2.7

Hogwarts

Ron entra nella sala comune, è davvero molto tardi ma ha dovuto fare la ronda della sera, ha accettato l'ultimo turno dopo Hermione, in quanto prefetto ormai è suo dovere.

È sudato e stanco, seppur soddisfatto.
Ha dovuto anche beccarsi una ramanzina dalla Signora Grassa, perché, disgraziatamente per lui, non ha chiuso il passaggio dietro di sé e quindi è dovuto tornare indietro.


Attento a non fare rumore decide di farsi una doccia breve nel bagno del dormitorio, ma prima lancia uno sguardo al giornale che gli ha prestato Seamus, "La Gazzetta del Profeta".


I capelli rossi sembrano più lunghi essendo bagnati, e mentre si avvolge l'asciugamano intorno alla vita, apre di soppiatto l'armadio, restando in ascolto del russare perpetuo dei suoi quattro compagni di stanza.


«Hai appena fatto una doccia e hai paura che adesso si sveglino?» un sibilo delicato lo fa sussultare, e il pigiama gli cade dalle mani.
Le sue orecchie diventano rosse insieme alle sue guance.
Megan Cooper è sul suo letto, stesa e lo osserva con un ghigno divertito sul volto, mentre le tende del baldacchino sono legate insieme dalla stola della ragazza.
«Che ci fai qui?» sussurra preoccupato.
«E tu come mai vai a letto così tardi?»
Ron sa bene che le persone che rispondono a una domanda con un'altra domanda non promettono niente di buono.
«Sono un prefetto...» spiega tenendosi l'asciugamano ben saldo addosso.
«Oh, giusto, stanco?» domanda la ragazza tirando su la testa dal cuscino.
Ron fa un cenno stringendo le labbra.
«Come sei entrata qui?»
«I tuoi capelli gocciolano.»gli ricorda la ragazza, mentre si guarda intorno, domandandosi se questa camerata sia proprio quella dei suoi vecchi amici, vorrebbe un segno, e nonostante abbia tastato il legno del baldacchino non ha riconosciuto nemmeno un'incisione...un'iniziale... nulla.
«Potresti uscire?»
«Sono appena arrivata, andiamo! Mi volto!» dice battendo sul materasso una mano, per poi girarsi, stando seduta a bordo letto.
Ron è incredulo e più imbranato del solito, deve fare attenzione a non svegliare nessuno e allo stesso tempo deve contenersi.
«Perché sei qui?» domanda balbettando un po'.
«Il tuo caro amico non vuole dirmi nulla di quello che è successo durante le vacanze.»
«Forse perché non è successo nulla.» ipotizza Ron infilandosi i boxer.
Megan storce la labbra e si gira di scatto, facendo sussultare di nuovo il ragazzo.
«Sento che vuole nascondermi qualcosa.» sussurra mantenendo il ghigno.
Ron deglutisce e si scosta alcune ciocche di capelli bagnati dal viso, guardando il giornale di tanto in tanto.
«Però, non sei così male!» osserva Megan alzando di poco la voce. «E smettila di arrossire o andrai a fuoco sul serio.» continua facendogli un sorriso che non ha nulla a che vedere con il ghigno precedente.
«Voglio che tu mi racconti tutto, ti prego, di me potete fidarvi, anche se sono una serpeverde.» mentre pronuncia queste parole la vestaglia le cade dalle spalle rivelando la camicia da notte di seta.
«Anche se sono la ragazza di Malfoy.»prosegue Megan.
Ron, come incantato, prende posto accanto a lei.
«Non è così semplice.» inizia storcendo il naso cosparso di lentiggini.
«Hai ancora i capelli bagnati.» sussurra Megan prendendoli fra le dita, poi gli accarezza la testa.
«Conoscevo una persona... aveva i capelli proprio come i tuoi.»
Ron è sbalordito, non gli pare vero che Megan Cooper, proprio lei, gli stia regalando un momento di tenerezza.
Il ragazzo la guarda dritto negli occhi...una così bella ragazza... senza trucco o altri ghingheri.
A detta di Ron... è affascinante molto più così che acconciata a quel modo.
I pensieri del rosso vengono bruscamente interrotti da un lamento, che proviene dal letto di Harry.
Megan si gira verso il ragazzo.
«Ha un incubo.» esordisce Ron continuando a sussurrare. Megan nota finalmente la Gazzetta del Profeta, e fa per alzarsi.

«Si sta per svegliare.» il panico si impossessa delle sue iridi, ma Megan non ha nulla di cui preoccuparsi.
«Entra qui! Presto» Ron la prende per i fianchi, tirandola sotto di sé nel letto e coprendo entrambi con il lenzuolo. Megan si tappa la bocca con entrambe le mani fissando il volto del prefetto.


«Ron? Tutto bene?» biascica Harry alzandosi e accendendo il piccolo lume sul comodino; ha la fronte gocciolante di sudore. «E perché dormi a pancia in giù? Non hai neanche la maglietta!»
Ron deglutisce nervoso, ma Megan da sotto il suo corpo gli dà un pizzico sul fianco, scoprendosi le labbra.
«Avevo caldo.» taglia corto Ron trattenendo un lamento di dolore.
Harry annuisce e spegne la luce.


«Se non ti calmi il cuore ti uscirà dal petto, Ginger Tonic.» sussurra al suo orecchio Megan, mettendo una mano sul pettorale del ragazzo.
Tira su le gambe sfiorando quelle di lui e poi gli sorride. Weasley diventa sordo ad ogni minimo rumore, il suo corpo pare non essere più in suo controllo, si sente come un manichino di creta, tra le braccia della fidanzata di Malfoy.
«Non possiamo rimanere così per sempre... sai?» dice Meg seriamente, come se tutta la spensieratezza fosse svanita..
I loro volti sono a un millimetro di distanza e la posizione è tutt'altro che amichevole.
«Già...»risponde il ragazzo con un pizzico di malinconia nella voce.
I due rimangono in questa posizione per un buon quarto d'ora, finché, assicurandosi che anche Harry stia dormendo, Megan sgattaiola fuori dal dormitorio, nello stesso modo in cui ci è entrata.


Ron rimane a pancia in giù, annusando il cuscino e deliziandosi con il profumo della ragazza, un profumo dolce, che diventava sempre più forte, come il carattere di Megan: a tratti tenero e il resto del tempo risoluto.

Ma qualcosa manca dalla stanza, proprio il prezioso giornale di Seamus.

Flashback
Il sole era quasi calato su Hogwarts e Megan si aspettava di vedere Felpato durante la notte.
Voleva condividere con lui ciò che era successo durante i primi giorni del suo quarto anno.
Quella notte la luna era alta nel cielo, ed era uno spettacolo, Megan aveva voglia di disegnarla, così sedendosi nel cortile della scuola iniziò il disegno, indisturbata.
Non aveva fame, voleva solo concentrarsi a stomaco vuoto.
Il cibo la disgustava ultimamente, e Lily era convinta che fosse innamorata.
Megan arrossiva ogni volta che la sua amica provava a indovinare il nome di colui che le aveva rubato il cuore.
Ma la ragazza non era convinta dei suoi sentimenti.
Proprio per niente
«Non vieni a mangiare?»una voce tranquilla e pacata si rivolse a Meg.
Era Albus Silente, che le poggiò una mano sulla spalla.
«Mi scusi, signore, ma...non ho fame.»disse timidamente Megan, nascondendo i suoi disegni.
Silente le fece un sorriso gentile e notò i suoi disegni, che considerava davvero magnifici, ma non le disse nulla a riguardo capendo che lei non voleva mostrarglieli.
«C'è un dolce molto gustoso sulla tavola dei tassorosso, vieni ad assaggiarne una fetta, vedrai che può far loro solo piacere. Amano condividere.»le confidò il preside aiutandola ad alzarsi.
«In realtà...»cominciò imbarazzata, voleva davvero continuare il disegno, ma era già in piedi e non seppe rifiutare.«Va bene.»rispose in fine.
Silente la condusse nella sala, e con un ennesimo sorriso le offrì una fetta di torta, dalla quale strabordavano tre tipi di cioccolato, uno bianco, l'altro arancione, e infine uno giallo.
Il primo sapeva di mascarpone, il secondo di arancia candita, il terzo di limone e mela gialla.
Prese posto al tavolo dei grifondoro, accanto a Remus Lupin.
«Quanto ne vorrei una fetta anch'io! Sul nostro tavolo c'è questa disgustosa crostata all'ananas. Certo che gli elfi hanno fallito stavolta!»disse il ragazzo sconsolato.
Megan scoppiò a ridere, e diede un pezzo della grande fetta di dolce a Remus, che ne fu entusiasta.
Lily era alla sua sinistra e conversava con James, mentre di fronte a lei c'erano Sirius e Peter.
Il primo fece un sorriso a Meg, l'altro invece la guardò inorridito.
«Devo confessarti che mi stupisce il tuo coraggio. Io non avrei condiviso quelle torta.» la informò Sirius che diede un morso alla crostata.
Sirius aveva i capelli scuri più disordinati del solito, gli erano cresciuti anche un po', ma giusto di poco.
Megan sorrise e i suoi occhi si illuminarono.
Lily, da sotto il tavolo, le diede un leggero calcio, purtroppo Megan si lasciò sfuggire un gemito di dolore.
«Beh... questo ed altro per gli amici, giusto Remus?» domandò girandosi a destra. Lui annuì con la bocca piena.
«Amici?» chiede Minus alzando le ispide sopracciglia.
Tutti si voltarono verso di lui, come se avesse bestemmiato o roba simile.
«Che vuoi dire?» la voce di Megan era un sussurro.
«Andiamo... non sembrate proprio "amici".» continuò Peter con un'espressione malevola.
Megan sentì il suo volto andare in fiamme, e Remus ingoiò l'ultimo boccone quasi rischiando di strozzarsi.
Sirius guardava sprezzante Peter.
«Spiegati, Peet.» disse, volgendogli uno sguardo tagliente gli occhi grigi di Sirius brillavano fornendo un effetto chiaro-scuro molto acceso con il contrasto dei capelli neri, a Meg parve il soggetto perfetto per un dipinto di Caravaggio.
«Sirius, non l'hai notato?!» cantilenò Peter sorridendo e mostrando i denti.
Megan era profondamente a disagio.
Come poteva dire una cosa del genere?
«In realtà siamo solo amici, non capisco come tu posso dire questo.» rispose Remus seriamente, nonostante le gote gli diventarono rossastre.
Megan si vergognava in modo indescrivibile, vide Sirius abbassare nervosamente lo sguardo. Avrebbe potuto benissimo trasformarsi nella scena tra Davide e Golia, che venne subito in mente a Gold. Black che sorprendeva alle spalle Minus, col torace in bella vista e la mano ben salda sui capelli del nemico, mentre la spada era tenuta sulle spalle.

Quella visione caravaggesca terminò immediatamente, seppur ricca di pathos.
Lily e James guardarono Peter come se fosse uno scarafaggio in una scatola di biscotti.

«Peter perché non ti alleni per il Quidditch? Non posso sempre garantire per il tuo culo da bastardo.» esordì Sirius ridendo.

Era notte fonda e Megan osservava dalla finestra del dormitorio la luna, riuscendo a completare il suo disegno. Non ne voleva sapere di dormire, non riusciva, le parole di Peter la tormentavano quasi. Aveva paura di aver sbagliato qualcosa, Remus era suo amico, erano intellettualmente compatibili, e quindi? Questo non implicava un sentimento romantico. Meg aveva in testa Sirius, aveva provato a non romanticizzare quel ragazzo, ma era troppo tardi. Fantasticò sul fatto che Sirius potesse essere nervoso per i commenti di Minus. Il pensiero la fece arrossire, e prese di nuovo ad immaginare Sirius, stavolta con un'armatura, immaginò la figura alta e androgina del giovane con i capelli sudati e un'aura molto simile a quella di Giovanna D'Arco. Peter aveva di certo frainteso, magari si sarebbe scusato per il suo essere inquietante e un po' dispettoso.
Vide però un'ombra passare, e sussultò, facendo svanire i suoi pensieri.
Attenta a non svegliare le altre compagne di stanza, aprì la finestra per vedere meglio.
Una motocicletta volante girava proprio davanti a lei.
Megan era incredula e spalancò gli occhi e la bocca quando vide Sirius Black togliersi il casco e annaspare leggermente con le labbra carnose.
«Che ci fai qui? Anzi...lì...?» domandò sottovoce la ragazza, col fiato mozzato.
Sirius sorrise e scrollò le spalle.
«Salta su!» disse porgendole il suo casco.
Megan guardò dietro di sé, non le sembrava una buona idea andare di notte in giro fuori dalla scuola.
«Non ti fidi di me?»
«Finiremo nei guai!» squittì lei, mordendosi il labbro.
«Andiamo! Ti divertirai, te lo giuro.» si portò una mano sul petto alzando le sopracciglia.
Megan sospirò, indossava una camicia da notte rosa tenue.Velocemente prese il suo mantello e infilò le scarpe «Devi scavalcare il davanzale» la informò il ragazzo.

Megan non era una campionessa di agilità, e la cosa la innervosì ancora di più, non voleva fare brutta figura e decise di buttarsi.
«Aiutami!» gli fece segno mentre scavalcava il davanzale per salire sulla moto.
A tentoni, Sirius riuscì a prenderla per una mano e a farla aderire perfettamente dietro di lui.
«Tieniti forte.»
Megan afferrò il casco e lo mise ben saldo sulla testa.
Il cuore le batteva forte, entrambi stavano infrangendo mille regole almeno, ed era elettrizzante come non mai.
Le braccia di lei si strinsero intorno al torace del ragazzo, il quale partì a tutta velocità e Megan dovette trattenersi dall'urlare a causa di un po' di panico iniziale o e... soffriva di vertigini. Le lezioni di volo erano il suo incubo, benché la elettrizzassero.
Sirius aveva una giacca di pelle nera e un paio di jeans un tantino strappati.
«Tu non indossi il casco?» chiese preoccupata Meg.
«Serve più a te che a me.» rispose Sirius dolcemente continuando ad accelerare, lasciando dietro di sé un alone di profumo molto forte, misto a sigarette.
Il cielo era così sereno e pieno di stelle. Finalmente Megan poté vedere la luna splendente, ne rimase affascinata e pensò di esserle così vicino da poterla toccare.
«Dove stiamo andando?» chiese eccitata.
«Ad Hogsmaede.»
Megan non capiva perché la stesse portando lì, ma era convinta che avesse solo intenzioni benevole.
La moto cominciò a perdere quota scendendo sempre più giù.
Meg credette di cadere quando Sirius frenò bruscamente.
«Oh merda!» strillò lei.
Sirius rise sonoramente mentre atterravano e la ragazza lo seguì a ruota togliendosi il casco quando furono scesi.
«Wow... è quasi come andare su una scopa... ma più emozionante...»aveva il fiatone e Sirius le prese la mano per farle capire che ora era a terra e che non c'era bisogno di ansimare. Megan gliela strinse sorridendo a bocca aperta. Urlò per l'adrenalina, saltellando. Sirius rideva osservando quella reazione così genuina.
«Ma è tardi e i negozi saranno chiusi, no?»si chiese Megan, dopo essersi calmata, scrutava il villaggio e dovette ricredersi vedendo tante luci accese.
«Non esattamente!»
I due percorsero una stradina che portava a Mielandia.
«Ti va qualcosa di dolce?»
Sirius alzò di nuovo le sopracciglia grattandosi il mento dove si poteva notare la barbetta scura.
Megan annuì semplicemente: il suo cuore batteva ancora, e molto selvaggiamente. «Certo.» sorrise la giovane. «Fiori di cioccolato bianco?» le propose lui.
«Non ho denaro con me.» rispose imbarazzata Megan vuotando le tasche del mantello.
«Non devi pagarli tu, ovviamente. Salve, ne prendiamo quattro!» esordì Sirius rivolgendo un sorriso beffardo al proprietario del negozio Mielandia. La struttura era completamente fatta di zucchero filato incantato, e al posto del bancone vi era una ciambella gigante sulla quale vi erano esposti dolci di ogni tipo
Era un signore basso e cicciottello, con i capelli arruffati e bianchi, aveva il volto sporco di farina e cioccolato e questo strappò un sorriso a Megan.
Dopo averli pagati, Sirius le porse due dei quattro fiori al cioccolato bianco.
«Grazie.»
Megan restò esterrefatta di fronte a un telescopio fatto interamente di caramelle mou e addirittura una sezione con una collezione di abiti fatti di cioccolato.

«Non ci sei mai stata?»
Il sorriso andò via e la voce le tremò.
«Una volta, ma per poco tempo.» spiegò. «Ero con i miei. Avevo sette anni...» prendeva fiato ogni tanto, come se dovesse trattenere le lacrime Si sentiva stranamente in vena di confidenze, come se stesse parlando con Felpato, il suo amico cane fedele.
«Vendevano vestiti fatti di zucchero e cannella scintillante, ricordo ancora che mi stomacava parecchio...» qui si fece scappare una risata amara.
Sirius l'ascoltava interessato, la guardava intensamente e lei non si era accorta che le aveva preso la mano.
«Per farla breve andammo nel reparto camerini, e trovammo mio padre che si intratteneva con un'altra. Inutile dire che a casa litigarono ferocemente, papà continuava a giustificarsi e mia madre voleva solamente sbatterlo fuori di casa. E poi come in ogni litigata sfociarono in...» una lacrima le attraversò la guancia, ma prima che potesse scorrere ulteriormente, il ragazzo la asciugò delicatamente. Meg non se la sentiva di continuare quella frase, né Sirius la incoraggiò a farlo.
«È buffo, neanche Lily sa questa cosa di mio padre.»
«Non lo dirò a nessuno.» il ragazzo alzò le mani. Black vide un lampione sfarfallare, emettendo luci di ogni tipo, blu, rosse, viola... e gli venne un'idea.

«Ti va di ballare?»

«Come? In mezzo alla strada?»

«Non dobbiamo mica partecipare ad un ballo reale. Ci divertiamo.»

«Mh, okay... Però possiamo immaginare di parteciparvi, sai? Pensa che bello avere un abito ampio e magari tu porteresti uno di quei completi-»

Sirius scoppiò a ridere «Credimi ho già partecipato ad una roba simile, so di cosa parli.» Le pupille di Megan si dilatarono, e sorrise.

«D'accordo, balliamo.»

Sirius le mise una mano sul fianco e Gold gli porse l'altra, stando alla meglio in posizione da Valzer. I due si guardarono negli occhi ridendo, mentre Meg ce la metteva tutta per non pestargli i piedi, e Black durante il casquè finse più volter di farla cadere facendo imprecare la giovane grifondoro più volte. Inavvertitamente una di quelle volte fu Sirius a pestarle un piede. Megan ci rimase male che quel ballo era dovuto finire, l'atmosfera era così spensierata, il freschetto della sera piacevole e l'odore di dolci del negozio lì vicino rendeva tutto più tenero.

«Come hai fatto a sgattaiolare fuori dal castello? Passaggi segreti?» azzardò Megan.
«Indovinato.»
«E la moto?»
«Mi segue ovunque. È un po' come un gufo. È abbastanza nuova.» spiegò Sirius mettendosi la gamba col piede dolorante di Megan sul suo grembo.
Megan arrossì a quella mossa.
«Sono quasi le quattro del mattino!!» strillò osservando il grosso orologio in cima a un lampione.
Aveva le lancette color alabastro.
«Dobbiamo tornare!» disse poi scrutando il cielo che di lì a qualche ora si sarebbe illuminato per via dell'alba.
I ragazzi salirono sulla moto, e, a malincuore, salutarono il felice villaggio e tornarono al castello.
Black aiutò Gold a entrare nel dormitorio, fortunatamente la finestra era rimasta aperta.
Prima di salutarsi, Sirius diede a Megan un piccolo pacchettino.
«Sono dei cioccolatini bianchi. Nascondili, mi raccomando!» le schioccò un bacio all'angolo della bocca, lasciandola impietrita.
«Grazie.» sibilò lei richiudendo la finestra.
Sirius sarebbe tornato nell'edificio utilizzando qualche passaggio e Megan si addormentò sapendo che si sarebbe dovuta svegliare qualche ora dopo e riconoscendo di aver trascorso la notte più bella della sua vita.

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