Rabbia

Rabbia. È solo questo che provo. Una rabbia irrefrenabile, dilagante.
Sento il mio corpo riscaldarsi, i miei sensi acuirsi. Mi tremano le mani, strette in due pugni, gli occhi sono sbarrati e cerco di regolare il respiro e i battiti accelerati.
Non riesco a trovare qualcosa a cui appigliarmi per ritrovare la calma.
Il mio corpo si muove senza freni inibitori. È il mio istinto a fare quello che sto facendo. Braccia e gambe si muovono per distruggere tutti quello che mi ritrovo davanti. Tutto si frantuma, tutto va in mille pezzi. Le schegge mi tagliano, ma non sento nulla. Anzi, la vista del sangue e delle mie ferite mi spinge a volerne ancora di tutto questo caos, non riesco a saziare la mia rabbia.

Sbatto le palpebre e tutto svanisce.
Ogni cosa è al suo posto. Non ci sono vetri a terra; non ho ferite, almeno non visibili; non sgorga sangue da nessuna ferita, tranne che dalla mia lingua, che ritrovo stretta nella morsa dei miei denti serrati.
Sento qualcosa di delicato scivolare sul mio petto. Mi accorgo che è una lacrima.
Oh no. Non di nuovo.
Non ho intenzione di rendermi ridicola e dare questo spettacolo pietoso di me.
Voglio urlare, fino a spaccarmi i timpani, fino a non sentire più niente, nemmeno i miei pensieri. Non voglio piangere, non di rabbia. Le lacrime sono più salate e bollenti.
L'unica cosa che mi rimane da fare è cercare un rifugio. Correre via.
Stringo tra le braccia e sulla faccia il cuscino bollente e finalmente inizio a sbraitare. Urlo a squarciagola, anche se mi sento mancare l'aria, anche se sto soffocando, anche se mi è finita la voce e dalle labbra mi esce solo un sordo rantolo. Urlo fino a strapparmi le corde vocali.
La stoffa attutisce le mie grida.
Quando sono sicura di essermi in parte sfogata, sposto il cuscino umido di saliva e lacrime dal volto. So di avere un aspetto stralunato, orribile. Le guance rosse, le labbra gonfie e graffiate. Gli occhi infiammati.
Questo è l'unico modo in cui posso permettermi di sfogare la mia rabbia repressa.
In silenzio. Senza fare fastidio a nessuno. Ferendo solo me stessa. Lacerando solo il mio cuore e dilaniando la mia mente. La mia razionalità è andata a farsi fottere da tempo ormai. L'isteria ha preso il suo posto.
Mi ritrovo senza forze. Proprio quello che volevo.
Mi ritrovo a pezzi. Proprio quello che sapevo sarebbe successo.
Mi ritrovo ferita. Proprio come accade sempre.
Mi ritrovo stanca. Proprio quello che sono.
Mi ritrovo triste. Proprio quello che non voglio.
Mi lascio cadere indietro. Fisso il soffitto. Il bianco mi acceca. Il lampadario dondola col lieve vento. Rotolo su un lato e abbraccio il cuscino. Noto che sulle mie braccia ci sono i segni dei miei denti, alcuni superficiali, altri più profondi, altri ancora sono già violacei.
Non so per quanto posso continuare ancora così.
Intanto però ricerco in me quel poco di forza rimasta, se ce n'è.
Aggiusto l'espressione e sorrido. Sorrido a me stessa.
Infondo, mi sono rimasta solo io.
Devo volermi bene.


"Cosa diranno non importa, non conta più. Perché alla fine ciò che resta sei solo tu." Nesli

"Trattenere la rabbia e il rancore è come tenere in mano un carbone ardente con l'intento di gettarlo a qualcun altro: sei tu quello che viene bruciato." Buddha

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