3.42

Hogwarts (Meg)
«Che ci fai qui? Sparisci.»
«Hai il trucco colato, Parkinson, e non è una visita di cortesia. Mi ha mandato Ken di Barbie.»
«Chi?!»Pansy si gira di scatto con la faccia confusa verso di me e rispetto al suo riflesso sembra molto più distrutta.
«Lascia perdere... si può sapere che hai?»
«Ti darò una notizia che ti renderà felice, ho lasciato Potter.»
Sbatto le ciglia e sgrano gli occhi, mi avvicino.
«Oh, beh, come mai?» mi siedo sul lavandino, appoggiando la testa al muro di pietra.
«L'ho tradito e non ci amiamo.»
«Oh beh... il tradimento non è mai una bella cosa.»mi schiarisco la voce fingendo di non sapere esattamente come ci si sente a tradire qualcuno.
«Ti credo sulla parola.»Pansy si asciuga le lacrime, poi si rifà il nodo alla cravatta.
«Se tu non lo amassi non staresti così, ti sei pentita?»
«Parliamoci chiaro, Meg, l'ho fatto soffrire parecchie volte, in questi giorni dalla mia famiglia ho capito che è meglio se io e lui non facciamo parte della vita l'uno dell'altra.»
«Oh, quindi la tua famiglia ti ha detto di mollarlo? Sai che novità. Beh... purosangue...tutti uguali...»cerco di prendere una sigaretta, ma poi mi ricordo la chiacchierata con Draco, quindi evito e sbuffo.
«Non proprio. Comunque ti aspetti che spettegoliamo insieme sui ragazzi e ci mettiamo lo smalto agli alluci a vicenda?»
«Ew, voglio solo aiutarti faccia da schermo piatto. Dopotutto ti sei infilata nei pantaloni di un mio amico per mesi.»
«Hai detto che te l'ha chiesto Draco.»
«Beh con lui non parli, il mio pugno ti ha zittita?»ridacchio accavallando le gambe.
«Sai, Meg? Non riesci ancora a capirlo che non importa quante lo bacino lui non ricambia. O almeno se deve farlo non ha occhi che per te. Non ti entra in testa vero? È innamorato follemente della ciminiera della scuola.»Pansy si guarda allo specchio poggiando i pugni sul lavandino, poi mi guarda stringendo le labbra.
Le porgo un mezzo sorriso e scuoto la testa, non so se annegarla servendomi del rubinetto o ricordare che le ho evitato la medesima morte recentemente.
«Non sono così gelosa come sembro. E comunque spero che la tua scelta parta davvero da te, sennò sarà l'errore più grande che rimpiangerai per sempre. Magari per Harry sei stata la prima cottarella o magari ti ha amata, ma il punto è... tu lo ami?»
«E tu ami Draco?»
Restiamo in silenzio a guardarci, io deglutisco, Pansy mi guarda con aria di sfida.
«Sei tu quella con problemi in amore adesso.»
«Ti prego, più di te?»ride Parkinson«Sei stata con Draco e l'hai tradito con Ron, ti ci sei messa insieme e l'hai tradito con Draco.»
«Non è questo il punto. So che da fuori posso sembrare una persona superficiale, bisognosa di attenzioni, e anche un po'...»
«Troia?»
«Stavo per dire volubile nelle relazioni, senti chi parla tu avevi la doppia vita con Blaise.»
«Va bene, non siamo le ragazze più fedeli di questo mondo, ecco perché Harry merita una ragazza seria.»
«E Draco una ragazza meno complicata.»
«Oh, credimi posso immaginare.»
«Che vuoi dire?»
Pansy deglutisce e mi guarda con un'aria preoccupata, smettendo di ridere.
«Io, intendo... immagino visto che hai gli attacchi di rabbia e sei molto indecisa sui tuoi spasimanti.»
Resto a fissarla, per un momento il mio cervello mi fa credere che Pansy sappia più di quanto dica. Ma non è possibile, come potrebbe? Non è stupida, è solo più furba. Non per fare paragoni, ma un'intuizione così me l'aspetterei da Hermione, e comunque sarebbe difficile capirlo, sto nascondendo tutto così bene, devo controllarmi di più forse con le reazioni. La scenata sul fantoccio è stato un passo falso.
Nah, Pansy non sa niente.
«A volte ho l'impressione che Draco non sia sincero.»avrò pure la faccia tosta a dirlo, ma è più forte di me «I serpeverde sanno mentire meglio di tutti, o almeno alcuni.»
Pansy si guarda le scarpe, e alza lo sguardo, più seria possibile, non so se insospettirmi oppure no.
«Ti sbagli.»
«Lo spero perché mi ha chiesto di uscire.»
«Hai accettato?»
Scrollo le spalle e annuisco, Pansy non sembra così cattiva quando è vulnerabile.
«Tu sei convinta?»
«Provo qualcosa anche per Blaise, credo che... lui sia innamorato di me. È strano, Harry ha tirato fuori una parte di me, una parte che mi piace, forse solo la più bella. Ma incompleta. Con Blaise sono le varie sfaccettature di me. Non lo so, forse la mia relazione con Harry è stata solo una sbandata, un modo per essere migliore.»
«È bello costruire qualcosa con qualcuno, ma non è detto che ti ci innamori. Succede e basta, quando non riesci a dare una vera spiegazione ai tuoi sentimenti, certe emozioni non sai perché ti capitano, le provi e basta; quando la sorte, il destino, chiamalo come vuoi, ti riportano da quella persona, anche se sai che sarebbe un emerito disastro, quando tira fuori il peggio e il meglio, lo senti e basta, è giusto e sbagliato insieme. Penso che con Harry hai visto una speranza, con Blaise hai visto ciò che sei. E sai che a volte non ti piace come sei, ma la cosa che ti fa stare meglio è che a lui invece sì, in ogni caso. Ti fa stare meglio sapere che è anche, e forse proprio, la parte peggiore di te a legarti a una persona. Vi vedete più puri entrambi, nella vostra impurità. Lo sporco sulla tua anima sembra meno terribile. Ti senti a tuo agio, perché con lui puoi scoprire le tue carte.»
«Può succedere anche con gli amici.»
«Già, e allora cosa lo rende speciale? Il sesso? Il costruirsi una famiglia? L'attrazione? Le caratteristiche che ti piacciono? L'anima? L'intelligenza? No, è una forza sconosciuta, non credo sia neanche una forza. Ecco, questo è l'amore. Lo senti e basta. O vorresti tornare a sentirlo, dopo tanto tempo, o hai paura di provarlo, perché sai che potrebbe ferirti o deluderti, o speri che non lo sia, perché sai che dovrai metterti in gioco, e rischiare la tua felicità. E in alcuni casi, o in quasi tutti, l'amore fa venire voglia di essere migliore, ma anche di essere se stessi nel rispetto dell'altro.»ho gli occhi lucidi, e anche Pansy, ma entrambe ci ricomponiamo in fretta.
«Wow... Sicura di essere bionda?»domanda Pansy.
«C'è stato un tempo in cui erano un mix della piccola Weasley e di Granger sapiens.»
«Direi che, ci siamo dette tutto.»
«Non farmi pentire di averti dato una chance, biliardo svedese. D'accordo?»scendo dal lavandino.
«Questi riferimenti babbani... e comunque tranquilla.»
Eppure un lato di me sa che non è così onesta.
«Oh Pansy, tempo fa sono scomparsi alcuni fascicoli Hermione, non chiedermi di cosa, sarà per qualche ricerca, quando ti aggiravi nei corridoi del dormitorio eri con Harry? Lui non ricordo cosa rispose. E sto iniziando a fidarmi di te.»
Pansy si scosta la frangia dalla fronte, schiude un po' le labbra e annuisce.
«Certo, stavo andando da lui.»
Decido di non indagare oltre, anche se li avesse presi lei non sarebbe cambiato nulla. La cosa più terribile che può capitare sarà un voto in più in qualche materia, rispetto a Herman. E poi non voglio dubitare di Pansy, sarà sincera.
Esco dal bagno e trovo Draco appoggiato allo stipite.
«Hai origliato.»
«Quindi io tiro fuori tutte le tue sfaccettature? Come Blaise con Pansy?»Malfoy mi guarda come se avesse vinto una partita di campionato di Quidditch.
«Può darsi.»
«Oh, quindi sei innamorata?»
Gli do una pacca sul braccio e lui ride.
«Se parlassi a te stessa come parli agli altri-»
«Tutti i miei problemi sarebbero risolti? Beh più o meno. Forza, andiamo sennò perdiamo il treno.»

Flashback
«Ma che succede qui?»Sirius era in piedi davanti alla porta della stanza di Regulus, era palesemente assonnato.
Megan si alzò di scatto.
«Sei sporca di vomito e sangue?!» Sirius si avvicinò a suo fratello e deglutì, poi si voltò verso la sua ragazza.
«Esci.»
«Mi ha aiutato, tranquillo.»intervenne Regulus debolmente.
Sirius si mise le mani nei capelli.
«Vai a lavarti, esci.»ripeté in maniera più brusca.
Meg non disse nulla, uscì e chiuse la porta, poi si diresse verso il bagno. La porta era fatta di legno massiccio, vi erano dei fori non molto profondi, la maniglia placcata in oro spiccava quasi prepotentemente nel corridoio poco illuminato e le cerniere erano tutte scheggiate. Sembrava che qualcuno avesse colpito molteplici volte la porta con un arnese di tortura: a Meg vennero i brividi. Riempì la vasca, in marmo nero, e dopo essersi spogliata vi si immerse. Era sconvolta, e non capiva.

Cercava di ricordare qualcosa, insaponandosi, ma non capiva cosa.
E poi, improvvisamente le venne in mente un dettaglio del suo primo anno.
Dopo l'ennesima lezione di trasfigurazione vide una ragazzina del secondo anno, con i capelli scuri, un rossetto decisamente messo male. Era serpeverde e veniva trascinata a forza in una carrozza. Poco dopo un Sirius del terzo anno la seguì, salendo anche lui controvoglia.
Meg tentò di ricordarsi il nome, perché la donna che la trascinava la chiamava in continuazione.
Era curiosa, talmente curiosa, pensò addirittura di chiederlo a Sirius.
Regulus era quella ragazzina, come aveva potuto dimenticarlo? E sopratutto perché l'aveva ricordato proprio in quel momento?
Voleva saperne di più, ma non aveva il coraggio di parlarne.
E poi si chiese quanta importanza avesse sapere quel nome? Non era il suo. Lui era ed era sempre stato Regulus.
Meg si sentì terribilmente egoista, invadente, perfino ineducata, e dalla reazione di Sirius, avrebbe dovuto capire quanto fosse delicata la situazione.
Sirius lo sapeva, ed era fiera di lui per non aver mai esposto il fratello.
Quando si decise a uscire dal bagno, dopo essersi vestita, bussò di nuovo dove si trovavano i due Black.
«Si può?»
Sirius aprì, e di scatto l'abbracciò.
«Scusa, mi ha detto che l'hai visto.»
Meg lo strinse, e sospirò.
«Non scusarti, non ti chiederò nulla, e lui può fidarsi di me, non dirò niente.»
«Perdonami, ho giurato di non dirlo mai, a nessuno, per il suo bene. E magari sarà lui a spiegarti.»
Meg fece capolino, e notò Regulus che la fissava sorridente. Il sangue era sparito, e la protesi era a terra, mezza scheggiata.
«Solo la prossima volta chiamami, okay? Poteva infettarsi di più, poteva farsi male, potevi ferirti con le schegge.»
Megan si staccò, e si avvicinò a Regulus.
«Scusa, sono andata oltre.»aveva le lacrime agli occhi.
Regulus le prese la mano.
«Tra qualche mese, non ci saranno davvero più.»Regulus si toccò il petto, ridendo.
Meg sorrise tra le lacrime.
«So cosa vuoi chiedermi, e il mio nome era-»
«No, tu sei Regulus, per me sarai sempre il mio Regulus.»
Sirius li guardò e sorrise, poi si sedette accanto alla sua ragazza.
«Glielo dissi anch'io, lui è mio fratello.»
Regulus finse che l'affermazione di Meg non gli importasse, ma invece per lui fu come una carezza al cuore.
«Però una cosa te la devo, una minima spiegazione, per i vostri ricordi. Beh per farla breve, i nostri genitori hanno utilizzato potenti incantesimi di memoria per modificare i ricordi di chi mi ha conosciuto, sopratutto a scuola, mi hanno permesso di cambiare fisicamente a patto che diventassi uno di loro. E a loro fa comodo avere l'unico erede maschio. Quindi siamo tutti felici.»Regulus deglutì.
Sirius si schiarì la voce, e prese Meg per un braccio, delicatamente.
«Lasciamolo riposare.»
Le ultime parole famose.
Walburga era dietro i due, con uno sguardo da far venire i brividi.

(Meg)
«Dove mi porti?»domando a Draco camminando lungo le strade di Londra.
«Pensavo al cinema, no?» ha un sorriso che definirei idiota. Possibile che non abbia mai visto un cinema? Draco è proprio un damerino come dicono, allora. Sembra un elfo in libertà mentre tenta di mantenere il suo solito contegno tra la folla.
«Oh sì, tu sai cos'è?»
«Ho fatto delle ricerche, e poi possiamo cenare in un ristorante qui vicino.»arriccia le labbra e si guarda intorno.
«Oh wow, hai pensato proprio a tutto.»
Riporta lo sguardo su di me e sorride.
«Beh, ho pensato che potesse piacerti, ho notato che hai sempre un modo così pittoresco di parlare, e i tuoi discorsi sono talmente veri che sembrano le parole di qualcuno di infinitamente saggio che ha creato una pellicola visiva-ehm cinematografica volevo dire, scusa devo imparare tante cose del mondo che ti affascina.»
Resto colpita, nessuno l'aveva mai detto, credo che nessuno avesse mai trovato le parole giuste per dirlo.
Vorrei essere davvero così sincera come dice, purtroppo non lo sono più, da molto tempo, a volte mi sembra di recitare da sempre, che spreco di vita, vero? Ma la mia è una pseudo-vita.
E ora che vedo questo ragazzo così felice di uscire con me, faccio di tutto per scacciare ciò che gli ho nascosto.
«Hai idea di come arrivarci?»chiedo.
Draco si cimenta in una descrizione dettagliata dei vicoli e delle strade di Londra, come se avesse ingoiato la mappa della città.
Mi prende la mano con nonchalance, mentre parla, guatandosi la mia reazione.
Gliela stringo senza smettere di guardarlo, nonostante quello che ricordo essere stupore mi travolga.
All'ingresso del cinema, "The Modern Rainbowlitan", Draco tira fuori dalla tasca una manciata di galeoni d'oro.
Ma prima che possa porgerli al personale della biglietteria, gli addetti il polso.
«Sono galeoni, servono sterline.»lo informo.
Draco diventa un po' paonazzo, e fissa il denaro nella sua mano.
«Oh, maledizione! Volevo comprarti i biglietti!»
Alzo gli occhi al cielo, prendo i galeoni e li trasformo in sterline.
«Ma... Meg, non- come hai fatto?»
«Tranquillo, col ministero è tutto in regola, Silente mi ha autorizzata.»gli faccio l'occhiolino.
Draco paga i biglietti e insieme ci dirigiamo nella sala 4, un'enorme sala completamente rossa, con uno schermo gigante e due casse audio enormi.
Draco è sconcertato, ma perplesso.
«Wow!»esclama, avvicinandosi allo schermo.
«Sì, beh, niente male, eh? Però dobbiamo sederci ai posti assegnati!»lo tiro per un braccio ridacchiando e ci accomodiamo.
«Non mi sono nemmeno accorta per quale film hai pagato, fa vedere... Titanic?«
«È uscito da poco, pare sia ispirato a un fatto realmente accaduto.»
«Peccato che quell'iceberg lo posizionò Angela Nott, per un esperimento del fratello.»
«E che la nave era stata danneggiata dai Maridi per protesta, beh c'era da aspettarselo da un Nott. Shh, sta iniziando!»
Draco sembra molto più entusiasta di me, la cosa non mi sorprende, lui non ha mai visto un cinema. «Oh, Merlino! Ho dimenticato i pop corn.»
«Tranquillo», sorrido.
«Secondo te come hanno fatto i babbani a creare questo piccolo miracolo?»
«Sai dalla nascita del cinematografo, ma tutto cominciò quando si iniziò a dare importanza al valore dell'immagine. Ciò fu sancito dalla prima fotografia, intorno al 1826. Ma i veri creatori di questo piccolo miracolo, furono i fratelli Lumière»spiego indicando il grande schermo.
«Oh, interessante, questo l'ho letto mi pare, ed è normale che si senta così forte l'audio del film?»
«Ci sono casse in vari punti della sala, questo è il bello del cinema, entri nel film, lo vivi, lo senti, lo respiri. Come se fossi nella pellicola. Non esiste nulla, se non te stesso con la tua catarsi.»
«Catarsi?»
«Mai sentito parlare di Aristotele?»
Draco storce il naso, indeciso se concentrarsi sulla nave del film in partenza o sulle mie parole, preso da confusione e meraviglia.
«Stagira, 384 a. C., Aristotele, filosofo greco... Beh per fartela breve, riteneva che l'arte fosse in grado di liberare gli animi degli uomini, assolvendo così al suo ruolo catartico. L'uomo si rassicura e distacca dalle sue passioni, che vede rappresentate nella scena. Vedendole sullo schermo, ci rendiamo conto dei nostri difetti, e come liberarcene o almeno annientarli in parte.»mi taccio poco dopo.
«Wow...»Draco non sa cosa dire, viene interrotto da un signore dietro di noi che ci zittisce.
Evito di lanciargli il tacco destro solo perché effettivamente ho parlato tanto.

Entrambi siamo rapiti dalle scene dei due protagonisti.
«Per molti questo film probabilmente sarà una banalità tra un decennio, ma per me, qui e ora, con te Meg, è il più bello che potrò mai vedere»
Sorrido e lo guardo, «Come mai?»
«Vedi come la guarda? Come Jack guarda Rose?»
«Sì, quindi?»
«La guarda come ti guardo io, letteralmente.»
«Non sono io quella ricca viziata.»rido.
«Sei bisbetica, molto bisbetica.»sussurra al mio orecchio.
«Te l'ho già detto che sei irritante?»sussurro di rimando.
Draco sorride e mi bacia l'angolo della bocca delicatamente, restando fisso a guardarmi.
«Non lo guardi più il film?»sussurra senza diminuire la distanza tra le nostre labbra.
«S-Sei tu che mi fissi...»improvvisamente non riesco a parlare, e avverto che sto arrossendo prepotentemente.
«Quanto vorrei avere la stessa vista che ha avuto Jack, ma con te, ovvio. Il tuo corpo meraviglioso, su un divano come quello, mentre ti accarezzo la pelle di porcellana... se esiste un Dio deve perdonarmi per il modo in cui sto facendo l'amore con i tuoi occhi adesso...»mi prende la mano e la bacia.
Penso di essere color pomodoro ormai, mi mordo leggermente il labbro, ho bisogno di quel contatto tanto quanto lui.
Vorrei urlargli che io lo guardo come Rose guarda Jack, come lo implorava con gli occhi di accarezzarla nella scena della macchina nella stiva, dove poi hanno fatto l'amore.
Ma tutto ciò che mi ha davvero colpita, è come Jack abbia salvato Rose, come dalla sua assordante solitudine l'abbia riportata alla gioia, l'abbia fatta ballare... credere che ci sia una speranza.
Draco sta facendo la stessa cosa, lo dimostra che io abbia accettato il suo invito, le nostre risate, i nostri sguardi, tutte le sue lettere, le sue poesie, il suo profumo, la notte del ballo, il Natale. Lui mi sta restituendo qualcosa che credevo di aver perso. Non l'ho voluto io, lui mi piace. È così, ma non solo per tutto questo, ma credo sia qualcosa di intrinseco, come se vivendolo avessi effettivamente capito e apprezzato il suo amore che tanto respingo. La verità è che provo qualcosa per lui, l'ho capito, non perché lui mi dia amore, ma perché io reprimo l'istinto di darlo a lui.
«La fine è così straziante, non trovi?»
«Trovo.»sussurro, mentre mi guarda con occhi lucidi.«Ti sei commosso?»
«Sì.»
Accettando l'appuntamento, nonostante tutto, ho fatto lo stesso salto di Rose dalla scialuppa alla nave, mi sono barcamenata qui, per lui.
Il film finisce poco dopo, tre ore passate a immedesimarci nei personaggi, e poi questa specie di dichiarazione.
«Beh, io ho capito che questi babbani sono geniali.»
Draco mi cinge le spalle con un braccio, e mi dà un bacio in fronte.
«Ti va di andare in quel posto che ti ho detto prima? C'è un pianoforte, vorrei farti sentire qualcosa?»
Mi ero dimenticata che per tutti i figli di famiglie purosangue saper suonare è obbligatorio.
«Poi se vuole concedermi un ballo qui in strada, mi farebbe piacere, signorina.»ci stacchiamo e mi prende la mano, senza aspettare una mia risposta, mi fa volteggiare più volte per poi prendermi dalla vita, e lentamente eseguiamo un casquèt.
Draco mi guarda le labbra, poi il petto, arrossendo, quindi torna sul viso, e sta per baciarmi. Socchiudo gli occhi per abbandonarmi al bacio, quando sghignazzando tre ragazzi urtano Draco facendomi quasi cadere, se non fosse per la sua stretta salda.
«HEY! IL MIO DENARO!»urla Draco.
Improvvisamente la rabbia si fa spazio in me, lasciando indietro quell'atmosfera dolce creatasi.
Prendo la rincorsa, giungo in un vicolo isolato, e afferro dal polso il ragazzo con il portamonete di Draco, ancora blindato.
«Restituiscilo, subito.»lo intimo.
«Meg! Ferma lascia fare a me-»
«Ho detto, restituiscilo.»incalzo stringendo la presa sul polso, che sta letteralmente bruciando la pelle del ragazzo.
Quest'ultimo, infatti, emette un urlo, lasciando cadere il porta monete sull'asfalto.
Draco lo raccoglie sconvolto, e mi porge il suo braccio per andar via.
Ma io non riesco a fermarmi.
Non voglio che qualcuno faccia del male di nuovo a qualcuno a cui mi sto legando.
«Meg, andiamo.»
Non mi fermo, arrivo all'osso del ragazzo, che continua a urlare.
Una parte di me vuole disperatamente smetterla, non sono violenta, io-... sono solo così arrabbiata.
Lui è un babbano, non ha fatto niente.
Lo lascio andare, e la mano mi trema.
«M-Meg...»Draco mi fa girare e mi stringe.«Capiremo cosa è successo insieme...»
I miei occhi seguono il giovane borseggiatore fuggire via tenendosi l'osso del polso con l'altra mano.
«Scusa...»
«Grazie, ma non puoi fare così... non penso sia giusto, spero che il ministero non ne tenga conto.»
«Io... lui...»
«Non roviniamo la serata, okay? Andiamo a mangiare un boccone.»
Così ci incamminiamo verso il ristorante scelto da Draco.
La sala è di un porpora poco vistoso, il pavimento bianco candido, e al centro vi è un pianoforte.
«Chestnutpine, il migliore, non ci crederai ma mamma qualche volta ordinava qui la carne per i pavoni, strano vero? Ma del resto anche i babbani possono piacere a noi purosangue.»
«Mai stata.»
«Sì, ti vedo più meravigliata di quando abbiamo varcato la porta del cinema.»
«Mia madre mi portava spesso lì, scappavamo in un'altra realtà insieme, andavamo con un amico di famiglia, sai? Poi abbiamo smesso.»
«Hai davvero vissuto in mezzo ai babbani?»mi domanda Draco mentre mi scosta la sedia per accomodarmi al tavolo.
«Ho frequentato la scuola primaria qui, ho imparato a leggere e scrivere presto.»racconto, mentre Draco si siede al suo posto.
Non avevamo mai parlato così tanto di noi, almeno io di me.
«Interessante, pensavo non volessi parlare dei tuoi. Ma ammetto che amo ascoltarti.»sorride.
«Mio padre non era... l'ideale, e mia madre...mi manca tanto.»abbasso lo sguardo e mi schiarisco la voce.
«Hey, non parlarne se non te la senti, mentre attendiamo il cameriere ti va di ascoltarmi, allora?» Draco, mi porge la mano, ci rialziamo e ci sediamo sullo sgabello.
La sinfonia che suona delicatamente con le sue dita lunghe e affusolate mi rimbomba nel petto.
Pensavo che il pianoforte fosse qualcosa che collegavo ai Black, più a Sirius... ma la verità è che Draco con la sua musica ripulisce i residui del mio passato, rendendoli meno dolorosi, rendendoli dolci ricordi.
Avvicino timidamente la mano sulla tastiera, e poi la metto sulla sua.
«Mh?»smette di suonare facendo applaudire i presenti.
«Continuo io.»sussurro.
«Conosci Moonlight Sonata?»
«Sì, è così malinconica...»
«Se ti proponessi Chopin? Fantaisie-impromptu?»
Draco suona con passione, incalzando ogni tasto, senza mai sbagliare, poi rallenta verso la fine.
Quando conclude lo guardo, volgendogli un sorriso estasiato.
«Credo che i nostri menù ci attendano.»
Gli prendo il viso e lo bacio, come se il pianoforte avesse fatto da "galeotto" tra noi due, la musica, il modo in cui muove le dita sui tasti. Tutto il resto perso in quelle note, quelle note famose che un tempo risuonavano nei palazzi reali.
«Meg... Ho bisogno davvero di stringerti stanotte, per favore, prendiamo qualcosa al volo, e usciamo di qui...»sussurra sulle mie labbra, mentre tutti gli spettatori ritornano a concentrarsi sui propri piatti.

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