2.5

Hogwarts (Meg)
Hagrid osserva me, poi Malfoy. Non ho ancora capito se si ricorda di me, e a giudicare dalla confusione nei suoi occhi neri, penso proprio di no. Vedo Harry che torna al suo posto, digerendo la rabbia che ha esternato per non so quale motivo.
Silente ha preso posto al tavolo dei professori, al centro, sistemandosi gli occhiali a mezza luna sul naso lungo e sottile, e ci comunica che ha un annuncio da fare.
La prima parte del suo discorso va a farsi benedire, non ascolto nulla, solita litania di circostanza: il benvenuto ai nuovi mocciosi, lo smistamento dei mocciosi, l'applauso ai mocciosi... I bambini sembrano così felici delle decisioni del cappello, soprattutto quelli smistati in Grifondoro: qualcuno agita un giornale (La Gazzetta del Profeta), verso Harry, additandolo e deridendolo, ma lui ovviamente ignora tale provocazione. Aggrotto le sopracciglia verso quel marmocchio, faccio per alzarmi, ma Draco mi prende la mano, indicandomi col capo di risedermi. Sono costretta a farlo, perché Silente ha qualcosa di interessante da fare.


«Quindi, senza altri giri di parole, annuncio che Dolores Umbridge presiederà la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure.»
Ma il vecchio non finisce neanche di parlare che una signora di mezza età vestita di rosa con un fermaglio nero sul capo riccioluto prende la parola, con estrema presunzione.
«E quella chi cavolo è?» domando sottovoce a Draco.
«Oh, lei è un membro rispettabile del ministero...»
«Che delizia...»commento sarcastica stringendo le labbra.
La donna ha un viso paffuto, con le gote rosee che risaltano sulla pelle lucida e pallida, un naso molto piccolo all'insù, due occhi molto sporgenti e la bocca larga con labbra sottili, il collo infossato e un'espressione al limite del perverso.
Mi sembra di averla già incontrata, ma non ne sono sicura, fatto sta che Harry si risiede subito e sussurra qualcosa a Ron ed Hermione, che con sguardo arcigno, si voltano verso Dolores Umbridge.
La vocina stridula della nuova professoressa infastidisce perfino me, quel rosa shocking del tallieur poi... un vero pugno nell'occhio.
Mi controllo le unghie dipinte di bordeaux fingendo di non prestare attenzione alle parole insopportabili di quella donna.
Draco mi scuote delicatamente, come se dovessi per forza ascoltarla.
«Giù le mani.» esclamo.
«Shh, ascolta. Non farti riconoscere, per favore» borbotta lui, indispettito. «Come scusa?» domando alzando di proposito la voce.

«Andiamo, Cooper, dovresti saperlo che intende, non farci fare brutta figura.» sibila Pansy Parkinson alzando le sopracciglia.

«Se solo potessi scioglierti quel nastrino verde e ficcartelo su per il-»

«Per Salazar, vuoi tacere? Ti sto dicendo che è importante.»ringhia Malfoy, guardandomi severamente, imponendosi con un tono di estrema superiorità. Molto male Draco, molto male.

Insinua che gli farò fare una figura infelice? Accontentiamo le sue turbolente aspettative.

Mi volto verso Pansy, i miei occhi si posano sulla tartare di pesce nel piatto d'argento davanti a lei. Un sorriso malandrino decora il mio volto. Sarebbe proprio un peccato se quei bellissimi capelli si trasformassero in acciughe puzzolenti, non trovate? Fortunatamente per me posso non usare la bacchetta sfruttando gli incantesimi non verbali.

Il naso della ragazza si arriccia e la bocca si contrae, e gli occhi diventano lucidi: questa scena potrebbe essere soggetto di un quadro di Munch, si potrebbe perfino intitolare "Il ribrezzo".

Ma nell'istante in cui quella serpe si specchia nel riflesso del proprio bicchiere, capisco che la situazione diventa ancora più comicamente ripugnante. I capelli corvini, si trasfigurano in acciughe, che si muovono vivacemente scatenando un urlo da parte della vittima di questo mio scherzo innocente. Sospiro immaginando il senso di soddisfazione che potrei provare, ma il culmine di essa sta nella faccia di Draco: la repulsione nei suoi occhi grigio-azzurri, fa allarmare ancora di più Pansy per la gravità del fatto. Blaise Zabini cerca di non ridere e una ragazza bionda, Daphne Greengrass, si sporge verso di lei, puntandole la bacchetta. Il papillon della compagna serpeverde viene strappato via da una delle lunghe alici sulla testa maleodorante del prefetto Parkinson. Il fetore è talmente insopportabile che Draco si alza tappandosi il naso con la cravatta.

Tutti gli studenti, ridono e la megera dalla voce fastidiosa si interrompe.

Flashback
Non è piacevole essere al centro dell'attenzione, e di certo lo era ancor meno quando Megan, in piena notte, si svegliò madida di sudore, biascicando parole senza senso.
Si trascinò fino alla Sala Grande, con addosso una camicia da notte color crema ricoperta di chiazze di umido.
Non aveva ancora capito il perché si trovasse lì. Forse sperava che qualcuno potesse aiutarla a superare quell'incubo, come faceva Lily.
Ma la scuola non era ancora iniziata e non trovò nessuno che potesse rassicurarla o quanto meno offrirle un po' di cioccolato, come era solito fare Remus durante l'intervallo, per tirarla su.
Trovò, invece, un grosso cane, addormentato su uno dei tavoli in legno.
«Felpato...»bisbigliò avvicinandosi.
Si asciugò le lacrime con il lembo della camicia e accarezzò il cane, che stava tranquillamente disteso.
Megan si stupì che il custode non si fosse accorto di nulla, ma approfittò di quella presenza amica per distrarsi.
«Felpato, come mai qui?» sussurrò dolcemente all'animale, tracciando delle linee immaginarie sul suo capo.
«Io non riesco a prendere sonno, o meglio, ho paura di riaddormentarmi, forse è perché fa troppo caldo...»disse mentre si tirava da un lato i capelli ramati, ancora bagnaticci di sudore.
«Mi manca tanto Lily, sai? Quando mi sveglio di notte di soprassalto, lei mi conforta. Qualche volta vado da lei quando ho paura. Sembra una stupidaggine, però è come avere una seconda mamma.» spiegò tirando su col naso.
Il cane si era svegliato e aveva leccato le guance rigate dalle lacrime della ragazza, e, a quel gesto, quest'ultima sorrise.
«Non mi spiego il perché di questi incubi, sono abbastanza vividi. Sono terrificanti e che qualcuno ci rimane secco. In uno di questi visito delle ville appartenute a qualcuno di estremamente ricco.» l'animale drizzò le orecchie emettendo un verso strano, quasi un latrato di compianto.
«Oh, non preoccuparti, mi passerà.» lo informò Megan, incrociando le braccia sul tavolo e poggiando su esse la testa che le pareva un macigno.
Fu così che si addormentò, con la zampa di Felpato sulla sua mano.

L'indomani la testa non le pesava più, ma il risveglio non fu dei migliori.
Sentiva risatine, voci e fischi.
Aprì gli occhi terrorizzata, non vide Felpato e si alzò ancora insonnolita.
Un centinaio, se non di più, di ragazzi di tutte le casate e di tutte le età la osservavano divertiti.
«Ma buon primo giorno di scuola anche a te, Gold!» strillò un ragazzo dai capelli biondi, Lucius Malfoy.
Megan non capiva, non si era resa conto la sera prima che la scuola sarebbe iniziata quel giorno, eppure il caposcuola serpeverde era lì: impettito e arrogante, con la spilla bene in vista.
Piena di vergogna e imbarazzo provò a superare la folla che si era creata.
Voleva coprirsi gli occhi che iniziavano a pizzicare, mentre tutti la deridevano. "Povera! È sonnambula!!! Esistono i vestiti, Gold"
Scalza e disperata, la ragazza salì in fretta verso il dormitorio, ma la folla la seguì e le scale, dal canto loro, parevano non volessero condurla dove desiderava.
Meg continuò a salire, anche se sapeva che avrebbe dovuto fermarsi, ma d'un tratto andò a sbattere contro qualcuno.
Sirius Black, ancora una volta quel profumo di orchidea nera e sigarette pervase le narici della signorina Gold.
Megan era distrutta, pensò che il ragazzo avrebbe avuto molto per cui prenderla in giro in quel momento, e non si sarebbe certo tirato indietro. Aveva lo sguardo rivolto agli occhi della giovane. Sirius portava i capelli alla rinfusa, non preoccupandosi minimamente di sistemarli, la giacca di pelle nera sbottonata, stessa cosa valeva per i primi tre bottoni della camicia, come se si fosse rivestito da poco, o fosse in ritardo come al solito. Ma la ragazza non poteva saperlo, visto che a quanto stavano i fatti, ignorava l'orario e molto probabilmente era anche un'ora tarda, o forse era troppo presto...?
«Va bene! FINITELA TUTTI!»urlò Black con immensa sorpresa di Meg, che si fece coraggio incrociando il suo sguardo, quando gli occhi grigi di lui guardavano carichi di disprezzo la folla e non lei.
«Andiamo Sirius! Questa matta ha appena fatto una figuraccia! Dovevi vederla! Anzi guardala!»urlò di rimando qualcuno, che Megan riconobbe essere Peter Minus.
«Peet, chiudi quella fogna!»gli rispose Sirius.
Il respiro di Meg non veniva più emesso come prima, era come se arrancasse.
Sirius Black la stava difendendo?


«Cosa diavolo avete da guardare? Avanti circolare!» urlò Sirius Black per una seconda volta, prendendo Megan per un braccio.
La ragazza sussultò a quel gesto, sgranando gli occhi e incontrando, nuovamente lo sguardo carico di apprensione di Sirius.
«Stai bene?» domandò con un tono atipico per uno come lui.
Megan non riusciva a rispondere, la gola si era asciugata e la lingua era arida come un deserto in pieno giorno.
«Stai bene, Gold?»richiese il ragazzo prendendo il viso di Meg tra il palmo di una mano e alzandolo, visto che lui era più alto di lei e si trovava su un gradino più su.
Le gote di Megan si dipinsero di rosso fuoco, tanto che si sentì bollire. Era la prima frase gentile rivoltale dal ragazzo, dentro di sé Meg, provò una sensazione rassicurante, capì attraverso la mano fredda di Black che di lui poteva fidarsi, esagerando... il corpo di Megan riconobbe la sintonia fra entrambi.
«Ho riposato male stanotte, devo essermi addormentata e...»
«Perché non ti vai a cambiare? Tranquilla, nessuno ti darà più fastidio.» tagliò corto Sirius schiudendo le labbra e interrompendo il contatto fisico.

Megan volse un ultimo sguardo a Black prima di correre nel dormitorio.

Quando varcò l'ingresso della sala comune dei grifondoro, notò con piacere che non sarebbe stata più sola.
«Meg!!!» una voce musicale e dolce riempì il cuore della ragazza che subito dopo si sciolse in un abbraccio con la sua migliore amica.
«Lily! Mio Dio, mi sei mancata.» biascicò tentando di trattenere le lacrime.
Troppe emozioni in un colpo solo, era indecisa se raccontarle di ciò che proprio Sirius Black (colui che la scherniva) l'aveva appena difesa da diverse prese in giro.
«Come mai non indossi la divisa? E quelle urla? Cosa è successo?!»chiese interessata Lily Evans, con gli occhi che le brillavano.
Megan scrollò le spalle e le raccontò tutto, e tra lo stupore di Lily e l'orologio che segnava l'inizio delle lezioni, velocemente Meg indossò l'uniforme, sistemandosi a dovere la gonna.
I capelli erano spettinati e senza perdersi in fronzoli decise di raccoglierli in una coda alta.
Volò quasi giù per le scale, ancora imbarazzata per ciò che era successo.
Non si prospettava una bella giornata dalla faccia di alcuni professori, come la McGranitt.
«Megan Gold!»
Megan si fermò di scatto, pregando che non fosse la persona che pensava.
E invece... James Potter era appoggiato a una delle tante colonne del castello, raggiante.
«Non è il giorno giusto, James. Puoi rompermi le scatole da domani.» disse la ragazza accelerando il passo verso il corridoio successivo.
«Io...in realtà... volevo scusarmi, l'anno scorso... o meglio... Gli anni passati non mi sono comportato molto bene.» le iridi nocciola di James Potter non avevano mai accompagnato delle scuse tanto sincere.
«Lo dici solo perché te l'avrà chiesto Remus.» sbuffò Megan continuando a dargli le spalle.
James, non contento, le corse dietro e le prese una mano.
«Aspetta! Sono sincero, non ho ponderato bene le mie parole.» balbettò, proprio perché lui non era abituato a scusarsi, dunque si sistemò gli occhiali sul naso.
«Lasciami, James!» sibilò Meg, con fermezza.
James alzò le mani e si portò alcune ciocche di capelli castani all'indietro.
Megan non stava capendo più nulla.
Prima Sirius, poi James, ci mancava solo che Malfoy le portasse dei fiori!
Ma sapeva che non sarebbe accaduto, visto che lo detestava e avrebbe reso quegli ipotetici fiori piante da innaffiare per Felpato.
«Ti credo, contento? Adesso però ho molto da studiare.» spiegò abbassando lo sguardo, poi svoltò l'angolo ed entrò in una stanza vuota.

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