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La lama tagliente di un coltello affonda nella mia carne, perforando la gola candida. L'ultima cosa che vedo è il sorriso beffardo di quel dannato serpeverde, che si spegne.
Il mio sangue scorre sul mio petto sporcando l'abito che indosso.
Invano cerco di rimanere cosciente tentando di fermare l'emorragia, ma svengo.

Apro gli occhi e noto che non sono più ad Hogwarts.
Sono molto stanca, sento che tutte le mie energie sono state prosciugate via da qualcosa.
Vedo una figura avvicinarsi al materasso su cui sono stesa.
È il preside, Albus Silente.
La barba bianca gli arriva alle ginocchia e la sua espressione è preoccupata.
«Dove mi trovo?»sussurro, ma credo mi abbia sentito ugualmente.
Lui sorride, porgendomi una tazza contenente un liquido blu, non so cosa sia ma lo butto giù in un solo sorso.
Sento un leggero pizzico alla gola ma nulla di più.
«Sei al sicuro, Megan, al sicuro.»dice il mago con un tono pacato.
«Lui li ha uccisi vero? Ha ucciso i miei genitori?»dico senza batter ciglio, e perfino la mia voce sembra diversa.
«Cosa ricordi?»chiede Albus Silente sedendosi accanto a me, mantenendo un'aura tranquillizzante.
Rimango perplessa per un secondo, poi chiudo gli occhi.
Serpeverde, lui era serpeverde, il mio assassino...
«Serpeverde.»dico, senza balbettare o indugiare, non è da me, sopratutto se mi trovo in situazioni confuse.

«Megan, lo so che è difficile, ma devi ascoltarmi.»inizia grevemente Albus, con un luccichio commosso nei suoi occhi azzurri, che noto attraverso gli occhiali a mezza luna sul suo naso.
Annuisco, normalmente non mi permetterei mai di interrompere un insegnante, tantomeno il preside... ma qualcosa mi spinge a parlare.
«Perché siamo in una capanna?»domando guardando il soffitto e le pareti di questo posto angusto.
Silente mi mette entrambe le mani sulle spalle, non ne sento il peso, né riesco ad avvertirne il contatto.
«Ti è capitato qualcosa di terribile Meg, terribile.»
Institivamente mi porto una mano alla gola, sarà la cicatrice.
«Ha ucciso anche me, vero?»finalmente comprendo che quei ricordi sono realtà, i pezzi si ricompongono, ma ancora non mi capacito del fatto che io sia in un certo senso viva.
Nè una lacrima, nè un gemito di dolore, nè un sospiro rassegnato risuonano nella capanna.
Silente mi volge uno sguardo pieno di compassione.
«Prima di morire...prima che spirassi... sono riuscito a salvarti, giusto in tempo. È stato difficile, sono passati tre giorni.»spiega Albus.
Una brezza leggera gli sfiora la barba, la stessa brezza che sfiora me, ma io non la sento.
«Mi sento vuota.»confesso portandomi una mano al petto.
Non c'è battito... eppure sono viva.
Sto alludendo al battito del mio cuore, che è cessato.

Silente si rabbuia, ma non per questo altera il tono sereno della sua voce.
«Avrò diciassette anni per sempre, vero?»lo precedo, ignorando una vocina nella mia testa che mi ammonisce: risulto forse insolente?
«Il tuo ciclo vitale si è fermato, era l'unico modo per farti restare viva, Megan.»conclude il preside, deglutendo e distogliendo lo sguardo.
Faccio per alzarmi dal materasso, ma le mie gambe sembrano non collaborare: mi do un pizzico, il risultato? Niente. Assolutamente niente.
«Non puoi ancora alzarti, tra un'ora ci riuscirai. Devi aspettare che la pozione faccia effetto.»
Mi do un altro pizzico sul braccio: niente. Penso al nervosismo che potrei provare, a quest'ora sarei già uscita di qui...
La pelle pizzicata è rimasta illesa, non vi è neanche il minimo rossore, sono pallida.

Ho ancora l'anello...il suo anello, all'anulare, lo tasto ma anche in questo caso, nulla.
«È molto importante per te, vero Megan?»domanda il mio salvatore.
«Voglio andare dai miei amici, adesso.»dico con un tono di arroganza, non l'ho fatto di proposito, e non ho sentito nemmeno tale emozione.
«Non puoi farlo, se vuoi rivederli devi rimanere viva e per rimanere viva non devi permettere che ti scoprano. Per tutti sei morta.»
Butto la testa indietro sul cuscino, sono morta.
«Ci vorrà molto tempo? Prima di tornare?»chiedo.
«Anni, ma la pazienza sarà nostra amica, ti aiuterò signorina Megan, ma devi fidarti.»il mago si alza e si avvicina a un piccolo tavolino di legno su cui sono poggiati degli abiti bianchi.
«Indossa una di queste tuniche appena potrai alzarti, e ricorda che ho fatto un incantesimo di protezione, la barriera non può essere distrutta, non permetterò che ti facciano del male.»conclude il vecchio saggio.
«È una specie di riabilitazione?»
Annuisce ed esce dalla capanna. 

Megan, mi resta solo il mio nome?

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