2.6


Hogwarts (Meg)
Mi allontano, lasciando la Sala Grande, subito dopo che vengono tolti venti punti a serpeverde per il mio scherzetto al prefetto Parkinson.

Draco mi segue, sconvolto. Apre la bocca per dire qualcosa, ma qualcuno lo precede.
«Signorina...?»
Alzo gli occhi al cielo, non appena mi accorgo che Dolores Umbridge ci raggiunge.
«Cooper, Megan Cooper, nipote di Albus Percival Wulfric Brian Silente.» spiego incrociando le braccia.
Dolores appunta tutto su un quadernino. Ma ovviamente il suo sorriso malefico e inquietante non cambia.
«Vorrei informarla che ciò che è avvenuto in sala da pranzo... non dovrà succedere più, è chiaro? Sopratutto nella mia classe. Ho insistito affinché non ricevesse alcuna punizione.»
Cammina impettita mentre scandisce queste parole, e mi squadra dalla testa fino alla punta dei miei tacchi. Non mi fido di tanta clemenza, avrà in mente qualcosa, il suo linguaggio del corpo parla chiaro.
«Prepari la sua divisa, a domani signorina Cooper.» emette una risatina stridula e io la guardo disgustata..
«Auguri per la sua cattedra, ho sentito che non è la più amata delle materie la sua, ci rimane secco sempre qualcuno, spero con tutto il mio roseo cuore che lei rimanga integra fino alla fine dell'anno scolastico.» biascico portandomi le mani sul petto.
Il suo sorriso si spegne per un secondo, ma dura davvero poco, infatti impettendosi di nuovo, torna a sorridere malvagiamente, tenendo tutti i muscoli della faccia ben tesi..
«Stronza.» sibilo, accendendomi una sigaretta.
«Megan, ma perché l'hai fatto?! Cosa speravi di ottenere giocando quel brutto tiro a Pansy?» mi incalza Draco scuotendo una mano per allontanare il fumo che esce dalle mie labbra.

«Sta bene, la professoressa McGranitt ha sistemato tutto, tranne il fetore...»

La vena sulla fronte di Draco si fa molto evidente, segno che è parecchio incazzato. Sospira, stringendo gli occhi. «So che a volte ti sembro scortese, ma era importante per me. Voglio che la nostra casa abbia il buon esempio, e voglio essere il migliore nel mio compito, a me interessa cosa hai da dire... Scusami. Pansy non deve più intromettersi tra me e te.»

Incredibile, si è calmato subito, meglio del preisto.

«Come fai ad essere suo amico? Si comporta da oca tutto il tempo, e pare stia su un piedistallo fatto d'oro zecchino.»

«Ha un carattere difficile, quasi quanto il tuo. Ma per me c'è sempre» sorride Draco teneramente, accarezzandomi la guancia. Ammiro il fatto che abbia difeso la sua amica, ingenuamente ignora che Pansy sia cotta di lui.

«Non ti sembra strano che la Umbridge sia stata così gentile? Ha un'aura che non mi convince.» cambio discorso, e abbasso la voce.

«Mio padre dice che è eccellente. Io mi fido di lui.»

E fai male, se solo sapessi la verità...

Flashback
Il locale vuoto di Hogwarts era tetro e umido.
Vide una luce color porpora e capì che non era sola.
«Cosa ci fai qui?» domandò una voce.
Era Peter Minus, aveva i denti storti e gli occhi inespressivi, i capelli erano visibilmente unti.
Quella luce porpora era emanata dalla sua bacchetta.
«Credo di essermi sbagliata.» sussurrò Megan deglutendo.
Fece per andarsene ma Peter la prese per la spalla, stringendola.
«Perché così in fretta, Gold? Stavo giusto improvvisando un incantesimo.»
Megan lo guardò e strinse le labbra.
«Non sei capace neanche di allacciarti le scarpe da solo senza Potter e Black.» sentenziò la ragazza soddisfatta, scrollandosi la mano del ragazzo.

Cosa faceva lì in quell'alone terrificante, Minus? Possibile che non trovava un posticino per starsene in pace da sola a studiare? E poi come mai solo Peter non aveva cambiato atteggiamento verso di lei?
Si affrettò a uscire di lì, e andò a sbattere contro qualcuno, per la seconda volta.
«Sono così invisibile?» domandò sorridendo Sirius, alzando il mento della giovane.
Lei si costrinse a non arrossire.
«Scusa...» squittì timidamente, schiarendosi la voce.
«Capita anche a me di non riposare bene la notte, ti va di fare un giro?» chiese lui guardandosi intorno per assicurarsi che nessun professore l'avesse sentito.

I due si trovarono a passeggiare verso la casa del guardiacaccia, ammirando i verdi campi.
Le dita lunghe e affusolate del ragazzo estrassero dalla giacca una sigaretta.
«Non credo che si possa fare una cosa del genere.» commentò Meg osservando Sirius mentre accendeva l'oggetto babbano.
Lui sorrise mostrando la dentatura splendente e tirandosi indietro i capelli ribelli.
«Ti auguro di non diventarne mai schiava, Megan.»
«Perché?» domandò lei, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Crea dipendenza, è una seccatura quando gli artifici babbani danno problemi.» spiegò Sirius fermandosi di fronte a lei. Aveva un'aria così seria, lontana dal ciò che lei aveva conosciuto fino a quel momento.
«Comunque, prima ti ho detto che ho problemi a riposare la notte, il mio segreto? Trovo un posto silenzioso che ha conosciuto il rumore.»
Megan aggrottò la fronte, ciò che diceva era enigmatico.
«Che vuoi dire?»
«Che non c'è nulla di più silenzioso di un luogo in cui hanno riecheggiato voci di innumerevoli. La quiete dopo la tempesta se vuoi banalizzare. La sensazione di una calma conquistata dopo discussioni, risate, casini e urla, è una conquista impagabile, ti fa dormire meglio.»

Megan Gold percepì Sirius come qualcuno custode di puro caos dentro di sé alla ricerca di serenità, che però stenta a raggiungere. Questo aspetto di lui che non gli esternò mai, la colpiva, e forse si sentiva per metà al medesimo modo.

«Perché sei diventato gentile con me?» chiese lei.
Ma Sirius guardandola negli occhi, ignorò la sua domanda e le indicò un albero dove sedersi.
«Adoro stare qui, sai?» aveva gli occhi grigi sognanti e le labbra schiuse, Megan lo osservava in ogni piccolo particolare come se dovesse disegnarlo, si sentiva molto ispirata quasi incantata da quel volto segnato da ricordi spiacevoli e una giovane vita ancora da godersi.
Come un gesto meccanico tirò fuori l'album e iniziò a tracciare qualche schizzo.
«Che diavolo fai?» la interruppe Black.
Meg arrossì di botto, e strinse il foglio a sè.
«Oh...uno stupido passatempo.» si limitò a dire.
Sirius scosse la testa e pretese di vedere il disegno.
«Devo migliorare la tecnica, mi faccio guidare dalle emozioni.» spiegò Megan con un certo entusiasmo nella voce, come se non vedesse l'ora che qualcuno, oltre che Felpato, si interessasse ai suoi lavori.
«Caspita! Si vede, sei un'esplosione di emozioni, ma le trasmetti con una dolcezza rara. Credo che questo sia il più bello.» indicò il disegno dell'albero della vita. «Pare proprio che tu abbia immortalato il paradiso terrestre... e questo... o guarda sei tu con un cane... » notò lui sfogliando l'album.
«Sì.» La ragazza grifondoro era decisamente in brodo di giuggiole. La proprietà di linguaggio di Sirius, i concetti che esprimeva, così profondi e al tempo stesso diretti, l'avevano colpita dritta al cuore.

«Vorrei che me ne regalassi qualcuno.»
«Così mi prenderai in giro? Non hai risposto, Black.»
Ma Sirius voleva semplicemente che verso di lei provava ammirazione e non la considerava più un bersaglio di scherno.
«Credo che da questa giornata la mia risposta sia molto chiara.» concluse il ragazzo rimettendo in ordine i fogli della giovane.

Hogwarts (Meg)

Devo sapere cosa è successo ad Harry.
Non riesco a dormire, e non faccio altro che girarmi e rigirarmi nel letto.
Draco mi ha anche proposto di dormire con lui, ha detto che avrebbe mandato i suoi amici da qualche parte, ma io ho rifiutato.
Mi alzo, sistemandomi la mia camicia da notte nera e coprendomi con una vestaglia dello stesso colore di seta, con i bordi in pizzo.
Sospiro, iniziando a camminare per la stanza, tentando di non svegliare le altre due che alloggiano qui.
Indosso le pantofole, anch'esse di seta nera, ed esco dal dormitorio.
Manca poco a mezzanotte, e sicuramente tutti staranno dormendo.

Per uscire dai sotterranei mi tocca essere particolarmente furtiva. Se uso la magia potrei farmi beccare.
Fisso l'entrata del mio vecchio dormitorio, una volta superate le innumerevoli scale, i quadri dormono, alcuni bisbigliano, altri sembrano avere di meglio da fare... non è cambiato per niente.
D'un tratto sento dei passi, e un ragazzo dai capelli rossi sale le scale di corsa.
È Ron.
Forse ho trovato un modo per ottenere ciò che voglio.

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