Capitolo ventidue

Joseph entrò in cucina guardandosi intorno, prese del latte dal frigo per riscaldarlo nel microonde.
Fuori, il sole splendeva tiepido alto nel cielo.
Alzò lo sguardo sedendo piano, incrociò le braccia al petto stretto in un maglione caldo.
Il rumore dell'acqua della doccia interruppe per un istante quel suo attimo di quiete, il riccio si voltò terrorizzato.
Un ragazzo coperto solamente da un paio di pantaloni di lana fece capolino nella stanza.
Zeno era in piedi di fronte al giovane.

-"Chi cazzo sei tu?"- lo fronteggiò.
Joseph piazzò le mani di fronte a lui, impedendo all'altro di avvicinarsi.
-"Io-io..."-
Il più piccolo sbarrò gli occhi quando Zeno, dall'anta di un mobile, afferrò una pistola.
Indietreggiò.

-"Te lo richiedo. Che cazzo ci fai qui? Chi sei?"- urlò.
-"N-non ti ricordi di me?"- sussurrò stringendosi nelle spalle.
-"Non mi ricordo delle persone che non mi importano"-
Joseph si sentì atterrire.
-"Allora, vuoi rispondere?"- sbottò dando un calcio alla spalliera del divano.

-"Malik"-
-"Eh?"-
-"Malik mi ha portato qui"- mormorò.
-"Come?"- chiese avvicinandosi al ragazzino che indietreggiò fino a toccare con le spalle il muro.

Avvolto in una coperta bianca, Joseph starnutí.
In quel momento, la chiave della serratura scattò.
Malik entrò infreddolito in cucina sgranando gli occhi l'attimo dopo.
-"Merda! Zeno che fai?"- strappò l'arma dalle mani dell'amico.
-"Pensavo fosse un ladro!"- si giustificò.
-"Un ladro che beve del latte in cucina? Bella trovata"- sospirò prima di riporre l'arma nel mobiletto affianco alla penisola.

Joseph si poggiò leggermente sul ripiano della cucina.
-"Ha così freddo?"- chiese il padrone di casa notando le labbra chiare del giovane.
Zeno lo guardò con un cipiglio in fronte.
-"Non mi sento bene"- rispose con voce fioca.

L'ultima cosa che voleva era ammalarsi.
Era di per sé già un peso, non osava pensare per gli altri.

-"Hai cambiato la fasciatura?"-
-"Si, ma.."-
-"Fa vedere"- Zeno si avvicinò al minore che incominciò a tremare.
-"Che fai?"- ridacchiò Malik.
-"Ho una specializzazione in dottorato, lo controllo semplicemente"-
-"Davvero?"-
-"Già"- sorrise sfilando i pantaloni del giovane, che imbarazzato cercò di deviare il suo sguardo.
Zeno notò come le ciglia di Joseph fossero lunghe e delineate.
-"Dove sei stato?"- chiese a Malik.
-"Da Joel"-
-"Avete risolto?"-
-"Perfettamente"- sorrise malizioso.
-"Ma ora mi spieghi che ci fai qui?"-
-"Non mi andava di tornare a casa mia."-

Sfilò la fascia color rosso acceso.
-"Cazzo! Ma come è successo?"- sbarrò gli occhi notando la ferita.
-"Ti spiego dopo"-
-"Comunque, ora Abel sta con Nolan"- cercò di far poggiare la gamba del ragazzo su un cuscino.
-"Oh..e come stai?"-
-"Mi passerà"- sfiorò delicatamente la pelle sensibile di Joseph che rabbrividí.
-"Zeno.."-
-"Potresti andare a prendere dell'acqua fredda e del disinfettante?"-

Malik si allontanò annuendo.
Zeno si avvicinò al ragazzo, posò una mano sulla sua fronte prendendolo alla sprovvista.
Il riccio si beò di quel contatto fresco sul suo viso fin troppo accaldato.
-"Aspetta qui"- borbottò andando verso il corridoio.
Intanto l'agente, tornò con il necessario poggiandolo sul tavolino.
-"Vado a fare una doccia."- comunicò.

Zeno tornò qualche minuto dopo passando al ragazzo un termometro.
Quest'ultimo si morse il labbro inferiore.
Lo accese aspettando.
Il maggiore intanto, aveva bagnato uno straccio con dell'acqua, per poi passarlo sulla ferita del giovane.
Ripulì con delicatezza il sangue sulla pelle dell'interno coscia.
Lo vide arrossire ancora di più.
Il termometro emise un leggero bip l'attimo dopo.
L'afferrò controllando la temperatura.
-"Non ho.."-
-"Fa vedere"-
Prese dalle piccole mani di Joseph lo strumento, osservando la temperatura.
Sospirò.
-"Hai qualche medicina che puoi prendere?"-  chiese asciugando la ferita per poi ricoprirla con un benda.
-"No"-
Sbuffò alzandosi a cercare delle aspirine.
-"Tieni, va a prendere l'acqua in cucina"- aggiunse per poi sistemare il materiale appena utilizzato.

Ringraziò cercando di resistere al desiderio di chiudere gli occhi.
Sentì la testa pulsare.
Appoggiò una mano all'isola della cucina annaspando.
Il corpo sembrava impossibilitato nel movimento.
La vista si stava offuscando.
-"Ehy!"- accorse Zeno afferrandolo prima che potesse cadere.
Joseph aveva le labbra leggermente aperte in cerca di aria.
-"Sta tranquillo, ora passa"- lo prese tra le braccia facendolo stendere sul divano.
Gli portò l'acqua.
-"Bevi"- gli sollevò il capo dolcemente mentre il più piccolo apriva la bocca per poter prendere la pastiglia, poggiata sulla lingua da Zeno.
Alcune gocce d'acqua scivolarono sul mento del giovane che bevve assetato.
-"Grazie "- sussurrò stringendosi le braccia al petto.
-"Riposa"- lo coprì con una coperta lasciandogli una carezza sui capelli leggermente sudati.























Nolan con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, aveva incastrato l'abete tra l'angolo del soggiorno e la colonna del cucinino, facendosi aiutare da Abel che cercò di indossare un cerchietto con due molle, sulle quali, alle estremità erano incollate delle stelline colorate.
-"Non ce la faccio!"- gridò il minore sentendo le lacrime pungere.
-"Finiscila di ridere! Ora va addobbato, ma serve una scala"-  fece notare Abel sistemandosi il cerchietto in testa.
Nolan trascinò accanto all'albero uno scatolone pieno di fili colorati e palle di plastica ricoperte da brillantini.
-"Sono storte, Abel!"- lo rimproverò mentre il primo cercava di sistemarle.
-"Se le metti tutte così, poi dovremmo tirarle giù tutte di nuovo!"-
-"Stai dicendo delle assurdità! Le palle sono perfette"- precisò incrociando le braccia al petto.
-"Va bene, va bene"- Nolan alzò le mani dirigendosi verso la cucina attirato dal profumo del pesce cotto al forno.
-"Che fame!"- sospirò avvicinandosi a Camillo.
-"Assaggia"- lo imboccò per poi ripulirlo con un fazzoletto dalla salsa sulle labbra.
-"Buon..."-
-"Ehy!"- lo minacciò Abel.
-"Giù le mani dal mio ragazzo"-
Camillo ridacchiò.
-"Ed ora vieni con me"- lo afferrò per un braccio.
-"E anche tu!"- ordinò a Joel che era sceso in quel momento.
-"Io?"-
Camillo alzò le spalle.
-"Ora tu andrai dall'altra parte della stanza e controllerai che la stella venga inserita nel modo giusto. Nolan, io ti aiuterò ad appoggiare la stella sull'albero"-
-"Ma la.."-
-"Zitto"-
Afferrò il compagno per i fianchi.
Nolan allungò le mani e sistemò l'oggetto al centro, raddrizzandolo leggermente.
-"Più a sinistra. Perfetto!"- disse Joel.
-"Così?"- si voltò alla ricerca dell'amico.

Il suo sedere era a pochi centimetri dal volto di Abel.
-"Lasciami dai"- sussurrò imbarazzato.

Abel baciò entrambe le natiche coperte da dei pantaloni di tuta.
-"Finiscila"- sussurrò.
Una volta tornato con i piedi a terra, le loro iridi si incontrarono.
Si sistemò il maglione che era salito sui fianchi.
-"A me non dispiaceva la vista che avevo"- mormorò al suo orecchio.
Nolan sentì il cuore battere forte.




Il budino al cioccolato venne servito in soggiorno.
-"Allora"- iniziò Joel.
-"Ti va di venire a cena da noi per Natale?"-
-"Certo, ma porto con me anche Malik e Zeno"-
-"Ma.."-
-"Joel"-
-"D'accordo"- sbuffò verso Camillo.
-"Giochiamo a carte?"- chiese quest'ultimo.
-"Noi dobbiamo andare in un posto"- sussurrò Abel, avviandosi alla porta con Nolan.









ANGOLO AUTRICE: Buon pomeriggio!
Ecco a voi il ventiduesimo capitolo! Spero possa piacervi.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un abbraccio.

Al prossimo aggiornamento.

GIULI.

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