2.40

Incontro- Song: This Love
(Taylor Swift)
Hogsmeade (Meg)
«Si può sapere perché sei così scortese?»
«Remus, non preoccuparti, Harry può resiste a un po' di scortesia.»rido nervosamente sorseggiando la mia bevanda, alla quale ho aggiunto il whisky incendiario della mia fiaschetta.
Remus scuote la testa sorpreso.
«Che c'entra Malfoy, Meg?»
«Malfoy? Cos'è? Una razza sconosciuta di animale?»guardo furiosamente Harry.
Remus mi prende una mano.
«Forse non è il momento di condividere i tuoi piani con me, mi rendo conto.»
«Piani? No! Nessun piano, vorrei solo capire quando mi porterai da Tartufo, come lo chiamate voi... Cosa ti costa portarmici stasera?»insisto.
«Lui non è preparato. Non gli ho detto nulla, Alastor non ne sa niente, Kingsley nemmeno! E poi non credo sia saggio saltare la scuola.»
Mi trattengo dallo sputare su Harry la bevanda che ingoio a fatica.
«Remus, ti rendi conto che - teoricamente- abbiamo più o meno la stessa età? E che ho già fatto il mio quinto anno? Non mi frega un accidente della scuola!»preciso scoccandogli un'occhiata.
«Remus, Meg è pronta. Tartufo verrà avvisato da te oggi stesso e magari... potrai portarla con te.»
«Silente che ne pensa?»chiede Remus.
«È importante?»
«Sì, Meg, c'è la tua sicurezza in ballo, capisci?»
«Sì, mamma.»alzo gli occhi al cielo incrociando le braccia.«Non serve che lo sappia, io voglio vedere... voglio vedere Tartufo!»protesto tentando di non urlare.
Remus mi lancia uno sguardo arrendevole.
«Come faccio a farti uscire? Non puoi di certo smaterializzarti entro i confini di Hogwarts.»
«Ehm... devi sapere che ho acquisito diversi poteri... e...»sorrido soddisfatta.«Quindi posso smaterializzarmi... facciamo alle otto?»sorrido ancora.
Harry è sorpreso, e la sua espressione illumina il suo volto.
«E va bene, ti aspetto verso i cancelli, ma sii prudente. E mi raccomando, non metterti nei guai.»Remus fa un lieve sorriso, e si gratta il mento coperto di barba.
«Mi sei proprio mancato.»lo abbraccio forte.

Rimetto il mantello dell'invisibilità e torno indietro ai tre manici di scopa, Draco se ne sarà andato, o si sarà preoccupato e mi starà cercando.
Ritorno nella locanda ed entro nel bagno delle signore, sperando sia libero.
Assicurandomi che nessuno mi veda, ripongo il mantello nella borsa e mi sistemo i capelli, e noto di avere ancora i guanti di Harry.
Sento una voce e poi la porta si apre.
«Ron?»
«Meg? Cosa ci fai nel bagno degli uomini?»
«Cosa? Ma sei stupido? Non hai letto il cartello?»
«Ma è sbagliato, da non so quanto Rosmerta dice che rimuoverà l'incanto Confundus dalle porte, ma non lo fa mai!»
«Merda.»sussurro, e mi guardo allo specchio, ho la punta delle orecchie leggermente violacea.
Fa davvero così freddo?
«Stai gelando.»
«Tu stai per farla a terra.»rispondo.
«In realtà dovevo sciacquare via il succo di zucca di Hermione, mi ha sporcato la sciarpa.»arriccia le labbra.
Prendo la bacchetta e la macchia arancione sparisce.
«Grazie.»sorride.«Hai le orecchie viola.»
Ron si toglie il cappello di lana, e lo posa sulla mia testa.
«Va meglio?»
«Certo.»mento, non mi crea differenza, non sento il calore, ma il gesto l'ho apprezzato molto.
«Weasley, che cavolo ci fai con la mia ragazza?»la voce di Draco fa sussultare Ron.
«Ecco cosa hai fatto tutto questo tempo! Non provare a dirmi menzogne!»sbotta Draco rosso di rabbia, stringe i pugni e si avventa su Ron.
«Io e Hermione siamo appena arrivati, Malfoy! Smettila.»
«E quei guanti? E quel cappello? Megan Andiamo! Non costringermi a...»Draco lascia andare Ron e si avvicina pericolosamente a me.
«A fare cosa? E se anche fosse? Se io e Ron l'avessimo fatto su questo lavandino, cosa potresti farci? Sei ridicolo.»sbotto superando Ron, che è molto in imbarazzo, e Draco cambia espressione.
«Tu non avresti mai osato... non sei quel tipo di ragazza.»stringe ancora di più i pugni e torna a guardare Ron minacciosamente.
«E chi ti dice chi sono? Potrei avere una relazione con questo ragazzo e tu non lo sapresti!»urlo, spintonandolo via, e finalmente esco dal bagno.
«Tu non hai una relazione con lui! Me l'hai assicurato più volte!»
«La tua incoerenza mi da la nausea. Se ricordi che te l'ho assicurato perché hai fatto una scenata? Sei proprio un ragazzino insicuro.»mi lascio sfuggire l'ultima cosa per ferirlo ulteriormente.
«Io ti amo! E ho costantemente paura di perderti.»sussurra prima che io mi sia allontanata del tutto da lui.
Sono ridotta a dover sopportare i suoi cliché! Devo resistere, ora l'importante è ritrovare Sirius, poi la vendetta sarà più dolce di prima.
«Non ho voglia di litigare.»
«Neanche io.»
«Quindi, per favore, evita questo comportamento. Devi fidarti di me, Draco. Io...io mi fido di te.»mando spudoratamente, e nella mia testa inizio a pregustare l'istante in cui lo ucciderò dopo averlo ingannato e dopo avergli spezzato il cuore. Sterminerò i Malfoy, come loro hanno sterminato i Gold, non provo nulla per le persone che dovrei amare, figuriamoci se provo pietà per questa famiglia di malvagi.
Draco mi bacia, stringendomi a sé, e io ricambio, e nel farlo, mi aggrappo al suo collo.
Quando le mie labbra ritroveranno quelle di Sirius, le mie braccia si avvolgeranno attorno a lui, e il mio corpo verrà riscaldato...il mio cuore ritornerà a battere più forte di prima. Lo so.

Più tardi, dopo aver restituito ad Harry e Ron guanti e cappello, ho trascorso la cena setacciando il mio armadio, in cerca di qualcosa di appropriato per la sera.
Come devo conciarmi? Gli piacerò ancora? Insomma... sono un po' cambiata... Cosa penserà del mio aspetto fisico?
Potrei sprecare il mio tempo a chiedermi tutto questo, oppure potrei indossare quello che mi va senza troppi problemi.
La seconda opzione mi esce spontanea, io mi fido di Sirius, dei suoi sentimenti, perché mai dovrebbe essere diverso ora?
Afferro un vestito un po' corto, con le maniche lunghe e larghe, rigorosamente nero, e metto un paio di stivali di velluto dello stesso colore, mi arrivano fin sopra il ginocchio.
Metto un cappotto che mi ha regalato Draco, l'ha fatto arrivare da Londra oggi stesso dopo che siamo tornati da Hogsmeade, e a giudicare dal tessuto mi sembra molto costoso.
È di un fastidioso verde smeraldo, lo detesto.
Remus mi aspetta verso il binario, quindi devo smaterializzarmi lì, prendo la borsa, devo fare in fretta o le mie compagne di stanza sospetteranno qualcosa.
Chiudo gli occhi, e in men che non si dica mi trovo davanti al binario dell'Hogwarts Express, mi guardo intorno, ma di Remus non c'è traccia.
Qualcuno mi afferra da dietro, mettendomi una mano sulla bocca, d'istinto scaglio una gomitata dietro di me, poi mi volto e schianto senza bacchetta l'aggressore.
«Remus? Oh, scusami.»
Mi avvicino a lui, per farlo rinvenire.
«Sei davvero pericolosa, Gold, lo sai?»sorride un po' dolorante.
«Mi dispiace.»
«Volevo che non ti facessi sentire.»
«E invece mi sono fatta sentire di più.»lo aiuto ad alzarsi.
«Dolores Umbridge è una stronza.»sospiro.«Ha dato un'altra punizione oggi, a molti ragazzi grifondoro, dopo che siamo tornati, non è che zio Al può darle una bella lezione? O anche Kingsley?»
«No, Meg, non parlare ad alta voce, per favore, ci sono cose molto più importanti.»
«Cosa? Succede all'ordine?»
«Shh, una questione alla volta.»con la punta della sua bacchetta rende me e se stesso invisibili, grazie a un incantesimo di disillusione.
Remus mi prende la mano, e poi insieme ci smaterializziamo in un vialetto innevato, accanto a un cancello.
«Leggi qui.»mi porge un foglietto con su scritto "Grimmauld Place nº12."
Dodici? Dodici? Io l'ho già visto questo posto, ne sono sicura.
Alzo lo sguardo e tra i numeri civici 11 e 13 appare uno centrale su una porzione di palazzo che si fa spazio tra gli altri due, il numero 12.
«Andiamo, e non fare troppo rumore.»
«Di chi è questa casa?»
Remus non risponde, mi afferra di nuovo la mano e corriamo verso la porta, la apre, e ritorniamo visibili.
«Che posto è? Se non avessi perso la sensibilità direi che ci troviamo in una casa più inquietante della Stamberga Strillante.»
«È solo una casa molto grande e bella un po' trascurata.»
Avanziamo per il corridoio, non sento alcuna voce, e il portaombrelli a forma di zampa di troll rende il tutto molto ridicolo.
«È orrendo, chiunque vivesse qui aveva un cattivo gusto per l'arredamento. È tutto così...tetro e spettrale.»
«Shh, non parlare, sveglierai i quadri.»
«Li sveglio anche ad Hogwarts, che problema c'è? Sono quadri!»
«Fidati, qui è meglio di no.»sussurra Remus facendomi strada nel corridoio, una rampa di scale viene accompagnata da una serie di teste di elfi imbalsamate, una luce proviene da una stanza semiaperta.
«Aspettami lì, torno tra un po'.»dice.
«Lì? In quella stanza?»indico la stanza leggermente illuminata.
«Sì, non avere paura.»
«Io non ho paura, anche volendo non posso.»scrollo le spalle.
Entro nella stanza, la luce proviene dal camino acceso e da una serie di candelabri sparsi sui mobili antichi e un po' impolverati, i tappeti ricoprono tutto il pavimento, e due divani dalle fantasie discutibili sono posti accanto alla fonte di calore.
Diversi gingilli fungono da soprammobili, e un orologio d'argento occupa più spazio degli altri, ma la lancetta è ferma sul numero dodici; tre orologi a pendolo in castagno sono disposti disordinatamente e danno al salotto un aspetto ancora più trasandato e disordinato.
Alla mia sinistra, un enorme pianoforte a coda nero occupa la maggior parte della stanza, e uno spartito giace su di esso: le pagine sono un po' consumate e ingiallite ma le note musicali si muovono ancora, seppur lentamente.
Ovunque mi abbia portato Lupin, è davvero un posto bizzarro.
Sono anni che non tocco un pianoforte, io e i miei genitori ne avevamo uno più piccolo, ho imparato a suonarlo quando avevo quattordici anni...a Natale.
Il nome dello spartito è completamente cancellato.
Mi siedo allo sgabello, e le mie dita scivolano sicure sui tasti, come se non avessi mai smesso di suonare quella melodia, una melodia meravigliosa, solo mia, so che mi appartiene, chiudo gli occhi concentrandomi sulle note impresse nella mia mente, senza bisogno di consultare lo spartito, e continuo a suonare, non badando a ciò che mi circonda.
Sento di essere di nuovo a casa mia, il giorno di Natale a Privet Drive numero 4, rivedo mia madre preparare i dolci e la cena, mio padre discutere con gli ospiti, rivedo il mio albero enorme...sento ancora le voci dei presenti, e poi scorgo due giovani al pianoforte.
Lui che le insegna la musica, l'emozione e l'amore, semplicemente muovendo le dita sui tasti: è la stessa melodia che sto producendo adesso.
Non mi accorgo dello sgabello che scricchiola, o dell'altro paio di mani che si aggiungono alle mie, mi sento a casa, sento che una parte di me è ritornata, e non se ne andrà mai più; non mi accorgo neanche dello spasmo che mi invade il petto, un movimento estraneo al mio corpo ormai da troppo tempo, l'ultima volta era così lieve adesso è forte.
Smetto di suonare, e la melodia si interrompe, mi giro, consapevole di quello che vedrò.
Due occhi grigi si incastrano nei miei, dopo più di sedici anni, sono sempre gli stessi, ma contornati da piccole rughe, il viso stanco e un po' pallido, la barba nera incolta che lo incornicia, e poi i capelli, ribelli e lunghi, ancora nerissimi...le dita rovinate e le vene in risalto sul dorso della mano.
È lui.
«Sirius, sei tu...sei tu....»non capisco se sto ponendo una domanda oppure no... non capisco più nulla... sento solo il mio battito cardiaco andare un po' più veloce.
«Sei bellissima, piccola Meg.»
La sua voce è profonda, ma il suo sorriso è dolce e vivace.
«Felpato...»
«Non lasciarmi più, Meg.»
Non diciamo altro, mi avvento su di lui e abbraccio, talmente forte che entrambi tratteniamo il respiro; sento le sue calde lacrime scorrermi sul collo, e baciarlo, e poi passa al mento, e finalmente -Dio, finalmente- alle labbra.
Sono quasi viva, completa, ma non riesco a piangere, riesco solo a provare una forte emozione: sollievo, sicurezza...
«Mi sei mancato, non lasciarmi più nemmeno tu...»sibilo, con il cuore in gola.
Continua a baciarmi la faccia, le labbra, le guance, gli occhi, la fronte, il naso, e non accenna a fermarsi, e io non glielo chiedo.
Congiungo le mie mani con le sue, intrecciandole,  sentendo calore.
Cosa mi succede?

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