, di conseguenza, tutti i giochi della seconda stagione.
— Arisu
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