I'm the sea

Non credo di essere abbastanza forte. Abbastanza per sopravvivere. Ho il tremendo terrore di soccombere. Di non farcela. Di affogare. Oh, come vorrei essere come il mare. Impetuoso e calmo. Si alza inalberato o raggiante per un qualsiasi motivo, e anche se poi cade, infrangendosi sugli scogli, si rialza quasi immediatamente. Non si lascia abbattere. Non si lascia andare. Affronta sempre di petto tutti gli ostacoli e anche se ne esce sconfitto ritenta con il doppio della forza. Per questo vorrei essere come lui. Su una spiaggia, seduta sulla sabbia lo osservo con timore reverenziale, con soggezione, rispetto e ammirazione. Lui ulula, strepita, scalpita, si scuote tutto, e mi intima di seguirlo, di imitarlo, di darmi una scossa, svegliarmi e far vedere agli altri cosa sono, di che pasta sono fatta. Le goccie salate, che mi arrivano con delicatezza sul volto, mi trasmettono i suoi pensieri. Dice che non ho bisogno di desiderare di essere come lui. Perché io sono già lui. Ho il mare dentro. Forza, imponenza , grazia, maestosità, energia. Devo solo riuscire a tirarlo fuori per sommergere tutti. Tutte quelle piccole barchette insignificanti che cercano di domare le mie onde. Tutte quelle barchette marce che si vantano di essere grandi navi imponenti e lussureggianti. Ma non lo sono. Sono poche le grandi navi che possono permettersi di navigare tra le mie acque, perché loro lo fanno con rispetto. Lo fanno per guidarmi. Non per domarmi. Lo fanno per scoprirmi, comprendermi, ammirarmi. Non per inquinarmi e rovinarmi.
Inoltre, dalla spiaggia, guardando il mare, ora quieto, sorgono altri sentimenti, altri pensieri. Mi ha trasmesso i suoi consigli, la sua saggezza, e adesso vuole trasmettermi la sua calma, la sua serenità, la sua pace, la sua magnanimità. Le onde si susseguono dolcemente, non si accavallano più con irriverenza. Producono un suono cristallino e cullano la mia mente, come una madre che con il suo dolce canto culla il suo bambino. Il dolce alito salato che mi trasmette trasportato dal vento, leviga gli spigoli e i tagli formatisi precedentemente. Cerca di allungare le sue mille braccia, le sue mille dita, per sfiorarmi, per confortarmi e tranquillizzarmi. Cosi mi avvicino di più a lui, in modo da permettergli di guarirmi. Appena mi tocca mi sento rinvigorire e placare insieme. È una sensazione unica. Vorrei alzarmi. Indirizzarmi verso di lui. Immergermi in lui. Far parte di lui. Arrivare al suo cuore e fondermi con esso. Non tornare più indietro ed esplorare questo nuovo mondo silenzioso. Come un pesce. Sarebbe fantastico essere un pesce. Ma sono un essere umano. E rimango sulla spiaggia. Sulla terra. E posso solo far visita di tanto in tanto al signore Mare. A questa parte di me.

"I'm the ocean, I'm the sea. There is a world inside of me".

"As we live a life of ease,every one of us has all we need.Sky of blue and sea of green, in our yellow submarine." Beatles

" Ed è qualcosa da cui non puoi scappare. Il mare... Ma soprattutto: il mare chiama... Non smette mai, ti entra dentro, ce l'hai addosso, è te che vuole... Puoi anche far finta di niente, ma non serve. Continuerà a chiamarti... Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che ti chiamerà." A.Baricco

" Quando facevo i ritratti alla gente iniziavo dagli occhi. Li studiavo per minuti e minuti, li abbozzavo con la matita e quello era il segreto perché una volta che voi avete disegnato gli occhi.. Succede che tutto il resto viene da sé, è come se tutti gli altri pezzi scivolassero da soli intorno a quel punto iniziale [...] il problema è: dove cavolo sono gli occhi del mare?" A.Baricco

Tutti abbiamo il mare negli occhi. Bisogna solo capire che tipo di mare è. Bhe, se vi è piaciuto il capitolo commentate, votate o quello che vi pare. Mette anche vostri pensieri o citazioni che vi piacciono sul mare. Un abbraccio grande come il mare. Y.

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