CAPITOLO 1 - A COME AMBIZIONE
New Orleans, Louisiana – 24 Ottobre 1933
"Buonasera Alastor. Il solito?"
"Grazie, mon ami."
Alastor si appoggiò al legno lucido del bancone dando le spalle al barman, i suoi gesti sicuri che confermavano la famigliarità con cui ormai si muoveva all'interno del locale. La schiena ossuta fasciata nell'elegante capotto grigio era appoggiata al bordo, il gomito sul bancone e il tacco dello stivale leggermente impolverato era incastrato dietro di sé al poggiapiedi di ottone che correva lungo tutto il perimetro del bar.
Mentre aspettava che Raoul gli versasse il suo whisky di segale, abbracciò l'intera sala con un lungo sguardo attento.
"Serata tranquilla, mh?"
"Sì signore. Ormai è tardi. Ma prima c'è stato un bel movimento. Stasera c'era uno spettacolo di magia, un nuovo ragazzo che arriva dall'Europa... Bravo, davvero. Ha segato Maggie in due."
"Mon dieu!" borbottò Alastor voltandosi nuovamente verso il barman.
Prese il pesante bicchiere di cristallo e lo fece roteare lentamente, gli piaceva il modo in cui il liquido ambrato creava quei piccoli vortici attorno ai cubetti di ghiaccio.
"Ma poi è tornata tutta intera, con gran sollievo di Mr. Loom!" Raoul rise "Sarà per quello che al secondo bis le ha lasciato cantare quello che voleva lei. Un pezzo swing, sa, di quelli nuovi che vanno di moda adesso. I ragazzi della band hanno fatto un po' fatica a starle dietro, era un brano che non avevano mai provato prima, ma il pubblico si è divertito un mondo. La pista da ballo era davvero piena."
Alastor prese un sorso del suo whisky e fece schioccare le labbra con gusto.
"Ci voleva Maggie per convincerlo a tentare qualcosa di moderno." sospirò "È un miracolo che questo locale abbia ancora gente che lo frequenta. Purtroppo Frank non ha il fiuto per gli affari che aveva sua madre, pace all'anima sua..."
Alzò lo sguardo verso il ritratto che faceva bella mostra di sé appeso al muro sopra al bar, e si lasciò scappare un sospiro intriso di affetto e malinconia. La tela ritraeva il mezzobusto di una bella donna sulla quarantina; bionda e formosa, la carnagione chiara spiccava sul ricco bustino rosso sangue del suo abito, e il suo sorriso era così brillante che sembrava illuminare il locale.
Prese un altro sorso di whisky e poi chiese ancora "È lui quello che sta parlando con Maggie? Il mago, intendo..."
Alastor fece un cenno con la testa senza voltarsi, indicando al barman l'unico tavolino della sala ancora occupato.
"No, no... quando ha finito lo spettacolo, il mago è rimasto un po' qui al bar a chiacchierare con me mentre si faceva un whisky. Ragazzo simpatico..." Raoul sorrise mentre continuava ad asciugare i bicchieri "Ma poi Mr. Loom è venuto a chiedermi di portare da bere ai suoi ospiti nella 'saletta'; intanto che preparavo i drink loro due si sono messi a parlottare, e poi il mago è andato con lui. Credo che stiano ancora giocando."
L'ipotesi di Raoul fu subito confermata da una serie di commenti concitati sull'ultima mano vincente, seguita da uno scroscio di risate provenienti dalla 'saletta' poco distante.
"Mmh..." Alastor mormorò "Ma allora... quello chi è?"
Si voltò nuovamente e prese a osservare con attenzione la persona che era seduta al tavolo con Maggie.
"Non lo so." rispose Raoul dietro alle sue spalle, abbassando la voce con fare cospiratorio "Alloggia qui al Mimzy's, è arrivato questo pomeriggio con un taxi. Dopo l'esibizione ha fatto accomodare Maggie al suo tavolo e ha ordinato una bottiglia di champagne. Mi è parso di riconoscere l'accento tipico della costa Ovest. Sud della California, direi. Ma non so altro."
Accantonata per il momento la novità del mago col vizio del gioco, Alastor era sicuramente più interessato all'individuo che stava appoggiando le labbra sul lungo guanto color smeraldo che fasciava la mano di Maggie, gli occhi sollevati sul suo viso in uno sguardo adorante.
C'era qualcosa in quel ragazzo... perché era davvero impossibile definirlo un uomo.
Nonostante si trovasse a qualche metro di distanza, gli occhi attenti di Alastor non avevano potuto fare a meno di notare quanto la sua pelle fosse liscia e levigata, senza neanche una minima ombra di barba, come se si fosse rasato subito prima di andare al club, o non ne avesse bisogno affatto. I suoi lineamenti erano morbidi e non mostrava nemmeno una ruga, ad eccezione delle due fossette sulle guance dovute al suo continuo sorridere. I capelli scuri e folti erano tenuti a bada con evidente fatica da una dose generosa di brillantina, ma alcuni ciuffi ribelli spuntavano qua e là come piccole antenne sulle morbide onde lucenti della sua chioma.
Avrà avuto una ventina d'anni o poco più, ma si comportava con gesti sicuri e quasi arroganti, creando uno strano contrasto con il suo aspetto giovanile.
Sicuramente intrigante.
Quel ragazzo aveva davvero qualcosa di particolare, la sua figura emanava una sorta di aura che catturava l'attenzione, e Alastor non riusciva a staccare gli occhi da lui.
Evidentemente anche Maggie aveva subito il suo fascino magnetico: aveva visto molti uomini aspettarla al termine della serata per offrirle da bere, eppure questa volta era evidente che ci fosse qualcosa di diverso. Lei era solita trattare tutti i suoi ammiratori con cortesia, ma non l'aveva mai vista sorridere così a nessuno, con gli occhi lucidi e le labbra tremanti di gioia.
Quel ragazzo era davvero un affascinante mistero e Alastor doveva assolutamente saperne di più.
Posò il bicchiere ormai vuoto sul bancone e si avvicinò ai due con passo lento, il suo fedele bastone dal pomo argentato che lo accompagnava sempre, più per una questione di immagine che per reale necessità.
Il rumore secco dei suoi tacchi risuonava amplificato dal silenzio della grande sala. Per un istante provò un moto di irritazione verso sé stesso per non aver permesso al ragazzino all'angolo con Toulouse Street di lucidargli gli stivali, quando glielo aveva proposto poco prima; ma non pensava certo che avrebbe fatto un incontro interessante a quell'ora di notte di un banalissimo martedì sera.
Scacciò l'inutile e alquanto irritante pensiero intrusivo che la sua vocina interiore aveva iniziato a insinuare nella sua testa, e indossò il suo solito affabile sorriso.
"Maggie sei radiosa come sempre..."
La voce di Alastor sembrò risuonare quasi metallica all'interno del locale ormai vuoto, sovrapponendosi al vociare sommesso che proveniva dalla 'saletta'.
"Alastor. Tesoro. È un piacere vederti anche stasera."
Le parole erano cortesi ma l'occhiata che Maggie gli rivolse raccontava tutta un'altra storia; sembrava quasi infastidita da quella interruzione, i suoi occhi verdi che scintillavano di una luce omicida rendendo il suo sguardo infuocato quasi come i suoi capelli.
Anche il ragazzo ruotò la testa e lo fissò dal basso con un cipiglio così profondo da farlo sembrare più vecchio rispetto alla sua prima stima. Eppure difficilmente Alastor si sbagliava nell'individuare l'età delle persone che entravano in qualche modo nel suo mirino.
"Sai che, quando posso, faccio sempre un salto qua al termine della mia trasmissione..." le rispose.
Lo sguardo infastidito dell'interlocutore di Maggie si fece improvvisamente attento.
"Trasmissione?!?!" domandò subito, interessato, abbandonando la mano di Maggie che ripiombò sul suo stesso ginocchio accartocciandosi in un pugno.
"Radiofonica. Sono un presentatore."
"Suvvia, Alastor, non essere modesto..." intervenne Maggie, forse per riportare su di sé l'attenzione del misterioso ragazzo "Sei molto di più che un semplice 'presentatore'. Se la tua stazione radio sta avendo così tanto successo è grazie al genio dell'uomo che c'è dietro. I tuoi programmi sono così originali e tu stesso sei un intrattenitore d'eccezione..."
"Tu mi lusinghi, mia cara." Alastor sorrise affabile "Che posso dire? Quando una cosa mi piace, ci metto l'anima..."
"Ma certo! Alastor!" sbottò il ragazzo illuminandosi e voltandosi completamente verso di lui, ignorando quasi totalmente la povera Maggie che aveva riposto grandi aspettative in quell'incontro fortuito e che rischiava di vederle sbiadire sotto la luminosa reputazione dell'istrionico mattatore.
"Ho sentito molto parlare di lei. A Hollywood la fama dei suoi programmi radiofonici è grande quasi quanto il mistero che aleggia attorno alla sua persona..."
Alastor fece una smorfia infastidita a quel riferimento alla 'Mecca del cinema', la sua pelle brunita che per una volta non riuscì a dissimulare l'evidente rossore che gli aveva inondato le guance.
"E pensare che ero venuto qui con la speranza di trovare una stella" il ragazzo sottolineò la parola rivolgendo nuovamente la sua attenzione a Maggie, che sembrò tornare a rilassarsi per un istante "e invece ne ho trovate ben due! Non sono l'uomo più fortunato del mondo?!?"
"Spiacente di deluderla, Mr...?!?"
Di nuovo padrone di sé stesso, Alastor fece un gesto di invito con la mano.
"Ma certo! Sono imperdonabile!" il ragazzo si alzò in piedi "Non mi sono nemmeno presentato!"
Era alto, almeno quanto Alastor, le ampie spalle che sembravano tendere in più punti la giacca dell'elegante gessato scuro – blu notte o canna di fucile, era difficile dirlo alla fioca luce della minuscola lampada al centro del tavolino. Era chiaramente un capo di alta sartoria, anche se col fisico asciutto e snello che si poteva intuire sotto ai vestiti, avrebbe indossato con la stessa eleganza anche un abito dei grandi magazzini.
"Sono Vogel. Xander Vogel. Talent scout per la Columbia Pictures."
Vogel distese la mano verso Alastor che rimase per un istante ad osservarla.
Lunghe dita affusolate, eleganti. Unghie corte e ben curate.
Le mani di un pianista. O di un chirurgo.
Ma fu quando sentì la sua pelle a contatto con la propria che fu attraversato da una sensazione destabilizzante, una specie di scossa formicolante che partiva dal palmo della sua mano – liscio, morbido, caldo – e risaliva fino alla spalla per poi sciogliersi in un curioso calore che si estendeva fino in mezzo al petto. Era certo che, se avesse sollevato anche solo il polsino della camicia, avrebbe trovato tutti i peli rizzati e la pelle arrossata.
Alastor ritirò subito la mano ma Vogel non sembrò offendersi. La sua espressione era piuttosto stupita, quasi come se anche lui avesse percepito quella strana scossa al contatto delle loro mani.
"Piacere di conoscerla Mr. Vogel. Ma, come le dicevo, non sono interessato. Le suggerisco di continuare a dedicare le sue attenzioni alla nostra Maggie, qui, che ha oggettivamente la bellezza e indubbiamente il talento per diventare la star che sta cercando."
Il sorriso sul volto di Maggie era tornato quello luminoso e sincero che aveva prima che Alastor li interrompesse, e si alzò a sua volta, nonostante la sua esigua statura la facesse sentire comunque in soggezione di fianco ai due uomini più alti che continuavano a fissarsi reciprocamente con evidente e palese curiosità.
"Certamente. Non ho nessuna intenzione di lasciarmi scappare una meraviglia talentuosa come Miss Miller." Vogel le dedicò un cortese cenno con la testa "Ma sono sicuro di poter offrire diverse opportunità anche a lei, Mr. Alastor. Soprattutto ora che ho avuto la fortuna e il piacere di conoscerla di persona, sono assolutamente certo che lei potrebbe sfondare nel cinema. Il suo aspetto è decisamente singolare e alquanto affascinante, se posso prendermi questa libertà..."
Lo sguardo che Vogel fece scorrere su tutta la sua persona era talmente intenso da risultare oggettivamente fastidioso, e solo il diavolo in persona poteva sapere che non era facile mettere in soggezione Alastor.
Era infatti abituato ad essere osservato con curiosità, il suo aspetto attirava sempre l'attenzione nonostante fosse l'ultima cosa che volesse. Forse era per la sua singolare capigliatura, una massa di dreadlocks che sua madre aveva domato a fatica durante la sua adolescenza e che Alastor non se la sentiva proprio di tagliare. O forse era per i suoi occhi chiari e luminosi, del colore del miele di castagno, che spiccavano sulla carnagione scura.
Ogni volta che incontrava una persona nuova, questa era solita fissarlo con curiosità. Avrebbe dovuto esserci ormai abituato, eppure gli occhi attenti e sfacciati di Vogel – Blu? Grigi? Difficile dirlo nel buio del locale – scivolavano sulla sua persona con un che di inquietante, licenzioso, sfrontato al limite della buona educazione, lasciando sulla sua pelle uno strano pizzicore.
Ma si accorse in quell'istante che non era una sensazione spiacevole, tutt'altro.
Alastor dovette far tacere ancora una volta la sua vocina interiore, e schiarire invece quella esteriore per recuperare la solita padronanza di sé.
"Grazie ma no grazie. Non sono interessato."
"Non può dire che non le interessa se non sa nemmeno cosa ho da proporle, Mr. Alastor. Se vuole accomodarsi con noi sono certo che..."
L'insistenza di Vogel, dapprima in qualche modo lusinghiera, stava diventando ora piuttosto seccante e fastidiosa.
"La ringrazio davvero per la sua attenzione, Mr. Vogel, lei mi lusinga molto ma purtroppo non posso intrattenermi. Altri affari urgenti mi attendono."
"All'una di notte?" domandò Vogel sinceramente stupito.
"Sono un nottambulo." rispose laconico "E ora, se volete scusarmi..."
Alastor si inchinò con eleganza.
"Spero che la proposta che farà a Maggie sia adeguata al suo talento e proporzionata alla sua bellezza. Sono molto protettivo verso le mie amiche."
Il tono era mellifluo, ma la nota minacciosa con cui aveva pronunciato le ultime parole non era sfuggita nemmeno a Maggie stessa che alzò un sopracciglio nella sua direzione.
"Buonanotte." concluse prima di voltarsi e dirigersi lentamente verso l'uscita del locale.
Vogel restò a fissare la figura elegante di Alastor che si allontanava, il suo cappotto che si fondeva lentamente con le tenebre che avvolgevano il locale ormai prossimo alla chiusura.
"Bene, mia cara Maggie, dicevamo..."
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Pentagram City, Pride Ring – il presente
"Alastor... ma mi stai ascoltando?!?"
"𝕊𝕔𝕦𝕤𝕒, ℂ𝕙𝕒𝕣𝕝𝕚𝕖 𝕔𝕒𝕣𝕒. 𝕋𝕚 𝕕𝕚𝕤𝕡𝕚𝕒𝕔𝕖𝕣𝕖𝕓𝕓𝕖 𝕣𝕚𝕡𝕖𝕥𝕖𝕣𝕖?"
Alastor chiude il registro dei conti che stava fissando inutilmente già da un po', e lo posa sul tavolino accanto al divano per dedicare alla principessa tutta la sua attenzione.
"Husk ha chiamato, ha detto di riferirti che farà tardi. Lui e Angel dovevano fare non so bene cosa e... hanno avuto un contrattempo." Charlie fa un gesto vago con la mano.
I suoi grandi occhi, sempre così espressivi, scintillano ogni volta che parla di Angel e Husk, ancora fa fatica a credere che quei due stiano finalmente davvero insieme. Ma in questo caso il suo rossore è la prova tangibile del suo stesso sospetto che il 'contrattempo' che le hanno chiesto di riferire, non sia altro che l'ennesima fuga romantica della quale l'hanno resa involontariamente complice.
"Ha anche detto di comprarti 'un cazzo di cellulare', riferisco le sue testuali parole..." aggiunge la principessa sempre più paonazza.
"𝔻'𝕒𝕔𝕔𝕠𝕣𝕕𝕠, 𝕞𝕚𝕒 𝕔𝕒𝕣𝕒. 𝕋𝕚 𝕣𝕚𝕟𝕘𝕣𝕒𝕫𝕚𝕠 𝕡𝕖𝕣 𝕒𝕧𝕖𝕣𝕞𝕚 𝕣𝕚𝕗𝕖𝕣𝕚𝕥𝕠 𝕚𝕝 𝕞𝕖𝕤𝕤𝕒𝕘𝕘𝕚𝕠 𝕔𝕠𝕟 𝕔𝕠𝕥𝕒𝕟𝕥𝕒 𝕡𝕣𝕖𝕔𝕚𝕤𝕚𝕠𝕟𝕖." Alastor le sorride affettuosamente "𝕍𝕠𝕣𝕣𝕒̀ 𝕕𝕚𝕣𝕖 𝕔𝕙𝕖 𝕚𝕟𝕔𝕠𝕟𝕥𝕣𝕖𝕣𝕠̀ 𝕚𝕝 𝕗𝕠𝕣𝕟𝕚𝕥𝕠𝕣𝕖 𝕕𝕚 𝕨𝕙𝕚𝕤𝕜𝕪 𝕕𝕚 𝕤𝕖𝕘𝕒𝕝𝕖 𝕕𝕒 𝕤𝕠𝕝𝕠. 𝔸 𝕞𝕖𝕟𝕠 𝕔𝕙𝕖 𝕥𝕦 𝕟𝕠𝕟 𝕧𝕠𝕘𝕝𝕚𝕒 𝕒𝕔𝕔𝕠𝕞𝕡𝕒𝕘𝕟𝕒𝕣𝕞𝕚..."
"Beh... sì... certo! Se hai bisogno, posso venire io con te."
"ℕ𝕠, 𝕞𝕒 𝕔𝕙𝕖̀𝕣𝕖. ℕ𝕠𝕟 𝕙𝕠 𝕓𝕚𝕤𝕠𝕘𝕟𝕠, 𝕞𝕒 𝕞𝕚 𝕗𝕒𝕣𝕖𝕓𝕓𝕖 𝕡𝕚𝕒𝕔𝕖𝕣𝕖 𝕡𝕠𝕥𝕖𝕣 𝕘𝕠𝕕𝕖𝕣𝕖 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕒 𝕥𝕦𝕒 𝕔𝕠𝕞𝕡𝕒𝕘𝕟𝕚𝕒. ℙ𝕠𝕥𝕣𝕖𝕞𝕞𝕠 𝕡𝕒𝕤𝕤𝕒𝕣𝕖 𝕒𝕟𝕔𝕙𝕖 𝕒 𝕗𝕒𝕣𝕖 𝕦𝕟 𝕤𝕒𝕝𝕦𝕥𝕚𝕟𝕠 𝕒 ℝ𝕠𝕤𝕚𝕖, 𝕝'𝕖𝕞𝕡𝕠𝕣𝕚𝕠 𝕖̀ 𝕘𝕚𝕦𝕤𝕥𝕠 𝕝𝕦𝕟𝕘𝕠 𝕝𝕒 𝕤𝕥𝕣𝕒𝕕𝕒. 𝕊𝕖𝕞𝕡𝕣𝕖 𝕔𝕙𝕖 𝕥𝕦 𝕟𝕠𝕟 𝕒𝕓𝕓𝕚𝕒 𝕕𝕚 𝕞𝕖𝕘𝕝𝕚𝕠 𝕕𝕒 𝕗𝕒𝕣𝕖..."
"No, no. Onestamente negli ultimi giorni è tutto così tranquillo che mi fa quasi preoccupare. Con il nuovo personale cannibale a dare una mano a Husk e a Niffty qui all'Hotel, e Vaggie che si occupa di tutto il resto, ho certamente tempo per accompagnarti." conclude Charlie con un sorriso.
Alastor si alza dal divano e le porge il braccio con galanteria.
"Anche perché, in effetti, in questo momento non ho niente da fare" aggiunge ancora la principessa avvolgendo la mano attorno all'avambraccio fasciato dal morbido tessuto gessato "le sessioni di redenzione di questa mattina sono state davvero un successo, così ho dato a tutti il pomeriggio libero."
"𝕊𝕠𝕟𝕠 𝕝𝕚𝕖𝕥𝕠 𝕔𝕙𝕖 𝕚 𝕕𝕒𝕟𝕟𝕒𝕥𝕚 𝕗𝕒𝕔𝕔𝕚𝕒𝕟𝕠 𝕡𝕣𝕠𝕘𝕣𝕖𝕤𝕤𝕚..."
"Potresti passare anche tu, ogni tanto, sai?" Charlie ci riprova per l'ennesima volta, anche se non si fa grandi illusioni.
Dopo la vittoria sugli angeli, l'hotel ha iniziato a ricevere sempre più consensi da parte dei peccatori di Pentagram City, e Charlie è ben contenta di accogliere all'hotel quanti più ospiti possibile. Inspiegabilmente la capienza delle stanze sembra non esaurirsi mai, e Charlie se ne guarda bene dall'approfondire quale oscuro maleficio Alastor possa aver gettato sull'hotel.
Fino a che le cose funzionano, meglio non indagare.
La principessa continua a parlare col suo solito contagioso entusiasmo, e Alastor tutto sommato è grato per quella distrazione.
La sua testa negli ultimi giorni è diventata un pasticcio di ricordi fastidiosamente dolorosi e pensieri intrusivi. La maledetta vocina interiore che lo aveva così tormentato quando era in vita, sembra essersi risvegliata nella sua coscienza, e non vuole dargli tregua.
Da che era giunto all'Inferno non ci aveva speso mai neppure un pensiero, eppure, dopo le ultime vicende con Vox e l'attuazione del suo astuto piano per liberare Angel dal contratto con Valentino, sembra che non riesca a pensare ad altro.
La tattica che ha utilizzato per assicurarsi di poter incontrare Vox in privato e uscirne indenne, sembra essersi rivoltata contro di lui con un incredibile effetto boomerang. Non credeva che i ricordi sarebbero tornati, così vividi da dargli quasi l'impressione che quel suo primo incontro con Vox fosse avvenuto il giorno precedente, e non quasi un centinaio di anni prima...
"...e quindi faremo meglio a farci trovare pronti." sta dicendo Charlie mentre si sposta agilmente da un lato per evitare di pestare i resti ancora fumanti di un demone che è stato evidentemente smembrato da poco.
"𝕊𝕚̀, 𝕤𝕚̀, 𝕔𝕖𝕣𝕥𝕠." conferma Alastor, mentre continua a camminare lungo il marciapiede.
Per fortuna Charlie prosegue a condividere il suo pensiero, evitandogli l'imbarazzo di dover ammettere ancora una volta che si era perso nei meandri della sua stessa mente.
"Perché Angel è sicuro che dietro a tutta la cortesia e alla gentilezza di Valentino, ci sia ancora lui: Vox. E lui è scaltro, non stupido e irruento come Valentino..."
Alastor non può fare a meno di essere d'accordo.
L'apparente calma e pacatezza con cui Valentino sembra aver reagito alla perdita della sua malsana influenza su Angel, non è coerente col suo carattere; di sicuro dietro al demone-falena c'è ancora Vox che muove i fili.
Certo, faceva parte del suo piano che fosse Vox a innescare gli eventi che hanno portato alla liberazione di Angel. Non sapeva in quale modo Vox fosse riuscito a convincere il suo amante a stracciare il patto con Angel, ma confidava che avrebbe mantenuto la sua parte dell'accordo, tenendo buono Valentino e impedendogli di fare colpi di testa.
Sembra perciò che tutto stia andando esattamente come Alastor aveva progettato, e che ogni cosa sia perfettamente sotto controllo. Ma Charlie ha assolutamente ragione.
Sarebbe un errore abbassare la guardia.
Vox non è certo da sottovalutare.
Ed eccolo che torna ancora, lui, Vox, il suo pensiero intrusivo primario, la causa delle sue notti insonni, il soggetto unico di quei pochi sogni che riesce ancora a fare quando la stanchezza lo colpisce giusto poche ore prima dell'alba e lo trascina in un mondo parallelo.
E in quel mondo parallelo la sua vocina interiore ha una capigliatura di dreadlocks infuocati e un bastone col pomello d'argento, e bisbiglia incessantemente accanto al suo orecchio: Vox... Vox... Vox!
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