42

(Meg)
«Vuoi stare fermo?»
«Scusa, forse dovrei lasciare che cresca.»
«Sirius! Stai scherzando? Ho già rimosso una parte, e tra un po' taglierò anche il tuo viso se continui a muoverti. Il rasoio non è una cosa da prendere sotto gamba.»ribatto, facendo attenzione a non sfigurare il suo volto.
«Sei arrabbiata?»
«Sono solo emotivamente coinvolta a causa della tua iperattività.»rispondo, concludendo il lavoro.
«Liscio come il sedere di un bambino.»annuncio stampandogli un bacio sulla gota.
«Tutto qui?»
«Non hai più neanche un pelo.»
«Mi riferisco al bacio casto di pochi secondi fa.»
Lo guardo, e sospiro.
«Dovrai guadagnartelo.»
Getto il rasoio nel lavabo, e poi corro fuori dal grande bagno, cercando di non scivolare essendo a piedi nudi.
«Dove vai?»urla Sirius divertito.
«Prova a prendermi!»
Continuo a correre, giù per le scale, sentendo il tessuto della veste svolazzare.
È una cosa stupida, quella che sto facendo, sembro una bambina, una persona infantile... ma voglio provare la spensieratezza, almeno per pochi secondi.
Arrivo fino al piano terra evitando una brutta caduta, tenendomi salda al corrimano.
Sento un latrato, e infatti Sirius mi segue, sotto forma di cane.
«Felpato!»grido sorridendo.
Continuo a correre, finché non vado a sbattere su una superficie curiosa.
«E tu chi diavolo sei?»
Faccio un passo indietro, e guardo la ragazza con i capelli rosa che mi ha rivolto la domanda, e che ora ha sfoderato la bacchetta.
Felpato mi raggiunge, ritornando ad essere Sirius.
«Dora, come mai sei qui?»le chiede Sirius schiarendosi la voce.
La ragazza mi guarda incuriosita, e non abbassa la bacchetta.
«Chi è questa?»domanda ancora.
«Sirius, potresti dirle di abbassare quel bastoncino? O rimarranno solo i suoi capelli rosa su questo pavimento.»dichiaro tranquillamente.
«Andiamo, abbassa quell'affare Dora.»
La ragazza fa come dice.
«Zio Sirius, è una nuova nell'ordine?
Chi è?»
Sirius mi guarda spacciato, io gli restituisco uno sguardo sereno.
Più osservo la ragazza, più i ricordi riaffiorano.
«Tu sei la figlia di Andromeda Black e Ted Tonks. La piccola Dora, metamorfomagus? Sei cresciuta.»commento. «L'ultima volta che ti ho visto avevi i capelli blu, e il muso da gatto, ma da quello che vedo... sei Auror, non è così?»
Sirius mi da un colpetto sulla spalla.
«È inutile, dovevano pur vedermi di nuovo.»rispondo.
«Come puoi saperlo? L'unica persona che ha visto il muso da gatto è morta.»Tonks fa un respiro profondo, e gli occhi le si fanno lucidi.
«Davvero?»chiedo ironica.
«Dora...Lei è...lei è... Meg, la nostra Meg.»
«Impossibile! Non avrà più di diciassette anni questa qui! O forse anche meno! Zio...lo so che ti manca, e manca a tutti ma...»
Sirius scuote la testa e mi prende la mano, la mano sinistra, quella con l'anello...l'anello che mi aveva regalato... prima di lasciare Hogwarts l'ho portato con me.
Proprio in quel momento, un uomo di mezza età, con una gamba di legno, un occhio solo, l'altro magico, e il naso mozzo, entra nell'ingresso.
«Sirius! Quella ragazzina è entrata di nuovo in casa senza permesso, Tonks, non te lo dirò di nuovo, hai potenziale, ma devi ubbidire!»
L'uomo si ferma di scatto, e guarda prima Sirius e poi me, con l'occhio magico azzurro e roteante.
«Non è possibile, ci sono ancora creature che danno allucinazioni, Sirius? Dobbiamo occuparcene il prima possibile! Una è proprio accanto a te!»sbraita il mago avvicinandosi a me.
Io rimango immobile, scrutando con attenzione il suo viso, e riportando alla mente tanti ricordi...
«Zio Al.»sussurro.
Alastor Moody rimane senza fiato, gli tremano le labbra e mi prende per un braccio, col viso corrucciato.
«Sono io, Meg.»sorrido.
Come può non ricordarsi più di me? Tutto ciò che mi ha insegnato, tutti gli incantesimi, le maledizioni talvolta, i sortilegi, i trucchi da Auror...
«La mia Meg è morta tanto tempo fa, e se pensi di fare la spiritosa, ragazza sconosciuta, te ne pentirai amaramente.»mi minaccia senza alzare la voce.«Mi meraviglio di te, ragazzo, credere alla prima persona che si spaccia per lei!»scuote la testa Malocchio.
«Vigilanza costante, giusto.»intervengo.«Non sei cambiato per nulla, sempre a sospettare, sempre in guardia, forse è proprio grazie a te che sono diventata così irriconoscibile, che ho saputo nascondermi così bene, in tutti questi anni. Vuoi vedere la mia bacchetta? Fai pure! Vuoi portarmi al ministero e farmi giustiziare? Oppure puoi chieder ad Albus Percival Wulfric Brian Silente. Ma se preferisci credermi un'impostora, non ti biasimerò.»
Alastor rimane in silenzio, mi lascia andare, e vedo una lacrima scorrere sul suo volto sfigurato. Sfila una fiaschetta dalla veste, e trangugia il potenziale whisky, allontanandosi e andando verso la cucina.
«Credo che voglia parlare in privato, scusate.»
Lascio Sirius e Tonks, con le facce sbalordite, per seguire Malocchio.
«Credi di poterti presentare qui, dopo anni, e pretendi di sbattermi in faccia la realtà? No! Non puoi farmi questo!
Tu non puoi dirmi queste cose!
Non dopo che ho pianto per te, e io non piango mai! Non puoi! Non osare!
Non provarci più!»sbraita Moody puntandomi un dito contro «So che sei tu, ne ho avuto la certezza quando ho guardato i tuoi occhi, e ho rivisto la mia bambina... ho rivisto te e tua madre... Silente me l'aveva detto, io sapevo tutto, ma... una volta che ti ho avuta davanti...»Alastor lascia andare la fiaschetta sul tavolo.
«Mi sei mancato anche tu.»sospiro e lo abbraccio, forte. «Non piangere, ricordi? Non è da Auror, me lo dicevi sempre.»
«I soldati versano le lacrime migliori, sai? Proprio perché sono rare, sono preziose, ricche di ricordi, di rabbia, di dolore, di emozioni mai espresse a parole.»
Ci stacchiamo, e il suo occhio rotea sul mio vestito da notte.
«Corri a indossare qualcosa di più decente, signorina!»ribatte alzando la voce.
«Agli ordini.»

Il pomeriggio ho trascorso tutto il tempo a letto, a chiacchierare con Sirius.
«Alastor non se l'aspettava!»esordisce lui entusiasta, stendendosi accanto a me.
«Non vedo l'ora di vedere la faccia di Molly o degli altri Weasley!»continua, accarezzandomi la schiena, siccome gli do le spalle.
«Già.»sospiro, immersa nei miei pensieri, la mia mente scorre veloce, troppo veloce.
«Cosa ti turba?»domanda, e poi mi bacia il collo, scostandomi i capelli.
«Non sono turbata, sono semplicemente immersa in alcuni pensieri.»
«Cioè?»
«Se non dovessimo trovare una soluzione al mio status, cosa pensi di fare? Mi sposerai ugualmente? Tu continuerai ad invecchiare, anche Harry...e io...io no.»
«Io? Invecchiare? Non se ne parla! Sono ancora giovane! Ciò che dici è impossibile, mia cara, insomma... hai dimenticato di che pasta siamo fatti io e te? Credo che dopotutto sei tu quella che è invecchiata. Noi non ci arrendiamo dinanzi a nulla, età, era, tempo, luogo... Meg!
Piuttosto, concentrati su come dire ad Harry del nostro progetto!»Sirius si mette a pancia in su, e si accende una sigaretta.
«Fammi fare un tiro.»
«Stai scherzando?»
Senza rispondere, la sigaretta tra le sue dita, si sposta tra le mie labbra.
«Detesto chiedere due volte la stessa cosa.»
«Sai cosa penso? Che è colpa mia.»
«No, amore mio, non è colpa tua, sono semplicemente diversa.»lo bacio appassionatamente, mettendomi a sedere su di lui, con le gambe ai lati dei suoi fianchi.
Tiro fuori il fumo e incrocio le braccia.
«Hai le spalle più larghe, e qualche ruga intorno agli occhi. Non ti facevi la barba da secoli! Direi che entrambi siamo diversi.»gli faccio notare, continuando a cacciare il fumo. «E dove diavolo hai buttato la moto?»
«Lunga storia.»scuote la testa.

Flashback
Urlare era tutto ciò che potesse fare.
La paura di non riuscire a difendersi era accecante e più forte di qualsiasi istinto.
Megan non poteva urlare ad Hogwarts.
Non poteva rischiare di rompere alcun vetro. Doveva controllarsi.
Ma perché quell'urlo era così forte? E perché il fuoco le faceva uno strano effetto? E sopratutto... ne avrebbe parlato con i suoi amici?
Le prime settimane di rientro furono abbastanza brevi e faticose, ogni giorno un compito diverso, più libri da leggere e roba da studiare.
Magari avesse potuto leggere per il semplice e genuino piacere di farlo, ma no. Poteva solo consultare volumi a fini strettamente scolastici e le ore che passava in biblioteca non le parevano così entusiasmanti come al solito.
Era stata convocata due volte dal preside, senza un vero e proprio motivo.
Albus Silente voleva semplicemente chiacchierare con lei, accertarsi che stesse bene.
«Come mai me lo chiede? Sto bene, signore.»rispondeva Megan in tono rassicurante.
«Signorina Gold, posso comprendere la stanchezza del rientro, ma offro il mio supporto in tutto e per tutto. Sei una giovane intelligente, sono certo che saprai fare un ottimo uso del tuo talento, anche per controllare l'incontrollabile
Silente sapeva? Sapeva delle urla? Malocchio lo aveva informato? Sua madre? Suo padre? Megan era confusa ma anche sollevata di ciò che le era stato detto... era come avere un incoraggiamento.
Non le importava se sapesse o no, l'importante era dominare ciò che non poteva essere controllato, proprio come le aveva detto il preside.

Meg trascorreva la sera con Sirius nel dormitorio dei malandrini, per poi andare in camera propria e dormire profondamente.
Sirius la seguiva come Felpato, e si coricava ai piedi del suo letto, per non essere invadente e contemporaneamente per non lasciarla sola.
Ma quella sera qualcosa andò storto.
«Remus? Dove diavolo si trova Remus?» domandò James preoccupato.
«Probabilmente starà finendo di studiare in biblioteca.»scrollò le spalle Peter.
Sirius teneva stretta Meg mentre lei aveva appoggiata la testa sulla sua spalla, ed entrambi erano seduti sul letto di James.
«Non è possibile! Cos'altro ha da studiare? Non ha fatto altro per due settimane! Ha il massimo in tutte le materie!»sbottò James.
«È anche strano da due settimane, non mi ha rivolto la parola stamattina.»osservò Sirius.
«Ehm... in effetti è un po' strano ultimamente, è a causa della luna piena che sta per arrivare?»azzardò Meg.
James si voltò a guardare fuori dalla finestra sul cui vetro scorrevano piccole goccioline di pioggia.
Aveva lo sguardo di un padre afflitto, un padre che sa alla perfezione cosa stia accadendo nella mente del proprio figlio e non può fare nulla per risolvere la situazione.
«Cosa?»chiese Megan alzandosi e andando verso di lui, lei infatti, aveva intuito il tipo di sguardo che aveva il ragazzo. «Pensi sia andato nella foresta?»
«Penso che adesso non voglia essere cercato.»concluse con amarezza. «Hai ragione tu, è colpa del plenilunio imminente.»
Megan era curiosa, cosa diavolo stava attraversando la mente di James? E Remus? Remus era come lei, aveva un segreto. Lei urlava e lui si tramutava in una bestia.
Meg aveva parlato a Sirius dell'episodio dei vetri rotti, ma non aveva detto nulla agli altri. Sirius le aveva giurato di aiutarla e di mantenere il segreto.
Ma la mente di Megan in quel momento si concentrò su Remus.
Si ricordò di quanto era accaduto nel bosco, quando aveva scoperto che lui era un lupo mannaro. A un certo punto i suoi occhi da neri erano ritornati color nocciola e nello sguardo di Remus c'era qualcosa di umano, come se la vista di Meg avesse iniziato ad annullare la bestialità che risiedeva in lui.
Se fosse successo ancora?
Se il lupo mannaro in lui si fosse bloccato sul nascere? Avrebbe potuto liberarlo per sempre. Ma avrebbe funzionato nuovamente?
«So come aiutare Remus.»esclamò decisa Megan.

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