Lettere 3
C'è qualcosa. Non so cosa sia. Mai come adesso mi era capitato di non comprendere cosa provassi. Davvero, non so cosa sia. Forse qualcosa che non ho mai provato prima. Sento crescere piano piano, lentamente, questa voglia di averti vicino a me, semplicemente di guardarti senza dire niente e capire cosa ci sia dietro quello sguardo che, se incontrato distrattamente, sembra così inespressivo e vuoto. Tuttavia io so che deve esserci per forza qualcosa di grande dietro e la curiosità mi corrode il cervello. Voglio sentire il tono calmo della tua voce, suono che raramente odo. Voglio che con quel tono mi parli di te, del vero te, mentre mi guardi con quegli occhi sinceri che di rado mi mostri. Non so cosa sia questo desiderio di averti accanto a me sempre più spesso. Sempre più vicino. E, sinceramente, non so spiegarmi se sia amore oppure no. Non so cosa provo per te; non ho mai provato niente per nessuno. E mi faccio domande su domande, ma non riesco a darmi delle risposte. La cosa mi spaventa. Ormai hai capito quanto io sia amante del controllo, della ragione. Non è mai esistito niente per me all'infuori di ciò. E adesso queste domande senza risposta mi spaventano. Tu mi spaventi. Non voglio averti nella mia mente, non voglio che tu entri senza che io ne sia consapevole, senza che neanche me ne accorga. E quando ormai sei lì...beh...non so neanche se farti rimanere o scacciarti via. Com'è possibile? Perchè? Dicono che se inizi a chiederti se una persona ti piace, allora è già così; sei solo tu che non vuoi ammetterlo. Io non voglio crederci a questa cosa. Mi fa paura. Davvero.
Cazzo, non so che dire, che pensare. E quando siamo insieme è tutto così...così banale, fuggente, astratto, inutile. Come se a te non importasse veramente, come se fossi solo un passatempo per te. O forse lo sei tu per me? È un gioco che hai iniziato tu. Da solo. Tutto questo è una conseguenza. Una conseguenza che forse non avrei dovuto permettere che esistesse. Mi sento così stupida nello scrivere ciò. Io, io che mi faccio tutti questi complessi, tutti questi problemi. Per cosa poi? Anzi. Per chi? Per una persona. Per te. Assurdo. Provo sgomento. Non sono mai stata brava con i sentimenti; una frana ad esprimerli, anche se il mio cuore ne è sempre stato pieno. Li ho nascosti, di continuo, soprattutto a me stessa. E ora sei arrivato tu. E non so cosa tu sia veramente per me. Ci vediamo spesso, ma è come se tu non fossi veramente con me, è come se la tua pelle, come se il tuo volto fossero di marmo, di granito. Se ti vengo incontro, vado sempre a sbattere, facendomi male, sanguinando e non concludendo nulla. Se mi allontano, tu mi attiri così prepotentemente a te, mi riporti con così tanta forza indietro, e, a volte, tra le tue braccia. Ma appena decido di fidarmi, di rilassarmi, anche di poco, di lasciarmi andare. Sbam! Di nuovo. Mi trattieni per così poco, come se ti abbracciassi e tu fossi una fredda statua. Tuttavia, se sto tanto a contatto con questa, sento che il calore abbandona la mia pelle e si trasferisce sulla superficie liscia e rigida. Anche se per poco.
Io non volevo tutto questo. Come hai fatto a coinvolgermi? In cosa, poi?
Ricordo ancora perfettamente la prima volta in cui, pensando che io dormissi, mi prendesti piano la mano, in un modo talmente gentile che mi facesti sentire così delicata e fragile. Ma io non dormivo. Non potevi notarlo. Tenevo gli occhi chiusi con la testa poggiata sulla tua spalla. E sentii le lievi carezze che mi lasciavi sul dorso con il pollice. Mi mossi e tu ti scostasti immediatamente. Continuai a fingere. Mi rilassai nuovamente. Tenni gli occhi chiusi quando sbirciasti per vedere se fossi sveglia o meno. Riprendesti nuovamente la mia mano e io, in quel momento, te la strinsi, aprii gli occhi e ti sorrisi sull'incavo del collo. Percepii il tuo corpo irrigidirsi, ma ti carezzai anch'io la mano e ti lasciasti andare. Appoggiasti la tua testa alla mia, sospirasti e, con quella voce, quella calda e calma, mi chiamasti; feci un mugolio e tu mi raccontasti una battuta pessima a cui io risi ugualmente. Con sincerità. Stemmo così per più di un'ora, senza dirci niente, appesi a quel piccolo contatto. Quando poi dovesti andar via, non mi salutasti nemmeno. Sei sparito. Per giorni neanche mi parlasti, se non occasionalmente, di cose futili. Da quel giorno iniziai a pensarti veramente, ogni giorno, fino ad ora. Cosa vuoi da me? Non mi comprendo neanche io stessa, come potrei capire te?
C'è qualcosa. Non so cosa sia. So solo che quella volta mi sentii diversa. Mi sentii bella e amata. So solo questo.
Solo questo.
"Stay with me." S. Smith
"D'improvviso penso che ti vorrei sentire anche per un istante, ti vorrei abbracciare come ho fatto sempre, ti vorrei guardare senza dire niente, lasciare indietro quello che non serve. [...] Ti vorrei sentire anche per un istante, capire che anche per te è importante." L. Fragola
"All I wanted was to break your walls
All you ever did was wreck me." M. Cyrus
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