3.23

ATTENZIONE:
DA QUESTO MOMENTO IN POI NEI CAPITOLI VERRANNO AFFRONTATE TEMATICHE MOLTO DELICATE E FORTI.

Hogwarts
Pansy Parkinson ha una sola missione: distruggere Megan Cooper.
È sempre stata abituata ai pugni in faccia, ai ceffoni, a ossa rotte e alla violenza in generale.
Suo fratello Rodrigo, il primogenito, era solito trattare male la sua sorellina.
Non si limitava ad ammazzare i suoi animali domestici come faceva Thomas, o a prenderla per i capelli come invece faceva il padre, e non la chiudeva al buio in camera... di questo infatti se ne occupava la madre.
Rodrigo torturava Pansy, e le impartiva una delle peggiori violenze.
Tutto iniziò quando lei aveva dodici anni...Rodrigo la guardava in un modo inquietante, Pansy ci aveva fatto caso ma lo ignorava.
Fino al giorno di Natale.
Il giorno in cui Pansy Parkinson non fu mai più davvero felice.
Doveva indossare un costosissimo completo color muschio, per l'importante cena di famiglia alla quale avrebbero partecipato i parenti arrivati da Madrid.
Pansy si stava spazzolando i capelli in camera sua, quando a un certo punto entrò Rodrigo.
«Llegas tarde.»le disse, facendole notare quanto fosse in ritardo.
«Tengo que vestirme, ¿puedes irte?»dal canto suo Pansy gli chiese cortesemente di uscire, visto che doveva cambiarsi.
Ma Rodrigo sorrise maliziosamente, chiuse la porta a chiave e rimase immobile a guardare sua sorella.
Pansy posò la spazzola sul comò, deglutì e prese il vestito dall'armadio.
«Por favor»ripeté Pansy, mentre Rodrigo si toglieva la cintura
«Pansuela, quítate la ropa»ordinò alla ragazzina di spogliarsi.
Pansy aveva paura che potesse colpirla con la cintura di pelle blu che teneva stretta in mano.
Tremante e con il rossore sulle gote si sfilò la camicia da notte, lasciando la pelle olivastra scoperta: aveva i brividi, era in intimo davanti al fratello maggiore.
La ragazza si accinse a indossare l'abito, però Rodrigo la bloccò.
«Nos llevamos el resto juntos.»
Cosa voleva farle? Sfilarle il resto dei vestiti?
Pansy sperò di aver capito male, si sedette a bordo letto, implorando con gli occhi pietà.
«Non puoi rifiutarmi.»Rodrigo le accarezzò la guancia, e poi scese sulla clavicola, mentre Pansy si sforzava di non piangere.
«Cosa vuoi fare?»
Il cervello di Pansy era diventato un contenitore vuoto... Rodrigo l'aveva molestata altre volte, ma non era mai arrivato al rapporto sessuale.
«Quello che vuoi fare anche tu, mi amor.»gli occhi scuri del ragazzo erano diventati quasi neri, per un secondo Pansy credette di avere a che fare con un demonio, con il male in persona.
Pansy non reagì subito, si concentrava sull'orologio di pietra appeso alla parete, immaginò addirittura di trovarsi nella sala del dottor Usteron, durante il trattamento di elettroshock.
Qualsiasi altra tortura le pareva meno crudele e dolorosa di quella che stava vivendo.
Le labbra di Rodrigo le mordevano la carne nei punti più sensibili.
Respirava a fatica perché Rodrigo la teneva per la gola, e le ripeteva quando l'avesse provocato negli scorsi giorni, incolpandola quasi del crimine che lui stesso stava commettendo.
«Nadie te creerá, eres el miembro loco de la familia»
Non mi crederà nessuno, sono io la pazza... ha ragione... devo fingere che sia un incubo.
E così fece, finse che fosse un brutto sogno, mentre il fratello la violentava e lei era immobile indolenzita e sporca...
Cosa successe dopo?
Si pulì in fretta, indossò il vestito e raggiunse i parenti a tavola.
Era reale quell'incubo, se ne accorse anche nei due anni seguenti.
Non raccontò nulla, mai.
Ogni volta fingeva che fosse solo un altro trattamento per renderla "normale".
La sua verginità le era stata portata via, nessuno poteva più costringerla a conservarsi pura.
Poteva usare quell'esperienza malsana per piacere ai ragazzi... per cercare disperatamente un altro tipo di contatto fisico.
Contatto fisico in cui lei poteva decidere di avere il controllo o di farsi controllare... un rapporto nel quale avere una scelta.
Pansy era sempre stata abituata alla violenza, e ancor di più all'umiliazione.
Ora è stanca, Meg deve soffrire.
È una promessa.

Qualcun altro invece ha deciso di aiutare Meg.
Dopotutto lei non ha amiche, non ha persone con cui confidarsi davvero, se non Nymphadora... ma lei è più adulta, non può condividere la quotidianità da adolescente di Meg.
Quel qualcuno che vuole avvicinarsi a lei è Ginny Weasley.
La ragazza è stata più volte avvertita da Hermione del fatto che Meg nasconde qualcosa, che non è affidabile e che è una ragazza problematica.
Ginny è fortemente convinta del contrario, anzi, per certi versi si rispecchia in Meg, sente che loro anime potrebbero entrare in sintonia.
Due caratteri molto determinati e ribelli, una vera amicizia, chissà.
Una volta vista la scena del pugno, ha deciso  di parlarle e l'ha seguita in bagno, noncurante delle grida di protesta del fratello.
Ginny sa della sua relazione con Meg, l'ha sempre saputo che Ron è innamorato pazzo di lei, ma continuerà a far finta di nulla.

(Meg)
Il calore mi invade, inizio a sudare, prima e dopo essermi iniettata il veleno, e non è una sudorazione normale.
Grondo acqua, come ghiaccio sciolto.
Aumento la dose di veleno, nella speranza di fermare il sudore, ma perdo conoscenza per alcuni minuti.
Sento qualcuno bussare alla porta del bagno: Ginny Weasley.
«Megan, apri!»
«Vattene!»urlo, annaspando.
Velocemente nascondo tutto e mi alzo, aggiustandomi il vestito, purtroppo ho i capelli appiccicati sul collo e sulla fronte, quindi li lego in un raccolto disordinato, poi apro.
«Stai bene?»
L'interessamento di Ginny mi sorprende... d'altronde non siamo amiche, anzi lei non mi sopporta.
La guardo, poi incrocio le braccia.
«Perché lo chiedi?»
«Tutta la scuola ha visto come hai fracassato il naso a quella serpe, eri sconvolta, sei corsa qui... volevo solo-»
«Spettegolare? Congratularti? Beh, scordatelo: non sarò oggetto di pettegolezzi e stronzate varie, ora ti prego di uscire!»esclamo, digrignando i denti.
«Meg, guarda che io non voglio spettegolare, voglio sapere se stai bene, e se hai bisogno di... un'amica.»arrossisce leggermente e poi sorride.
Un'amica... non ci ho mai pensato in tutto questo tempo, sono sempre stata concentrata su me stessa e sui miei obbiettivi.
Silente me lo ha ripetuto dall'inizio: "Hai bisogno di un'amica."
«Ti faccio pena... o hai pietà.» sospiro sedendomi sul pavimento del bagno.
«No»detto questo si siede anche lei, e mi prende la mano, inaspettatamente.
«Possiamo anche non parlarne, stiamo qui in silenzio, d'accordo?»
Annuisco e osservo il viso pieno di lentiggini della mia interlocutrice.
«Tra poco è Natale, hai programmi?»

Flashback
Sirius era preoccupato: suo fratello avrebbe trascorso le vacanze di natale a casa di James e Lily, un'idea di Meg.
«Allora Reg, questa è la tua stanza!»cinguettò Meg, mostrando una piccola, ma accogliente camera all'amico.
Regulus non parlava spesso dopo ciò che era successo, era depresso e non dormiva più.
Meg, d'altro canto, non lo perdeva mai di vista, vegliava su di lui sempre, e questo riempiva il cuore di gioia a Sirius, ma infastidiva Regulus, il quale era convinto di non aver bisogno del suo aiuto.
Anche se... sarebbe morto se non fosse stato per Meg.
Ma dopotutto lui voleva morire... e Sirius l'aveva capito da subito.
Regulus odiava la sua vita a tal punto.
«Hai anche il bagno più grande! Visto? Quello in cima alle scale è un ripostiglio in confronto a questo!»
Regulus annuì tutto il tempo, sforzandosi di sorridere e di restare tranquillo.
Voleva tapparle la bocca, voleva farla tacere, era arrivato a odiare la voce di Meg.
«Ti ho pulito la protesi di riserva, quella di metallo.» sorrise Meg mostrando il suo lavoro all'amico.
«Grazie, non dovevi.»
Non doveva proprio, lui voleva andare via, scomparire.
Proprio così, lui era un mangiamorte, doveva andarsene.
La cosa che più detestava era l'espressione di suo fratello, lui stesso si sentiva in colpa, e lo osservava con pietà e disprezzo.
Voleva annegare, voleva finalmente morire... Meg non gliel'aveva permesso.
«Se hai fame, non esitare!»sorrise nuovamente.
Regulus non ammetteva di volerle bene, non l'avrebbe mai ammesso.

«Come lo vedi?»chiese Sirius a Meg, prendendole la mano.
«Lo vedo come un'arteria ostruita.»rispose la ragazza sospirando.
«Si impiccherà in bagno.»sospirò Sirius portandosi una mano alla fronte.
Megan aveva spesso capogiri, sentiva che stava per succedere qualcosa, qualcosa di veramente inaspettato: le visioni continuavano, ma erano meno macabre.
Sirius aveva detto che i suoi genitori non sapevano che Regulus era in quel posto.
«Non si impiccherà, capita di avere dei brutti pensieri, l'importante è stargli vicino. Tu, hai il turno di notte?»
Sirius sorrise malizioso, prese Meg per i fianchi e la baciò, mettendole una mano sotto la gonna.
«Mh, no, stanotte mi dedico a un'altra bella missione.»e così dicendo la prese in braccio, avvolgendo le gambe di lei intorno al proprio bacino; Meg si lasciò sfuggire un urletto per il gesto inaspettato.
«Ehm, non voglio interrompere...»Regulus era davanti a loro, Meg era rossa in viso e Sirius la fece scendere, rimettendosi la cintura.
«La tua amica rossa sta piangendo.»
Meg non disse nulla, superò i due ragazzi, correndo come una furia: quando arrivò in soggiorno trovò Lily in pieno attacco di panico.
«Lily, cosa succede?»la scosse più volte, tentando di capirci qualcosa, ma l'amica singhiozzava a dirotto, scossa dagli spasmi.
Megan non l'aveva mai vista piangere in quel modo, poiché Lily sapeva controllarsi piuttosto bene.
«Tesoro, calmati, Lily, guardami. Guardami sono Meg.»questa volta le prese il viso tra le mani, delicatamente, e poi finalmente Lily si decise a parlare.
«S-Sono morti, sono morti tutti.»
«Chi?»
I signori Evans e i signori Potter erano stati invitati alla cena di Natale, ma non arrivarono mai...
«James è in ospedale con loro... non ce l'hanno fatta...»balbettava Lily disperandosi in un pianto isterico, mordeva il cuscino, e a un certo punto si prese i capelli e iniziò a tirare.
Meg era impietrita, non sapeva come fermarla, allora l'abbracciò, talmente forte che le sembrò che l'amica le si spezzasse tra le braccia.
«Shh, Lily devi respirare, capito? Lo so, è orribile ma tu devi respirare.»
Sirius aveva visto la scena, e senza nemmeno domandare si era smaterializzato fuori, e forse avrebbe raggiunto James.

James era in uno stato di pura ansia: i genitori di Lily viaggiavano con i suoi, in una vettura babbana... ma c'era stato un incidente frontale con un furgone.
I signori Evans erano morti ormai da venti minuti, e James osservava i loro corpi freddi e lividi su due lettini nella sala dell'obitorio del San Mungo.
Sua madre si era fratturata il femore e suo padre era in sala operatoria.
James non riusciva a piangere per I propri cari... in quel momento la sua unica preoccupazione era la sofferenza di Lily: doveva andare da lei e starle vicino.
«Ramoso, cosa è successo?»Sirius era rosso in faccia, stringeva i pugni e si guardava intorno.
Una volta spiegata la situazione, i due amici si abbracciarono e fu Sirius a piangere per i signori Potter, entrambi erano stati la sua famiglia.
«Lei dovrà stare sulla sedia a rotelle, lui non so se ce la farà.»sussurrò James senza versare una lacrima.
Per un attimo, un orribile pensiero lo invase: avrebbe preferito che ci fossero stati i suoi in obitorio e non i genitori di Lily, pur di non sentirsi in colpa, pur di non vederla disperata.
Sirius aveva il volto rigato dalle lacrime, poggiò la testa sulla porta lì vicino, e iniziò a dire qualcosa in francese, in una grammatica scorretta, dopotutto era Regulus quello che sapeva meglio quella lingua.
Molte famiglie purosangue, infatti, come i Black o i Malfoy avevano origini francesi.
«Veuillez le sauvegarder»ripeteva in continuazione chiedendo che Fleamont Potter non morisse, l'uomo che per lui era stato un padre.
Remus era entrato in sala operatoria come assistente, e osservava tutte le procedure con attrezzi all'avanguardia per quell'epoca.
Il medico di pronto soccorso, il dottor Murphy, stava applicando un morsetto incantato al collo dell'aneurisma cerebrale, una procedura molto invasiva, i babbani lo chiamavano "operazione di clipping".
Murphy non era abituato a operare al cervello d'urgenza, quindi dovette arrangiarsi e questo costò la vita al signor Potter.
Il morsetto aveva provocato un'ulteriore emorragia, che risultò fatale, tant'era che il paziente andò in arresto cardiaco.
Remus intervenne come meglio poté, prendo il demagifibrillatore, ma fu inutile.
Era morto.
Una melodia malinconica e altrettanto stupenda risuonava nel retro dell'ospedale... cornamuse, le stesse che sentiva Meg fuori casa, mentre teneva stretta Lily.

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