3.43
Flashback
Walburga Black sin da piccola aveva la cattiva abitudine di volersi sbarazzare personalmente delle seccature. Risoluta e crudelmente determinata, così l'aveva descritta suo padre a una cena di famiglia. Aveva avuto il coraggio di scortare i "cuccioli" degli elfi che lavoravano nelle cucine della tenuta di campagna nel lago li vicino: aveva ordinato loro di tuffarsi e non risalire prima di un minuto. Il mattino seguente trascinò senza alcuno sforzo i piccoli cadaveri fino allo studio del padre, Pollux Black, mostrandogli che avrebbe avuto "meno bocche da sfamare", e pronunciò quella frase davanti a un forziere traboccante di gioielli accanto alla scrivania. Pollux ne fu compiaciuto, anzi le fece cucire un un camice adatto a qualsiasi tipo di esecuzione, e perfetto per gli esperimenti che la ragazzina eseguiva nello scantinato tutte le sere.
Il "cucciolo" di cui voleva sbarazzarsi era proprio in casa sua, e da adulta avrebbe avuto più potere, e di sicuro avrebbe travolto la nuova vittima: Meg.
«Madre.»sussurrò Regulus troppo lentamente e nessuno lo sentì.
Walburga aveva lo stesso effetto dei dissennatori, per Megan.
Ogni volta che la incrociava per casa, tutto era più freddo, lugubre e senza speranza, come se la felicità le fosse stata strappata dal petto, e al suo posto un senso di angoscia e pericolo le risuonavano gargantuesche nel cuore.
«Cosa hai fatto a mio figlio?» domandò la donna stringendo nella mano destra una frusta molto spessa e dalla punta di ferro.
Megan avanzò di un passo, con la voce che faticava a uscirle. Non aveva fatto molto caso alla frusta, voleva solo affrettarsi a spiegare la situazione.
Sirius invece, aveva notato l'arma e si parò davanti alla giovane.
«Cosa ha fatto lei? Cos'hai fatto tu! Lei lo ha aiutato in modo che non morisse. Dovresti solo ringraziare.»
«Sirius, taci.»Regulus trovò la forza di alzare la voce, scacciando il panico dal suo stomaco.
«Reg, sta zitto tu! E tu»continuò guardando la madre«toccala e ti farò patire tutte le violenze che ci hai inflitto da bambini, sono stato chiaro?»gli occhi grigi del ragazzo luccicavano di rabbia, una rabbia mista a dolore, un dolore che rintoccava come un orologio a pendolo nelle sue ossa, per tutti gli abusi subiti da piccolo.
Megan avanzò di nuovo.
«La ferita ha fatto infezione, avrei dovuto chiamare qualcuno di voi, ma fortunatamente adesso sta meglio. Mi dispiace.»la mortificazione nella voce di Megan era palese, eppure questo non intenerì la matriarca.
Walburga guardò Sirius con un ghigno inquietante, quasi come se sapesse esattamente come distruggerlo in pochi secondi.
«Tu non sei mio figlio. Non sei mai stato degno di esserlo. Tuo fratello ha perso una gamba per colpa tua, e solo tua. Non sei degno nemmeno di essere suo fratello maggiore, non sei degno del nostro denaro, del nostro sangue. Tu sei il bambino maledetto di questa famiglia.»
Sirius stringeva le labbra e una lacrima scorreva solitaria sulla gota.
«MADRE BASTA!»urlò Regulus dal letto, stava piangendo, e Meg si unì a lui.
Come poteva una madre essere così crudele? Così priva di tatto?
«No, ha ragione, credi che non sappia che è colpa mia ciò che gli è successo? Credi che non sappia che sarebbe dovuto toccare a me!! Io mi odio talmente tanto, madre, che mi farei frustare in questo istante per mio fratello, per il suo amore, mi odio a tal punto, e lo amo in egual misura.
L'ho sempre fatto e continuerò a farlo per sempre, se necessario. Ma non ti scomodare a venire al matrimonio. Non sei degna della mia futura moglie.»
Sirius le tenne il dito puntato contro tutto il tempo, per poi asciugarsi la lacrima.
«Prepariamo i bauli e andiamo via di qui.»sibilò continuando a guardare sua madre.
«Kreacher, accompagna immediatamente i due in camera, e accelera la preparazione dei loro bagagli.»esordì la donna interrompendo il contatto visivo col figlio rinnegato.
Sirius prese Meg per mano, e velocemente si chiuse con lei in camera, senza curarsi dell'elfo alle sue spalle.
Walburga si diresse verso Regulus e chiuse a chiave la porta con un incantesimo non verbale, senza voltarsi.
«Come ti senti?»domandò la donna sedendosi sul letto accanto al figlio. Gli accarezzò i capelli poi diede un'occhiata al moncone, mordendosi il labbro come se fosse meravigliata dalla perfezione di quella ferita.
«Perché l'hai fatto? Lui ci teneva, sperava di mettere le cose-»
«Come ti senti dopo aver baciato la fidanzata del fratello che fino a pochi secondi fa ha predicato amore nei tuoi confronti?»sussurrò Walburga guardando Regulus negli occhi.
Il ragazzo riconobbe lo sguardo della donna, lo stesso sguardo che aveva quando lo allenava a resistere alle maledizioni cruciatus: soddisfatta, vittoriosa ed eccitata.
«Io...non... non dire stupidaggini.»
Walburga gli mollò un ceffone.
Regulus rimase immobile, col labbro tremante.
«Cassandra...»
«Regulus! Mi chiamo Regulus!»esclamò con le lacrime agli occhi.
«Cassie, ricorda i tuoi doveri, oppure interromperò subito questa farsa che ti sei creato. E non vuoi che la sgualdrina ricordi ciò che è successo ieri, vero?»
«Non provarci, Meg non se lo perdonerebbe mai... non voglio che abbia questo peso, è solo colpa mia, mia e del mio egoismo. Mi hai insegnato bene-»
Un altro ceffone colpì la guancia smagrita del giovane.
«Ritorna in te, figlio mio. Oppure tornerai ad indossare abiti consoni al tuo nome di battesimo.»
«Ti serve più un figlio che una figlia, non lo faresti, e sai che ho accolto il marchio nero sopratutto per questo. E poi Sirius non diventerà mai un mangiamorte, ha rifiutato innumerevoli volte gli inviti, il tuo piano non funzionerà.»
«E per colpa sua ancora una volta sei costretto a fare il suo lavoro, a prendere anche il suo posto. E lui? Lui avrà lei. Tuo fratello ha sempre fatto così, ormai dovresti averlo capito.»
«Sirius non... lui è mio fratello. Punto.»
«Se non ritorni in te, e non lasci quella poco di buono a Sirius, tu marcirai con lei. La torturerò ai tuoi piedi, e tu sai benissimo a chi potrei consegnarla. Sai il segreto della sua famiglia. Vuoi davvero far uscire allo scoperto il tuo tradimento verso tuo fratello? E verso l'Oscuro Signore?»
Regulus deglutì. Non aveva molta scelta, e non poteva far accadere quelle cose terribili.
«Farò come vuoi. Mantieni la tua promessa però.»
«Hai la mia parola.»Walburga si alzò e con un altro incantesimo non verbale riattaccò la gamba metallica al moncone del figlio.
Regulus fece una smorfia sofferente, poi si rimise in piedi.
«L'intesa che hai creato con quella ragazza si noterà, lui la noterà, con o senza il mio silenzio.»
«Da oggi non ci sarà più, basta che mantieni tutte le tue promesse.»
Fu così che Regulus cambiò nuovamente atteggiamento, schiacciando completamente i propri desideri e i propri sentimenti: si ingabbiò con prepotenza in se stesso.
Nel frattempo Sirius stava urlando contro Kreacher, nella sua stanza.
«Sirius! Lascialo perdere, non fa niente.»diceva Meg mentre prendeva in fretta i suoi vestiti per poi infilarli nel proprio baule. L'elfo le stava intimando di gettarle tutto dalla finestra se non si fosse sbrigata.
Sirius era talmente nervoso che ruppe tre soprammobili nella fretta, cose di poco conto per lui, tipo una statuetta di un amorino.
«Quella merda me l'ha regalata mia zia Druella, può bruciare all'inferno insieme a lei.»
Meg raccolse i cocci della statuetta, ed ebbe una fitta al braccio sinistro, il cupido era di porcellana, ma non sembrava un materiale magico, bensì qualcosa di antico e di decisamente molto umano.
L'aveva già vista, o almeno così le parve, ma non si era accorta della sua presenza fino a quel momento.
Erano stati due giorni intensi, del resto, ed era sicura che fino a quel momento la statuetta non si trovasse lì.
«P-Posso prenderla io? Te l'aggiusto.»
«Reparo»esordì Sirius puntando la bacchetta senza nemmeno guardarla in faccia «Fanne ciò che vuoi mi basta andare via di qui.»
La statuetta non si aggiustò, per niente, si spaccò ancora di più.
«Come è possibile?!»
«Meg, è un vecchio cimelio, lascia perdere, era anche orribile.»Sirius disse queste parole distrattamente, infilando le ultime cose nel suo borsone.
«Lo so ma ho sentito...»
«Se proprio ti piace prendilo, ma ce ne preoccupiamo dopo.»
Meg raccolse tutti i frammenti della statuetta in un fazzoletto di stoffa, avvolgendoli e riponendolo con cura nel baule.
Poi si avvicinò a Sirius e gli prese la mano.
«Io non volevo peggiorare le cose.»
«Meg... davvero non preoccuparti. Tu hai aiutato Regulus, questo per me vale più di quanto immagini. E comunque volevo fare un tentativo. E poi-»si bloccò all'improvviso, e con gli occhi irrequieti sposto lo sguardo sulla maniglia della porta.
Meg si girò appena, lentamente: una vipera nera strisciò lungo la stanza, era talmente sottile che pareva fil di ferro.
La creatura iniziò a librare in aria, tramutandosi in un pezzo di pergamena.
Vi era inciso qualcosa "Ultima chiamata per Sirius Orion Black" e un simbolo che avevano entrambi già visto, quello dei mangiamorte.
«Che significa?»chiese Megan col cuore in gola.
«Che anche i miei genitori speravano in un cambiamento da parte mia. Sono mesi che ricevo queste pergamene, a lavoro, in missione... e adesso qui.»
Sirius sospirò e con un incantesimo incendiò l'invito.
«Che si fotta il Signore Oscuro.»
Poi prese i bagagli ed entrambi uscirono dalla stanza.
Orion aspettava suo figlio maggiore nel salone, si era da poco alzato le maniche della camicia, aveva le bretelle abbassate, e fissava con disgusto Megan.
«L'unico figlio che mi è rimasto gradirei non morisse, sudicia-»
Prima che Sirius potesse puntargli la bacchetta, Walburga e Regulus li raggiunsero.
Meg gli si avvicinò per chiedergli come stesse ma il ragazzo aveva uno sguardo diverso, più triste, come se fosse rassegnato.
«Megan sto bene.»
Lei capì dal suo tono che qualcosa era cambiato, ma non sapeva come domandarglielo.
«Reg, fai anche tu i bagagli. Questa volta ti porto con me, definitivamente.» decise Sirius guardando suo fratello.
Walburga sogghignò colpita.
«No.»risposte Regulus.
Sirius posò sul tappeto le valigie e lo squadrò, poi si avventò su sua madre.
«Cosa gli hai fatto?! Cosa gli hai detto?!»
«Io? Nulla. Hai di nuovo declinato l'invito, qualcuno deve pur riparare le tue mancanze.»
Regulus sapeva benissimo che non era per questo, non se ne fregava nulla dei suoi doveri da mangiamorte, gli bastava saperli entrambi al sicuro.
Sirius deglutì.
«Il marchio, la gamba, il titolo, quante cose hai... come dite voi giovani? Incasinato, sì! Quante cose hai incasinato.»intervenne Orion con una risata degna da fumatore.
«Regulus. Regulus andiamo via forza.»
«Avresti dovuto chiedermelo anni fa, e sopratutto avresti dovuto saperlo che sarei diventato tutto ciò che hai sempre temuto. Sei sempre stato diverso, da noi. Stai abbandonando di nuovo la tua famiglia.»
«Lei mi ha praticamente cacciato! Mi ha detto che non sono degno. Ci ha fatto cose terribili, loro ci hanno portato via l'infanzia!»
Stavolta fu Regulus a deglutire.
Meg cercò di capire cosa stesse pensando, ma non riuscì, così prese Sirius per mano.
«Io vi ho educati. Tu mi hai quasi tagliato in due quando sei nato, lo sai? Hai fatto di me un'inferma per mesi prima che potessi dare alla luce tuo fratello. Da quando ti ho tenuto in braccio ho visto una luce diversa nei tuoi occhi la stessa luce che ho combattuto per anni negli occhi di traditori. Eri così ribelle. Ti volevo solo raddrizzare un po'. Ma con te, era impossibile.»
Orion annuì per tutto il tempo.
Poi Walburga si voltò verso Meg.
«Immagina per un momento, di portare in grembo un figlio che avverti già che ti darà solo guai, che è diverso da te, un figlio che alla nascita ti farà desiderare di non essere sulla faccia della terra. Immagina anche solo per poco di volere così tanto quella vita, soffrire, e poi essere delusa per i seguenti vent'anni.»
Meg aggrottò la fronte, e scosse la testa.
«Sa, non riesco proprio ad immaginarle queste cose pronunciate da una madre.»
Sirius le strinse la mano, e Reglus socchiuse gli occhi scacciando una lacrima.
Walburga scoppiò a ridere.
«Piccola cara, tu non hai idea di che cosa possa dire o fare una madre. Dovresti domandarlo alla tua. A proposito, salutamela.»
Meg non rispose, era perplessa: da quando aveva messo piede in quella casa Walburga non aveva fatto altro che parlare male della sua famiglia.
Sirius e Meg si avvicinarono alla porta, pronti ad uscire.
Regulus li accompagnò all'ingresso, mentre i genitori si ritirarono nelle proprie stanze.
Meg lo guardò supplichevole quasi, mentre Sirius caricava tutto in macchina.
«Ripensaci, ti prego. Vieni con noi, sei stato bene la scorsa volta, e potresti evitare questa vita... continuiamo le lezioni di occlumanzia, tu... tu non sei come loro, Regulus.»
Regulus la guardò negli occhi, e il cuore iniziò a battergli fortissimo, per Meg fu lo stesso, anche se per poco.
Regulus si alzò la manica sinistra, scoprendo il marchio nero.
«Io sono questo.»
Meg aveva il volto rigato dalle lacrime che scendevano silenziosamente sulle sue guance arrossate.
«Noi ti amiamo, Reg...»
«Ho udienza col Signore Oscuro, non posso mancare.»
Ma egli non sapeva che avrebbe scoperto un segreto, un segreto che collegava la ragazza direttamente a Voldemort.
Meg lo abbracciò d'istinto.
«Regulus, ti scongiuro non andare, abbiamo bisogno di te, io ho bisogno di te.»
Regulus aveva le mani che gli tremavano, la strinse molto delicatamente, come se fosse un'essere etereo e immateriale, un angelo di nuvole.
Sapeva che l'unico modo per allontanarla fosse essere distaccato.
«Sirius ha bisogno di te. Ora vattene.»sussurrò.
Meg ebbe un tuffo al cuore, sgranò gli occhi come se fosse stata appena colpita da una freccia alla costola.
Si staccò dall'abbraccio, e guardò Regulus dispiaciuta.
L'aveva spaventata la sua freddezza, perché di per sé, le sue parole non erano state offese. Eppure...
«Sirius è la tua vera famiglia.»concluse Meg, per poi raggiungere il suo fidanzato in auto.
Regulus osservò i due partire e subito dopo entrò in casa gettando in terra il portaombrelli, con rabbia.
In macchina Meg trattenne il pianto, perché fu Sirius a singhiozzare, per quanto cercasse di nasconderlo.
«Tu avrai me sempre, lui lo capirà. Lo so.»cercò di confortarlo lei.
Sirius era la parte di Regulus che era riuscito ad andar via con la donna amata, la parte indipendente rispetto alla famiglia.
E Regulus era la parte di Sirius che dovette rinunciarvi...
I fratelli si abbandonarono una seconda volta, costretti dalle insinuazioni e dalla cattiveria di una donna che aveva come unico scopo distruggere.
(Meg)
A Londra c'è un motel nascosto.
Si chiama "Tennessee", non si sa bene chi l'abbia costruito, probabilmente è in onore di Elvis Presley. Una struttura più vecchia che nuova con una receptionist che sembra la copia sputata della strega di Biancaneve.
Ogni stanza è fornita di un jukebox formato mini, le pareti sono color avorio, e i letti hanno lenzuola ricamate con drappeggi bianchi ai lati. La doccia è davvero stretta, e le mattonelle del bagno sono stile anni sessanta, variopinte e decisamente non si intonano al resto.
Come due ragazzini innamorati, entriamo baciandoci nella camera, e subito ci guardiamo intorno, posando su un comodino del cibo da asporto che ci ha fornito il ristorante.
«È questo il jubbbox?»
«Jukebox.»lo correggo trattenendo la risata, «Vuoi provare? La receptionist ha detto che non servono monete.»
Draco annuisce e si avvicina, sceglie una canzone proprio di Elvis, "Trouble".
Lo guardo mentre intona le parole della canzone.
«La conoscevi già? Ma è un babbano.»
«Lo ascolta sempre mia madre di nascosto, mio padre non lo verrà mai a sapere.»mi spiega mentre continua il suo concerto, aggiustandosi il ciuffo per imitare il cantante.
«Sai anche a mia madre piaceva, e la mia preferita era...»seleziono Jailhouse Rock e inizio a ballare con lui.
Draco sorride e mi prende in braccio alzandomi in aria, e io lancio un piccolo urlo.
Quando mi fa scendere mi ritrovo seduta sul jukebox e per sbaglio lo spengo.
«Oops!»rido scostandomi i capelli dalla faccia.
Draco si avvicina e mi bacia lentamente.«Dove eravamo rimasti?»
«Me lo ricordo bene.»sussurro ricambiando il bacio, mentre mi spoglia delicatamente.
Sono quasi sicura di essere agitata, come se fosse la mia prima volta.
Draco mi riprende in braccio e mi stende sul letto continuando a baciarmi, cerco di spogliarlo ma sento già il suo tocco sulla pelle, tra le mie cosce, dunque non riesco a concentrarmi.
Draco si toglie la camicia, e io lo osservo mentre scende con i baci.
Quando risale si toglie la cintura, e io riesco a sfilargli i pantaloni.
Mi aggrappo a lui alzandomi di poco e ci gettiamo nuovamente tra i cuscini.
Non saprei spiegare ciò che abbiamo fatto, un miscuglio di baci e carezze, nulla di estremamente passionale, solo intenso e molto... molto lento.
Non saprei nemmeno dire quante ore abbiamo trascorso in quel letto, forse ce ne accorgemmo perché le prime luci dell'alba colpivano le nostre iridi chiare.
«Dovremmo tornare.»gemette Draco, accarezzandomi il fianco.
«Lo so. Draco...»
«Mh?»
In questo istante mi viene in mente Sirius, e mi rendo conto di non essere per nulla sincera sul mio passato con Draco, eppure qualcosa mi dice che non è il momento.
«Tu non mi mentiresti mai vero? Non sei un mangiamorte.»
Draco non assume alcune espressione, eppure c'è qualcosa che lo turba.
«Un suggerimento di Weasley?»domanda mettendosi a sedere.
«N-No, ahm... i miei amici non c'entrano nulla. Non iniziare con Ron ti prego.»sbuffo.
«La Granger?»
«No! Te l'ho detto.»
«Se si tratta di Potter di sicuro lo stai coprendo.»
«No, puoi rispondere adesso?»
Draco scuote la testa.
«Scusa, voglio rispettarli in quanto tuoi amici. Ho perfino chiesto scusa ad Hermione.»
«Oh...»sorrido.«Davvero?»
«Non meritava il mio bullismo, e vorrei fare lo stesso con Harry e Weasley.»
«Ron.»
«Ha avuto le tue labbra concedimelo.»
Lo guardo e gli passo le unghie sulla schiena.
«Scusa, Ron. Comunque, non lo sono.»
Sollievo, tutto ciò che provo adesso è sollievo.
«Lo sapevo.»gli bacio la spalla.
Draco abbozza un sorriso un po' triste e guarda fuori dalla finestra.
«Dobbiamo tornare.»mi prende a mo' di sposa.«Ma prima mia signora, la doccia.»
Rido e lo bacio mentre ci dirigiamo verso il bagno, ormai i maccheroni al sugo sul comodino sono ormai andati a male.
Hogwarts
A Hogwarts per molti le leggi della fisica sono un'opzione, ancora di più se si decide di avere rapporti su una scopa in volo, in uno sgabuzzino, dove lo spazio vitale è assai ridotto.
Pansy Parkinson sta sfidando perfino la forza di gravità magica, muovendosi con vigore a cavalcioni su Blaise Zabini, a sua volta a cavallo della scopa.
La ragazza è estremamente sudata, ma non accenna a fermarsi, mentre Blaise cerca di farle presente che ormai è sorto il sole e che quindi devono fermarsi.
«Non mi importa.»sussurra lei.
«Pan, ti prego, sei un prefetto.»Blaise la tiene per i fianchi, fermandola, ma senza stringere.
Pansy si aggiusta la cravatta, indispettita.
«Mi costringi ad andare da Theodore.»
Blaise abbassa lo sguardo.
«Mi dispiace... sai che non ci andrei più...»si affretta a dire la ragazza, scostandosi le ciocche sudate di frangetta dalla fronte.
«Vorrei solo che tu parlassi con me invece di continuare a fare come se nulla fosse. So che stai meglio dopo la chiacchierata con Cooper, ma... non lo so Pansy, puoi fidarti di me.»
Pansy deglutisce sonoramente e scende dalla scopa ricomponendosi con un colpo di bacchetta.
Blaise ripesca la camicia coprendo gli addominali bruni sotto di essa.
«Mi fido, ma davvero, sto meglio. Blaise io sono sicura che andrà tutto liscio. Voglio solo finire quest'anno scolastico in pace.»
Blaise fruga nella tasca dei suoi pantaloni, e le consegna una lettera.
«È Diego, tuo fratello. Sarà una delle guardie del castello assunte da Piton.»
Pansy afferra velocemente la busta, e ne legge il contenuto, si inumidisce le labbra e alza le sopracciglia.
«Vuole alloggiare nei nostri dormitori.»
«Volevo dartela prima ma mi sei saltata addosso...»
«Non capisci? Farà ancora più propaganda in questo modo! Lavora con i Malfoy a tempo pieno quasi.»
«Con lui vai d'accordo giusto?»
«Non sempre, ha una morale alquanto particolare, ma sempre meglio della mia.»Pansy infila la lettera nella borsa, sbuffando come se avesse un altro pasticcio da sistemare.
«Tra poco ci sarà la partita.» ragiona Blaise prendendo il proprio zaino.
«Io farò il tifo, con Daphne, vuole fare una specie di coreografia. Odio quella ragazza.»
«Oh ma dai!»scoppia a ridere Blaise.
«Sul serio, è crudele. Più crudele di me.»
Blaise smette di ridere e le prende le mani.
«Diego mi conosce, e lui ci tiene a te, non peggiorerà nessuna situazione. Vedrai.»
Pansy annuisce, e gli sorride, per poi baciarlo velocemente.
Spazio me!
No non sono deceduta, scusatemi per l'attesa, come sempre!
Comunque spero vi piaccia perché ci ho messo tanto tanto tanto!
-grafomane 🔨
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