Capitolo ventuno


Vorrei dire qualcosa, ma i suoi infidi occhi continuano a scivolare sulla mia figura immobile e la tensione aumenta sempre di più.

Decido di spezzare il silenzio conturbante nella stanza, adesso che i miei non sono presenti. «Mi sono appena ricordata di avere un impegno importante di lavoro, quindi tra poco devo scappare», guardo Kenneth dritto negli occhi.

Martha si alza in piedi con il cellulare stretto in una mano. «Scusatemi, devo rispondere per forza», esce fuori e inizio a giocherellare nervosamente con le mie dita. Per quanto tempo continuerò ancora a mentire?

«Ah, già! Kendra è super impegnata, soprattutto ora che ha ricevuto una promozione», mi dà manforte Eileen. 

«E il mio capo è parecchio esigente, quindi…», continuo a dire.

 Kenneth si affretta ad aggrottare le sopracciglia e ad assottigliare lo sguardo.

Steve ride brevemente. «Ma dai, domani è domenica, Ken! Sono sicuro che gli impegni possono aspettare».

«Non chiamarmi Ken!»

«Non chiamarla Ken!», diciamo io e Kenneth all'unisono. Oh, so il perché del suo sdegno!

L'avevo chiamato così una volta. È soltanto uno stupido ricordo! Non dovrei nemmeno pensarci.

«Dove lavori?», chiede all’improvviso Steve.

A rovinare l'atmosfera è la tosse inaspettata e convulsa di Kenneth.«Stai bene?», gli chiede.

«Certo che sta bene! Gli è soltanto andato di traverso il senso di colpa», la sfumatura sarcastica nel tono di voce di Eileen mi fa ridacchiare. «Ti porto dell'acqua», aggiunge quest'ultima, lanciandomi un'occhiata torva e intimandomi di stare zitta.

«Lavoro per una casa editrice. Piccola, nulla di che», sventolo una mano davanti al viso, sminuendo l’importanza del suo lavoro e dei suoi successi.

«E ti trovi bene?», indaga Steve, avvicinandosi di più a me. Per ogni centimetro di distanza che viene annullato tra noi due, un nuovo nervo scatta all'interno del corpo del mio capo. Ho sempre invidiato la sua pazienza e il suo essere dignitoso anche davanti alle situazioni che lo rendono pressoché irascibile.

Ed è qui che entra in gioco il mio essere vendicativa. «Il mio capo è uno stronzo, ma tutto sommato non è male», mi stringo nelle spalle con nonchalance.

Il mio capo, qui presente, per poco non mi trucida con lo sguardo.

Eileen gli passa il bicchiere d'acqua e lui trangugia il liquido con una tale ferocia che mi pare sia sul punto di scagliare il bicchiere contro il muro.

 «Stai mancando di rispetto al tuo capo, Collins.»

«Non sto lavorando, signor Harrison. Il mio capo non è qui», gli faccio l’occhiolino.

«Sei dannatamente incredibile», mormora.

«Quindi fammi capire», esclama il mio amico con un sorriso divertito. «Quando da piccolo ho fatto lo stronzo con te mi hai quasi preso a legnate, e adesso per gli stronzi invece ci lavori?»

Kenneth stringe i pugni sulle ginocchia e inclina in avanti il busto, guardandolo come se volesse scavargli la fossa in mezzo alla stanza. Assottiglia le labbra e gira di poco lo sguardo di lato. Noto lo spigolo della sua mascella, adesso più rigida che mai.

«Il lavoro mi serve», io ed Eileen ci scambiamo un'occhiata complice. «Mi paga bene, altrimenti sarei andata via da un bel po'.»

«Ho delle conoscenze, se vuoi posso cercare qualcosa per te», la gentilezza nella voce di Steve per poco non mi fa sciogliere.

«Perdona il mio intervento assolutamente non richiesto, ma la cosa migliore da fare, in questa situazione di disagio, è parlare con il tuo capo ed elencare tutti i problemi che riscontri sul posto di lavoro», Kenneth s'incunea all'interno del nostro discorso con una punta di acidità nella voce.

«Probabilmente finirei per licenziarmi», sospiro con aria drammatica. «È davvero insopportabile».

L'irrequietezza serpeggia sul suo viso. «È un atteggiamento infantile. Hai appena ammesso che la paga va bene, deduco tu sia brava in quello che fai. I problemi vanno comunicati Kendra, e se non si riesce a trovare una soluzione attraverso un dialogo pacato e professionale, allora si potrebbe procedere in altri modi.»

In questo momento ho paura di quel "in altri modi". Cosa intende? È palese ormai la sua rabbia, eppure non si impegna più a nasconderla.

«Il mare è pieno di pesci. Il lavoro si trova sempre», interviene la mia migliore amica.

«Però la comunicazione è sempre la chiave», insiste lui.

«Da che pulpito», borbotta Eileen.

Il suo sguardo scatta su di lei. «Come va con mio fratello?», chiede all'improvviso, cogliendola di sorpresa.

«Abbastanza bene, vuoi sapere qualcosa in particolare?», lei alza un sopracciglio, pronta ad attaccarlo.

«No, mi auguro solo che non faccia lo stronzo con te.»

«Come fai tu con qualcuno

«Eileen», la richiamo.

Lei incrocia le braccia al petto e lo fissa con una tale rabbia che per poco non le incendia gli occhi.

Kenneth distoglie lo sguardo e afferra il cellulare dalla tasca, iniziando a digitare nervosamente qualcosa sulla tastiera.

«Basta parlare di argomenti tristi», il mio amico decide di interromperci. «Kendra, stasera hai da fare?», mi chiede.

Oh, no. No, ti prego. Non è il momento, Steve.

«Oh, il mio capo mi sta chiamando», mento stringendo il cellulare tra le mani. «Torno subito.»

«Il capo è-», Kenneth alza di scatto la testa, aggiungendo. «Accidenti, che coincidenza! Il lavoro chiama», mostra anche lui il cellulare e si alza in fretta e furia, seguendomi.

«Kendra Josephine Collins», mia madre digrigna i denti nel corridoio, ma io me la do a gambe levate e vado verso il bagno prima che lui mi raggiunga.

Qualche secondo dopo sento le sue mani spingermi delicatamente verso la porta. Appena entro, lui la chiude a chiave e rimane appoggiato ad essa, guardandomi dall'alto verso il basso.

«Che cosa pensi di fare?», domanda, infilando le mani dentro le tasche dei pantaloni.

«Esci fuori», gli ordino.

«Hai detto che il capo ti stava chiamando. Eccomi», spalanca le braccia, divertito.

«Kenneth, esci fuori», ripeto, restando con le spalle addossate al muro.

«Quante volte mi hai dato dello stronzo?», si stacca dalla porta con una mossa fluida e fa un passo verso di me.

«Non mi ricordo», faccio spallucce.

«Stai cercando di farmela pagare, Kendra? Per qualcosa che non ho fatto?»

Un altro passo verso di me.

«Non gira tutto intorno a te, Harrison. Io posso fare quello che voglio, hai capito?», gli punto l'indice contro, ma lui avanza ancora, finché non sento il polpastrello sfiorare il tessuto del suo maglione.

«E quindi che piani hai per stasera?», domanda, guardandomi con i suoi occhi verdi sormontati da scure sopracciglia.

«Non ti riguarda», deglutisco.

Appoggia un palmo della mano al lato della mi testa e si abbassa leggermente verso di me. Il suo profumo mi inebria le narici e la sua lingua scivola tra le sue labbra, umettandole, poi sussurra, provocandomi una pioggia di brividi sulla pelle: «Allora, cosa hai da dire al tuo capo?»

Sento le gambe le molli, il cuore inizia a battere sempre più forte. Mi sento in trappola.

Avanti, deficiente, concentrati. Non basta la sua presenza a destabilizzarti in questo modo. Torna in te, cazzo!

«Il mio capo dovrebbe uscire fuori. Adesso», stringo i denti, dandomi un'aria severa.

«Strano, poco fa hai detto che il tuo capo non è qui», mi ricorda con la solita espressione da schiaffi.

«Vuoi discutere con me in bagno? Sul serio? Mentre gli altri aspettano che torniamo di là?», alzo leggermente la voce.

«Fanculo gli altri, Kendra!», apre le braccia, esasperato. Non appena intuisce la mia mossa, rimette i palmi delle mani sul muro e si avvicina di più, torreggiando su di me.

«Martha ti stava mangiando con gli occhi prima», gli ricordo.

Inizia a boccheggiare. «Dio, ancora lei…», un lieve solco gli increspa la fronte. «Non c’è niente tra me e lei, Kendra. Giuro, mi fai impazzire quando ti comporti così.»

«Allora dimmelo, perché sei ancora qui?», gli chiedo, ma la mia domanda gli arriva come uno schiaffo in faccia. «Tu sei geloso, Kenneth. Sei dannatamente geloso e noi siamo diversi in tutto e per tutto, e nonostante questo, tu non riesci a lasciarmi andare. Tu non vuoi lasciarmi andare. Allora perché sei qui con lei, se è soltanto un’amica? Perché non ammetti a cuore aperto quello che c'è tra di noi? Perché non dici a mia madre che vuoi sua figlia? Così magari smetterà di guardare voi due come se foste prossimi al matrimonio!»

Lui indietreggia sempre di più. Mi guarda scombussolato, come se il senso di pazzia si fosse impossessato di me tutto ad un tratto.

«Andrò via. Andrew sta arrivando, raggiungerà Martha, e io andrò via. Non volevo farti male, ma tu non osare dirmi cosa devo fare», sbotta, facendomi sussultare. «È la prima volta dopo non so quanto tempo che metto una fottuto maglione simile addosso e dei pantaloni sportivi per andare da qualche altra parte che non sia al parco a correre. È la seconda volta che mi capita di conoscere la famiglia di una ragazza con cui non mi frequento nemmeno e ogni volta mi ripeto che non succederà più. Perché è sempre un fottuto e dannato casino. E tu non puoi capirmi.»

«Tu non parli! Come faccio a capirti se tu non mi dici niente? Non posso leggerti la mente, Kenneth! Non posso, dannazione». Abbassa le palpebre lentamente e fissa il pavimento come se potesse dare delle risposte anche a lui.

«Qual è il problema? Cosa vuoi da me?», mi avvicino a lui, sfiorandogli il braccio.

«Io...», sospira. «Lascia stare. Dimentica ciò che ho detto», si allontana bruscamente ed esce dal bagno come un fulmine, lasciandomi da sola.

«Ma che diavolo ti prende...», sussurro, sedendomi sul bordo della vasca.

Trattengo le lacrime e mi massaggio delicatamente le tempie. In cosa ho sbagliato questa volta? Perché non si fida di me?

Perché sono sempre io, quella che continuano a scartare?

Fanculo! Fanculo gli uomini.

Tiro su con il naso, metto su un sorriso tirato e torno da loro, come se non fosse successo niente.

«Ho sentito la tua voce, poco fa. Il lavoro è duro a volte, non è così?», chiede il mio amico a Kenneth.

«Non sempre tutto va secondo i piani», commenta piatto.

Steve annuisce, poi punta l'attenzione su di me. «Com'è che si chiama il tuo capo?», domanda, sempre più curioso.

Io guardo Kenneth.

Eileen guarda me.

Kenneth guarda me.

Mia madre guarda lui.

«Si chiama...», deglutisco rumorosamente. «Arnold Christopher Niven», invento.

Kenneth si nasconde il viso dietro la mano.

«Mai sentito», Steve si acciglia.

Ma dai, Sherlock!

«Rieccomi!», Martha fa ritorno da noi e si avvicina a Kenneth. Appoggia una mano sulla sua spalla e gliela massaggia delicatamente. «Di cosa stavate parlando?»

«Di lavoro», le dice Steve.

I miei occhi seguono il movimento della sua mano, le sue dita sono sempre più vicine al collo di Kenneth. E lui non si sposta. Sembra sia entrato in una specie trance.

Mia madre li guarda con aria soddisfatta e io mi sento semplicemente di troppo.

La verità è che a lui, in questo momento, non frega niente dei miei sentimenti.

«Me ne vado», annuncio, alzandomi in piedi.

«Dove vai?», chiede Martha.

«Me ne torno a casa», rispondo, sentendo il mio stomaco sottosopra.

«Dio, devi sempre fare la vittima», sibila mia madre. Eileen mi prende per mano. Vado nella mia stanza e prendo il borsone.

«Kendra, ti do un passaggio io», la voce di Kenneth è un taglio sulla pelle che non ho intenzione di curare. Mi fa male, mi fa urlare.

«Torno con Eileen», pronuncio risoluta.

«Sei arrabbiata con me?», chiede quasi ingenuamente.

«È che non capisco mai perché sono sempre io il problema», la voce è instabile. «Al lavoro devo sopportare Lexie, Tiffany, Emma e Dio solo sa chi altro, mentre parlano di come vorrebbero lasciarsi scopare da te sulla tua scrivania. Mi tocca vedere la tua ex ragazza in mezzo ai piedi. Mi tocca vederti insieme alla persona che più odio al mondo. E io sono gelosa, Kenneth. Sono gelosa e mi fa male. Perché la verità è che non sono importante. Non lo sarò mai, per uno come te».

Scuoto la testa e rimando indietro le lacrime. Sto per uscire dalla mia stanza, ma lui mi afferra per il polso.

«Non è così… Questo casino è successo per sbaglio.»

«È tutto uno sbaglio, Kenneth».

La mia amica mi attende in silenzio nel corridoio. La raggiungo con un sorriso triste sul viso, lei mi accoglie in un breve abbraccio. Salutiamo gli altri e ce ne andiamo, senza guardarci più alle spalle.

 



Non è la prima volta che mi ritrovo con il cuore fatto a brandelli, ma non penso di essermi mai umiliata fino a questo punto.

Avrei preferito lavorare per il resto dei miei giorni al McDonald's piuttosto che vedere Martha bramare l'uomo di cui mi sono innamorata.

Ed è ancora più terribile vedere lui insieme a lei, nonostante siano soltanto amici. Non ho neanche voglia di indagare ulteriormente sul loro rapporto.  Ai miei occhi appaiono già come la futura coppia che ritroverò a breve su tutti i giornali di gossip. Dio, quella stronza non sta aspettando altro!

Detesto lei. Detesto mia madre. E in questo momento detesto perfino Kenneth. Ha ragione Eileen: non sono un dannato elastico. Sono stanca di essere rilasciata sul più bello. Sono satura delle sue cazzate e delle sue scuse. Martha gli ha fatto il lavaggio del cervello, ne sono convinta. Ha questa abilità innata di far sembrare me la cattiva della storia mentre lei trionfa ogni maledetta volta.

Ho avuto il vomito per tutto il resto della giornata e le frasi deliranti dette da parte mia madre, dopo pranzo, sul loro futuro, nonostante lui abbia specificato più di una volta che tra di loro non c’è niente, mi hanno fatto male.

«Non lo dirai mica per colpa di quella stronzetta ingrata, vero? Harrison, so che abbiamo iniziato con il piede sbagliato, ma quella fallita di mia figlia è abituata a stravolgere la sua vita e mettere in cattiva luce tutti gli altri. L'ha fatto perfino con te. Martha non è così, guardala!».

È stata questa frase in particolare ad avermi distrutta. Ancora una volta Martha è la vincitrice, mentre io ai suoi occhi non sono altro che il suo bancomat. La povera idiota costretta a prendersi cura di loro. Mia madre ha distrutto ogni mio sogno, ogni mia aspettativa, ogni mio desiderio. Mi ha lacerato l'anima, mi ha distrutto psicologicamente e ha riempito le crepe dentro di me con il suo odio e il suo rancore.

Sono frutto di un amore ormai putrido. E forse io non sarà mai in grado di trovare qualcuno che mi accetti così come sono. Cazzo, vivo in un bilocale umido e pieno di muffa, ho spesso il frigo vuoto ed ho un’auto che sta per morire. Chi diavolo vorrebbe una persona come me? Non voglio essere un peso in più. Non voglio essere guardata con compassione.

Il mio monologo interiore viene interrotto dall'arrivo di un messaggio.

Apro la notifica e sento il respiro bloccarsi, le orecchie iniziano a fischiarmi e gli occhi si riempiono di lacrime.

È una foto. È una cazzo di foto. Kenneth è girato di spalle, Martha ha la mano stretta sul suo collo e la testa piegata: si stanno baciando.

“Magari così capirai meglio. Stai al tuo posto, Kendra".

Sono scappata da quel posto del cazzo  per non prendere parte a quel teatrino di merda. L'ho fatto per salvaguardarmi, eppure lei ha trovato il modo di ferirmi anche da lontano. E lui continua ad essere un maledetto bugiardo!

Mi sono rinchiusa nella stanza di Eileen come un topo, coperta fin sopra la testa, a piangere e a disperarmi per una persona che non mi vuole e che fino ad ora non ha fatto altro che prendermi in giro.

«Figlio di puttana», dico soltanto mentre le lacrime scorrono giù sulle mie guance.

Non posso piangere per lui. Non posso.

Pensavo fosse diverso da Cole. Eppure mi sento tradita per la seconda volta.

Stupida cogliona, piagnucolona!

Una rabbia accecante invade il mio corpo, facendo bruciare ogni vertebra dentro di me. Non sono riuscita a farla pagare a Cole, ma questa volta sarà diverso. Non sono un dannato giocattolo.

Mi alzo finalmente dal letto e mi asciugo le lacrime.

Kenneth Harrison, ti pentirai di avermi spezzato il cuore!

Esco dalla stanza, più determinata che mai, e mi fermo nel corridoio. Dal salotto percepisco dei rumori strani, quindi avanzo a passo felpato e poi mi blocco di colpo.

Ho davanti agli occhi un sedere mezzo nudo, che non appartiene di certo alla mia migliore amica.

«Ma per dio», grido afferrando la lampada dal mobile e mettendola davanti agli occhi.

«Potresti anche uscire, non devi per forza nascondere la faccia dietro a quella lampada. A meno che tu non voglia assistere di proposito», commenta con aria divertita quella voce maschile che io, purtroppo, conosco già.

«Dov'è Eileen?», chiedo cercando di sbirciare verso il divano, assicurandomi che si sia alzato le mutande almeno.

«Ma cazzo, Kendra!», la voce lagnosa della mia migliore amica riempie la stanza, facendomi alzare gli occhi al cielo.

Senza dire altro, poso la lampada e corro in cucina. Perché sempre a me?

Volevo soltanto maledire  tutti gli uomini del mondo insieme alla mia migliore amica, e invece no, ne trovo uno proprio qui, tra l'altro mezzo nudo!

Digrigno i denti e apro la dispensa, cercando furiosamente una delle bottiglie di vino che Eileen tiene sempre da parte per le emergenze.

La apro e prendo un bicchiere riempiendolo fino all’orlo e mando giù il primo sorso.

Affondo i denti nel labbro inferiore e osservo il liquido rossastro come se potesse darmi qualche risposta.

«Ehm... Desumo sia stato un weekend parecchio frenetico», il fratello di Kenneth spunta alle mie spalle, facendomi venire un'incredibile voglia di spaccargli il bicchiere in testa, nonostante lui non c'entri assolutamente niente con questa situazione.

«Sai tutto, deduco che la tua ragazza ti abbia detto per filo e per segno anche questo», giro di poco la testa, lanciandogli un'occhiata omicida da oltre la spalla. Fortunatamente adesso è vestito.

Si avvicina cautamente e si siede davanti a me, regalandomi un sorriso sarcastico.

Indica la bottiglia con il mento, ma io l'afferro e la stringo al petto, continuando a guardarlo male.

«Ignorami, va bene?», gli dico, portandomi il bicchiere alle labbra.

«Mio fratello l'ha combinata grossa di nuovo, eh?», sembra quasi contento di sapere che suo fratello non è perfetto come appare agli occhi di tutti gli altri.

Mi stringo nelle spalle e abbasso lo sguardo.

«Quel figlio di puttana», esclama Eileen dietro di me. «Con tutto il rispetto per tua madre», aggiunge guardando Cody.

Lui aggrotta le sopracciglia. «È morta.»

Eileen sbianca in viso e va a prendere un altro bicchiere, versandosi silenziosamente da bere  e non proferendo più una parola.

«L'hai capito finalmente anche tu?», chiede Cody puntellando i gomiti sul bancone. «Più un ragazzo appare perfetto, più è alta la possibilità di prenderla nel culo. E sai perché?», si allunga verso di me sbarrando gli occhi. «Colui che non vuole sbagliare mai, alla fine sbaglia tutto. Mio fratello è un maniaco del controllo, ha avuto i suoi periodi del cazzo, ma ora ti svelo un segreto: lui non è perfetto. Te lo sto dicendo perché sei la migliore amica di Eileen. Di solito non vado in giro ad avvertire le ragazze che cercano di infilarsi nel letto di Kenneth.»

Batto piano le palpebre, quasi scioccata. «Un secondo, io non voglio infilarmi nel suo letto!»

Cody inarca un sopracciglio. «Lo vogliono tutte.»

Forse l'ho desiderato qualche volta. Forse.

Più di una, in realtà.

Dannazione!

«Mi nasconde qualcosa?», chiedo di punto in bianco.

«State insieme?», ribatte lui, ignorando la domanda.

Faccio di no con la testa.

«Allora non posso dire nulla. L'ultima volta che l'ho fatto mi ha bloccato il conto bancario», nei suoi occhi scorgo una scintilla di rabbia.

«Almeno qualcosa, andiamo!», Eileen cerca di aiutarmi.

Cody scuote la testa con vigore. «Mio fratello è un tipo riservato. Non racconto i cazzi suoi in giro.»

«Per favore?», sporgo il labbro inferiore, facendogli gli occhi dolci. Eileen mi dà manforte e fa la stessa cosa.

Cody sospira profondamente e poi esclama: «E va bene!»

Io e la mia migliore amica battiamo il cinque dietro la schiena e di scambiamo un’occhiata complice.

«Non voglio entrare troppo nei dettagli, ma anche Kenneth una volta ha amato davvero una donna. Era più giovane, più inesperto, e si è lasciato trascinare in una storia d’amore che non gli ha fatto di certo bene. Ha avuto una relazione con una donna più grande di lui, il punto è che…», fa una pausa e mi guarda attentamente negli occhi. «Una mattina si è svegliato con lei accanto, solo che lei non respirava più. Si chiamava Lauren. Ha avuto un arresto cardiaco nel sonno. Avevano bevuto quella sera, lei faceva uso di roba… sai», si stringe nelle spalle. «C’era una donna, all’epoca. Lavorava per noi. Aveva visto tutto e ha venduto la notizia al primo giornalista da quattro soldi. Nessuno diede troppa importanza all'accaduto, mio padre ha sborsato un po’ di soldi ed è tutto è tornato ad essere come prima. E questo è il segreto più grande di mio fratello», conclude con un sorriso freddo.

«Oh…», sussurra Eileen. «Questo sì che è un bel trauma».

«Ricordo ancora il titolo “Harrison: amore o omicidio?”. Ovviamente voleva soltanto fare parlare la gente e vendere di più e far crollare l’impero che la nostra famiglia ha costruito. C’era il cognome di mio padre in prima pagina, puoi immaginare il resto. Per Kenneth è stato un colpo duro, quindi non meravigliarti, dolcezza. Apre il suo cuore solo se si fida realmente e beh, conoscendolo, ha ancora tanto lavoro da fare», continua a dire Cody.

A quanto pare non è così, vorrei dirgli.

Mando giù il resto del vino e appoggio il bicchiere con forza sul bancone, rischiando quasi di romperlo.

«Non devi andare al lavoro domani mattina? Mio fratello è esigente», mi fa presente Cody.

«Darò le dimissioni», asserisco.

Lui si fa di colpo serio in volto. «Sei seria?»

«Guardami, piccolo Harrison», punto le dita verso i miei occhi. «Ti sembra che io stia scherzando?»

«No, mi sembri soltanto incazzata, ferita e onestamente non so se l'alcool abbia fatto già la sua parte.»

«Questa grandissima sfigata si licenzia, cazzo!», allaccio le dita intorno alla bottiglia, la sollevo aria e scendo dallo sgabello, emettendo una risata isterica.

«E sai cosa?», lo guardo con la vista appannata. «Hai ragione. Su tutto quello che hai detto prima. Fanculo la perfezione!»

Mi avvicino per dare un bacio sulla guancia ad Eileen e mi trascino pigramente verso la  porta d’ingresso. «Me ne torno a casa. Ci sentiamo».

Ho camminato fin sotto casa mia con la bottiglia stretta al petto. Rivedo in me mio padre. E in alcuni dei miei atteggiamento rivedo mia madre. Quello che mi ha raccontato Cody non mi ha resa più empatica. La rabbia che provo supera ogni altra emozione in questo momento.

«Tu sei questo, Kendra…», sussurro abbattuta.

Entro nel mio appartamento e non accendo nemmeno la luce. Chiudo la porta con un tonfo e poi mi siedo vicino alla finestra, con le ginocchia tirate al petto e la bottiglia tra le mani. Osservo la città rutilante di luci e sospiro profondamente.

Rimango a fissare il cielo e continuo a bere in silenzio, con il dolore a tenermi compagnia. Sono perfettamente consapevole che non è questo il modo in cui dovrei affrontare la situazione.

Ma a volte sono così stanca di mostrarmi forte, che vorrei spegnere per un secondo le emozioni e non provare più nulla. E questo è un dolce e lento modo di affogare il dolore e dimenticare quanto la mia vita faccia schifo.

Perché io sono così... Mi innamoro e sono pronta a dare tutta me stessa ancora prima che loro lo chiedano.

Ma questa volta non sarà così.

Prendo il cellulare e apro Word, iniziando a scrivere il mio primo articolo.

Ho studiato per questa merda.

Scelgo il titolo dell’articolo e la testata giornalistica a cui mandarlo.

 
“Crolla il castello di bugie e segreti degli Harrison”.

Te ne pentirai, Kenneth. Oh, se lo farai!

 

Ehhhh, immaginate cosa fa!⚰️ E immaginate la reazione di Kenneth... Finirà bene? Finirà male? Finirà boh?
Ci si vede al prossimo aggiornamento! Non dovrete aspettare tanto ❤️ sono felice che la storia vi piaccia 🥰

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