2.1

Flashback
Tutto sembrava diverso alla piccola Megan...Dal momento in cui varcò l'entrata della scuola di Hogwarts. Sua madre, Ariana, l'aveva salutata con un lungo abbraccio alla stazione di Kings Cross, per poi accompagnarla fino al binario nove e tre quarti, e infine darle un bacio in fronte. Aveva preparato con cura i vestiti della figlia da mettere in valigia, era elettrizzata all'idea che andasse finalmente alla scuola adatta a lei.
Suo padre, Noah, la sera prima era stato così premuroso con sua figlia e così soddisfatto del traguardo raggiunto: l'entrata a far parte di una scuola di magia perfetta per le capacità della figlia.
Megan camminava sicura verso il sedile libero accanto al finestrino nel quarto vagone dell'Hogwarts Express e il sole ancora alto metteva in risalto le lentiggini sul suo viso. C'era solo una ragazza dai capelli rossi che sedeva pensierosa tenendo in mano un volume massiccio. Megan si schiarì la voce e, mentre giocava con una delle sue trecce, tese la mano alla ragazza.

«Megan Gold, sono del primo anno, posso sedermi?»la voce genuina della bambina riportò la sua compagna di viaggio alla realtà e fu così che Lily Evans alzò il naso dal libro e incontrò lo sguardo di quella che sarebbe stata la sua migliore amica. «Ma certo! Io sono Lily, e sono al terzo anno, sta tranquilla non studierai già questa roba!»si affrettò a spiegare notando che Megan osservava il grosso volume con fare preoccupato«I grossi volumi servono a poco, basta aprire la mente e fare ricorso alla propria intelligenza, il resto è di contorno». La bambina fece un timido sorriso e si sedette aggiustandosi la salopette a gonna di jeans. «Allora, Megan, spero ti unirai a noi grinfondoro.»
«Beh, mia madre era corvonero e mio padre tassorosso, quindi non so quante possibilità ho di diventare grifondoro.»rispose abbassando lo sguardo la piccola, osservando l'uniforme della ragazza.

Una signora molto anziana, vestita di viola, con una cuffietta rosa antico che copriva i capelli bianchi, si affacciò al vagone, portando con sé un carretto pieno di dolci: cioccorane, gelatine tuttigusti + 1, bacchette di liquirizia, api frizzole, lumache gelatinose, rospi alla menta, ma la cosa che stupì Meg fu ogni singola confezione, non ne aveva viste molte di così colorate, solo nel periodo natalizio, quando sua madre le comprava.
Sul viso candido di Lily comparve un sorriso carico di tenerezza.«Hai fame? Perché non mangi una di queste?»disse offrendo una scatola strapiena di cioccorane, appena acquistata, a Meg.
«Grazie.»la mano di Meg afferrò uno di quei dolci, se lo portò alla bocca e la sua espressione fu una delle più divertenti che Lily avesse mai visto.
«È la prima volta che mangi cioccorane?»
«La mamma dice che non devo esagerare, ed era da un po' che non ne mangiavo una.»ridacchiò, arrossendo, poi osservò la figurina all'interno della confezione, era Priscilla Corvonero, una dei quattro fondatori di Hogwarts. Negli anni, Megan aveva collezionato figurine di Godric Grifondoro, Salazar Serpeverde e Tosca Tassorosso.
Le due parlavano e ridevano, osservando di tanto in tanto il paesaggio verdeggiante fuori dal finestrino, e fu come se Lily avesse trovato qualcuno da proteggere, da capire e da non giudicare, come altri non avevano fatto con lei, a cominciare da sua sorella maggiore Petunia. Lily veniva da una famiglia babbana, e solo lei tra le due ricevette la lettera per la scuola di magia e stregoneria, scatenando così l'ira e l'invidia di Petunia.
Vedeva in Megan lei stessa.
E la conosceva solo da poche ore.
E mentre il treno percorreva la strada il cielo diventava blu scuro e il sole trovava ristoro nel tramonto e infine lasciava spazio a uno spicchio di luna, divenuta ormai l'unica luce della notte.
Non vi era neanche una stella quella sera, la sera in cui Megan si separò dalla compagnia di Lily e fu gentilmente scortata, insieme ad altri suoi compagni del primo anno, verso le piccole barche che circondavano la riva del Lago Nero dal guardiacaccia Robeus Hagrid, un mezzo-gigante molto simpatico, con la barba nera e una chioma molto folta Meg però fece un'altra piacevole conoscenza: una ragazzina dai capelli biondi, Pandora Lestrange, era seduta accanto a lei, e la fissava con un sorriso dolce. «Le treccine andrebbero accompagnate da margherite, lo sai?»sussurrò delicatamente. La piccola Gold si toccò istintivamente i capelli, non sapeva cosa rispondere, si limitò a presentarsi, con una stretta di mano per sancire il momento. Pandora aveva con sé una gabbietta con un colibrì rosso e ultravioletto, che se ne stava tranquillamente seduto sulla sua asticella in legno. «Cavillus Amedeus, è un po' zoppo, ma ci stiamo lavorando!» Infatti Meg notò che una zampetta era più corta dell'altra. Il rito di passaggio dei novizi si concluse in breve tempo e Meg tirò un sospiro di sollievo, l'acqua la innervosiva dopotutto, infatti fissò tutto il tempo la luce della lanterna che portava Hagrid.

Nella Sala Grande, furono accolti dalla professoressa Minerva McGranitt, che fino ad allora Meg aveva visto solo in foto, grazie a sua madre. Era esattamente come aveva visto, molto severa e dall'aura materna, le sembrò un po' più giovane dal vivo, e gli occhi lucenti della professoressa ebbero un guizzo verso di lei, facendo scattare in Meg la sensazione di aver percepito in passato quello stesso sguardo. Non vi erano stelle quella sera, la sera in cui Megan Gold incontrò nuovamente il preside, Albus Silente, che sfoggiò un sorriso discreto mentre si sistemava dietro il leggio decorato da un enorme gufo placcato in oro. Nuovamente, poiché durante la sua infanzia Albus era stato una presenza abbastanza costante. Ebbene quella stessa sera avvenne il suo smistamento per opera del cappello parlante, il quale, posatosi sui capelli della bambina, ebbe qualche esitazione. Bisogna dire, innanzitutto, che Megan era timida, e molto impacciata, il suo cuore batteva così forte nel momento in cui sedette davanti a tutti, che parve arderle nel torace. Cercò lo sguardo di Lily tra gli studenti al tavolo dei Grifondoro, al di sopra del quale aleggiavano candele dalle fiamme calde, in perfetto contrasto con quelle del tavolo Serpeverde, dalle fiamme fredde verdognole, con dei cristalli dalle forme romboidali. La sua nuova amica Pandora, sedette da quella sera al tavolo dei Corvonero, sul quale non vi erano candele sospese in aria ma mini galassie, che ricordarono a Meg, vagamente, il quadro più bello-a detta sua- di un artista babbano, 'La notte stellata'. Il tavolo dei Tassorosso era molto accogliente, piccole piantine magiche drappeggiavano vasi volanti in oro con sopra appollaiate delle oche bianche, tutte abbellite da un girasole che fungeva da cappellino, favorendo una vista del tutto fiabesca a chi li ammirava.

Le caratteristiche delle quattro case non erano sconosciute alla signorina Gold: i grifondoro erano coloro che si distinguevano per il coraggio, la cavalleria, il senso di giustizia, e la nobiltà d'animo; i serpeverde erano i più ambiziosi, scaltri, e astuti, ma soprattutto perfettamente concentrati sul proprio obbiettivo; i corvonero, invece, privilegiavano la creatività, l'arguzia, la saggezza e la sete di conoscenza; i tassorosso, infine, erano famosi per il loro duro lavoro, la lealtà, la dedizione e la pazienza. Megan sentiva di avere cose in comune con più o meno tutte le case... ma quali caratteristiche erano preponderanti in lei? La creatività non le mancava di certo, se la cavava piuttosto bene nel disegno e nella scrittura creativa, e amava tantissimo leggere e nutrirsi di nuove conoscenze. Ambizioni? Meg le chiamava più sogni da realizzare, ciò non escludeva però la sua forte determinazione. La lealtà era fondamentale in qualsiasi tipo di rapporto, nonostante la giovane età, aveva le idee ben chiare su che tipo di persona voleva essere, e di certo non avrebbe mai pensato di tradire qualcuno in nessun modo e mai per nulla al mondo.

Il cappello parlante iniziò il suo discorso, facendo sussultare la bambina. «Grande creatività e curiosità, forse troppa direi... grandi, grandi, grandi sogni e molto potere... siamo giudiziose, eh? OH! Ma ecco la tua vera indole, vedo... immensa nobiltà d'animo, sei estremamente coraggiosa, e... per l'amor di Godric, attenta al tuo senso della giustizia, potrebbe ritorcertisi contro. Spirito di sacrificio, prevedo scelte difficili, sarai più propensa a intraprendere strade leggermente tortuose. Beh... senza altri indugi...GRIFONDORO!»

Un sorriso comparve sul viso di Meg, accompagnato da un applauso al tavolo della casa in cui era appena stata smistata, e ovviamente prese posto accanto a Lily. Al tavolo dei professori, gli occhi azzurri del preside brillarono di gioia e orgoglio.
Non vi erano stelle quella sera.

Hogwarts (Meg)
Le vacanze le trascorro nel castello, nello studio di Silente, insieme al mio vecchio letto e ai miei vecchi libri. Incredibile... la mia scrittura è ancora intatta, i miei appunti non sono sbiaditi, e sono utili per darmi una rinfrescatina alla memoria prima di ricominciare il nuovo anno.
Dopo gli esami finali ho detto a Draco che sarei tornata a casa, in Irlanda, dalla mia vecchia parente malata, ma in realtà non mi sono mai allontanata da qui.
Forse si chiederà come mai non rispondo subito ai gufi, ma Silente ha provveduto anche a questo: non so che incantesimo abbia usato, ma i gufi li ricevo comunque, nonostante Draco li spedisca al mio indirizzo fittizio, ci vuole tempo ma arrivano comunque a me.
Draco è talmente pazzo di me che non fa altro che scrivermi che gli manca il mio sorriso, i nostri baci e il mio sarcasmo pungente.
Come dargli torto, no?
Osservo il sole dal finestrone, vorrei essere lì fuori.
Silente, però, non mi fa annoiare, anzi.
Ogni pomeriggio mi offre un aperitivo, con tanto di wiskey babbano per me e del buon tè per lui, per entrambi le cioccorane.
«Ho notato che il signor Malfoy ti scrive molto spesso, e messaggi molto lunghi. Povero Draco, quando scoprirà tutto sarà ferito.»dice il preside, accarezzando la rubia fenice sul trespolo, Fanny, si è appena rigenerata e gli occhi lucidi e intensi paiono osservarmi con disapprovazione.
«Non posso dispiacermi, se non provo nulla. Allora, basta parlare di Draco, è già abbastanza assillante e noioso.»
Mi accendo una sigaretta, e Silente stringe le labbra.
«Parliamo dei tuoi esami e del fatto che non hai aperto libro, ma hai avuto voti altissimi.»sussurra Silente, mentre la cenere mi cade sul pavimento appena lucidato dall'inserviente, Gazza: la sua stupida gatta Mrs Norrys dà continuamente fastidio alla mia Wendy.
«Ho i miei vecchi appunti e poi... Quella roba l'ho già studiata! Miliardi di volte! Basta fare affidamento sul mio intelletto ed è fatta!»mentre parlo afferro una cioccorana e la mangio, poi osservo l'involucro e qualche ricordo mi torna in mente. Senza ombra di dubbio Silente capisce al volo.
«Sono i ricordi più belli quelli legati ad un dolce, vero? Sono sinonimo di intimità e complicità le leccornie!»enuncia poi, e io alzo gli occhi al soffitto dorato.
«Peccato che non ne senta il sapore!»sbotto accartocciando l'involucro.

Mi sporgo in avanti sulla sedia, Albus sa cosa voglio sapere, da ormai settimane. «Harry come sta? Sai benissimo che Petunia odiava Lily, perché affidarlo a loro?!»

Silente abbassa gli occhi sulla carta da lettere davanti a sé, sospirando, e il quadro alla sua sinistra scuote la testa, credo sia Phineas Nigellus... Black, con un completo sfarzoso, scuro e la barba grigiastra. Gli alzo il dito medio, facendolo indignare a tal punto che se ne va via.

«Maleducata.» osserva Albus.

«Gli passerà, starà frignando nei suoi drappi da purosangue incallito. Dunque, Percival, Harry? Se fossi tornata in tempo avrei potuto adottarlo! O meglio evitare che morissero i miei amici, avrei tentato di tutto. Invece no.»

«Così vi avrebbero ucciso subito, Meg, ragiona. Vernon Dursley sarà pure un facocero avaro ma almeno nessuno rischia la pelle. Il figlio Dudley è un po' bullo, ma il nostro Harry gli tiene testa. Petunia del resto non può odiarlo è comunque sangue del suo sangue.»

«Sai benissimo che il sangue non c'entra un fico secco, e sai benissimo che ha vissuto undici anni nel ripostiglio del sottoscala, è maltrattamento, abuso e chi più ne ha più ne metta, esigo che quei pezzi di merda rispettino il figlio di Lily, chiaro? Oppure farò una visitina al piccolo Dudley, riducendolo in grasso di motore.»spengo la sigaretta nel posacenere in ottone a forma di gufo, che richiama un po' la statua messa davanti al passaggio per accedere all'ufficio del preside: la parola d'ordine aggiornata è 'sapone al tè verde e cetriolo', una bella frase così da far spazientire meglio chi vuole accedervi.

«A tempo debito capirai, e non azzardarti a sfiorare quei babbani.»

«So benissimo cosa è successo quella notte... più di dieci babbani fatti esplodere, quando Voldemort ha ammazzato i miei amici. Tu... tu sai che non può essere stato lui, vero? Sirius... Sirius non li avrebbe mai traditi, io lo so. Lui li amava, erano la nostra famiglia, e adesso... non so dove sia, incriminato ingiustamente.» mi mordo il labbro guardandomi le scarpe a punta, di un nero lucido.

«Tutti credono che sia stato Sirius a tradirli, perché tutti credevano fosse lui il custode segreto, il solo a sapere che i coniugi Potter alloggiavano a Godric's Hallow. Voldemort ha usato qualcuno, te l'ho detto, Peter Minus. Noi sappiamo la verità ma... i giornali, il Ministero...»

«Che si fottano, tutti quanti. Appena ritroverò Sirius lo dimostreremo.» mi alzo in piedi. «Se mi avessi detto prima della situazione di Sirius-»

«Avresti rischiato andandogli dietro, siamo sempre punto e a capo, fattene una ragione.»

Sbuffo sonoramente, prendendo un'altra sigaretta, mentre Fanny mi dona un ulteriore sguardo sprezzante.

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