3.46
Flashback
Leggiadra e felice Meg scese le scale del dormitorio, per unirsi ai festeggiamenti, mano nella mano con Sirius.
I quadri li canzonarono, ma alcuni acclamavano la vincitrice, con una gioia sonora.
I capelli mossi della giovane cercatrice erano sciolti e tenuti pressoché fermi da un cerchietto di fiorellini rossi.
La Sala Grande era addobbata a tema Grifondoro, ovviamente, e la coppa delle case risplendeva aurea al centro del lungo tavolo. Su di essa, dei piccoli leoni incantati danzavano quasi come se si rincorressero in tondo.
James prese Meg in braccio sollevandola per la felicità.
«PICCOLA GOLD! PICCOLA GOLD!»
Sirius scoppiò a ridere, vedendo quella scena.
«JAMES! MI FAI CADERE COSÌ!»
James lasciò la presa e diede un bacio a Lily facendole fare il casque.
Lily sconvolta, arrossì, ma non disdegnò il gesto.
Ariana si avvicinò, con uno sguardo divertito.
«Ho notato che la casa dei Serpeverde non è qui, saranno con la coda tra le gambe immagino.»
Sirius abbassò lo sguardo ma poi rise altrettanto, prendendo un bicchiere di whisky incendiario.
«Mio fratello adora questo tipo di attività, chiuso in camera, ferito nell'orgoglio. Proprio come nostra madre.»
Meg non rise, anzi, sentì un tuffo al cuore.
«Oh, non penso, dopotutto mi ha proteso la mano.»
«Apparenza.» bofonchiò Sirius «Ci insegnano ad essere damerini presuntosi.»
Ariana non disse nulla, dentro di lei aveva pensieri più importanti.
«Vado da lui...a chiamarlo. Magari anche gli altri verranno.»
Sirius si versò un altro bicchiere, dopotutto, parlare di suo fratello gli faceva un po' male.
«Non rimanere delusa, poi.»
«Non bere troppo...»gli prese la mano «Tranquillo, è anche un modo per coinvolgere tutti ad unirsi a noi, come le altre case.»
In parte era vero, ma in parte Meg voleva rivedere Regulus, sentiva che doveva farlo..
L'eccitazione, l'adrenalina per la vittoria, l'avevano messa di buon umore e in pace col mondo. Dentro di sé capii di avere anche la forza di provare un'ultima volta a farlo ragionare, a fargli capire che nonostante fossero per ideali nemici, ci teneva.
Ma avrebbe avuto la stessa forza di lasciarlo andare se lui avesse dimostrato ancora una volta indifferenza o distacco?
La professoressa McGranitt la fermò prima che Gold uscisse dalla sala.
«Gold, dove pensi di andare? TRA POCO C'È IL BRINDISI!» era sovraccarica di energia positiva, e agitava un calice con qualche alcolico.
«Professoressa, vorrei coinvolgere i nostri compagni serpeverde-»
«Oh bene, ma FAI PRESTO!»
Questo cambio di tono di Minerva la spaventava e la divertiva al tempo stesso, poteva far gara a James.
Senza ulteriori indugi scese nel sotterraneo Serpeverde. Per la parola d'ordine non fu un problema, Lumacorno non esitò capendo le intenzioni.
Quel dormitorio era così buio, e angusto, ma qualcosa l'attirava, anzi, l'attraeva.
Subito la pervase un odore molto forte, appena varcò la soglia della sala comune.
Nessuno si accorse di lei, qualcuno le scoccò un'occhiataccia, ma sembravano tutti troppo... allegri...
Forse era la cosa che emanava quell'odore a renderli così. Le luci psichedeliche non aiutavano di certo, prodotte da una sfera specchiata a forma di medusa verde, minacciosa e affascinante al tempo stesso.
La musica era molto forte, ma non era un tipo di musica ballabile, era più sensuale, provocante.
Barty era stravaccato su un divanetto, con un ragazzo accovacciato di fronte a lui.
Non appena capì la situazione Meg arrossì di colpo, distolse lo sguardo ma era troppo tardi.
«Abbiamo la vincitrice.»ghignò Crouch cacciando fuori il fumo da un oggetto simile alla sigaretta.
L'odore proveniva da quel fumo, che tiravano fuori anche altre persone, alcune svenute per giunta.
«Cerco Regulus Black.»disse Meg nervosamente.
Barty rise sonoramente, poi gemette «Questa roba non mi fa sentire niente, cazzo!»spinse con violenza via il ragazzo che per tutta risposta vomitò sul pavimento.
Meg si tappò il naso, inorridita.
«Conosco la strada della camera, non disturbarti.» liquidò la questione, e avanzò.
«Non ti fermo mica.» Barty alzò le mani sudice di chissà cosa e si affogò quasi per ridere, non si scomodò nemmeno ad allacciarsi i pantaloni.
Meg svoltò velocemente verso la camera di Regulus, dovette scavalcare un paio di persone svenute e qualche coppia che si strusciava nei corridoi, ma finalmente arrivò.
Sentiva un vociare dalla porta, e bussare non le sembrò mai così difficile come in quel momento.
Intimorita da un suo sguardo o peggio da un sorriso fasullo.
Bussò, decisa ma non troppo forte.
«Non ora Barty.»la voce di Regulus sembrava un po' affannata, ma Megan non notò molto la differenza.
Bussò di nuovo «Sono...Megan.» disse con una voce fuori dal suo corpo, come se si stesse rivolgendo a un completo estraneo.
Sentì silenzio, un silenzio tombale, provenire da quella stanza.
La porta si aprì.
«Reg... io-»
Regulus aveva la camicia semi-sbottonata, e le labbra umide, per non parlare dei capelli arruffati.
La guardò un po' pietrificato un po' perplesso, poi lasciò che la porta si spalancasse, rivelando la figura seminuda di Vanessa Zabini.
La pelle scura della ragazza faceva risaltare i suoi occhi azzurri, e le ciocche bionde intrecciate ai capelli nerissimi.
Meg osservò la scena per pochi istanti e deglutì, era in imbarazzo.
Fissò Regulus negli occhi cangianti di lui.
«Io... Volevo... volevo... Ehm io-»
I suoi occhi andavano dal letto una volta perfettamente ordinato del ragazzo alla camicetta gettata in terra di Vanessa.
Regulus si accigliò, e chiuse la porta dietro di sé, scusandosi con la ragazza.
«Che succede, non ti senti bene?» domandò a Megan, un po' stordita dall'ambiente.
Pensò a lei e Sirius stretti l'uno all'altra nel letto poco prima, Regulus stava evidentemente facendo lo stesso con quella ragazza.
Beh almeno in tutto quel casino con la famiglia poteva avere una distrazione... Magari si sarebbero sposati e anche lui sarebbe stato felice con Vanessa.
Il pensiero le fece piacere, si augurò che lui potesse avere una vita tutta sua.
La mente le galoppava sempre troppo veloce, forse più della realtà.
«Io... ecco mi chiedevo se volessi partecipare alla festa... con tutti gli altri insomma, ma vedo che sei impegnato.»concluse Megan, balbettando.
Regulus scosse la testa, e la prese dal braccio.
«Non farti strane idee, non siamo più amici. Niente di personale.»
Meg cambiò subito espressione, e l'imbarazzo si tramutò in quel nervosismo sepolto durante la partita, quella rabbia che aveva provato per quell'aria da presuntuoso.
«Hai già i tuoi amici con cui festeggiare. E hai Sirius, io a cosa ti servo esattamente?»sussurrò, con fare provocatorio.
Meg incrociò le braccia, liberandosi, ma non sapeva cosa rispondere.
«Sei... sei suo fratello.»
«Sì, e lui non ha nemmeno giocato, quindi? Dovrei brindare a te?»sogghignò.
La ragazza scosse la testa«Perché fai così? Non è ancora troppo tardi... possiamo sistemare tutto.»
«Non ho nulla da sistemare, io sto benissimo così. Ognuno di noi ha fatto la propria scelta.»
«Le scelte si possono cambiare!»esclamò Megan.
Regulus la guardò intensamente e le mise una mano sulla guancia.
Lei non sembrò sorpresa per il suo gesto, anzi forse lo riconobbe per ciò che era stato durante la loro amicizia.
«Non sempre, ed è meglio per tutti così.»
«Io credo che si abbia sempre una scelta, non c'è niente di più bello che vivere scegliendo di essere felice, non essere ostaggio del dolore, Regulus. Tu meriti di essere finalmente te stesso, se non vuoi esserlo con noi va bene. Ma allora trova un altro modo, io so che dentro di te c'è molto più di questo, l'ho vissuto, l'ho sentito.» la determinazione della grifondoro spaventò Regulus, come un risveglio naturale nella pancia.
«Non è facile, e non è realistico. Discorso tipico di una ragazzina ingenua. Tu hai la tua felicità? Sirius, no? Bene, dimenticami però, e fidati, che magari anch'io lo sarò. Ho Vanessa.»
«Io non parlo solo di quel tipo di felicità, io parlo di quella in te stesso, sei felice con ciò che fai? Con le scelte che compi? Io non credo proprio. Non puoi essere lo stesso ragazzo con cui... con cui mi sono aperta, tu hai visto i miei ricordi, mi sei stato vicino, io... Sono sicura che tu cambierai idea. Io voglio che tu ci sia al nostro matrimonio.»
Il ragazzo si allontanò di qualche passo, e le diede le spalle.
«Se lui ti vuole non devo volerti anche io. Siate felici, e lasciami in pace.»si voltò di nuovo con gli occhi arrossati.
«Ma...»lei abbassò lo sguardo, tentando di non far uscire nemmeno una lacrima.
«Adesso fuori di qui, goditi la tua vittoria, mio fratello e i tuoi amici.»il giovane alzò la voce.
«Sei detestabile, io cerco di parlarti e tu non fai altro che provocarmi. Fai come vuoi, ma se continui così anche la tua Vanessa ti lascerà solo. Perché sarai tu ad allontanarla, come allontani Sirius e come stai allontanando me!»
«Sì, sono uno stronzo, cosa puoi farci? Non puoi cambiarmi, nessuno può. E tu, Gold, non sei da meno. Ora sparisci.»
A quel punto fu impossibile trattenere le lacrime.
«Piangi, non sai far altro. Non abbiamo più nulla da dirci.»
«Sirius aveva ragione. Mi hai deluso.»
Quell'ultima frase strinse in una morsa il cuore di Black.
Meg andò via, senza voltarsi, il ragazzo la seguì con lo sguardo, e sentì l'odore dei capelli morbidi di lei, contornati da quell'incantevole cerchietto a fiori.
Hogwarts
Pansy Parkinson ha finito i pensieri autodistruttivi, e dunque può dedicarsi finalmente a spegnere completamente la sua coscienza.
Theodore Nott è seduto sui divanetti della sala comune serpeverde, accanto al camino, con il libro di pozioni sulle ginocchia, e un paio di occhiaie leggermente preoccupanti.
«Ah, sei tu?»domanda alzando appena lo sguardo, con le dita che scorrono lungo la rilegatura del tomo.
Pansy si sistema i capelli velocemente, poi si avvicina con rapidità al ragazzo, prendendo il manuale di pozioni.
«Sai, mi mancano le nostre sessioni di studio.»sibila la giovane all'orecchio di Theodore.
Gli occhi cerulei di lui hanno un guizzo un po' malizioso.
«Non avevi dato l'esclusiva a Blaise?»
Pansy deglutì il senso di colpa, è brava a farlo, per poi sputare ragionevoli spiegazioni per le scelte disoneste che continua a compiere.
«O devo aspettarmi che quel morto che cammina di Potter mi prenda a calci in culo?»
«Morto che cammina?»chiede sedendosi a cavalcioni.
Nott sogghigna però scuote la testa, «Modo di dire.»
Pansy annuisce poi inizia a divorargli le labbra impetuosamente.
È uno degli esseri più infimi ma belli della scuola, un mangiamorte segreto ma convinto, in pratica una persona da cui tenersi estremamente alla larga.
Theo è molto felice della situazione e decide di lasciar fare alla ragazza, senza domandare troppo, l'atteggiamento intimidatorio, la sicurezza di Parkinson l'hanno sempre messo a tacere.
Per lui Pansy è una bellezza inarrivabile, come per Blaise, lei potrebbe averli in qualsiasi istante, e non solo loro.
Sotto sotto potrebbe riavere anche Harry, peccato che non ne è consapevole.
Harry d'altronde è in acqua con la sorella del suo migliore amico, a godersi la serata, con l'adrenalina di essere scoperti e che tutto ciò che sta vivendo può finire da un istante all'altro.
Ginevra è intraprendente, caratteristica che ha sempre affascinato il giovane Potter.
I capelli pel di carota tipici dei Weasley paiono più scuri e gli occhi verdi di Harry scrutano la pelle candida di lei.
«C'è qualcosa che ti preoccupa, Harry.»
«Mh?»
In effetti a parte la spensieratezza, un pensiero fisso non lo molla, il sospetto che Malfoy possa c'entrare con quanto avvenuto.
Meg dice di fidarsi, ma... Harry si ostina a pensarla diversamente, e tutti questi casini non hanno fatto che aumentare la quantità di stress prima della partita.
Ginny nuota verso di lui, e gli accarezza una spalla.
«Sei teso.»
Harry la osserva, immagina per un momento la reazione di Ron se li avesse visti in quello stato e si schiarisce la voce, poi le prende la mano.
«Sto bene, tra poco dobbiamo rientrare.»
Ginny alza gli occhi al cielo e inizia schizzare acqua verso di lui.
«Noioso.»
Harry ridacchia e la prende per la vita.
«E tu sei un po' impertinente. Ti ci vorrebbe un bel tuffo.»
Il calore della mano di Harry sul suo fianco le fa venire nello stomaco una sensazione di protezione, per anni Ginevra ha sognato di ricevere il suo tocco, e per anni ha cercato di accettare il fatto che non erano destinati.
Ma ultimamente tutto sta prendendo una piega molto diversa.
«Facciamo una gara, proviamo a nuotare dove c'è quella roccia, si vede anche un albero.»dice la ragazza indicando il punto.
Harry alza le sopracciglia e si mette in posizione per partire.
«Ci sto.»
I due si tuffano all'unisono sott'acqua, Harry è molto veloce, ma mai mai quanto Ginny, che infatti è in testa.
«Allora?»la piccola Weasley tira fuori la testa dall'acqua, vittoriosa e canzona l'amico, ma questo non risale.
«Harry?! Harry?»Si guarda intorno, e il panico inizia a salire.
Un calore improvviso le insanguina le guance, come se qualcuno l'avesse schiaffeggiata.
«HARRY?!!»
Decide di tornare sott'acqua, e non appena lo fa Harry la bacia, mentre i loro capelli fluttuano nel lago.
In realtà l'intento del prescelto inizialmente è stato quello di afferrarla per una gamba o un braccio, ma non ha resistito e le ha dato questo piccolo bacio.
Ginny risale con il cuore nelle ossa, letteralmente sente il suo corpo pulsare e la grinta abbandonarla lentamente.
Harry la segue e le prende il viso.
«Non dovevo?»
Una domanda però le provoca un leggero mal di pancia: ha davvero smesso di pensare alla Parkinson?
Harry, di contro, non smetterà mai davvero di pensarci, ma lui stesso non lo ammette.
Non scorderà mai il suo primo bacio con Pansy, però in questo momento lei è sfocata nella sua mente, sul palco dei suoi pensieri le si è chiuso il sipario: è dietro le quinte, rannicchiata in un angolo, con i segni sul volto di nostalgica allegria.
L'ha dipinta come una colomba di pace, un ricordo racchiuso nel teatro del suo inconscio.
Pansy tra la stretta rude di Theo, si ripete che spera che Harry non si innamori più, ma al tempo stesso glielo augura. Se ne è andata troppo presto, mentre lui resterà per sempre dentro di lei, non riesce a smettere di pensare che quelle mani siano in realtà le sue.
Ingoiare le bugie, non funziona dall'interno, perché la verità la divora ad ogni respiro, ad ogni gemito che non emette con Harry.
Chissà cosa staranno facendo... se fosse stata la vecchia se stessa avrebbe fatto un brutto scherzetto alla piccola Weasley. Magari l'avrebbe affogata nel Lago per pochi minuti.
Ma avrebbe preferito morirci lei piuttosto che privare Potter di una nuova felicità.
Ginny Weasley si riavvicina e lo bacia lei stavolta, senza indugiare troppo.
«Non diciamolo ancora a tuo fratello, ok? Almeno finché non si riprende.»
Lei lo guarda, imbronciata ed esce dall'acqua.
«Che ho detto?»domanda lui confuso, osservando i movimenti di Ginevra.
«Sono abbastanza grande per queste cose, ho già avuto un ragazzo, no? Che male c'è?»
Harry si gratta la nuca, poi esce anche lui, e inforca gli occhiali appoggiati in riva sui vestiti.
«Mi piace passare del tempo con te, ma non so se ciò...»
«Se ciò? Mh? Ron si lamenta di qualsiasi cosa! E quindi? Non posso limonare con te perché sennò si sconvolge o infrangi qualche patto malato tra voi due?»
Potter scoppia a ridere, avrebbe voluto trattenersi, ma la frase sul patto è stata esilarante.
«Dico solo che... siamo all'inizio, d'accordo? Hey... non vado via, Ginny.»
La rossa passa dal broncio ad un'espressione decisamente inferocita.
«Scusami?! Credi davvero che io abbia paura che non staremo insieme? Ascoltami bene, Harry Potter, io ho una vita oltre te, e come ho detto, ho avuto altre esperienze e non di certo come ripiego perché non potevo averti. Non scodinzolerò per te e non ti sbaverò dietro, avevo undici anni, ma le cose sono cambiate. Sei tu che hai subito inserito nel discorso la questione di mio fratello, io non avevo intenzione di dire nulla perché è stato solo un bacio dopotutto!»stringe i pugni e si infila con rabbia i propri abiti, cercando di non scivolare sul terreno.
Harry sconsolato, la fissa, in imbarazzo, si rimette i pantaloni in silenzio, poi il suo sguardo si volge su una figura incappucciata, seguita dal professor Piton.
Velocemente afferra Ginny, gettandosi con lei sull'erba.
«Ma che cazzo-»
«Shh, guarda!»
«Ma è Malfoy, si è tolto il cappuccio.»sussurra Weasley.
Harry stringe la mascella, guarda caso dopo l'incidente a scuola Draco torna solo ora, troppo sospetto.
«Io lo seguo, è troppo strano, ho la sensazione che possa c'entrare qualcosa.»
«Sei pazzo?»
«Se per causa sua i nostri amici stanno male, devo saperlo.»
«Vengo con te.»il vento le muove alcune ciocche di capelli bagnati, e il viso di Ginny pare quasi selvatico.
Harry scuote la testa.
«No, se finisco nei guai non voglio trascinarti con me.»
«Distraggo Piton.»scuote le spalle la ragazza.
«Ma come? Vuoi farti punire?»
«Dirò che volevo andare da Ron, tanto l'avrei fatto comunque.»
Harry ci pensa su, non può farsi sfuggire l'occasione di cogliere Draco in flagrante.
Draco viene pedinato fino ai bagni del secondo piano, dove è diretto a passo svelto.
Harry senza curarsi di gocciolare ancora dai capelli, lo segue, mentre la rabbia si insinua nella pancia.
Scommetto che non lo dirai a Meg cos'hai realmente fatto.
Pensa a tutti gli scenari più catastrofici, al fatto che Megan ci sarebbe sicuramente rimasta malissimo.
Draco si appoggia al lavandino, guardando se stesso nello specchio.
Il mantello è sul pavimento e poco dopo ci finisce anche la cravatta.
Il senso di colpa lo scortica dall'interno, creare tutto questo diversivo è stata un'idea malata di Diego Parkinson, ma quella di coinvolgerlo è stata sua, e comunque il piano è fallito.
Ma ora Piton gli stava addosso ancora di più, seriamente preoccupato per la salute del ragazzo.
Draco, infatti, non è più uno solo, ma è un doppio di se stesso, diviso tra la sua vita scolastica, la sua relazione, gli amici e la sua missione da mangiamorte.
La pozione che ha provocato la trasformazione nei metamorfomagi e nel professor Lupin, è stata un pericolo disumano, forse è stata usata già in passato, almeno così ha sentito.
Ha immediatamente chiesto di Megan a Severus, e ovviamente di Pansy e Blaise.
Tutti incolumi, eppure il sospiro di sollievo non è stato soddisfacente.
Nemmeno Pansy è al corrente della vera vicenda, e non può esserlo.
Draco ha sempre rispettato ed ammirato Diego, il fratello della sua migliore amica.
Freddo, distaccato ma non troppo. Un tipo da "quel che c'è da fare, va fatto".
Ha, praticamente, sganciato una bomba, con un licantropo a scuola, senza preoccuparsi che sua sorella potesse farsi male.
"Pansy se la cava, lo fa di continuo, un lupacchiotto non l'avrà mica fermata."
A queste parole, purtroppo, Draco non è rimasto sorpreso, perché qualche anno prima avrebbe detto lo stesso se fosse stata sua sorella, almeno a parole, poi segretamente l'avrebbe protetta.
Freddo, distaccato... ma umano, ora come ora, il giovane Malfoy, senza nasconderlo, avrebbe mosso colline e castelli per Pansy: lei per lui l'aveva fatto di continuo.
Vuole a tutti costi evitare il pensiero di Meg, e la delusione nei suoi occhi se avesse scoperto tutto.
Come avrebbe fatto a guardarlo ancora negli occhi? Creare un diversivo per uccidere Albus Silente, e comunque fallire.
Non ho nemmeno le palle di essere fino in fondo un uomo meschino.
Scoppia a piangere sbottonandosi la camicia, osservare la propria pelle nuda nel riflesso lo fa sentire ancora più sporco del sangue di cui avrebbe potuto macchiarsi.
I segreti che sa, lo fanno sentire uno straccio striminzito in un cassetto umido, soffocato in se stesso.
«Megan. Meg... perdonami, ti spezzerò spezzerò...»singhiozza.
«Tu devi scordarti il suo nome.»Harry si piazza dietro di lui con un'espressione imbestialita sul viso, gli occhi verdi hanno il luccichio di un fulmine che si getta in mare, spezzando le onde.
Draco si volta, col cuore in gola, riabbottona tempestivamente la camicia, pronto a inventare una bugia.
«Non ci si può nemmeno sfogare in pace?»
«Tu non ti stavi sfogando, Malfoy. Tu ti stavi pentendo per qualcosa che hai fatto... tipo oggi.»
Il ragazzo biondo si passa una mano tra i capelli, socchiudendo gli occhi.
«Torna a fare la nanna, Potter.»
Harry gli punta la bacchetta, non molto certo di ciò che vuole fare.
Malfoy fa lo stesso, prova ad essere agguerrito, ma sembra solo molto stanco.
«Sai che oggi potevano morire tutti? Meg, i tuoi amici...Pansy.»
«Pansy non è più affare tuo, e Meg se permetti è la mia ragazza, e tu stai insinuando assurdità.»
Harry deglutisce, l'affermazione su Pansy non ci voleva, ma del resto l'ha nominata lui.
«Meg è la mia famiglia! Stupeficium!»urla infine, ma Draco lo schiva.
I due continuano a lanciarsi schiantesimi a vicenda senza mai riuscire a colpirsi.
Uno troppo esausto, l'altro troppo arrabbiato.
Cosa spera di dimostrare Harry? E da cosa spera di riuscire a giustificarsi Draco?
L'adrenalina del prescelto però aumenta sempre di più, ogni gabinetto rotto, ogni lavandino danneggiato, non fanno che fomentarlo.
Senza ragionare quella parola letta una sola ed unica volta gli fugge dalle labbra.
«SECTUMSEMPRA!»e stavolta coglie Draco in pieno.
Malfoy stramazza al pavimento di marmo congelato ed allagato dall'acqua sgorgante dalle tubature.
Harry diventa sordo per pochi secondi, cadendo in ginocchio.
«No... no... non così. Non pensavo che...»
Non sa come agire, cosa fare, come aiutarlo.
Si trascina verso di lui.
Tutti quei tagli non smettono di sanguinare, e malgrado si sforzi di tamponare più possibile quelle ferite, tutto è inutile.
Draco è inerme, dentro di sé avverte una pace, ed un enorme rammarico al contempo. Come un uomo anziano sul letto di morte, che non ha potuto dare l'ultimo saluto.
Continua a piangere, anche da dissanguato, quella duplicità del proprio io può finire da un momento all'altro ma a che prezzo?
Meg ho bisogno dei tuoi occhi.
Ginny Weasley dopo essersi giustificata più volte con il professor Piton, finalmente riesce ad avere campo libero, ma vede qualcuno uscire dall'infermeria: Meg.
«Ho controllato come stessero, tu che ci fai ancora sveglia? Devi riposare.»
«Io... beh...»
La ragazza bionda le prende un braccio.«Che stai combinando? Fuga notturna con qualche bel ragazzo? Non lo dirò a Ron-Ginny cosa ci fa affianco a te il patronus di Harry?»
Megan scuote la testa e costringe l'amica a raccontarle tutto.
«È ridicolo, davvero ridicolo!»le due seguono il cervo bianco fino ai bagni del secondo piano.
«Poi voglio sapere che ci facevate insieme di notte.»ridacchia Cooper aprendo la porta.
Ginny lancia un urlo e corre verso Harry, chino sul corpo di Draco e Piton che prova a riassorbire il sangue.
«Io- io...»Harry non riesce a parlare, scosso, spaventato, si gira a vede Megan impalata, con una faccia scioccata.
«Cos'hai fatto... Severus...»per pochi minuti, Megan Cooper muore.
Non esiste nemmeno più Megan Gold.
C'è solo la piccola Meg, spaventata.
Terrorizzata.
Atterrita.
«Severus.»continua, si toglie le scarpe e si avvicina in quella pozzanghera rossastra che le tinge la pelle.
«Severus.»ripete come se stesse invocando qualcuno di familiare.
Ginny è troppo concentrata su Harry e prova a farlo alzare, su ordine di Piton vanno via entrambi, a fatica.
«È stato Potter.»
Megan gli prende la mano, poi gliela lascia, senza guardarlo in faccia, non è nemmeno tanto sicura di respirare, non è più lei.
«Ti prego.»
«Ha il libro.»sussurra il professore, senza avere reazioni per quel gesto.
La ragazza chiude gli occhi e posiziona le mani sul petto di Draco, tenta di assorbire quelle cicatrici, e in parte ci riesce, ma non del tutto, è troppo coinvolta, e sopraffatta da nuove-vecchie emozioni.
«Meg...»bofonchia Draco, guardandola debolmente, per poi svenire.
E in questo istante, Megan torna ad essere l'intera se stessa, Gold, Cooper, sé bambina: si lascia andare in un pianto disperato, proprio sotto il naso di Severus, l'amico d'infanzia, adolescenza e post-non-morte.
«Maledetto Principe Mezzosangue.»riesce a dire tra le lacrime.
«Mi hai maledetto tu, quel giorno.»risponde con un filo di voce Piton, mentre con un braccio prova ad abbracciarla.
Ma la sua pelle non riesce a posarsi sulla spalla di quella vecchia amica.
Meg, riesce a sentire in ogni caso quell'abbraccio mancato, in questo istante le pare di sentire tutto. Severus suppone che lei si sia ricordata della volta in cui Black è rimasto ferito... una lontana notte dei loro anni a scuola.
Piton si scosta i capelli neri dalla fronte sudaticcia, sperando che Ginny Weasley chiami subito Murphy.
«Quando creai l'incantesimo...»inizia.
Megan lo guarda, le iridi ormai galleggiano nelle lacrime amare.
«Lei non ti ha mai fatto niente, niente.»allude a Lily, la persona che avrebbe voluto per un conforto immediato.
Ma il professors si alza, in un impeto di disgusto, quel ragionamento non può avere un seguito, non sono pronti, nessuno dei due.
Infatti, Megan, continua a piangere, finché Murphy bruscamente, non la invita ad andare nel dormitorio.
Poco dopo, Meg riesce a raggiungere la sala comune Serpevede, tenta invano di asciugarsi le lacrime che continuano a scendere.
Di colpo si ferma, e vede Pansy, addormentata accanto a Theodore Nott.
La scuote animosamente, e il prefetto serpeverde sussulta.
«Cosa... cosa è successo?»la ragazza si scosta la frangetta scura, e cerca di scattare in piedi.
«Draco... ti prego devi aiutarlo tu.»le mani della bionda contornano il viso preoccupato di Parkinson.
«Calmati, calmati, stai tremando, sei tutta sudata.»Pansy le asciuga le lacrime mischiate al sudore, e insieme escono dal dormitorio, seguite da Theodore che si riveste quasi inciampando su se stesso.
«Sento un odore di sangue...»
«Hai il sangue di Draco sul tuo corpo Meg. E dove sono le tue scarpe?»
Si guarda le mani, e le gambe, i vestiti.
Quindi è così?
Così si sarebbe sentita se l'avesse ucciso lei, l'idea che potrebbe morire non le piace. La spaventa terribilmente.
La colpa di un'azione mai avvenuta serpeggia tra le sue membra.
Ma il panico non le fa pensare a niente, oppure le fa pensare troppo velocemente.
«Io non riesco a... non riesco ad entrare lì.»scuote energicamente la testa.
«Hey! Hey! Mamacita! La tua amica vuole svenire!»il quadro di un contadino con i mano un tridente guarda entrambe e si rivolge a Pansy, spiacevolmente schifata dall'appellativo fuori luogo.
«Orazio, vattene! Torna nel tuo quadro e lascia in pace Nettuno!»
Le onde sullo sfondo, di un verde acqua brillante provano ad inghiottire l'intruso
«Meg, ascoltami, vado da sola, ma per favore tu vai a dormire, cerca il professor Lumacorno, è nel suo studio tentando di capire cosa è successo alla magia- anzi no, appunto sarà molto impegnato, cerca la professoressa McGranitt, ma non restare da sola, ok?»Pansy osserva una delle mani di Meg avvinghiata alla sua.
«Megan, Cooper, il tuo prefetto ti ha dato una disposizione!»si libera dalla presa, e la prende dalle spalle.
«D'accordo.»risponde la bionda con la voce rotta.
Purtroppo però l'obbiettivo di Megan non è andare da qualsivoglia professore.
Così come il panico vige in lei, un'altra emozione molto più familiare le fa da regina nel suo stomaco. Percepisce Enialio battersi come un forsennato contro il povero Pan, e infine la rabbia la nutre del tutto, rianima le viscere, e la paura viene espugnata, per un po'.
(Meg)
Corro più forte che posso, ho la testa pesante, non oso fare i conti con ciò che sento adesso, non lo sopporto, è una sensazione spiacevole.
Tutto ciò che ho immaginato è uno scenario visto e rivisto, il terrore non hai mai mangiato il mio cuore immobile così tanto.
Dal dormitorio Grifondoro, timidamente, sta uscendo Neville, con una piantina di eucalipto tra le mani.
Mi osserva ed emette un verso simile ad un singulto.
«Harry è dentro?»domando, con una voce che appartiene alla mia pancia.
Neville annuisce, e si fa da parte facendomi passare, ai suoi occhi evidentemente la mia presenza risulta altisonante.
Harry è in ginocchio, e stringe le braccia attorno alla vita di Ginny, singhiozzando, mentre lei gli accarezza i capelli.
Tutti gli altri stanno dormendo beati, meglio così.
«Ginny esci.»le dico senza avvicinarmi.
«Meg... è sconvolto, cerca di capirlo.»
Stringo i pugni, sento che ho i palmi roventi, non so cosa mi sta succedendo...
«Voglio parlare da sola con Harry.»
Ginny fa alzare lentamente il figlio di Lily...
È suo figlio, non posso dimenticarlo...
«Avanti piccolo stronzo, alzati, e guardami.»mi avvento su di lui prendendolo dal viso.
«Mi dispiace... mi dispiace... io credevo che lui...»
«Megan, Megan non fare così!»Ginevra mi prende da un braccio, tentando di allontanarmi, ma l'unica ad essere allontanata è lei, con una spinta. Dunque lei si arrende ed esce dal dormitorio, piangendo.
«COSA? COSA CREDEVI?»gli urlo con tutta la forza che ho in corpo, e poi lo tiro su prendendolo dalla maglietta.
«RISPONDIMI! RISPONDIMI SE HAI IL CORAGGIO!»continuo scuotendolo.
Due fiumi amareggiati inondano i prati verdi negli occhi di Harry, sgorgando sulle guance arrossate, e quando torno a specchiarmi nei suoi occhi tutto ciò che riesco a scorgere è un incendio forestale, e mi rendo conto della rabbia dentro che mi ribolle nelle tempie.
«Pensavo c'entrasse e credevo... che fosse il momento giusto per confermare il mio sospetto...»il figlio di James, il figlio di James, il figlio di James, fa una lunga pausa poi riprende, sempre disperato.«Credevo fosse un mangiamorte.»
Gli mollo un ceffone molto forte, e lui resta con la testa girata di lato, per un po'.
Quando lascio la presa sulla maglietta noto di avergliela quasi carbonizzata.
«Se per sbaglio ti avvicini ancora a Draco, senza una reale intenzione di capirlo, se solo provi a dire in giro questa assurdità, giuro che mi scordo cosa sei per me. Pensi che non sappia giudicare le persone? Uh? So che Malfoy era un bulletto viziato, ma cavolo, sembravi così felice per me!»
Harry mi prende per i polsi, e questa volta inizia ad urlare lui.
«Devi credermi! Io non volevo ferirlo in quel modo! Ma è tornato con un mantello, dopo ciò che è accaduto oggi... non è sospetto? Meg tu sei intelligente, non è possibile che anche tu non riesca a far scattare una sentinella in te stessa.»
Scuoto la testa velocemente.
«Io volevo ucciderlo Harry, credi che se avessi avuto il sospetto non l'avrei fatto? Draco non è come Lucius, lo so, io lo sento. E finalmente dopo... dopo... io sento che con Malfoy sta nascendo una nuova me.»
«Dopo Sirius. Vero? Dopo Sirius, non ti ricordi più come si chiama? La sua famiglia ce l'ha portato via! Come fai a scopartelo sapendo questo? Per me tu lo stai uccidendo una seconda volta. E quando ti renderai conto di chi sia in realtà Draco sarà tardi.»
«Non ti permettere... non devi dire il suo nome, nessuno deve nominarlo! Tu non sai niente, niente! Pensi di conoscere me, Sirius, tutti quanti! Sei ingiusto... molto ingiusto! Rinfacciarmi tutto questo...»
«Io mi permetto! Cazzo! Dovevamo essere una famiglia, capisci?! BELLATRIX, LA ZIA DEL TUO FIDANZATO SI È PORTATA VIA TUTTO!»
Afferro un' abat jour sul tavolino della sala comune e la scaravento a terra, per poi urlare per la frustrazione, il tumulto delle mie emozioni è così frenetico, che comunque non mi pare del tutto autentico.
«LEI SI È PRESA ANCHE LA MIA FAMIGLIA! PENSI CHE IO NON LO SAPPIA?! PENSI CHE IO NON MI SIA SENTITA INCOERENTE E IN COLPA? MA NON RIESCO AD UCCIDERLO HARRY! CI HO PROVATO, HO PROVATO E RIPROVATO! HO PROVATO A DETESTARLO... io... ho provato ad odiarlo per il suo sangue, e una parte di me ci sta provando ancora. Ma io... io non voglio non volerlo al mio fianco. E non devo giustificarmi con te per la situazione di Sirius.»
«Ma lui era la tua famiglia, e lo sono anch'io, sceglieresti davvero Draco, ai tuoi amici? Gli altri se lo fanno andare bene perché non hanno davvero capito che saresti disposta a tutto per lui, ma dopo stasera lo capiranno, e ti metteranno in guardia.»
«Non hai prove, non hai prove che lui sia un criminale, e ho parlato con Remus, lui... lui non ha nulla-»
«Gli amici non chiedono di scegliere. Io non ti ho chiesto di scegliere quando stavi con Pansy Parkinson.»corrugo la fronte.
«Lei non è la figlia di un complice dell'assassino dei tuoi genitori, perché avresti dovuto. Sei incredibile... non ti importa nemmeno dei tuoi genitori? Di tuo figlio?»
Lo fulmino con lo sguardo, e mi sporgo col viso verso di lui.
«Che hai detto?»
«Hai sentito, mia madre non l'avrebbe mai fatto se fossi morto.»
«Rimangiatelo, rimangiati subito quello che hai detto su mio figlio.»mi porto una mano al ventre.
Un altro fattore con cui ancora non riesco a fare i conti... questo dolore è troppo intenso da metabolizzare, forse più di tutti gli altri messi insieme.
«No, Meg. Mi hai deluso, e anzi sono molto felice in questo momento che lui non sia qui, perché io da figlio mi sentirei tradito.»
Questo moccioso parla proprio a me di tradimento, proprio io, che avrei scambiato la mia vita con quella di Lily, sarei morta di nuovo pur di dare ad Harry la madre che gli è sempre mancata.
Rinasco con un sentimento colpevole che ho fatto maturare in fretta. Purtroppo lo sta facendo rifiorire, e non è per nulla gradevole, come i fiori di campo che solfeggiano in primavera.
Come un bocciolo sento che la mia apertura sarà un immediato appassire.
«Io se fossi Lily sarei disgustata dopo ciò che hai fatto oggi. Anzi, scommetto che James lascerebbe di proposito in giro la bacchetta per farsi ammazzare piuttosto che guardarti negli occhi dopo questi discorsi.»
Cosa dico...
È un po' così che nascono le ferite dell'anima, quando lasciamo le briglie di parole troppo forti, e da queste scaturiscono cicatrici al cui dolore ci abitueremo per sempre.
Harry deglutisce, e fa un passo indietro.
Tutto quell'ardore, scompare più celermente del solito, e provo dispiacere per ciò che ho detto, quasi mi sento di volermi trafiggere con il vetro dell' abat jour.
Dei passi si fanno strada in questa maledetta sala.
«Cos'è questo baccano? Cooper, Potter, dovreste essere a letto.»Minerva assonnata, ci punta una lanterna luminosa e guarda perplessa il pavimento con la lampada rotta.
«Io vado a nel mio dormitorio, professoressa McGranitt.»
Scusati con Harry, adesso lo provi, puoi farlo.
Ma io non riesco, perché mi vergogno per ciò che ho detto...
Spazio me!
Dopo mesi eccoci qui con un altro capitolo!
Cosa ne pensate di questa svolta? Siamo ad un un punto cruciale.
-grafomane🎀
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