Miglia
Sai, a volte mi capita di pensarti.
Ripenso a quegli occhiali osceni che ti ostini a portare, alle lentiggini, a quei capelli sempre in disordine. E mi viene un po' da ridere.
Ripenso all'accoppiata stramba e insensata dei tuoi occhi magnetici, che mi mettevano sempre in soggezione, e alla tua camminata buffa.
Sto ridendo anche adesso.
Mi hai attratto fin dal primo momento. Mi piaceva il modo in cui parlavi, come mi parlavi, il modo che avevi di guardare gli altri, scrutandoli attentamente. Quando guardavi anche me in quel modo mi imbarazzavo tantissimo. Sarà che immaginavo di vederci altro. Forse volevi farmi credere che ci fosse altro.
Quando ridevi, io facevo sempre una faccia sarcastica perchè trovavo ridicolo e un po' falso il tuo modo di ridere, ma comunque divertente.
Abbiamo avuto così tante occasioni per andare a letto insieme.
Non è mai successo.
La prima volta è stato troppo imbarazzante.
La seconda avevo fumato della merda e finii per vomitare, la terza mi sentivo a disagio, sentivo che c'era qualcosa che non andava. E poi ci fu una quarta, una quinta..ma non successe mai niente.
Adesso, a freddo, mi rendo conto del perchè.
Avevo paura di innamorarmi di te.
Davvero, io con te avrei solo voluto scopare. Volevo che fossi solo un sfizio.
E lo eri.
Poi però mi sono resa conto che iniziavo a pensarti più spesso, mi addormentavo immaginandoti accanto a me, camminavo sentendomi i tuoi occhi addosso.
Ci può anche stare, è normale, mi ripetevo.
Poi iniziammo a vederci più frequentemente; pranzi con gli amici, bevute, serate a ballare.
Ci baciammo parecchie volte.
La prima volta fu nella mia stanza, sul mio letto. Tu eri sopra di me. Poggiasti la tua fronte sulla mia e facesti sfiorare le punte dei nostri nasi, lentamente, dolcemente. Io ti presi il volto fra le mie mani. Ero senza occhiali, tu avevi le lentine. Potevi vedermi, mentre io riuscivo a focalizzare solo le tue ciglia e le lentiggini. Mi baciasti. Io ricambiai.
In quel momento avevo il vuoto in mente, sentivo tutto il corpo formicolare e fremere ogni volta che mi toccavi. Ci baciammo lentamente.
Poi ti staccasti di pochi millimetri e guardandomi negli occhi mi dicesti che ero romantica e ti mettesti un po' a ridere.
Sapevo a che genere di ragazze eri abituato, stavi anche con una in quel periodo, bellissima, sicura di sé e anche un po' stronza. Per questo mi sentii così stupida, una fessa. Inconsapevolmente ti avevo mostrato quanto debole e vulnerabile fossi in realtà. Lo avevo mostrato anche a me stessa.
Credo che ti accorgesti immediatamente della mia espressione dura e del rossore sulle mie guance, perchè ricominciasti a baciarmi. Ma io non ricambiavo più come prima.
Già quella volta mi ero resa conto che sarebbe stato uno sbaglio.
Lo capii quando quella sera eravamo da una nostra cara amica. Ci eravamo conosciuti grazie a lei e, sia io che te, le avevamo confidato che volevamo andare a letto insieme.
Voi eravate stati insieme. Conosceva benissimo te e molto bene me e si era incazzata tantissimo, ma non per gelosia.
Per caso venni a sapere che ti aveva minacciato di non parlarti mai più se solo tu avessi provato a prendermi per il culo e farmi soffrire.
Questa sua reazione mi suscitò sentimenti contrastanti: da una parte le ero grata ed ero contenta che tenesse così tanto a me, nonostante ci conoscessimo da pochi mesi. Dall'altra mi sentii amareggiata. Era come se ti avesse dato la conferma che ero una ragazzina bisognosa di attenzioni e protezione, che casca al primo sguardo del tipo che se la vuole portare a letto.
Quella sera a casa sua io avevo litigato coi miei e lei cercava di darmi consigli su come gestire il loro perenne controllo su di me.
Tu stavi girando una canna e ti voltasti a guardarmi confuso. Interrompersti lei e, come se fosse la cosa più logica al mondo, mi dicesti
"Ma se ti fanno stare male, taglia. Non li sentire più e allontali."
" Ma sono i miei genitori"
" E allora? Se qualcosa o qualcuno ti fa soffrire e stare male, tronca il rapporto."
Rimasi di sasso, ti giuro.
Non capivo se stessi dicendo una cosa del genere perchè ti dava fastidio che stessi così o perchè tu lo avresti fatto veramente.
Non valse a niente ripeterti che il mio rapporto con loro era diverso dal tuo con i tuoi genitori. Eri fermo sulla tua idea.
Come su tutte le tue idee, in fin dei conti.
Da lì capii che non sarei mai venuta a letto con te.
Sapevo che a un certo punto avrei smesso di scopare e avrei iniziato a fare l'amore, forse per la prima volta in vita mia e che, se mai fosse potuto succedere qualcosa, non avrebbe mai funzionato.
Eravamo troppo diversi e questa cosa mi piaceva. Era la cosa che mi aveva avvicinato a te.
Adoravo discutere con te e non trovare mai un accordo, ma concludere serenamente nonostante le nostre idee così lontane.
Ma dopo quello che avevi appena detto capii inconsciamente che dovevo troncare prima che potesse mai iniziare qualcosa.
Io non mi sarei mai potuta fidare di te.
Ho imparato col tempo ad essere un po' più sicura di me. Ma a volte ritornano tutte quelle insicurezze che ho cercato di alleviare.
Vado a momenti.
E tu abbassavi tutte le mie difese, quelle che mi ero costruita piano piano.
In quel momento mi chiesi "se mai dovesse succedere qualcosa, dovesse esserci un periodo di totale disaccordo, è così che lui sistemerebbe la cosa? Troncherebbe tutto?
Lì capii che non volevo. Non era questo che volevo da te.
Non volevo certo che stessimo insieme, che fosse una cosa seria, ma qualsiasi cosa fosse potuto nascere non volevo che finisse così, nel nulla. Senza un senso.
Ti vidi così ottuso, egoista. E ripensandoci ricordai che mi ripetevi spesso quanto lo fossi. Fin da subito mi hai detto quanto fossi stronzo, faceva parte del tuo carattere e la cosa ti piaceva.
Anche se io ho sempre pensato che questa fosse tutta una facciata.
Ma io avevo ancora quel sogno da cretina, quello che hanno un po' tutte le ragazze: con me sarà diverso, il nostro rapporto è speciale, lo vedo da come mi guarda.
Anche lei me lo ripeteva di continuo. Mi diceva sempre "Non credere a una sola cosa che ti dice. È bravo con le parole, lui."
Poi ero venuta a sapere di quella discussione, quella in cui lei si era incazzata con te e, poco tempo dopo, parlandone, scoprii che era rimasta spiazzata da una cosa che le avevi detto.
A quella provocazione, quella stronzata del non parlati più nonostante gli anni di amicizia che vi legavano, le risponderti che io ti interessavo, seriamente.
Non ti importava se lei non era d'accordo.
Mi confidò che non era rimasta spiazzata tanto dalle parole, ma dal modo in cui lo dicesti.
In quel preciso momento non avevi la tua solita aria strafottente e boriosa. Eri serio.
E questa cosa la mise più in allarme, perchè solo una volta avevi avuto quell'espressione: quando quel giorno di qualche anno prima decideste insieme che non sareste mai stati insieme.
Così ti disse solo di non fare cazzate, che a me ci teneva e pure a te.
Non ho neanche una tua foto.
Da me non te le lasciavi fare. Poi ti vedevo tranquillo nelle storie di altre.
Questa non l'ho mai capita.
Come non capisco il fatto che adesso, dopo tutto questo tempo e con tutte le miglia che ci dividono, torno a pensarti improvvisamente e a farti questo discorso ad alta voce, nella mia stanza, seduta in mutande alla mia scrivania, cercando di studiare e vedendoti chiaramente sdraiato sul mio letto che mi rispondi a tono e mi fai notare di continuo quanto io sembri infantile rispetto a te.
Odio questo tuo vizio.
E odio il fatto che, nonostante tutta questa pippa mentale, in questo momento mi alzerei e verrei a baciarti.
E so che tu ricambieresti.
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