39

Flashback
Le vacanze natalizie passarono abbastanza in fretta.
Megan era felice di tornare a scuola, così poteva rivedere tutti i suoi amici.
Noah aveva capito che Meg non avrebbe mai sposato Malfoy.
«Allora perché l'hai detto ai Potter? Cosa speravi di ottenere?»
«Perché quel ragazzo non me la conta giusta, quel Black.»rispose.
«Oh... beh... io non sposerò Malfoy. Mai.»
«Se non è Malfoy sarà qualcun altro.»sentenziò il padre.
«I Malfoy sono molto peggio dei Black, lo sai? Sono razzisti e crudeli, vuoi vedere nostra figlia in compagnia di quelle persone?»intervenne Ariana.
«No! È meglio vederla accanto a uno sbandato! Che non la difenderà mai!»
«Può difendersi da sola, è una donna.
E le donne non hanno bisogno di un uomo, sono gli uomini che hanno bisogno delle donne.»
Megan rimase spiazzata, non se l'aspettava.
Aveva solo quattordici anni e sentirsi chiamare "donna" da sua madre la rendeva forte e fiera.
«Non ho intenzione di ribattere! Credi davvero che non abbia bisogno di un marito? Ariana, siamo in guerra! Sono morti due babbani ieri sera, e un mezzosangue di Hogsmeade. Capisci? Se creiamo un'alleanza forse Meg sarà al sicuro.»
«Non serve un'alleanza, noi possiamo difendere nostra figlia, e lei farà altrettanto.»
«Ahahahahah, sono anni che non combatti, come credi di poterla difendere?»Noah schernì sua moglie.«Voi corvonero! Tutta teoria e mai un minimo di pratica! Bruciasse in questo istante chiunque abbia detto che i Tassorosso sono deboli! Ah! Io almeno so duellare molto meglio di voi stupidi intellettuali!»
Ariana si alzò di scatto e afferrò la sua bacchetta.
«Dimostralo.»
Megan sussultò facendo un passo indietro.
Non aveva mai visto sua madre così arrabbiata.
«Smettetela! State esagerando!»urlò.
«Stupeficium.»
Noah, non avendo il tempo di prendere la bacchetta, andò a sbattere contro la credenza, riversandosi a terra, inerte.
«L'hai schiantato!»Megan gridò per lo spavento.
Ariana si avvicinò a suo marito, e puntò la bacchetta sulla sua tempia.
«Innerva»e fu così che Noah riprese conoscenza alzandosi in piedi.
«Ci sono tassorosso molto capaci, ma tu non sei tra questi, non lo sei mai stato.»sentenziò Ariana riponendo la bacchetta.

Durante la notte Megan non riuscì a dormire, teneva costantemente lo sguardo fisso sullo specchietto che le aveva regalato Sirius, vedendo i suoi occhi grigi pieni di gioia.
Quello specchio le permetteva di vedere Sirius e anche se erano lontani, lui la vedeva con lo stesso specchio gemello e le faceva smorfie divertenti per farla ridere.
Quando finalmente prese sonno erano le tre di notte ed era consapevole che sarebbe stata uno straccio il giorno dopo, ma almeno avrebbe riposato in treno.
Sognò un uomo vecchio, molto vecchio con una lunga veste, in una casa che non aveva mai visto, discorreva con un uomo più giovane, ma Meg non riuscì a vedere il suo volto.
L'uomo con la lunga veste ripeteva lo stesso numero, come se potesse comunicare solo così: 12.
"Dodici, Dodici, Dodici."
La casa si fece più scura, e cupa, vide teste di elfi domestici appese a una parete, erano impagliati.
Poi un telo, una tenda scura...copriva qualcosa di grosso.
Megan sentiva qualcuno borbottare "sudici  ibridi", dietro la tenda.
Il quadro era abitato da una signora con gli occhi completamente neri, il viso scarno, il naso putrido. La donna iniziò a urlare, talmente forte che a Meg sanguinarono le orecchie.
L'eco di quell'urlo si impossessò della sua gola. Diventava sempre più forte. Le sembrava di assistere a una sofferenza dietro l'altra come se tutti in quella casa si stessero lamentando, gli elfi impagliati, i due uomini, la casa stessa.
Urlò.
Le coperte le scivolarono dal letto, il cuscino fu scaraventato via: non era più in quella casa, ma nella sua stanza, con i vetri del balcone rotti, e la lanterna in frantumi.
Stava ancora urlando, ma non sembrava appartenerle quel grido.
Qualcuno era morto in quella casa.
O stava per morire.
La porta si spalancò di botto: Ariana e Noah, spaventati, si erano precipitati in camera della figlia.
Megan era in lacrime, sentiva la gola bruciare.
«Cosa diavolo è successo?»Ariana prese la mano di Megan, poi premette la figlia a sé.«Shh, va tutto bene...»
«Si sono rotti i vetri!»sbottò Noah che aveva una scheggia di vetro conficcata in un dito del piede.
«Meg... cosa hai sognato?»
«Ha urlato! Sono morti! Sono morti!»singhiozzò Megan stretta a sua madre.
«Chi?»incalzò Noah.
«Non lo so! Lui diceva 12! E poi lei ha urlato! Tutti hanno urlato! Soffrivano!»continuò Megan tremante.
«Io chiamo Alastor, lui saprà cosa fare.»Noah si avvicinò alla porta.
«No, non ce n'è bisogno, è tutto passato.» disse Ariana tranquillamente.
«Si sono rotti i vetri! Non era un urlo normale.»le fece notare Noah.
«Meggie, amore, stenditi, vado a prepararti una infuso di erbe.»
Ariana e Noah uscirono, e Meg li sentì litigare.
Non capiva cosa fosse appena successo.
Perché non era un urlo normale?
Respirava a fatica, era una spugna di sudore, non riusciva a guardarsi intorno senza piangere.

Hogwarts (Meg)
Indosso il mantello di Harry, e mi guardo allo specchio, ma riesco ad osservare la mia immagine ancora, perché ho acquisito questo potere nuovo: posso vedere oltre i mantelli dell'invisibilità.
Lentamente apro la porta del bagno e la richiudo nella stessa maniera.
Draco è ancora seduto al tavolo, e sorseggia un tè.
Esco dalla locanda approfittando che una ragazza sta entrando, così non risulterà sospetto che la porta si sia aperta da sola, visto che sono invisibile.
Corro senza inciampare verso l'altra locanda, La Testa di Porco, mentre mi avvicino sento già la voce di Harry, sta parlando con qualcuno.
Aspetto che apra la porta, come deciso, e sono anche puntuale, per fortuna.
Avevamo stabilito un'ora precisa per incontrarci, allo scocco di quel minuto avrebbe dovuto aprirmi la porta, e così è stato.
Mi accingo a entrare, mostrando la mia mano, Harry l'afferra ed esce dalla locanda.
«Non credo sia ancora il momento.»sussurra.
«Cosa sarebbe a dire?»sbotto, tirandomi un po' su il mantello, così che Harry possa scorgere la mia faccia.
«Forse non è come te lo ricordavi.»
«Ne sono consapevole.»
«E neanche tu, a quanto ho sentito...»vedo un sorrisetto degno di James Potter spuntargli in faccia.
«Harry»inizio afferrandogli una guancia.«Non sono nata ieri, ho consapevolezza del tempo e dello spazio.»
«Le tue mani sono gelate.»
«Tanto non mi fa nulla il freddo!»ribatto.
Harry si sfila i guanti, e me li fa indossare.
«Stanno diventando viola, meglio prevenire che curare.»sorride.
I guanti mi stanno un po' grandi, e sorrido all'alba di un ricordo lontano.
«Grazie, James.»dico senza pensare, e vedo il suo sguardo farsi più cupo, e allo stesso tempo illuminarsi.
Veniamo interrotti da un cliente che esce dalla locanda, e io mi copro immediatamente col mantello.
«Credo che sia arrivato il momento, Harry.»sibilo.
«Puoi togliertelo, adesso.»
Entrambi entriamo, la locanda è vuota, o quasi, c'è una strega molto vecchia che trangugia una tazza di caffè, un'altra che litiga sonoramente col marito (presumo), un mago affascinante seduto a un tavolo mentre legge un giornale, e un altro mago un po' brillo che sorride a una capretta che bela spensierata accanto alla sua sedia.
Il barista...dove l'ho già visto? Ha un'aria così familiare...
«Bene, posso togliermi questo scafandro? Siamo al caldo, no? Fa caldo, vero?»
«No, per niente, qui si gela peggio che fuori.»
Incrocio le braccia e sbuffo, battendo un piede a terra.
«Non vedo Remus, e non credo sia diventato una vecchia strega, a meno che non abbia fatto qualche trapianto o trangugiato qualche pozione strana.»
«Sei sicura di non capire chi sia?»
«So benissimo chi è! È il mio migliore amico! Anche a distanza di anni lo riconoscerei! Piuttosto...saprà che sono io?»
«Ehm, proviamo, vado a prendere qualcosa da bere, e ti raggiungo.»
Guardo il mago affascinante che legge.
Trovato! Remus non cambia mai!
«Scusi, posso sedermi?»chiedo, avvicinandomi al suo tavolo.
Lui mi guarda e annuisce gentilmente.
Non è poi così cambiato.
I suoi occhi sono sempre gli stessi, i suoi capelli sono un po' disordinati e il volto sciupato, ma riconosco quelle cicatrici sul volto e il naso simmetrico, il sorriso cortese.
Ha la barba, una barba leggera, come i suoi capelli color miele che si stanno ingrigendo.
E questo mi fa pensare e mi fa rendere effettivamente conto di quanto tempo sia passato, quasi sedici anni anno più anno meno, la sua pelle lascia intravedere qualche ruga...
Lo so, avrei dovuto fare questa riflessione vedendo Severus, ma con Remus è diverso.
Lo conosco più di quanto lui abbia mai conosciuto se stesso ed è reciproco.
Noto che sul nostro tavolo c'è una grossa fetta di torta al triplo cioccolato.
Non mi ha riconosciuta, è evidente.
«Quanto ne vorrei una fetta anch'io! Sul nostro tavolo c'è questa disgustosa crostata all'ananas. Certo che gli elfi hanno fallito stavolta!»sbotto all'improvviso, ripetendo le sue stesse parole di tempo fa.
Lascia cadere il giornale, i suoi occhi si riempiono di lacrime, rimane impietrito, gli tremano le labbra: commozione, nostalgia e sollievo attraversano le sue membra.
«Meg?»balbetta a mezza voce.
Annuisco, prendendogli la mano, vorrei davvero sentire il suo calore, le sue braccia che mi stringono, il suo conforto, ma non sento nulla.
Si alza, e si mette nel posto accanto al mio, non più di fronte.
Mi prende il viso tra le mani tremanti, e gli occhi nocciola traboccano di speranza e di gioia.
«Piccola, Meg.»
«Lunastorta, perché ci hai messo tanto? Non hai riconosciuto subito la tua migliore amica? Sono davvero così diversa?»
Ma la risposta non ha importanza, con frenesia mi abbraccia, e io ricambio, godendomi il ricordo delle emozioni che provavo quando lo stringevo così forte.
Sento i suoi singhiozzi sulla mia spalla, non mi lascia, stringe ancora più forte il mio corpo al suo.
«Mi sei mancata...ci sei mancata.»sussurra.
Per fortuna nessuno presta attenzione a questo momento, perché i pochi clienti stanno assistendo al litigio dei due coniugi che è diventato un vociare molesto...ma un'eco nell'alone di affetto che ho addosso grazie a Remus.
«Quando Harry...oh mio Dio... la mia migliore amica, la mia Meg, la mia dolcissima Meg...»
«Sono così felice di vederti, o almeno penso fortemente alla felicità.»
«Non preoccuparti, non devi giustificarti, la tua condizione mi è sta chiarita da Silente in persona e da Harry... ti voglio bene...e non posso credere che ti sono vicino ancora una volta, come ai vecchi tempi.»
Già, i vecchi tempi
«I vecchi tempi...Rem, i nostri tempi ormai sono vecchi? Tutto quello che è stato, la nostra gioventù... è così lontana per te? Ma troppo vicina per me? Cosa è successo? Cosa hai fatto al viso? Perché piangi? Non piangere, non piangere, sono qui, mi stai stringendo.»
Tutto quello che ha pensato...tutto quello che ha provato... quando sono morta...
«Non puoi capire quanto fossi distrutto...»
Ma io lo vedo, vedo il suo volto dolce e sfregiato contorcersi per il dispiacere, annegare in una pozzanghera di lacrime, non dormire per giorni, lo percepisco.
Strano come possa io aver perso la sensibilità corporea ed emozionale...ma acquisito quella spirituale.
«Ho perso tre miei amici in quegli anni... anzi credo tutti... ed eccoti qui!»si stacca e mi accarezza il viso.
«Sono io, Remus. Sono sempre io.»
«Sei bionda, adesso...wow...»
«... smettila di tremare.»gli stringo la mano, che trema ancora per l'emozione.

«Oh, Harry.»
Harry è immobile di fronte a noi, con due boccali di burrobirra in una mano, che porge a me e Remus, poi si siede di fronte a noi.
«Harry, non so davvero come ringraziarti.»sorride Remus, asciugandosi le lacrime.
«Harry... che hai?»
Harry si tocca la cicatrice, come se prudesse, ma scuote la testa.
«Nulla...sono felice che vi siate ritrovati.»sforza un sorriso.
«Quanto tempo hai, per rimanere qui, intendo?»domanda Remus, ha  un tono più solenne e profondo, è un uomo adesso.
«Il tempo non ha importanza, professore!»sottolineo ridendo.
«Già, te lo aspettavi?»
«Sei un bravo insegnante? Harry, devi sapere che Remus era un secchione, di quelli che se lo chiudi in biblioteca per una settimana non se ne accorgono neanche.»
«E, Harry, Meg ha seguito l'esempio...te l'ha detto che però era un po' una schiappa in pozioni?»
Harry ci guarda, come si guardano due vecchi amici, con una gioia condivisa e allo stesso tempo imbarazzo, perché questi due amici appartengono a un'epoca precedente, che lui può condividere in piccola parte.
«Davvero?»
«Severus è insegnante di pozioni, Remus e non so proprio come abbia fatto a non riconoscermi!»sussurro, prendendo una sigaretta dalla borsa.
Remus mi guarda attonito e atterrito.
«M-Meg... cosa fai?»
«Oh, Meg non ti ha detto che fuma, Remus?»interviene Harry ridendo...Come se si fosse preso la rivincita: lui sa qualcosa che Remus ignora...che il vecchio amico di una volta ignora!
«Come mai questa cosa?»
«Remus, i miei polmoni sono immuni, potrei ingoiare detersivo e benzina, non ne risentirei in alcun modo, quindi...perché no?»spiego cacciando fuori il fumo.
«Non è da te, ecco tutto.»
L'entusiasmo di poco prima si è spento o dissolto...sono cambiata. L'ho deluso, perché sono cambiata in peggio.
«Shh, potrebbero prestare attenzione.»sussurra Harry riferendosi ai clienti del locale.
«Pivello, ho fatto un incantesimo, non sentono nulla.»sorrido soddisfatta.«Subito dopo che i due coniugi hanno finito di discutere.»
«Hai proprio un bel caratterino.»
«Remus, ci siamo rivisti dopo anni da cinque minuti e già disapprovi metà di ciò che faccio, sempre il solito... non sono Sirius, puoi evitarmi lo sguardo di rimprovero!»rido, pronunciando quel nome... forse per tirarlo in ballo, senza preoccuparmi di sembrare frettolosa.
«Sirius...sì... Meg... lui... ehm...»
«So tutto dell'Ordine...Harry mi ha riferito il più possibile, anche se il signor Potter-degno-figlio-di-suo-padre, non vuole dirmi dove si trova!»
«Meg, lasciami finire.»
«Lo so che il custode segreto è Silente, ma almeno fatemi leggere quel dannato foglio!»
«Meg!»ripete Remus prendendomi la mano.
«Finisci.»sbuffo.
«Lui non sa che...che tu sei viva.»
«Cosa?»
«Mi dispiace.»
«Portami da lui, Remus.»mi alzo in piedi e Harry mi fissa accigliato.
«Meg... capisci che per te e per lui è troppo...»
«Se osi dire "pericoloso" o "rischioso", ti spiaccico la torta al triplo cioccolato in testa e ti faccio ingioiare il piatto a suon di sberle.»
«James sarebbe fiero di te.»sussurra Remus sorridendo, con l'amaro in bocca, io mi risiedo e ricambio il sorriso.
Harry sembra proprio divertito... le reazioni di Remus al mio "nuovo" comportamento possiedono dell'epico nascosto.
«Andiamo adesso!»
«Ma... la scuola e Malfoy!»esclama Harry.
Io lo fulmino con lo sguardo, dandogli un bel calcio sotto il tavolo.
«Malfoy?»chiede Remus.
«Harry blatera...adolescente! Non farci caso, perché, ragazzino, non vai a pomiciare con quella bambinetta che ti piace tanto? Mh?»

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