3.47
Avete presente quella sensazione di malessere interiore? Ti coglie piano piano... ti senti in gabbia, e non sai se dipenda più dagli altri o da te. Ti senti in colpa se lo manifesti ma ti senti ancora più in colpa se non difendi te stesso. Se non ti esprimi, se non rendi giustizia al tuo "io", alla tua dignità.
"Lascia andare", "lascia scorrere", cosa resta dopo? Cosa c'è dopo? Non sempre si vive meglio e non sempre si vive peggio.
È una moneta lanciata in aria, è un rischio, il prezzo da pagare potrebbe farti impazzire: ma non è questo forse il valore della vita? Ne vale la pena?
(Meg)
No, non ne vale mai la pena se per buona parte della tua vita hai messo gli altri al primo posto e sei convinta che i tuoi sentimenti possano essere sacrificati a favore del bene altrui.
Sì, ne vale la pena, farsi valere, soprattutto se hai un dolore grande che ti porterai dentro per sempre.
Ma io sono andata troppo oltre, come sempre non riesco a misurarmi, spesso sono l'opposto del termine equilibrio.
Se prima da un lato avrei voluto provare qualcosa, adesso mi sembra quasi una speranza folle.
Il senso di colpa ha fauci per nulla misericordiose.
Si insinua sotto la carne, fagocitando le membra strato dopo strato, ti soffoca!
Il connubio responsabilità-senso di colpa ha il medesimo peso della volta celeste sorretta da Atlante.
Ma le mie spalle non sono più così indistruttibili, ho passato gli ultimi due anni e mezzo a sorreggere qualcosa che forse non avrei dovuto.
Non spettava a me... me l'avrebbe detto chiunque avesse conosciuto la mia storia.
Ma Harry è il figlio della mia migliore amica, non ho fatto altro che pensare al suo benessere da quando l'ho visto, ho provato a proteggerlo da tutto e tutti.
Lily avrebbe fatto la stessa cosa...
No, Lily non avrebbe pensato anche alla sua vendetta, non avrebbe fatto la puttana in giro tra questi ragazzi, non avrebbe tradito il ricordo di suo...
Ho tradito Sirius.
L'ho tradito l'istante in cui ho baciato la prima volta Draco, il momento in cui ho permesso a Ron di toccarmi...
Lo sto tradendo ancora...
Lui era l'uomo della mia vita, l'amore della mia vita.
Come posso piangere per un altro? Il mio cuore batteva solo per Sirius, eppure provo delle cose per Draco.
Come ho potuto dimenticarmi di Sirius così? Come ho potuto non pensare solo a Harry? Era mio compito.
Ho completamente dimenticato le mie scorte di veleno, ma perché, poi?
A cosa stavo cercando di diventare immune?!
Io non posso cambiare i miei sentimenti per Draco...
Voglio credere che tutto ciò che ho perso non è stato invano... voglio credere che Draco ne valga la pena.
Ho sofferto troppo, Harry capirà...
L'ho tradito... ho tradito Sirius e ho tradito il nostro bambino.
«BASTA CAZZO!»tiro un pugno allo specchio del bagno delle ragazze.
Il mio riflesso frantumato ritrae un volto pallido e provato, come se di colpo fossi finalmente invecchiata di dieci anni.
Il sangue sulla mano fa fatica a sparire, ma lo lascio scorrere sui miei piedi nudi, sono quasi viola e un po' arrosasti intorno alle unghie.
In effetti sono stata a contatto col marmo gelato per un sacco di tempo, eppure questa reazione della pelle non ha un aspetto normale. Mi sembra esageratamente...mortale.
Schivando il vetro mi sporgo verso l'enorme finestrone, che affaccia sul cortile.
È giorno oramai, il sole risplende sul campo di Quidditch.
«La partita...lui ci teneva e adesso...»
Non ho scelta, se fino a poche ore fa ho evitato a tutti i costi Draco, adesso ho un motivo in più per andare da lui.
Schiocco le dita per cambiare i miei abiti, ma qualcosa non va, è come se la mia magia fosse addormentata.
«Ma che cazzo- Non facciamo scherzi!»
Riprovo, ma niente.
Forse sono stanca? Non ho dormito, però ho trascorso periodi molto più lunghi senza sonno.
«Adesso mi concentro.»chiudo gli occhi.
"Lui ha il mio diadema, devi ridarmelo, Megan, devi ridarmelo!"
Li riapro ma non vedo niente, tutto è blu come una grossa fetta di universo senza l'ombra di una stella.
La mappa l'aveva la figlia della fenice, senza non vedi lo schema.
Sento una scarica lungo la schiena, come se stessi per morire spezzata a metà, alla stregua di una baguette.
Aveva un'intelligenza gemellare, la parte cattiva ha preso il sopravvento.
La voce che sento è antica, ma non troppo, come se risalisse a un'epoca medievale, una donna, giovane.
La figlia più grande ha la mappa. Non puoi leggerla, serve il diadema. E quando il caos verrà partorito, esso potrà fare ordine. La sofferenza cesserà se stessa costellandosi di sentimenti mai espressi. Senza diadema, non nascerà, devi distruggerlo, puoi farlo solo tu!
È stata l'ultima frase prima che lo specchio si ricomponesse poco prima di aver riacquistato la vista abituale.
«Devo... dirlo ad Albus.»
Cosa vuol dire tutto ciò? Cosa intende per caos? O chi? E sopratutto perché trovare qualcosa che può aiutare la creazione del caos?
È come se dentro di me sapessi già la risposta. Ma è qualcosa di totalmente assurdo che decido di rallentare e farmi prima di tutto le domande giuste.
Quale schema posso usare per vincere questa maledetta Coppa delle case?!
Indietreggio e vado verso l'infermeria, devo subito parlare con Draco e dirgli cosa ho intenzione di fare.
Autocommiserarmi non porterà a nulla, devo agire anche se ho un dolore lancinante, perché non ho mai rischiato così...
Correndo, supero i miei compagni tra i corridoi, che giustamente mi vedono avanzare scalza, ma ancor più giustamente non si sorprendono trattandosi di me.
Meg, sei sicura? Vuoi davvero far sul serio con lui?
Ma la risposta è nelle mie azioni, sto andando verso il suo letto, in silenzio, poiché gli altri nei letti accanto dormono.
Draco mi guarda un po' confuso, ha le occhiaie, e le labbra un po' violacee, ma sembra che le garze che proteggono le ferite gli allevino le sofferenze.
«Meg? Meg? Che ci fai... qui?»mi guarda speranzoso ma anche sbigottito.
Mi siedo accanto a lui sul letto che scricchiola, e gli prendo la mano, la sua stretta è decisa ma decisamente debole.
«Mi dispiace, io... io non volevo lasciarti soffrire da solo, ti giuro. Ho avuto paura, tanta paura, io mi sono pietrificata, non potevo perderti. Sei troppo importante.»deglutisco accarezzandogli i capelli biondi e lui sembra rilassarsi sotto il mio tocco.
«Sto bene, adesso sto proprio bene.»
Sorrido e mi avvicino per baciarlo, lui ricambia ma sorride talmente tanto che il bacio dura poco.
«Stai arrossendo, Meg.»
Scuoto la testa, e mi copro gli occhi.
Mi sento leggera rispetto a prima, tutti i problemi che mi sono posta, le domande senza risposta, la sensazione che... tutto svanito.
Non mi ricordo nemmeno perché ci ho messo così tanto tempo ad andare da lui.
«Che hai fatto alla mano?»domanda.
«Oh...non ti preoccupare, mi passerà, anzi, ne approfitto e prendo una di queste garze.»afferro il pezzo di stoffa sul comodino imbevuto di incantesimo guaritore e l'avvolgo sulla parte contusa.
«Pansy ha fatto un ottimo lavoro.»
Draco si guarda il busto e alza le sopracciglia.
«Sì, mi ha ricucito qui e lì, e poi mi ha fatto sparire qualche taglio, dopo non si reggeva nemmeno in piedi.»
«Adesso dov'è?»
«Blaise l'ha portata a letto, spero possa dormire.»
Annuisco, in effetti Pansy non si è fermata un secondo, ha dato tutte le sue energie qui dentro, dev'essere distrutta.
«Anche tu dovresti dormire.»mi dice accarezzandomi delicatamente una guancia.
«Non ci riesco. Io non ci riesco senza di te... credo di non riuscire a dormire più da sola.»ammetto, e non pensavo di riuscire a dirlo a voce alta.
Di colpo sento i miei diciassette anni appartenermi di nuovo, ed è una sensazione molto singolare.
«Stenditi qui, e prova a chiudere occhio.»Draco mi fa spazio, un po' a fatica, dopodiché mi stendo accanto a lui, con la testa sul suo petto, senza fare troppa pressione per non fargli male. Lui mi cinge con un braccio, e inizia a far scorrere le dita sulla mia spalla.
«Ti amo.»sussurra.
Sbadiglio, e gli occhi mi diventano molto molto pesanti.
«Anch'io, anch'io ti...»
Mi risveglio sentendomi una gamba completamente indolenzita, e non respiro. Il motivo è che sono sott'acqua, su un letto di viscide alghe, e intorno a me il nulla, non posso nuotare, perché la gamba che non riesco a muovere non esiste. Sento la sabbia stretta nelle mie mani come se volessi aggrapparmi disperatamente, avverto una paura incontrollata e voglia di urlare, ma più urlo più faccio fatica a respirare, e immediatamente provo comunque a nuotare e risalire a galla, ma qualcuno mi tiene per la caviglia sinistra.
Girandomi urlo ancora, non appena scorgo il volto pallido e incavato di un ragazzo sui diciotto anni, con i capelli neri e gli occhi spenti. A sua volta viene tirato da alcune creature terribili, oscure, ma non riesco a vedere perché il ragazzo mi spinge in superficie.
«Tu puoi salvarti, non diventare come me.» non apre bocca, ma lo sento nella mia testa, forte e chiaro, la voce di Regulus Black che mi sprona a sopravvivere.
«MEGAN! MI STAI SPAVENTANDO!»
Draco mi riporta alla realtà, e mi sveglio definitivamente, in un bagno di sudore stavolta, e grata di respirare aria.
«Scusa... io...»
Io cosa?
Ho sempre fatto sogni molto vividi sin da bambina, premonitori oppure che riguardavano cose successe in passato. Ma Draco non può saperlo.
"Ho sognato il tuo... ehm prozio? Prozio Regulus morto! Annegavamo insieme! Ah e io in realtà sono morta a diciassette anni per mano di tuo padre. Tutto in famiglia, EVVIVA!"
Che situazione del cazzo!
«Ho avuto un incubo...»mi metto una mano alla gola, Regulus quindi è morto così? Annegando? Ma cosa l'ha portato lì? Dove precisamente è avvenuta questa tragedia...? Sirius non l'ha mai saputo.
È tutto così confuso, infinitamente confuso, la testa mi duole terribilmente.
Draco mi abbraccia e mi asciuga con la mano il sudore dalla fronte.
«Capita spesso anche a me.»
«Mi ricordo, tuo padre.»bofonchio tentando di riprendere sonno.
«Già... e pensare che solo mia madre verrà alla partita.»
Sgrano gli occhi e nel mio stomaco si proietta un trapano invisibile.
«Come? Tua madre sarà qui?»
«Te la farò finalmente conoscere, lei non è come mio padre.»
Di male in peggio.
E adesso come faccio? Non posso più evitarlo. Narcissa mi riconoscerà e io non potrò negare più.
«A proposito della partita... tu non puoi giocare in queste condizioni. Volevo dirti che io me la cavavo nella mia vecchia scuola... posso sostituirti.»
«Ehm, non conosci gli schemi, e poi non sarà strano giocare contro i tuoi amici?»
«Ma io lo faccio per te, so che ci tieni e so che non puoi stancarti... non ho più molto da dire agli altri oltretutto.»
«Come mai?»giocherella con i miei capelli e i suoi occhi chiari sembrano seriamente preoccupati.«Per Harry?»
«Sì, non doveva farti del male, e accusarti ingiustamente. Non aveva il diritto. Ma non è questo ciò che mi spinge a giocare come ti ho già detto.»
«Quindi... tu mi credi?»
«Mi fido. Ho fiducia in te, so che non lo diventeresti mai, e so che non sei come tuo padre.»
Draco mi guarda impassibile, si limita ad annuire in modo sicuro, per poi baciarmi lentamente.
«La partita è domani, Blaise ti sarà d'aiuto. Come farai a memorizzare lo schema senza nemmeno provarlo?»
«Oh, non preoccuparti, ho i miei metodi. Adesso dormiamo che domani devo vincere la Coppa delle Case.»
Non ho la più pallida idea di come farò, ma almeno senza Narcissa potrò lavorare indisturbata.
Mi chiedo solo come sarà possibile giocare dopo anni di fermo, fortunatamente è in pomeriggio, quindi ho tutta la mattina per prepararmi.
Ho avuto un'idea orrenda, veramente brutta da irresponsabile!! Sono una sciocca se credo di riuscirci. Ma perché mi prendo queste responsabilità.
Mi torturo le mani mentre attendo che Blaise Zabini mi apra la porta di camera sua.
Me lo ritrovo alle spalle un po' assonnato, ma sempre impeccabile.
«Ti serve qualcosa?»domanda sorpreso.
«Al dire il vero... Giocherò al posto di Draco, e tu mi aiuterai.»sorrido.
«Non sai giocare a Quidditch, Cooper, Draco lo sa?»
Sono tentata... gli sto per ridere in faccia.
«Lo sa. Sa che posso vincere, so giocare, ok? Mi serve solo il tuo schema o comunque che tu mi faccia parlare con il resto della squadra.»
«Megan, tu mi stai simpatica, sei carina, non lo nego ma ora mi sembri solo un po' megalomane. Non puoi farlo, Theodore può sostituirlo ok?»
«L'unica cosa che Nott sa afferrare sono i sederi delle ragazze che si porta in camera. Gioco io, lui si fida.»gli prendo la mano e lo guardo dritto negli occhi.«Anche tu mi stai simpatico, nonostante ciò che hai fatto alla mia amica Hermione.»
Blaise sorride beffardo ma non si stacca dal mio contatto, anzi mi stringe la mano.
«Se Draco si fida, lo farò anch'io.»ricambia lo sguardo solenne e lascia la presa.«E per la cronaca, mi dispiace per Hermione, non volevo illuderla, è stato uno scherzo stupido, non si ripeterà mai più.»
Annuisco compiaciuta.
«Ne sono sicura, perché ti distruggerei stavolta. Comunque, Pansy?»
Blaise abbassa lo sguardo e si aggiusta la cravatta, «Andiamo dagli altri e non preoccuparti, sta bene.»
Lo seguo per i corridoi del dormitorio, fino ad arrivare alla sala comune e finalmente mi siedo sul divanetto, sestando stupore da parte degli altri giocatori.
«Lei mi ha quasi ucciso.»
«La seconda volta è quella buona se mi fai incazzare Theodore.»cantileno mentre mi guardo le unghie.
«Lei sarà la cercatrice. Quindi porta rispetto Theo.»Blaise gli massaggia energicamente una spalla.
«Dunque, posso vedere lo schema?»chiedo rovistando tra le carte sul tavolo.
Lo strategia di gioco che trovo non è male, anzi mi sorprendo della bravura.
Ma noi Grifondoro abbiamo sempre l'effetto sorpresa, quindi servirà qualcosa di più sorprendente o almeno più efficace.
Prendo una matita un po' sbeccata e faccio le dovute modifiche, sotto lo sguardo attento di Blaise e gli altri meno Nott che invece resta in un angolo a scrutarmi con un disprezzo chiassoso.
Blaise mi consegna la divisa di Draco, e la cosa mi fa un effetto molto strano, infatti quando resto da sola in camera, la fisso senza indossarla.
Dubito che i suoi scarponi possano adattarsi a me, magari posso provarci con un incantesimo.
«Si può?»la voce familiare di Remus mi distrae e mi volto verso la porta semiaperta.
Appena lo vedo gli corro incontro, abbracciandolo.
«Ti sei alzato!»
Lui ricambia l'abbraccio un po' dolorante e poi entra in camera.
«Siediti, scusa il disordine.»prendo la mia spazzola e tutte le forcine che riesco a trovare.
«Ho saputo da Dora che giocherai al posto di Malfoy.»
«Sì, gliel'ho detto qualche ora fa.»rispondo mentre tengo tra i denti una delle numerose forcine, poiché ho le mani impegnate a raccogliere i miei capelli in uno chignon.
Remus mi guarda preoccupato, si bagna le labbra e guarda la divisa di Draco.
«I tuoi amici lo sanno?»
Sbuffo e mi giro verso lo specchio dandogli le spalle.
«Harry te l'ha detto, o di nuovo Dora?»
«Che ti succede Meg? Non è da te.»
Resto immobile per un po', lasciando cadere i capelli che ho provato a fermare, la sua affermazione mi spiazza.
Lentamente mi volto e mi avvicino, sedendo nuovamente sul letto accanto a lui.
«Onestamente Remus, cosa di tutto questo è da me? Sono cambiata te l'ho detto, credevo tu mi capissi.»
«Tutti ti capiscono, chi ti vuole bene ti capisce. E io penso che tutti siamo bravi a tingerci i capelli e iniziare a fumare, quello che non è da te è arrenderti con le persone che ami. Non l'hai mai fatto Meggie.»
Sospiro e scuoto la testa«Se significa rinunciare ad essere finalmente felice mi dispiace ma è esattamente ciò che farò. I miei amici non capiscono quanto io tenga a Draco. Quando Harry è stato con Pansy-»
«Sei stata un po' perfida con lei.»
«Ero seriamente preoccupata, ma ho imparato ad accettarlo, perché lui era felice. E devo ammettere che non è così male lei. Ci ha salvato il culo più volte.»
«Sì, lei è una brava ragazza nonostante tutto, e sono convinto che anche Draco lo sia, ma Harry è accecato dall'odio. Non gli voglio dare torto, la famiglia Malfoy è... pericolosa. Ma lui vuole solo proteggerti.»
«Io non devo essere protetta, so cavarmela, ma sono felice con Draco, per la prima volta dopo...»la voce mi muore in gola e mi mordo il labbro superiore.
«Lo so, lo vedo. Ma secondo me tu stai scappando da qualcosa. Chi e in pace concilia tutte le sfaccettature di se stesso, non si sente scisso.»
«Ho dovuto, per Harry sto tradendo Sirius. Ma non è così.»
«Con te stessa sei felice?»
«Certo.»mento e lui se ne accorge perché ridacchia e si alza.
«Tu hai l'aria di chi deve far pace con se stessa, con il proprio passato. Draco ti rende felice, ma quando sei da sola? Tu sei in costante movimento di pensiero. Tu devi sentire, non pensare. Comunque assisteremo, io e Nymphadora, e faremo il tifo per te.»
«Remus...»vorrei dirgli del sogno che ho fatto, ma a cosa serve? Non porta a nulla, solo ad un'altra triste notizia di tanto tempo fa.«Io non mi sarei mai arresa con te, anni fa, ti ho sempre voluto al mio fianco. Spero che tu questo l'abbia percepito.»
Lui ha gli occhi lucidi, e cerca di non guardare nella mia direzione.
«Questa sensazione che c'è qualcuno che combatterà sempre per te mi ha salvato molte volte. Adesso ti lascio alla tua preparazione.»
Alzo un po' le sopracciglia e lo osservo mentre esce dalla mia camera.
Adesso resterò sola, di nuovo, con i miei pensieri, spero di uscirne viva.
Un'ora dopo mi ritrovo negli spogliatoi, mentre mi sistemo la divisa serpeverde da Quidditch, tiro fuori dal borsone la stessa identica divisa ma Grifondoro, la mia. So che è rischioso che se qualcuno la vedesse sarebbe strano. Ma voglio indossarla sotto questa verde. Vedermi con i capelli diversi che spiccano sul rosso della maglietta mi provoca disagio. Non riesco ad essere una cosa sola con me stessa e se mi ci soffermo potrei impazzire.
Finisco di vestirmi e rinuncio a modificare gli scarponi, quindi resto con i tacchi, tanto si agganciano meglio sui fianchi della scopa. Metto il casco che ho trovato nel ripostiglio e che il professor Lumacorno ha insistito che indossassi.
Sono praticamente in campo quando la professoressa McGranitt annuncia che bisogna che i capitani si stringano la mano.
Giocherò contro Harry e contro la mia casa. James Potter mi rincorrerebbe con una cucchiarella per tutto il prato, oppure tiferebbe a squarciagola.
Quando vedo il volto di suo figlio mi assale il terrore che sto davvero deludendo tutti.
Gli occhi verdi sono spenti, giudicanti e annoiati, noto subito che ha le lenti a contatto. In prospettiva incontro lo sguardo di Pansy che è pronta a fare il tifo con le altre serpeverde in prima fila, mi sorride debolmente.
Minerva percepisce la tensione e non insiste oltre quando vede che Harry non tende la mano.
«Che vinca il migliore.»si limita a dire guardando prima lui poi me.
E la partita ha inizio, salgo sulla scopa trovando immediatamente l'equilibrio, cerco Blaise che da cacciatore esperto non esita a fare il suo lavoro nell'immediato, l'unico anello debole è Goyle che sembra stia dormendo.
Così non va bene.
Ginny è troppo forte, sembra un'anguilla in cielo e copre perfettamente Harry, che non riesco a scrutare.
Con questo casco non nascondo che un po' inizio a sudare, e non mi capita spesso.
Il brusio degli spettatori è un po' soffocante, non distinguo le voci, non so nemmeno chi stia commentando la partita.
Mi sento come in un sogno, come in un universo parallelo.
Guardo in basso e noto che sugli spalti c'è Albus Silente che mi guarda. Non ho ancora parlato con lui e questa cosa mi mette solo altra agitazione.
È come se mi stessi esibendo, il punto è che non sto interpretando nessuno. Sono solo me stessa.
Rimango concentrata sulla mia scopa e mi accorgo del boccino, è proprio alle spalle di Ginny. Faccio segno a Goyle di distrarla, sperando che capisca.
Mi sposto verso destra assicurandomi che anche Blaise possa assistere in caso quel zuccone del suo amico non comprenda i segnali.
Fortunatamente Goyle coglie l'intento e manda fuori strada la piccola Weasley impegnata con un bolide.
Mi fiondo verso il boccino, che non smette di dimenarsi, però Harry mi raggiunge.
Lo vedo così scontroso e immensamente concentrato. L'istante che perdiamo a guardarci è ciò che serve al boccino per volare di nuovo via.
Qualcuno dalle tribune urla"SIETE MATTI?!"
Mi tremano le mani e questo non va bene.
Afferro saldamente il manico di legno e mi dirigo verso Theodore che tortura il malcapitato della squadra avversaria respingendo pluffe e coprendo la porta.
Il portiere mi guarda preoccupato e questo gli costa un bel goal, se ci fosse stato Ron non sarebbe stato meglio.
«MEG! CONCENTRATI!»mi urla Zabini sputando saliva e grondando sudore, mentre la professoressa urla il punteggio e tutti i serpeverde esultano.
«Theodore, devi coprirmi le spalle mentre arrivo al boccino.»
«Potter è forte!»urla spostandosi verso il basso, così da schivare un colpo bello pesante.
«Io sono più veloce. Fidati di me, Nott.»
Vincent Tiger è proprio un imbranato, è un ottimo diversivo per Katie Bell, che aleggia imprecando per un lato del campo.
Sono tutti occupati, e io, seguita da Nott corro alla ricerca del boccino.
«THEO TORNA AL TUO POSTO!»urla Blaise, ma entrambi lo ignoriamo.
Sorpresa dal fatto che Nott mi dia retta, aumento la velocità proprio in traiettoria del boccino.
Harry è quasi arrivato e Theodore gli sbarra la strada con un'insistenza quasi rancorosa.
Forse ho una sottile ironia, ma che posso farci?
Il cielo pare annuvolarsi inspiegabilmente, la pioggia scende rumorosa e mi giro per un secondo a guardare Harry, la persona che per me è la più importante che si trova in difficoltà seria.
Una madre non si comporterebbe così, lo so. Ma io non sono sua madre.
E se voglio vincere, se voglio davvero vincere non posso farne una questione personale, non più.
Mi volto subito e il boccino è ancora davanti a me, fermo.
Come se non aspettasse altre mani che le mie, come se fosse lì piazzato di proposito.
Allungo la mano e procedo verso la pallina d'oro volante, che risplende contrastando l'oscurità delle nubi piangenti, mi suda la fronte e perdo il casco che vola giù, spero che non acciacchi nessuno.
Una manciata di terra mi imbratta sulla destra, schizzandomi il fango sulla divisa, fino alla gota. La furia della scopa di Katie Bell, liberatasi dell'inetto Tiger, mi intralcia.
Di slancio mi butto all'indietro, ignorando l'imminente ricordo della mia paura dell'altezza. Fuggire dalle proprie paure a volte ha i suoi vantaggi.
Lo sgomento generale accompagna la mia caduta libera, e il panico negli occhi di Blaise svanisce quando si accorge di cosa sto facendo.
Katie preoccupata si ferma sbirciando, ma le nuvole le coprono la visuale, e vale lo stesso per Harry e Theodore.
Mi tengo salda la scopa al petto, devo cadere ancora un po' per darmi la spinta in aria, solo un altro po'.
Raggiungo le facce scombussolate di Pansy, Hermione e Ron doloranti ancora sugli spalti, fradici di pioggia nonostante gli ombrelli.
Guardo di nuovo in alto, c'è una piccola luce, un tunnel impercettibile in tutta quella oscurità lassù.
Mi sono rotta un tacco, almeno credo, perché se sposto il mio piede verso il lato di poco ho la sensazione di cadere.
Alla mia sinistra c'è Draco, seduto su una sedia a rotelle, mi guarda tranquillo. Anche lui ha capito.
Ritorno a guardare su e smetto di cadere, inclino la scopa sul davanti mantenendo lo slancio forte di prima. Sento l'adrenalina scorrermi nelle vene delle gambe e nelle braccia, mi sento umana, viva, la sensazione che sta funzionando, che sto risalendo con tutta l'energia in corpo.
La pioggia quasi mi fugge all'inizio, non vuole che io sia sua nemica, che il fuoco nella mia pancia possa spegnerla, dunque preferisce una danza leggera su di me, abbastanza leggera da non coprirmi la visuale.
Riesco a sentire di nuovo le voci dei miei compagni di squadra, qualcuno urla il mio nome ancora ignaro del fatto che stia risalendo, e qualche battito di ciglia dopo eccomi lì, che spunta da una nuvola, e quando mi volto verso gli occhi impauriti della mia avversaria Katie ho il boccino d'oro in mano e il cielo non è più coperto.
Il brusio si acquieta, immagino solo le facce dei miei compagni, e della squadra che ha perso.
Guardo il boccino e sento una stretta alla mia pancia e al mio petto... caccio un urlo.
Un grido di vittoria, che riaccende la confusione generale.
Sono anni che non provo questa sensazione.
«SERPEVERDE VINCE LA COPPA DELLE CASE!»al pronunciare di queste parole tutta la mia squadra urla, esulta e si avvicina a me per congratularsi.
Lentamente scendiamo a terra e io sventolo in aria quella pallina minuscola, sorridendo, anche se sono un po' sbilenca per via di un tacco.
Pansy corre verso di me, senza preoccuparsi di sporcarsi di fango, mi stringe forte, e lei non abbraccia quasi mai.
«ABBIAMO VINTO!» Blaise e Theodore mi prendono in braccio, lanciandomi in aria e riprendendomi.
I miei occhi si posano sugli spalti, Remus e Tonks applaudono eccitati, Minerva segretamente e Albus sorride compiaciuto.
Lumacorno quasi inciampa nel mantello per stringermi la mano, e Severus annuisce discretamente.
Quando mi mettono giù guardo fin sopra le tribune in alto, e mi sembra di vederli tutti lì... i miei vecchi amici, James, Lily, Regulus... e ovviamente il mio Sirius.
Resto imbambolata, a guardare i suoi occhi che traboccano di orgoglio e mi invitano a godere del momento. Così mi volto e le loro figure spariscono, tornano a custodirsi nel mio cuore.
Mi pulisco la terra dal viso con una mano e vado verso i Grifondoro.
Hermione, Ron, Ginny e perfino Katie si congratulano con me, anche se è evidente l'imbarazzo con i primi tre.
Quando Bell si allontana, Ginny mi prende la mano.«Risolverete, ne sono sicura.»
«Noi ti vogliamo bene, giusto?»aggiunge Hermione girandosi verso Ron.
«Certo.»lui sorride e io ricambio.«Anche se non condividiamo la tua scelta, ma il bene non cambia.»
Sospiro, e purtroppo l'ultima sua frase comunque non mi rasserena.
Indietreggio e mi scontro proprio con Harry.
Non mi dice una parola, anzi stringe le labbra e mi guarda con disprezzo, soprattutto quando mi si avvicina Draco.
Scuoto la testa e lascio che si allontani, poi finalmente mi rivolgo al mio ragazzo.
«Sono fiero di te, anche se l'effetto sorpresa poteva costarti.»mi prende la mano e me la bacia.
«Ma tu ti sei fidato di me.»mi abbasso un po' e lo bacio sulle labbra.«Laveremo questa divisa, sono certa che tornerà come nuova.»mi indico.
Draco annuisce distrattamente e stringe le labbra come se stesse aspettando un mio silenzio per comunicarmi qualcosa che mi agiterà.
Dalla sua espressione mi rendo conto di quanto io effettivamente mi stia esponendo con lui, farmi conoscere implicherà che potrebbe precedere tutte le mie mosse.
«Cosa vuoi dirmi?»
«Meg, vorrei presentarti mia madre, Narcissa.»
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