Capitolo ventisei

Joseph strinse un laccio attorno al braccio, provando una sensazione piacevole sentendo il sangue fermarsi mettendo in evidenza le vene.
L'ago si appoggiò su quest'ultima e, con delicatezza si penetrò il corpo ormai dilagnato.
Questo era il suo nettare.
Si rilassò appoggiando la testa al muro.
Il suo viso pallido e smunto si confondeva con la notte.
-"Tanti auguri a me, tanti auguri a me. Tanti auguri Joseph"- canticchiò sussurrando mentre i singhiozzi spezzavano la sinfonia.

Cercò di alzarsi, ma sentì le gambe troppo pesanti.
Le lattine di birra giacevano nel soggiorno ormai buio.
Odiava il Natale seppure fosse il giorno del suo compleanno.
Aveva smesso di amare quel periodo, quando aveva capito che la vita non faceva sconti a nessuno, quando era uscito dalla sua forte e sicura campana di vetro che ogni bambino possedeva intorno a sé.
Aveva smesso di amare quel periodo, quando impensabilmente quella magia e quello spirito natalizio erano svaniti come se non fossero mai esistiti.

La droga in circolo nel suo sangue ormai stava raggiungendo ogni organo del suo corpo.
Si sollevò da terra ricadendo malamente sul divano e imprecando per il dolore alla gamba.
-"Sei fatto?"- urlò una voce alla sue spalle.
Joseph sobbalzò incrociando gli occhi rossi, quanto i suoi, di Zeno.

Sorrise per poi annuire.
Si aspettava dei rimproveri, urla e quant'altro, ma l'altro sospirò sedendosi accanto al più piccolo.
-"Perché lo hai fatto?"- chiese guardando lo schermo spento della televisione davanti a lui.
-"Perché, mi chiedi?"- sussurrò.
-"Perché sono un debole senza palle"-
-"Lo sai che stai mandando a fanculo il tuo cervello?"-
-"Certo che lo so"-
-"Hai solo diciott'anni"- esclamò afferrando la mano del giovane osservando le cicatrici, passando delicatamente le dita sopra.
-"Diciannove"- sussurrò rilassandosi sotto quel tocco genuino.
-"Come?"-
-"Oggi è il mio compleanno"- sussurrò timidamente.
-"Proprio il giorno di Natale? Perché non ce lo hai detto?"-
-"Ve ne sarebbe importato qualcosa?"- ribatté amaramente.

Zeno non rispose.
-"Ecco appunto"-
Si alzò facendo per raggiungere il televisore, ma un capogiro lo colse di sorpresa.
Si aggrappò alle spalle del maggiore che si era alzato per sorreggerlo.
-"Sei un inconsciente"-
Gli occhi di Joseph scrutarono attentamente le labbra dell'altro che vi passò la lingua distrattamente.
-"Perché hai pianto?"- chiese stringendo tra le dita il tessuto della sua maglietta.
-"Non ho pianto"- mentí.
-"Ti fa stare così male?"-
-"Cosa?"-
-"Qualunque cosa tu stia pensando"-
-"Passerà"- sussurrò facendo sedere il ragazzo.

-"Mi fa male la testa"-
-"Ci credo con tutto quello che hai bevuto"- si alzò spostando con un piede le lattine di birra raggiungendo la cucina.
Prese dell'acqua porgendola a giovane.
-"Come mai sei qui?"- chiese pulendo la bocca con la manica del pigiama.
Zeno sollevò un sopracciglio storcendo la bocca.
-"Mi ha chiesto Malik di passare"-
-"Oh"-

Si sedette nuovamente accendendo la televisione selezionando uno dei soliti film natalizi.
-"L'ho già visto"- disse Joseph.
-"Posso farti una domanda?"-
-"Se ti dico di no, la fai lo stesso?"- chiese il riccio.
-"Sì"- ridacchiò l'altro.
Intimidito da quel sorriso abbassò lo sguardo.
-"Spara"-
-"Sei dipendente dalla droga? Perché vivi per strada?"-
-"Sono due"-
-"Rispondi"- scrutò la sua reazione.
-"Forse ne sono dipendente"-
-"Devi farti curare"-
Joseph sbarrò gli occhi.
-"Cosa?"- sussurrò.
-"Sei malato"-

Sei malato.

Una lacrima scivolò lungo la sua guancia.
-"Non lo sono"- strinse con forza il bracciolo del divano.
Si alzò.
-"Dove vai?"-
Continuò a camminare.
Zeno lo bloccò per un polso voltandolo verso di lui.
-"È per questo che i tuoi ti hanno buttato fuori casa?"- sorrise.
-"No"- rispose con voce fredda, sentendo il corpo tremare.
-"Sono stato abbandonato perché ho una fottuta malattia!"- urlò cercando di scappare dalla presa che si faceva ad ogni istante più ferrea.
-"Joseph.."-
-"Qui!"- sussurrò piegandosi a terra.
Zeno si avvicinò prendendolo tra le braccia.
Rimase immobile.
Era scioccato.
-"Va tutto bene"- cercò di far uscire la sua lieve voce.
L'altro continuò a piangere.
-"Ho paura di morire"-














Abel rincasò nella piccola casa di Joel.
Sospirò preparandosi una tazza di cioccolato.
Osservava i vialetti illuminati, non ammirando nemmeno quelle lucine che rallegravano gli adulti e incantavano lo sguardo dei bimbi.
Il campanello di casa suonò un paio di volte e sbuffando fu costretto ad alzarsi dal divano, trovandosi di fronte Camillo.
-"Scusa, ho dimenticato le chiavi"- ridacchiò imbarazzato.
-"Ma ci sei solo tu?"- gli chiese poggiando il giubbotto color rame sull'appendino della porta.
-"Malik e Joel sono di sopra. Zeno se ne è andato qualche ora fa"-
-"Nolan?"-
-"Non so"- alzò le spalle facendo finta di nulla tornando a sedere sul divano.
-"Abel"-
-"Ho preparato dei biscotti alla cannella e cioccolato"- disse Camillo appoggiando il vassoio pieno di dolci dalla forma di piccoli elfi.
Abel annuì sorseggiando la bevanda calda.

Camillo notando il ragazzo tra le nuvole, scoppiò a ridere dopo aver sporcato di cioccolato una sua guancia.
-"Ehy!"- esclamò sconcertato.
-"Eri distratto"-
-"Forse"- rispose rubando un morso di biscotto del ragazzo affianco.
Sentirono la porta di casa venir sbattuta pesantemente.
-"Prima Zeno ora lui?!"- urlò Nolan avvicinandosi.
-"Ma cosa stai.."-
-"Ha baciato anche te?"- sorrise amaramente con gli occhi pieni di lacrime.
-"No!"-
-"Ti avevo già spiegato"- disse Abel.
-"Non mi hai spiegato un cazzo!"-
-"Perché non me lo hai permesso!"-

-"Ragazzi, che sta succedendo?"- intervenne Joel reclamato dalle loro urla.
-"Chiedi a lui"-
-"Possiamo parlare da soli?"-
-"No!"- rispose Nolan buttando a terra un vaso di fiori.
-"È così facile prendersi gioco di me?"- chiese inclinando il capo.
-"Nolan"-

Abel si avvicinò al compagno cercando di tranquillizzarlo.
-"Non toccarmi!"- singhiozzò stringendosi tra le braccia.
-"Abel, va via. Ora"- disse pretentorio Joel notando la sofferenza negli occhi dell'amico.
-"Io.."-
-"Abel"- lo richiamó Malik che si era appena affacciato sulle scale.
-"D'accordo"- sussurrò accarezzando il viso rigato di lacrime del compagno.

-"Lo sai che ti amo"-
Uscì di casa.

-"Nolan vuoi dirci cosa succede?"-
-"Ha baciato Zeno"-
-"Oh"-
-"Cosa dovrei fare? Mi sento così inferiore a lui"-
-"Abel non lo ama"- sospirò Malik.
-"È sempre stato un egoista. Pensava solo al suo benessere, utilizzando le persone per scopi utilitaristici, ma da quando ha conosciuto te, non dico sia cambiato totalmente, ma la sua anima si"-
-"E allora perché l'ha fatto?"- sussurrò stretto tra le braccia di Joel.
-"Per farti capire che baciare Zeno non è contato nulla per lui"-
-"Ma facendo così non sta ferendo lui?"- chiese Camillo.
-"Non sta bene, ma lo sta affrontando"-
-"Secondo me ci sta riuscendo"- sorrise Joel voltando il telefono verso i suoi amici.
-"È da parte di Abel"-
Spalancarono gli occhi.
-"Zeno e Joseph?"- scoppiarono a ridere.
-"Finitela"- li rimproverò Joel.
-"E tu!"- Nolan puntò il dito contro Camillo.
-"Non avvicinarti mai più così tanto al mio ragazzo"-
-"Io?"-
-"Gli hai sporcato la guancia con il cioccolato!"-
-"Oddio, ricomincia"- disse Malik baciando il compagno sulle labbra.
-"Era uno scherzo!"- si difese l'infermiere.
-"Beh, non farlo più!"-
-"Ma se sono etero!"- continuarono a battibeccare salendo le scale.
-"Anch'io lo pensavo prima dei dodici anni"-
-"Io ne ho venticinque!"-

Malik abbracciò Joel da dietro, poggiando il mento sulla sua spalla.
-"Cos'hai imparato oggi?"- sussurrò al suo orecchio.
-"Eh?"- lo guardò accigliato.
-"Mai sporcare di cioccolato il fidanzato di un tuo amico!"-

Entrambi scoppiarono a ridere.












ANGOLO AUTRICE: Buonasera a tutti! Eccoci qui con la pubblicazione di un nuovo capitolo.
Come vedete pubblico sempre in orari assurdi.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio.

Al prossimo aggiornamento.

GIULI.

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