3.29
Flashback
(Song: Remind me to forget-Kygo)
Il ritorno ad Hogwarts per Meg fu abbastanza tranquillo.
Incontrò Regulus Black accanto alla classe di trasfigurazione.
«Regulus.»
Meg si avvicinò, sorridendo, e Regulus ricambiò il saluto.
«Mon chéri, ti trovo in forma»
«Che hai fatto al volto?»e senza indugiare oltre lei gli prese il viso, e passò delicatamente le dita sullo zigomo violaceo del ragazzo.
Regulus deglutì e continuando a mantenere un tono dolce, le disse:
«È stato il regalo di Natale di mio padre, carino eh?»
Meg lo guardò tristemente, tolse la mano e lo abbracciò.
«Mi dispiace tanto.»
Regulus non disse niente, la avvolse con le braccia e avvertì una leggera fitta al petto, come se qualcosa stesse per scoppiare.
Regulus arrossì violentemente e sciolse l'abbraccio.
«Mon chéri, farai tardi agli allenamenti. Ho sentito che si inizia stasera.»
«Ma... di già? Dobbiamo prepararci.»
Meg prese la mano a Regulus e fece per tirarlo, ma lui non si mosse.
«Reg?»
«Vuoi che assista?»
«Ma, devi allenarti anche tu-»
Regulus schioccò la lingua sul palato e si sciolse in una risata carica di sarcasmo.
«Hai dimenticato che mi manca un arto?»
Meg lo guardò con un sopracciglio alzato, come se non cogliesse il punto del discorso.
«Puoi giocare lo stesso.»
«Scordatelo.»
«Sei caduto, non vuol dire che accada di nuovo.»
«Ho detto di no.»
«Fidati di me, Regulus. Tu non cadrai più.»disse con tono deciso la ragazza incrociando le braccia.
Regulus la guardò negli occhi, inevitabilmente lesse la sua mente, sorrise e poi le tese la mano.
«Promettimi che mi ricorderai di dimenticare che mi manca un arto.»
Meg ricambiò il sorriso e gli strinse la mano.
«Promesso.»
I due si incamminarono verso i rispettivi spogliatoi, indossarono le divise da Quidditch e raggiunsero il campo.
Regulus osservava i movimenti aggraziati di Meg, mentre saliva sulla scopa e mirava verso il cielo, e per un piccolo istante immaginò di essere una rondine per poterle volare accanto...
Ed eccola di nuovo, quella fitta al petto così forte, eppure così ricca di adrenalina.
Montò sulla scopa, cercando di non perdere l'equilibrio e ci riuscì.
Meg atterrò accanto a lui.
«Reg, puoi farcela.»
Ma appena stava per alzarsi in volo, Regulus ebbe un intenso capogiro, scese lanciando sul prato la scopa.
«Non posso.» sussurrò a denti stretti.
Meg guardo la scopa e poi il ragazzo.
«Regulus Black, non mi importa se non hai un fottuto arto, o se il Natale non è stato dei migliori, e non mi importa un fico secco se sei caduto. Non puoi farti prendere dalle tue strafottutissime emozioni, capito?! Se fai una cosa che ti piace e in cui sei bravo, non devi permettere che il resto ti pervada. Quindi muovi il tuo sedere purosangue e sali su quella maledetta scopa!»
Meg aveva parlato a voce alta, con i pugni stretti.
Regulus la guardò con gli occhi sgranati, quasi intimidito dal tono autoritario, poi però scoppiò a ridere.
«Tu passi troppo tempo con mio fratello, mon chéri.»rispose Regulus con un ghigno divertito.
Inevitabilmente Meg pensò al "tempo passato con Sirius" e arrossì violentemente sperando che Regulus non le leggesse nella mente.
Purtroppo per entrambi, lo fece e Meg se ne accorse dalla sua espressione.
«Okay, smettila.»lo rimproverò, nascondendo un sorriso.
Regulus però continuò a ridere, nonostante quei pensieri gli avessero dato particolarmente fastidio.
«Mi scusi, mademoiselle.»disse ironicamente per poi riprendere la scopa e salirci.
I due volarono insieme, e, mentre si allenavano, si scambiarono occhiate complici, solo che Meg era in netto svantaggio: non poteva leggergli la mente e nemmeno chiuderla.
E fu meglio così, perché Regulus non stava pensando solo al Quidditch, ma alle labbra della ragazza che si piegavano in un sorriso spontaneo.
Capì finalmente il motivo di quella fitta e la cosa gli parve così sbagliata che per qualche minuto si vergognò.
Dopotutto Meg era la ragazza di suo fratello, e non gli parve giusto ammettere di avere una cotta per lei.
Decise di dimenticarsi quell'importante dettaglio e continuò ad ammirarla.
«Tutto bene?»gli chiese, avvicinandosi in volo.
Regulus alzò le sopracciglia e annuì senza smettere di guardarla negli occhi.
«Sto morendo di fame.»esordì lei tenendosi lo stomaco.
«A-Anch'io.»
Regulus tossì per nascondere l'imbarazzo di aver appena balbettato davanti a lei, poi fece rotta verso il prato, seguito da Meg.
«Voglio imparare l'occlumanzia.»dichiarò Meg mentre era seduta accanto a Regulus al tavolo dei serpeverde.
Regulus la guardò stupito, e addentò una fetta di torta alla ciliegia.
«Sei sicura? Guarda che è difficile.»
«Hai paura che diventi più brava di te, Black?»lo provocò lei con uno sguardo malandrino.
Regulus sogghignò e poi si avvicinò al volto di Meg, senza smettere di avere un'espressione sfacciata.
«Mi offendi così, Gold.»
Meg scosse la testa, poi bevve un po' di succo di carota e si alzò.
«Allora?»domandò di nuovo, mettendogli una mano sulla spalla.
Regulus la guardò negli occhi, come se avesse bisogno di osservare quelle pupille e quelle iridi di un verde chiarissimo quasi azzurro.
Gli sembrò il colore più bello del mondo, insieme a quello delle gote rosee.
«Solo se mi ricordi di dimenticare che mi hai dato del codardo.»
I due si diressero verso il dormitorio dei serpeverde, nel quale Meg non era mai stata.
«Hai paura?»le sussurrò Regulus osservando la faccia confusa della giovane che osservava l'entrata del dormitorio.
«Di un paio di serpenti?»
«Di essere praticamente sott'acqua.»
Meg non rispose, il fatto di essere nelle profondità del Lago le metteva un senso di angoscia e ansia, le davano fastidio le creature marine che si vedevano attraverso le vetrate.
«È tutto così cupo, non c'è luce.»
Regulus si girò verso di lei: avrebbe voluto dirle che in quell'istante l'entrata del dormitorio gli parve una delle più luminose e rassicuranti.
«Forse hai ragione.»si limitò a constatare, invece.
«Quello dei Grifondoro è troppo caldo, e le scale risultano stancanti a un certo punto.»confessò Meg spontaneamente.
La porta è fatta di pietra e scivolerà a lato, consentendo l'accesso.
Se la parola d'ordine non è corretta due sculture raffiguranti due cobra si animeranno facendo spaventare chi ha sbagliato.
«Cobra.»pronunciò Regulus, e difatti la porta scivolò e i due entrarono.
La sala comune non era poi così male, vi erano divani e poltrone in pelle nera, con cinque camini di pietra e con vari ritratti e dipinti sopra. A est era situata la biblioteca, e poi un lungo tavolo abbelliva la camera-studio.
Ma la cosa che stupì Meg fu senz'altro la scala in mogano che conduceva ai dormitori: era intarsiata di sculture serpentine, molto elegante e cupe al tempo stesso.
«Ho una camera tutta per me. Diciamo che provenire da una famiglia molto nobile come la mia ha i suoi vantaggi.»sorrise Regulus, quando condusse Meg nella propria camera.
Il letto occupava la maggior parte dello spazio della stanza, e in più la scrivania era ordinata in modo maniacale.
«Ma tu dove lo trovi il tempo per riordinare tutto?»
Regulus scrollò le spalle e accese il grande camino in marmo bianco di fronte al letto.
«Non riesco a studiare se c'è disordine, è più forte di me.»
Meg si sedette sul letto, era tutto così verde, l'argento delle tende del baldacchino era l'unica fonte di luminosità in quella stanza.
«Si riposa bene grazie al sottofondo del Lago, anche se ultimamente c'è una certa agitazione tra le creature.»
«Io non riuscirei a dormire qui.»
Regulus le lesse velocemente i pensieri, sorrise dolcemente.
«Non riesci a dormire da sola, eh?»domandò alzando un sopracciglio.
Meg gli scoccò un'occhiataccia.
«Puoi smetterla di leggermi i pensieri?»
«Come desideri, mademoiselle.»
«Vuoi insegnarmi come chiudere la mente oppure vuoi farti gli affari miei?»continuò Meg incrociando le braccia.
«Prima cosa, mai e dico mai, pensare a cose troppo intime quando sei con qualcuno.»
Meg arrossì però non replicò.
«Seconda cosa, evita di focalizzarti su un unico pensiero, cerca di tenere la mente abbastanza affollata da confondere chi hai di fronte, che potrebbe essere un possibile legilimens.»
Mentre parlava estrasse la bacchetta, per poi puntarla verso di lei.
«Terza cosa, non pensare troppo o impazzirai e non saprai come contenere i tuoi pensieri. Tutto chiaro, Gold?»
Meg si alzò subito ed estrasse anche lei la bacchetta.
«Oh no, non ti servirà. Devo usarla io per penetrare meglio nella tua testa, Meg.»
Meg strinse le labbra e poi ripose la bacchetta nella tasca del mantello.
«Ricorda che ti ho detto... legilimens!»
Meg si sforzò in tutti i modi di seguire le istruzioni di Regulus. Fu davvero stancante, perché lo vedeva nella sua testa, vedeva la sua reazione ai propri pensieri e un po' se ne vergognava.
Pensò al ballo di Natale di qualche anno prima, e inevitabilmente si ricordò di quando aveva scoperto il segreto dei Malandrini.
Scacciò via quel ricordo il più velocemente possibile, e ne riaffiorò un altro all'apparenza pacifico.
Era seduta su un'altalena, aveva sette anni e guardava una farfallina svolazzare tra gli alberi.
Sua madre era in lacrime sulla panchina del parco accanto a Private Drive, e la vide disperarsi tenendo in mano una fotografia. Ma lei era rimasta seduta a fissarla, come se non si conoscessero.
Ed ecco suo padre avanzare verso di loro, lei si alzò dall'altalena e fece per avvicinarsi, ma non li raggiunse perché Noah aveva afferrato Ariana per i capelli.
Meg rimase immobile a osservare suo padre trascinarla verso la macchina, con una tale brutalità che le fece venire i brividi.
Ariana piangeva ancora e implorava di essere lasciata, fu in quel momento che Noah le tirò un pugno in pieno viso facendola quasi svenire.
Il ricordo iniziava a sfocarsi, e Meg riaprì gli occhi e si ritrovò in camera di Regulus, in lacrime.
«Shh, è finita non ti preoccupare, mon chéri.»le sussurrò lui abbracciandola.
«Io...mi dispiace... sono una stupida...»singhiozzò Meg tentando di reprimere la vergogna per aver fallito.
«Va tutto bene, non ti giudico, posso solo comprendere.»
Meg smise di piangere ma rimase abbracciata a Regulus.
Hogwarts
Harry non ha più parlato con Pansy dalla loro... serata.
In treno l'ha ignorata, o meglio è stata lei a non rivolgergli neanche uno sguardo quando si sono incrociati all'entrata del castello.
Meg d'altro canto ha fatto lo stesso con Draco, nonostante quest'ultimo le abbia più volte lanciato sguardi eloquenti e nostalgici.
Il rientro non è stato poi così tranquillo, perché Murphy ha voluto subito mettere a lavoro i ragazzi.
«Ecco come faremo, vi dividerò in gruppi da quattro e ogni gruppo avrà un fantoccio da operare. Sono in palio ben 50 punti, dunque... quando vi chiamo avvicinatevi così vi consegno la scheda...»
Meg non lo ascolta, è impegnata a ignorare l'odore che ha pervaso il suo organismo da quel giorno nel bosco.
I suoi compagni a gruppi da quattro si avvicinano man mano al professore di pronto soccorso, e lei li guarda senza vederli davvero, mordendosi l'interno della guancia.
«Granger, Paciock, Parkinson e Zabini.»
L'espressione di disgusto sul volto dei quattro interpellati suscita le risate degli astanti.
Pansy e Blaise si scambiano uno sguardo d'intesa, mentre Hermione e Neville sospirano sconsolati pendendo le schede che vengono loro consegnate.
«Cooper, Malfoy, Potter e Weasley.»
Ed è solo in questo istante che Meg presta attenzione.
Harry sgrana gli occhi e trattiene una risata capendo la situazione di imbarazzo che si verrà a creare.
Ron e Draco sembrano sul punto di una potente crisi di nervi, i lineamenti del volto tesi e le labbra serrate.
Meg guarda prima Harry e poi si avventa su Murphy.
«Sta scherzando?»sbotta con le sopracciglia talmente alzate che le estremità formano un triangolo.
I capelli biondi le ricadono sulle spalle e quel colore leggermente delicato sembra decisamente in contrasto con il tono alterato che ha appena usato Meg.
«Cooper, ti pare che io stia scherzando? Se vuole può far cambio con Parkinson-»
«Professore, la scusi, è lei a scherzare, non farà cambio, gliel'assicuro.»si affretta a rispondere Harry, cingendo le spalle di Meg con un braccio.
Meg gli dà un pizzico sul fianco e poi gli sussurra all'orecchio:
«Solo perché te la fai sotto a parlare con Pansy!»
Harry sfoggia un finto sorriso e senza guardare Meg replica fra i denti:
«Senti chi parla, ci sarà da ridere.»
«Ti odio.»
«Ti voglio bene anch'io, Meg.»
Meg si stacca da lui e afferra la scheda bruscamente, poi si volta a guardare Ron e Draco.
«Vi muovete o no?!»sbuffa lanciando loro guanti e mascherine.
I quattro arrivano nella classe loro assegnata, il fantoccio color carne è adagiato su un tavolo lungo color lampone, e gli strumenti sono disposti su un banchetto.
Draco è il primo a studiare il caso, e Meg non può fare a meno di osservarlo leggere.
Le labbra leggermente schiuse, la mascella tesa mentre deglutisce, le iridi chiare che viaggiano sul foglio, e poi le mani dalle dita lunghe e affusolate che tengono saldamente il foglio, le vene in bella vista... le spalle larghe e non eccessivamente muscolose, le gambe slanciate e il collo un po' scoperto dalla camicia...
«Meg, tu hai capito come si istalla un pe- Meg mi stai ascoltando?»Ron le accarezza il viso e lei non può far a meno di distogliere lo sguardo da Draco.
«Mh? Scusa stavo pensando a come iniettare il siero anestetico.»risponde prontamente la ragazza afferrando la fiala.
Harry intanto legge la scheda attentamente ma non ci capisce granché, i suoi pensieri sono altrove.
Meg l'ha capito e gli dà una gomitata.
«Sei più insopportabile di Malfoy, lo sai?»borbotta lui mettendosi la mascherina.
«Okay, ecco il piano, Potter tu passerai gli strumenti, Weasley, ahimè dovrai aspirare e Meg opera con me. Domande?»esordisce Draco, come uno che si trova a capo di un ospedale.
Ron scoppia a ridere poi si infila i guanti avanzando verso di lui con aria poco rassicurante.
«E chi ha detto che decidi tu cosa facciamo?»
«Oh, scusami Weasleyuccio, dimentico che sei tu il nostro re.»ghigna Draco con tono di sfida.
Ron apre la bocca per replicare ma Harry prontamente propone una soluzione.
«Decide Meg.»
«Vuoi proprio essere evirato oggi, eh?»gli domanda lei stringendo il nustero in mano.
«Harry ha ragione. Meg, decidi tu chi fa cosa.»sibila Ron continuando a minacciare Malfoy con lo sguardo.
Draco non si smuove e sostiene lo sguardo del rosso, mantenendo il ghigno di sfida.
Megan sospira, posa il nustero e si mette in mezzo ai due, dando le spalle a Draco.
«Sono d'accordo con Malfoy. Magari io e te ci diamo il cambio, Ron.»propone Meg con un lieve sorriso.
Draco si mette subito all'opera, si alza le maniche della camicia bianca, si toglie la cravatta e indossa guanti e mascherina.
Afferra il nustero, e isolando la parte da incidere, affonda la punta dello strumento nel corpo del fantoccio.
L'incisione è così fine che pare perfetta, Meg osserva la cura con la quale Draco agisce.
«Weasley aspira, non vedo l'emorragia al ventricolo destro.»
Ron sbuffando fa ciò che dice e Meg può leggere il disappunto nel suo sguardo.
«È più facile operare sul cervello.»constata Draco continuando a lavorare.
Meg si lascia sfuggire un sorriso spontaneo e senza trattenersi fa un cenno d'assenzo.
Draco nota il suo sorriso, e contagiato sorride anche lui, facendosi spazio tra i tessuti cardiaci del fantoccio.
Harry intanto li osserva e, accorgendosi dell'evidente gelosia di Ron, volontariamente spinge Draco facendogli lacerare qualcosa.
«MALEDIZIONE POTTER!»sbraita.
Meg guarda Harry e scuote la testa, poi Ron prende il controllo della situazione aiutando Meg a iniettare la fiala anti-fibrillazione.
Draco non demorde, spintona Harry, e armato di pinze magiche e filo ripara il danno, suturando nettamente l'apertura sul pericardio.
«Dovevi proprio spintonarlo?!»
«Taci Weasley, ha cominciato lui.»
Meg sbuffa pesantemente, e tira su Harry, poi strappa di mano il nustero a Draco, tagliandosi.
«Bambini, avete finito?»chiede ironicamente, notando la ferita sulla mano, che stranamente non guarisce in fretta.
La tensione viene allentata subito da Murphy, il quale irrompe nella stanza volgendosi a Harry con uno sguardo folle.
«Potter, tu e due di altri gruppi dovete andare a prendere le scorte di siero anestetico. Muoversi.»
Harry sente lo stomaco rilassarsi quando realizza che il professore non gli ha fatto una ramanzina e non gli ha urlato senza motivo.
È il suo atteggiamento minaccioso e irruente a destare preoccupazione.
Pansy e Theodore Nott lo aspettano verso la stanza dedicata alla scorta di siero, infondo al corridoio.
Harry arrossisce appena incrocia il tanto atteso sguardo della ragazza, che gli rivolge un ghigno divertito.
Theodore cinge i fianchi di Pansy, e a lei non sembra dispiacere affatto.
«Ciao Harry.»cinguetta la ragazza.
Harry prende coraggio e sforzandosi di reprimere la gelosia ricambia il saluto.
«Ciao Pansy.»
Theodore però fiuta qualcosa di strano nel tono di Harry, e percepisce la gelosia alquanto evidente, così molla una pacca sul sedere di Pansy.
«Hai proprio un bel culo.»le sussurra.
Harry non è mai stato un ragazzo particolarmente sereno, ma di certo non vedeva di buon occhio la mancanza di rispetto accompagnata alla violenza.
Lui e Pansy non stanno insieme, ma nonostante ciò, avverte una sensazione di rabbia devastante.
Velocemente afferra Nott per la divisa e lo inchioda al muro, senza allentare la presa.
«Ma che cazzo fai?!»sbotta il ragazzo osservando il volto arrossato e furente di rabbia di Harry.
Pansy è esterrefatta.
Lo è anche Meg, che ha osservato la scena, interdetta.
«Non si tratta così una ragazza, Nott.»sibila bruscamente Harry.
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