3.35

Hogwarts (Meg)
«INACCETTABILE!»
In tutti questi anni non ho mai visto la McGranitt così arrabbiata, nemmeno quando sgridava James e Sirius.
È incazzata nera, con me.
Posso vedere la vena pulsante sulla sua tempia sinistra, le rughe ai lati della bocca sembrano più evidenti.
«QUESTO POTREBBE ESSERE TENTATO OMICIDIO!»
«Beh... l'intento era...»
«SILENZIO.»urla ancora la professoressa, mentre misura a grandi passi il suo ufficio.
«Sono sicuro che Meg è pentita.» interviene Remus che è alle mie spalle, con le mani nelle tasche dei pantaloni un po' consumati.
«Col cavolo. Se lo meritava.»mi affretto a rispondere tenendomi lo stomaco che minaccia di farmi vomitare ancora.
«Megan Clover Gold!»Minerva batte la mano sulla scrivania.
La potenza di quel cognome mi fa trattenere il fiato, come se fosse un richiamo più antico, un richiamo materno.
Remus le fa segno garbatamente di abbassare la voce, perché qualcuno potrebbe sentire, e penso che tutti abbiano visto e sentito abbastanza.
«Senta, ho esagerato, ma lui ha cercato di uccidermi! Ha messo quella sostanza dura come cemento sul Lago! La Crassitudo!» mi giro verso Remus sperando di riportargli alla memoria il ricordo di quella brutta avventura, e infatti Remus si irrigidisce annuendo.
«E quando Pansy è caduta non l'ha salvata, mi creda, Nott non aveva in mente un semplice scherzo.  È uno stronzo, un codardo!»
«Parkinson potrebbe essere coinvolta?»
«Non lo so, ma non è lei il nemico, il nemico è Theodore Nott! Mi ha dato della poco di buono e poi mi ha spint-»
«Che ha fatto?» la McGranitt riacquista un tono calmo di voce, sempre severo, ma non urla più, si ferma nel suo andirivieni e mi guarda dritto negli occhi.
«Mi ha spinto.»
«Questo l'ho capito, intendo prima, che ha fatto?»
«Mi ha dato della poco di buono.»abbasso lo sguardo al pensiero delle parole di Theodore.
«Voglio sapere le esatte parole, Gol- Cooper.»la professoressa si schiarisce la gola mettendosi a sedere e invitando anche me a farlo.
«Mi ha messo una mano sui capelli, e ha iniziato a dire che poteva provarci con me. Ha detto che mi pagano per scop- venire a letto con me, mi ha dato della sgualdrina.»non capisco perché ma mi trema leggermente la voce.
Rialzo lo sguardo: non ho intenzione di lasciarmi schiacciare dalle cattiverie di quel piccolo bastardo... eppure...
«E poi ti ha spinta.»
«Ho provato a reagire, ma tra il mal di stomaco e-»
«Prendi un biscotto, Cooper.»
La guardo confusa e Remus fa lo stesso, per poi nascondere un sorriso.
«Come?»
La McGranitt fa apparire alcuni biscotti in un piattino di porcellana.
«Prendilo.»
«Non credo sia una buona idea, ho la nausea.»
«Prendilo e basta.»
Lo prendo e do un morso, butto giù il pezzettino sperando di non rigettarlo sulla scrivania.
«Un minuto fa mi stava urlando contro.«
«Non permetterò che i ragazzi si prendano così tanta confidenza nei confronti delle ragazze. Dovevi dirmelo subito, è stato già messo in punizione per averti spinto nel Lago, purtroppo non ci sono prove che sia stata utilizzata la Crassitudo, poiché si è dissolta non appena sei uscita, e quel siero non lascia tracce. Beh, la tua reazione è stata esagerata... ma sono certa che il signor Nott ci penserà due volte prima di darti un appellativo simile. Tuttavia, nonostante la violenza non sia una soluzione, un bel pugno in faccia se lo merita tutto.»
Ho sempre stimato la professoressa McGranitt, ma oggi, con queste parole, beh... l'ho adorata.
Mi sono sentita meno sola, meno arrabbiata, perché lei capisce cosa significa essere oggetto di scherno da parte degli uomini. Non so molto della sua vita privata, ma ho percepito molta, forse troppa comprensione nel suo sguardo, come se ricordasse un episodio simile, magari accaduto in giovinezza.
«Il preside vuole parlarti, Megan. Non farlo aspettare oltre, puoi andare.»
«Grazie.»
«Ci sarà comunque una punizione.»
«Sì, lo so.»deglutisco, a quanto pare il biscotto non è stato accolto dal mio stomaco, e sta tentando di risalire.

Remus mi accompagna fuori e mi segue fino allo studio di Silente, sostenendomi.
«Perché non mi hai chiamato?»domanda quasi in un sussurro.
«So difendermi da sola.»
«È per la tua vendetta vero? Meg se l'avessi ucciso...»
«Non l'ho fatto! Mi sono fermata! Stavo per farlo... avrei voluto... ma ho scelto di non farlo!»
«Megan, se ci fosse stato Draco...»
«Non voglio parlare di lui.»dico seccamente, senza guardare Remus negli occhi.
Draco mi ignora da ormai due settimane, non merita la mia attenzione.
Ho sentito qualcosa guardandolo, prima di gettare a terra la scure.
Una vocina che mi diceva di non ucciderlo... in nessun momento, di evitare di farlo, qualcosa dentro di me sta consumando la vendetta e il rancore nei confronti della sua famiglia. E questo non può accadere.
È solo pietà nei suoi confronti? Solo buon senso e moralità forte. Non c'è altro.
«Ti ha fatto qualcosa?»
Non posso dirgli del sospetto della gravidanza... insomma non ne sono sicura nemmeno io... anzi non voglio nemmeno pensarci.
Certo... il pensiero di avere di nuovo una vita dentro di me mi ha spinto a salvarmi dal Lago... però...
Deglutisco, non sono pronta ad affrontare il discorso seriamente, non ora che sto per vomitare l'ennesima volta.
«Non ci parliamo.»rispondo vagamente entrando finalmente nell'ufficio del preside.
«Ti conosco, c'è qualcosa che non vuoi dirmi.»
«Accomodatevi.»
Albus Silente mi si palesa con un cappello diverso dal solito e un'espressione serena sul volto.
Remus e io ci sediamo alla scrivania, e io scruto il viso di colui che ho voluto evitare tutto l'anno.
Gli occhi azzurri ricambiano lo sguardo attraverso gli occhiali a mezzaluna sul naso lungo e ricurvo del preside.
«Theodore Nott è in infermeria, nulla di così grave. La professoressa McGranitt mi ha riferito in tempi mostruosamente ristretti tutti i fatti.»
Resto a fissarlo in attesa che continui il suo discorso.
«Professor Lupin, le dispiace lasciarci soli?» Albus sorride cordialmente a Remus, il quale salutando entrambi esce silenziosamente.
«Hai proprio lo sguardo di tua madre, Megan. Lo stesso identico sguardo.»
Silente mi osserva senza smettere di guardare i miei occhi, e posso notare un barlume di nostalgia nei suoi.
«Hai dissolto tu la Crassitudo, vero? Anni fa è successa la stessa cosa.»
«Questa volta ero sott'acqua e respiravo. Non so come io abbia fatto... tu sì, però.»incrocio le braccia e stringo le labbra. «Tu controlli tutto. Chi vive, chi muore, chi resta.»
La mia coscienza mi dice che non dovrei rivolgermi così ad Albus, ma la ignoro allegramente.
«Tu hai un potere, Meg. Un potere che io non posso spiegarti, ma il tuo organismo convoglia tutta l'energia che hai nella zona del tuo corpo che ne ha più bisogno quando c'è un pericolo. Perciò guarisci subito, per questo riesci a vedere al buio, e per questo hai respirato sott'acqua. E se queste capacità iniziano a rallentare...»in questo istante ricordo di tutte le ferite che ci hanno messo più tempo a rimarginarsi, «se stai avvertendo qualcosa di umano...»
Smette di parlare e mi guarda di nuovo intensamente, come se mi leggesse il pensiero.
«Parlami, Megan. Cosa ti succede?»
Potrei raccontargli degli incubi, del fatto che io stia provando qualche emozione, e del fatto che potrei aver combinato un bel casino restando incinta.
«Sono qui per la punizione.»
«Sei aggressiva, hai rischiato di macchiarti di sangue seriamente... speravo che il senso di vendetta....»
Mi accendo una sigaretta e Albus smette di parlare, inizio a fumare interrompendo il contatto visivo.
«Non mi fermerò mai. Non posso fermarlo.»
«Due cose possono tenere in vita una persona: l'amore oppure la vendetta, ma quest'ultima non consente di vivere a pieno, e tu, Meg, hai fatto la tua scelta, o almeno stai per farla, stai temporeggiando perché sai quanto sia sbagliato.»
Mi alzo e do le spalle al mio interlocutore, ma poi mi rigiro immediatamente.
«Per fine anno Draco Malfoy sarà morto.»deglutisco e il mio stomaco brucia terribilmente.
«Draco Malfoy è solo un ragazzo.»
«Anche suo padre era "solo un ragazzo" quando mi ha tagliato la gola, uccidendo me e mio figlio.»
Mi rendo conto di aver alzato i toni, e cerco di fermare l'impercettibile tremolio al labbro inferiore.
Albus mi osserva, malinconico, sa che sto urlando dentro, sa che avrei voluto alzare la voce di più, magari urlare e sa che l'avrei fatto se mi fossi lascata andare di nuovo all'aggressività. La mia voce sarebbe stata la scure, e lui sarebbe stato il femore di Theodore, frantumato.
«Innanzitutto ti ho lasciato un permesso per una visita di controllo al San Mungo, ti accompagnerà Nimphadora Tonks. Potete sfruttare gli aggeggi dell'ospedale e magari con molta discrezione potrete riuscire a capire cosa ti succede allo stomaco. La tua punizione consiste nella maggiore osservanza del regolamento scolastico: la divisa obbligatoria, niente sigarette o alcool in classe, niente esclamazioni triviali. Ovviamente dovrai fare i doppi turni dopo le lezioni di Murphy e aiutare Madama Chips con i moduli visto che è molto impegnata a ricostruire il femore del signor Nott assieme al professor Archibald.»
«Devo fare i turni al posto di Archibald Murphy? Ma sono solo fantocci e mandragole!»
«Dovrai pulire tu, senza magia, Megan»sospira Silente«non puoi smaterializzarti più.»
«Pronto! Sì, che posso, posso farlo sempre, quando voglio.»
«Il professor Piton mi ha suggerito di farti cambiare camera. Sarà una stanza singola, un po' più grande, i tuoi effetti personali sono lì, e io ho lanciato un incantesimo nel tuo nuovo alloggio. Nemmeno con i tuoi poteri potrai smaterializzarti.»
Rimango sbigottita, non so cosa mi faccia più innervosire.
«Mi avete isolata...»
«Le cose ti stanno sfuggendo di mano, le tue compagne di stanza non sono felici dei tuoi atteggiamenti. La stanza è vicina alla sala pianoforte, il signor Malfoy potrebbe farti accedere-»
«È il pianoforte dei Black.»
«Sua madre è una Black.»
Sbuffo pesantemente.
«I Black avevano questa sala privata, con il pianoforte e adesso...»
«Ricordo che il giovane Regulus ti faceva entrare perché sapeva quanto tu amassi suonare.»Albus mi sorride dolcemente e anche se sono incazzata non posso fare a meno di ricambiare.
«Sarò arrugginita.»commento osservando le mie dita.
«Malfoy ogni tanto suona qualcosa, il signor Gazza si lamenta spesso con me.»
Draco suona il pianoforte? E da quando? Dovevo aspettarmelo... insomma in tutte le famiglie purosangue si suona almeno uno strumento.
«Ho visto Harry in compagnia della signorina Parkinson.»Silente libera una risata, non divertita, ma di chi la sa lunga sull'amore adolescenziale.
«A quanto pare, ho solo paura che lo faccia soffrire. Insomma Pansy è... poco raccomandabile...»
«Quella ragazza è sfacciata, sicura di se, ha molta voglia di studiare»ed ecco un sospiro di ammirazione «Non giudicare subito le persone. Anche di James dicevi cose poco carine, eppure è diventato tuo amico.»
Abbasso lo sguardo e osservo la punta delle mie scarpe. Mi torna in mente l'incubo... ho visto la morte del mio alieno... e non potevo fare nulla per impedirlo.
«Alieno.»
«Come prego?»
«Sarà sempre il mio alieno.»
Silente incontra il mio sguardo e i suoi occhi si riempiono di lacrime, che tenta in tutti i modi di nascondere.
«Posso andare?»domando fingendo di tossire e concentrandomi sulla fenice Fanny, che fino ad ora non avevo notato.
«Cinquanta punti a Serpeverde.»
«Mh?»
«Hai salvato una tua compagna. E senz'altro servono a risanare il punteggio disastroso di prima. Cinquanta punti a Serpeverde.
Oh, domani hai la visita all'ospedale, non tardare, vai pure.»

La mia nuova camera è ancora più cupa e triste di quella precedente.
Più che il verde, il colore predominante è il nero, ma fortunatamente non si sente il rumore dell'acqua contro la vetrata.
È un angolo tranquillo, appunto, isolato.
Sono diventata sul serio un problema? Ho oltrepassato il limite e adesso sono considerata un pericolo.
Sconsolata mi siedo sul letto a baldacchino, e tasto le tende con inserti verde smeraldo.
Mi sembra tutto troppo inquietante in questo ambiente, non ne sono spaventata ma nemmeno entusiasta.
Odio questa stanza. Ovviamente la odierei se potessi provare l'odio... odio il fatto di non poterla odiare.
«Saranno sul serio gli ormoni?»
Mi stendo meglio sul letto e inizio finalmente ad affrontare in modo serio l'argomento con me stessa.
Potrei... potrei diventare madre.
Ho già sognato mia madre, e vederla, seppur in sogno, mi ha fatto sentire al sicuro.
Perché è questo che fa una madre, giusto? Protegge il proprio figlio, e io sono in grado di proteggere un ipotetico bambino...?
Ho perso un figlio quando sono morta... il figlio di Sirius...
Come posso accogliere nella mia vita un altro bambino? Peraltro figlio di?
Ecco, oltre al danno pure la beffa.
«Non è un danno... è un bambino...»mi dico pentendomi in un certo senso di quanto detto prima.
Una volta Draco mi ha portato al Lago Nero, e mi ha parlato di volere dei figli un giorno, tutti biondi e con i miei occhi. Ricordo di aver riso all'inizio, insomma, c'eravamo da poco messi insieme e lui già pensava a dei possibili bambini, tutti... nostri.
Io con in grembo il nipote del mio assassino: fa quasi ridere.
Mentre i pensieri continuano a fluire noto che si è fatto tardi, così mi spoglio per indossare la camicia da notte nera di seta.
Mi sistemo sotto le coperte sperando di prendere sonno. Ma niente...
C'è un orologio sul comodino di mogano nero, e segna le tre e ventitré di notte. Se qualcuno dovesse scrivere questa scena avrebbe senz'altro impressa la sensazione di trascorrere la notte in bianco.
Chiudo gli occhi.
-Sogno-
Il prato fuori scuola acquistava un colorito sempre più acceso in primavera in attesa dell'estate ormai alle porte. Ricordo che Lily mi ci portava per parlare o leggere o anche solo ridere insieme.
Ricordo che avevo litigato con Sirius, ci eravamo lasciati e Lily voleva farmi una sorpresa durante il weekend.
Ricordo anche che, come ogni preludio di estate che si rispetti, percepivo la solita tristezza estiva, come se mi mancasse qualcosa, ma appena Lily si stendeva vicino a me questa sensazione svaniva.
Ricordo che mi sorrise e mi disse che dovevo rilassarmi abbandonandomi alla natura circostante, alla stagione calda.
Lo scenario cambia e io mi trovo in una stanza. Una stanza arredata per un bambino, con una culla che mi sembra tremendamente familiare.
È scheggiata sul davanti, come se qualcuno avesse cercato di romperla con una mazza da baseball.
Mi guardo intorno e noto una fotografia, la mia.
Io e Lily durante le vacanze di Pasqua del 1979, e affianco vi è un'altra cornice: siamo tutti noi, io, la mia migliore amica e i malandrini.
Le altre foto sono di un bambino molto piccolo dagli occhi verde smeraldo, e sorrido subito perché riconosco che è Harry.
Sento dei passi e la porta si apre: Lily con Harry stretto tra le braccia, ma lei è terrorizzata e chiude a chiave la serratura.
Quando la vedo percepisco la stessa sensazione di quando si stendeva con me sul prato, e tutta la mia tristezza estiva svanisce.
«Lily...» mi avvicino, commossa, accarezzando la testolina del piccolo che mi sorride.
«Meggy!» Lily mi stringe a loro, senza preoccuparsi di soffocare Harry, il quale per tutta risposta mi afferra la mano, come se mi conoscesse da sempre.
«Non puoi stare qui! James non può trattenerlo per molto...»una lacrima le solca la guancia «Devi scappare! Sei già morta una volta!»
Sciolgo l'abbraccio e quello stramaledetto calendario riappare.
È il 31 ottobre del 1981.
«Smaterializziamoci. Andiamo a quartier generale degli Auror!»
Ma Lily non mi sente, mette Harry nella culla e inizia a sussurrargli qualcosa.
Afferro il calendario e lo strappo in tutti i pezzettini possibili.
Niente.
Appena mi volto è ancora lì, con il 31 scritto a caratteri cubitali.
Urlo per la rabbia, non può accadere, non davanti a me.
«Lily! Lily prendilo e scappa! Ci penso io!»tento in tutti i modi di farmi ascoltare, ma lei non mi dà retta, come se seguisse un copione già scritto.
«Harry, mamma ti ama... papà ti ama, devi essere forte amore. Sei tanto amato, non dimenticar-»
Troppo tardi.
Senza pensarci due volte mi metto davanti a Lily ed Harry, osservando l'uomo incappucciato, Voldemort, che ci punta la bacchetta contro.
«NON FARE UN ALTRO PASSO!»lo minaccio con le lacrime agli occhi.
Lily mi fa voltare e mi da un bacio sulla guancia, e poi mi abbraccia in un modo in cui non aveva mai fatto.
«Mi mancherai per sempre.»sussurra tra le lacrime, come se avesse paura di staccarsi da me.
La stringo più forte e cerco di sentire il suo profumo un'ultima volta, prima di lasciarla andare.
«Mi mancherai per sempre anche tu.»mi trema la voce ma devo essere forte per lei, come lei lo è stata per me sempre.
«Devi lasciarmi andare Meggy... devi lasciarmi morire.»
Scuoto la testa e continuo a piangere silenziosamente.
«Io starò bene, mi prenderò cura del tuo Harry, come tu farai con il mio.»mi accarezza i capelli e tira su col naso.
«Non ancora... Tu sei mia sorella, capito? Non posso lasciarti, non posso, non posso...»
Lily si stacca lentamente e mi guarda con fierezza: mi sorride e si posiziona davanti alla culla nuovamente.
«Stupida ragazza! Spostati! Voglio solo il bambino.»
«Prendi me! Prendi me, piuttosto!»ripete lei strillando.
Sento una stretta all'addome e noto che dalla piantina sulla mensola spunta un rampicante che mi tiene stretta in vita per evitare di difendere Lily, la quale è diventata gigante, come James.
Voldemort punta nuovamente la bacchetta e io con tutte le mie forze cerco di liberarmi dalla stretta.
Harry strilla disperato quando succede... quando dopo la maledizione mortale il gigante di sua madre stramazza al suolo, polverizzandosi. Il vuoto della tristezza estiva mi pervade e so che forse stavolta non andrà più via.
La stessa ombra di sempre incombe sulla culla e io mi spezzo quasi la schiena per sfuggire ai rampicanti e proteggere Harry ma è tutto inutile.
La donna malvagia e il dolore alla testa mi tormentano.
Urlo, urlo più che posso, mi scoppia la testa sento ancora quelle dannate voci.
«La coppa, quello che non aveva intenzione di creare, il serpente!»
«NON VEDO NULLA DI TUTTO QUESTO!»urlo piangendo per il dolore.
«Hai perso.»la voce della donna mi fa alzare il capo e provo a scagliarle qualcosa contro ma mi faccio solo più male.
Ho un unico pensiero, Harry.

«HARRY! HARRY!»mi sveglio tutta sudata e nel buio della mia camera inizio a urlare perché non riesco a muovermi.
«HARRY! HARRY! HARRY!»mi alzo appena mi passa la paralisi, esco dalla mia stanza e inizio a correre con l'unico obbiettivo di arrivare nel dormitorio di Grifondoro e assicurarmi che Harry sia materialmente nel suo letto, al sicuro.
«A zonzo per i corridoi di notte? Non è bastata la punizione, Cooper?»
Severus è in piedi dietro di me, con un'aria vittoriosa, come se si aspettasse una mia possibile evasione.
«Devo solo prendere un libro in camera di Pansy Parkinson.»
«Di notte?»
«Beh le ho salvato la vita, e lei non può ridarmi un libro di notte?»
«In camera tua.»
«Severus-»
«Professor Piton.»insiste lui infastidito.
Sbuffo pesantemente ma mi arrendo.
«Professor Piton, può lasciarmi passare, prima che possa vomitare sulle sue scarpe?»
E detto questo ritorno nella mia camera e mi fiondo in bagno, arrivavo appena in tempo alla tazza e butto fuori tutto ciò che il mio stomaco ha respinto, dopodiché pulisco.
Era solo un sogno... Harry sta bene, lo so, è qui ad Hogwarts, dorme nel suo letto, sta bene.
Guardo la vasca-doccia bianca davanti a me, e improvvisamente ho voglia di restare in ammollo per tutta la notte.
Mi spoglio completamente, apro l'acqua e mi metto in piedi nella vasca.
Mentre mi insapono sento una piccola voragine alla pancia, forse non è reale ma avverto un vuoto, un senso di smarrimento.
Sarà la tristezza estiva? Forse qualcosa che va oltre quello.
Vorrei che Draco fosse qui, vorrei che avesse evitato a Theodore di dirmi quelle cose e vorrei che dormisse accanto a me.
Perché lo vorrei vicino se medito di ucciderlo?
Esco dalla doccia e mi asciugo con la magia, apro l'armadio e afferro il pacco con le sue camicie.
Ne indosso una e mi stendo sul letto.
Non penso più al mio incubo, o ai miei vecchi amici, penso solo all'odore di Malfoy che mi trasmette un po' di tranquillità, i pensieri si fermano e chiudo finalmente gli occhi, e prima di farlo noto che l'alba è giunta.

Avrò dormito un paio d'ore, e non mi reggo in piedi. Tuttavia decido comunque di andare a lezione, indosso la divisa ma dimentico di aggiustarmi il trucco e di omettere le calze a rete nere.
Sbadigliando percorro i corridoi finché non entro in classe, in ritardo.
Tutti mi fissano, Harry mi fa posto vicino a lui: sta bene.
«Che hai fatto?»sussurra, evidentemente si riferisce alle condizioni in cui è il mio viso.
Poggio la testa sul banco, ignorando gli sguardi di Ron e Draco.
«Cooper, non solo sei in ritardo, hai anche il coraggio di dormire in classe. Vieni alla lavagna.»Piton incrocia le braccia e io ho una gran voglia di tirargli una sedia dritta sulle gengive.
Harry lo guarda male e Ron prende subito la parola, peggiorando involontariamente la situazione.
«Ma non vede che non sta bene? Posso accompagnarla in-»
«Venti punti in meno a Grifondoro, Cooper, non ho tutto il giorno.»
Mentre mi alzo, Hermione cerca disperatamente di suggerirmi cosa scrivere, ma il punto è che non so nemmeno quale sia l'argomento affrontato.
Quando arrivo alla lavagna, le lettere si muovono e la vista mi si offusca.
Chiudo gli occhi e sento che sto per perdere l'equilibrio, quindi mi appoggio con una mano a un banco.
«Cooper?»
La testa mi diventa troppo pesante, non capisco il motivo, ho perfino sospeso le iniezioni di veleno.
«Io non mi sento...»
Sbando nuovamente e perdo l'equilibrio ma qualcuno mi afferra appena in tempo.
L'odore che sento è lo stesso della camicia che indosso... Draco mi sostiene, senza farmi male, e sento di poter cadere tra le sue braccia.
Mi prende a mo' di sposa, e io mi aggrappo a lui, finalmente incontro il suo sguardo, e nonostante io sia mezza intontita arrossisco.
Però poi penso al fatto che lui mi abbia ignorata per due settimane e che non abbia mosso un dito per me fino ad ora.
Arriviamo in una delle aule di Murphy e Draco mi mette seduta su un lettino, si aggiusta i capelli biondi portandoseli all'indietro e mi prende il viso.
«Come ti senti?»chiede con un tono talmente dolce che mi fa quasi dimenticare la fine che voglio che faccia.
Con il pollice mi accarezza la guancia e poi le labbra, senza mai staccare i suoi occhi dai miei.
Deglutisco e bruscamente gli scosto la mano, sono incazzata e quasi quasi gli vomito sulle scarpe.
«Hai messo la mia camicia vedo.»
«Non ti sei presentato per la punizione, mi ignori per due settimane e hai questa faccia tosta?!»sbotto restando seduta sul lettino.
Draco si bagna le labbra e incrocia le braccia come per nascondere il nervosismo, però non interrompe mai il contatto visivo, vuole a tutti i costi dirmi qualcosa, lo avverto.
«È una lunga storia, Meg. Comunque ora sono qui, e avrei voluto parlarti prima, ma con Lenticchia e Sfregiato intorno mi risulta difficile.»
«Da quando ti fai fermare da loro? Lascia stare, mi hai trattato come una puttana. Avevi promesso di non farmi cadere mai! MAI! E hai lasciato che lui mi facesse del male, e solo ora hai le palle di parlarmi? Codardo..»
Non so perché gli stia dicendo tutto questo, ma ho percepito un minuscolo movimento verso il... no, non può essere...
Le guance mi bruciano, un po' per la rabbia un po' per il ricordo della notte del ballo.
«Gli darei il colpo di grazia.»
«Mh?»
«A Theodore, quello che ti ha detto... non gli avrei mai permesso di farti del male, non avevo idea del suo brutto scherzo.»inizia, e si siede accanto a me accarezzandomi i capelli «Mi odio per averti ignorato, mi odio così tanto, ma non ho avuto scelta. Non permetterò mai che tu cada, io intendo ciò che dico...»sospira e continua ad accarezzarmi i capelli«Meg ci sono tante cose che vorrei dirti, so che non è una giustificazione. Comunque sei tornata con Weasley...»
«E tu te la spassi con Daphne.»
«Io amo te.»le labbra carnose di Draco si avvicinano alle mie, e io avverto di nuovo quel formicolio verso il... oh merda, non può essere ho detto!
«Mi manca tutto di te, mi manca vederti dormire al mio fianco, mi manca il fatto che posso tenerti per mano...»
«Vattene!»esclamo spingendolo e non permettendogli di continuare la frase.
O lo bacio, o lo ammazzo: non ho vie di mezzo.
«Malfoy, fuori forza.»Murphy, che entra velocemente, gli dà una pacca sulla spalla e Draco tristemente esce.
Lo guarda andare via, e lo vedo lottare per rimanere ancora cinque minuti.
Vorrei rincorrerlo e prenderlo a schiaffi per dirgli di tornare e di baciarmi, non voglio ammazzarlo almeno non oggi...mi rendo conto che la mia incoerenza sta sfociando nel ridicolo. Però vorrei dirgli che anche lui... beh... mi manca.
«Cooper, di quante settimane sei?»chiede Murphy mostrando i denti giallastri.
Non rispondo, anzi, vomito nel secchio ai piedi del lettino.
«Cooper?»
«Non sono incinta.»
«E io sono Merlino, forza ragazzina non ho tempo da perdere con chi si rifiuta di fare sesso protetto.»sputa Archibald prendendo una grossa siringa con del liquido violaceo.
Quando si accorge del mio sguardo confuso si affetta a precisare.
«È solo per lo svenimento.»
«Silente mi ha dato il permesso per farmi visitare al San Mungo.»mi affretto a ricordare.
«Al San Mungo? Cioè fammi capire, lui per un mal di stomaco ti manda in ospedale e per un femore distrutto lascia i suoi studenti nell'infermeria? Quell'uomo è perfino più strambo di me. Comunque senza accompagnatore...»
«Eccomi, la accompagno io.» Tonks arriva con la sua divisa da Auror e resta sulla soglia della porta rivolgendo un sorriso a entrambi.
Murphy posta la siringa e sbuffando esce.
Tonks si avvicina a me.
«Vuoi sentire la notizia buona o quella cattiva?»le domando torturandomi una ciocca di capelli.
«Quella buona. Così mi preparo...»
«Quella buona è che ho quasi ammazzato Theodore Nott, dopo che ha provato a farlo lui con me.»
Tonks spalanca la bocca, sbigottita, insomma forse non si aspettava fosse una buona notizia...
«Quella cattiva?»sospira sconsolata.
«Forse sono incinta.»confesso portandomi le mani alla faccia.
Tonks spalanca di nuovo la bocca, ancora scioccata per il fatto che io reputi la gravidanza come una brutta cosa rispetto all'aggressione. Ed ecco che ci ripenso... Io, incinta... dopo più di diciassette anni... direi che è spiazzante e terrificante al tempo stesso. Eppure non sento abbastanza emozioni per tale situazione.
«Oh merda...»deglutisce Dora sedendosi accanto a me sul lettino.
«Ho fatto un bel casino.»

La sede dell'ospedale è a Londra e la sua posizione corrisponde a quella del grande magazzino abbandonato Purge & Dowse Ltd. Per accedere all'atrio dell'ospedale, si deve attraversare una delle finestre del Purge e Dowse Ltd, e devo essere onesta, fa schifo.
È tutto sporco l'esterno, peggio di una discarica, in più specchiandomi alla vetrina mi rendo conto che ho un aspetto orribile.
«Meg, stai tranquilla, troveremo la causa»e mentre Dora cerca di confortarmi entriamo nella struttura.
«Dobbiamo arrivare al secondo piano giusto? Nausea da svenimento, no?»
«Oh no, non sarà necessario che sappiano della nostra presenza.»Tonks sfoggia un sorrisetto malandrino, poi mi trascina verso un reparto che non avevo mai visto.
«Ma non se ne accorgono? Insomma di solito c'è la Stregaccoglienza.»
Dora mi fa segno di abbassare la voce, e si chiude la porta alle spalle.
«Meg, Silente ha detto che possiamo usufruire degli attrezzi, non dei guaritori. Inizierebbero a farti una ventina di analisi solo per capire come mai il muscolo cardiaco è fermo. Siamo sotto copertura!»sussurra Tonks come se stessimo facendo una missione segretissima.
Nella stanza in cui mi ha portato c'è un lettino sul quale mi stendo subito.
«Come fai a utilizzare quegli affari se non sei un guaritore?»domando alludendo ai macchinari della medimagia.
C'è un grosso carrello con le rotelle, tutto bianco, annesso vi è una ventosa del medesimo colore, e pare che se c'è attività fetale il macchinario si colori di verde.
Al centro, poi, dovrebbe proiettarsi l'immagine del feto con il calcolo delle settimane.
Tonks prende un unguento azzurrino, che ha una consistenza gelatinosa.
«Hai una camicia da uomo o sbaglio?»
Non rispondo e la tiro su, lasciando l'addome scoperto.
Dora mi spalma l'unguento e poi mi appiccica la ventosa.
«Sai, qui sono ricoverati Alice e Frank, al quarto piano...»
«Posso vederli?»
«Se riesci a smaterializzarti... ma non puoi stare molto, ti copro le spalle.»sorride Tonks mentre controlla l'apparecchio «Ho sempre odiato questi cosi, vengono usati anche al ministero, per l'avvelenamento da pozioni.»
Mi paralizzo sul posto... e se scopre del veleno di vedova nera?
Beh impossibile, dopotutto non lo inietto da un po' e darei comunque la colpa al whisky e alle sigarette.
Un altro pensiero mi torna in mente... e se fosse davvero un bambino?
Aspettiamo alcuni minuti che sembrano ore e intanto mi torturo di nuovo i capelli.
«Okay... Meg...»
«Mh?»
E poi lo vedo... proiettato il mio addome e poi il mio utero... vuoto.
Completamente vuoto.
Aveva ragione Silente, tutta la mia energia vitale è incanalata nei punti che mi sono più utili, come il cervello e i polmoni, evidentemente non sono abbastanza viva per avere un bambino.
«C'è qualcosa, come una specie di budino sul tuo stomaco.» Dora riduce gli occhi a due fessure e poi scoppia a ridere. «È Hemeto!»
«Cosa?»
«È una pozione che si mette sul cibo per indurre una persona a vomitare, hai presente le Pasticche Vomitose dei gemelli Weasley? Contengono un estratto di questa pozione. Beh qualcuno ti ha giocato un brutto scherzo.»
«Theodore.»
«Può darsi, ma ha già pagato per tutto.»

Incredibile... ero convinta di avere qualcosa di più nel mio corpo che un ammasso di pozione...
«La cosa assurda è che non ha fatto completamente effetto, c'è del tessuto che ha bloccato...»
Credo sia stato il veleno, il veleno ha bloccato la pozione prima che facesse completamente effetto... il veleno mi ha permesso di toccare la collana maledetta di Katie.
Odio avere il mio corpo in questo stato, ma il veleno mi serve, serve a rendermi più forte.
«Comunque ho trovato il rimedio, devi solo ingerire un pezzo di fegato di asino. Dovrebbero essercene qui in giro.»
Non la ascolto più, voglio solo tornare a scuola e dimenticarmi tutto questo.
Non sono delusa, non sono dispiaciuta, ma un po' ci ho sperato...
È solo per tornare viva? Per il gusto di sentire che c'è vita in me? O perché avrei voluto, senza condizioni o vantaggi, un figlio?
«Trovato!»Tonks mi mostra una scatolina con dentro una cosa rossastra con striature gialline.
La afferro a mani nude, e la ingoio.
Non sento niente, solo un po' di pizzicore allo stomaco.
Dora mi stacca la ventosa e mi aiuta a scendere dal lettino.
«Ci sei rimasta male?»
«Andiamo, mi immagini con dieci bambini che corrono qui e lì? Li ammazzerei dopo il primo capriccio.»rido, cercando di sembrare credibile.
«Mai dire mai.»
«Forse non devo diventare madre, sono già stata madre...»sospiro«L'hai visto anche tu il mio utero, no? È completamente vuoto, non c'è nemmeno l'ovulazione. È fermo come il mio cuore e chissà quale altro organo...»
Tonks mi prende la mano e la stringe, mi consola in silenzio, e io non piango. Non ho motivo di farlo dopotutto... non posso cambiare il mio corpo.
Posso solo dire che c'è qualcuno a cui darò tutto il mio affetto o ciò che ne rimane, qualcuno che non è legato a me biologicamente. Questa è la mia certezza: Harry.
«Riesci a smaterializzarti?»
Annuisco e prima che ce ne rendiamo conto siamo al quarto piano, proprio davanti la camera di Alice e Frank.
Nymphadora si improvvisa infermiera, trasformando se stessa.
Riesco a sgattaiolare verso il letto di Alice.
I capelli scuri di un tempo adesso sono bianchi, e le cadono a ciocche, mi guarda incuriosita e lo stesso fa Frank che però è steso.
Quando li vedo mi rendo conto di quanto mi siano mancati, ma non sento abbastanza commozione.
Mi siedo sul letto di Alice e le prendo il viso.
Gli occhi da vacui diventano improvvisamente luminosi e mi posiziona una mano sul ventre.
«Meggy.»biascica.
Resto sconcertata o almeno in parte, ero convinta non riuscisse nemmeno a parlare.
Ma quel calore sul ventre, mi fa ricordare la nostra ultima chiacchierata.
Le avevo annunciato di aspettare un bambino da Sirius.
«Alice, mi hai riconosciuta?»
Lei mi sorride senza muovere la parte destra del viso e continua ad accarezzarmi la pancia.
«È un maschio.»sussurro involontariamente, non volendo deluderla o confonderla, e sento una piccola lacrima scendermi sulla guancia.
Per un piccolo istante dimentico di essere Megan Cooper, e ritorno Megan Gold, la me di anni fa, con un corpo sano e fertile, con della vita dentro di sé.
«Neville, sta bene, sai? È un ragazzo d'oro.»mentre le parlo, passo una mano sui suoi capelli, facendoglieli ricrescere del suo colore naturale.
È per questo tipo di tragedie, è per Neville se voglio ammazzare i mangiamorte, è per Harry... per mio figlio che non c'è più e per me.
Per tutti coloro che sono morti e che soffrono, devo farlo.
Ma Draco... io non posso.
Alice mi sorride di nuovo, e io lascio cadere un'altra lacrima.
«Ho fatto tanti sbagli, Alice, mi sono iniettata qualcosa di letale, e avevo pensato di iniettarlo a un ragazzino...»scoppio a ridere «Un ragazzino come tuo figlio. Non posso uccidere lui... ma posso uccidere gli altri...»
Ed è qui che prendo la decisione, la scelta che ho sempre ignorato.
Draco non merita di morire, lui non farebbe mai del male a qualcuno in questo modo...

Rientrata a scuola evito tutti, non voglio parlare con nessuno, e filo dritta nel mio dormitorio, nella mia stanza isolata, in silenzio.
Harry voleva parlarmi, io mi sono limitata a dargli un abbraccio e poi l'ho ignorato.
Troppe emozioni a metà anche oggi, tutta quella tensione di essere madre, e la decisione di risparmiare una vita che forse è innocente.
Draco mi ama, ma io non posso amarlo.
Ancora una volta Silente ha ragione. È solo un ragazzo, come Harry, come Ron, come Neville.
Forse neanche Pansy è così male, e non lo dico solo perché ho ritrovato un po' della me del passato, lo dico perché è vero.
È la speranza che ci sia qualcosa in più, oltre un utero vuoto, oltre un giardino senza fiori, oltre una maledizione che ha portato via la sanità mentale a una persona, a una madre.
Ammetto che è quella piccola speranza di vita che mi ha fatto prendere la decisione di non lasciarmi accecare dal concetto che le colpe dei padri ricadono sui figli.
Mentre ragiono su questa nuova consapevolezza noto delle rose davanti alla porta.
Non è solo un mazzo di fiori, è una reggia di rose rosse.
Draco, sei un idiota.

Spazio di una me imperdonabile.
Scusate per l'attesa lunga ma- NIENTE MA.
Ora il capitolo è qui, spero vi piaccia 🥺🥺🥺
Non vi dico quando pubblicherò nuovamente 🤡 a sorpresa.
RICORDIAMO CHE IL 31 LUGLIO È IL COMPLY DI MEG E HARRY EH!

Raga io piango, mi mancano gli one direction :(
Serie tv preferita?

Grey's anatomy 🙂 (nOn sI eRa cApItO)

-grafomane 💖

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