Capitolo trentatré
Le labbra di Malik succhiarono dolcemente una piccola porzione di pelle del collo di Joel.
Mugolò qualcosa sottovoce, strinse gli occhi, continuando però a dormire.
Malik continuò la sua discesa di baci fino a sfiorare con le labbra la spalla sinistra del minore.
Un sospiro abbandonò le labbra del ventenne, ora socchiuse.
Posò un bacio al suo ombelico guardandolo dal basso.
-"Non ti svegli?"- mormorò afferrando i boxer di Joel tirandoli lentamente verso il basso.
-"Sono le otto di sera, dobbiamo andare al lavoro"-
Sussurrò ritrovandosi davanti un'erezione quasi del tutto formata; sorrise divertito.
Il suo corpo era sensibile al tocco delle mani del colombiano, ora sui suoi fianchi.
Lo fissò per qualche secondo, notando le ciglia sfiorare le sue guance, infine sorrise.
-"L'hai voluto tu"-
Prese tra le labbra il suo sesso, mentre Joel spalancò gli occhi afferrando le lenzuola stringendole tra i pugni delle mani.
Malik sorrise continuando a succhiare l'erezione, ora sveglia.
L'altro inarcò la schiena gemendo a voce alta.
In preda al piacere aggrappò i capelli del moro, venendo copiosamente tra le sue labbra, infine le avvicinò al compagno ardendo al loro tocco. Il bacio fu dolce e lento.
Joel sorrise e Malik gli catturò le labbra.
-"Ciao"- sussurrò stiracchiandosi e accarezzando il petto dell'altro.
-"Che bel risveglio"- aggiunse poggiando il capo sulla sua spalla.
La risata di Malik sfiorò l'orecchio di Joel che rabbrividì.
-"Vieni a fare la doccia?"-
-"Avviati"- gli sussurrò sollevandosi lentamente.
-"Non aspetterò più di due minuti"- lo ammonì Malik dirigendosi verso il bagno.
Joel aspettò di sentire il getto dell'acqua e compose il numero telefonico del suo investigatore privato.
Non sapeva se ciò che stava facendo era davvero la cosa giusta perché d'un tratto sentì il petto stringersi in una morsa ferrea.
Il peso di quel segreto stava diventando davvero insopportabile.
Il signor Dakota era stato chiaro con lui.
Dopo le prove, lui se ne sarebbe tirato fuori.
-"Pronto? Signor Cabrera?"- rispose una voce lievemente impastata dal sonno e rauca.
-"Salve Dakota. Ha i documenti che le avevo richiesto?"- le spalle tremarono al contatto con la parete fredda dietro di lui.
-"Ovviamente. Le invierò tutto tramite la sua casella di posta. I sospetti che aveva sono accertarti. Malik Nguyen, anzi, dovrei dire Azekel Dominguez è l'assassino di vostro padre"-
Joel sentì il fiato farsi più breve, il telefono cadde tra le coperte rosse del letto, cosa si aspettava? L'aveva sempre saputo, ma stava continuando a negare la realtà.
Un nodo alla gola gli impedì di rispondere.
Chiuse la chiamata sentendo le dita tremare.
-"Cosa devo fare?"- sussurrò passandosi le mani tra i capelli.
-"Dimmi chi cazzo sei in realtà"- chiese Malik con voce spezzata e dura allo stesso tempo, avendo percepito perfettamente le parole del suo interlocutore.
-"Qui fanno i migliori hamburger di tutta Londra!"- gli disse scherzosamente Zeno una volta seduti intorno ad un tavolo per due, apparecchiato davanti alla vetrata del fast and food, uno di fronte all'altro, in attesa del proprio ordine.
Il locale che aveva scelto Zeno, non era niente male.
I tavoli erano fissati alle pareti e la vista sulla strada della città faceva da padrone.
Sul piccolo tavolo, poggiato contro il vetro, il mazzo di rose dalla carta vetrata argentata ed un fiocco rosso a tenerle insieme, che gli aveva regalato Zeno, emanava un profumo dolce e passionale.
Joseph abbassò lo sguardo imbarazzato, quando gli occhi del maggiore si concentrarono su di lui.
-"Non avresti dovuto"- disse il riccio sorridendo con tenerezza.
-"Ti ho imbarazzato?"- disse con tono scherzoso l'altro ringraziando con un sorriso la cameriera che aveva portato i vassoi con i loro ordini.
-"Figurati"- addentò un pezzo del suo cheeseburger.
-"Parlami di te"- spezzò il silenzio Zeno bevendo dalla cannuccia rossa la sua bevanda fresca.
Joseph deglutí il boccone inziando a parlare -"Non ho nulla da raccontare che già tu non sappia. Sono stato abbandonato in mezzo ad una strada non appena i miei hanno scoperto della malattia"-
-"Come l'hai scoperto?"- disse serio Zeno.
Sospirò sorridendo.
-"Da qualche giorno avevo iniziato ad avere un leggero mal di testa che si fece più intenso la settimana successiva. Poi la nausea e il vomito mi hanno accompagnato per un mese, infine è comparsa la febbre. Mi sono accorto di avere alcuni linfonodi ingrossati così mi sono deciso a fare un test e mi hanno diagnosticato l'aids."- rubò una patatina dal sacchetto del compagno.
-"È mia!"- lo rimproverò bonariamente rubandogli poi una crocchetta di pollo.
-"E tu?"- trovò il coraggio di chiedere Joseph.
-"Abbiamo una storia simile, ma non uguale. Io sono stato abbandonato appena nato davanti ad una piccola chiesa. Poi due anni dopo sono stato adottato da una famiglia"-
-"Mi spiace"-
-"E di che?"- sorrise tranquillizzandolo.
-"L'importante è essere qui ora, no?"-
-"Certo"- ridacchiò abbassando il volto.
-"Perché lo fai?"- gli chiese Zeno alzandogli il mento con l'indice.
-"Cosa?"- si accigliò.
-"Abbassare lo sguardo; non farlo. I tuoi occhi sono troppo belli per essere nascosti"-
Le sue guance si colorarono di un rosso intenso.
-"Sei tutto rosso"- sorrise accarezzandogli la guancia destra.
-"Sta zitto"- balbettò finendo di mangiare il panino.
-"È la verità, comunque"- sussurrò alzandosi andando a pagare lasciando l'altro seduto mentre era percorso dai brividi.
-"Ti va di andare a bere qualcosa?"- chiese il maggiore camminando sul marciapiede una volta usciti dal fast and food.
-"Non bevo alcolici"- sussurrò a bassa voce.
-"Intendevo un frullato al cioccolato oppure un mocaccino"- sorrise afferrando la piccola mano di Joseph che a quel gesto parve sentire gli occhi inumidirsi.
-"Un frullato andrà più che bene"- rispose.
Strinse la mano del compagno.
Quello era il suo primo appuntamento.
Joseph si perse a contemplare il cielo stellato, non accorgendosi della direzione che avevano preso.
Venne afferrato per un braccio dall'altro che lo fece accomodare su una panchina con scritte colorate impresse al di sopra.
-"Aspetta qui"- lo intimò.
Il luogo era buio, solo un lampione illuminava l'immensa distesa di prato.
Si poteva vedere la città dall'alto.
Le luci accese illuminavano quel quadro pazzesco.
Sentì qualcosa di freddo sulla guancia, si girò incantandosi tra le iridi del compagno.
Gli porse il frullato riportandolo alla realtà.
-"Grazie"- si accorse che lui non aveva nulla tra le mani.
-"E tu?"-
-"Lo condividiamo"- sussurrò bevendo poi una generosa quantità del liquido al cioccolato e fragola.
-"Anche la cannuccia?"- chiese timidamente il riccio notando come le labbra di Zeno si strinsero delicatamente attorno ad essa.
-"Anche quella"- rispose leccandosi le labbra, gesto che non sfuggì all'altro.
-"Amo il cioccolato"-
-"Anche a me piace"- rispose bevendo lentamente.
Zeno ne seguì il movimento, rimanendo senza fiato.
-"Non ce la faccio più"- afferrò il viso del più piccolo facendo combaciare le loro labbra.
Joseph spalancò gli occhi irrigidendosi. Sentì la lingua dell'altro picchiettare sul labbro inferiore.
Schiuse la bocca mentre i fuochi d'artificio si liberavano nel suo stomaco.
Il sapore di cioccolato si mescolava alla perfezione con quello alla fragola predominante in Zeno, che aveva mangiato il frutto qualche secondo prima.
Mugolò appena sentendo le guance scaldarsi.
Si separarono solo quando l'ossigeno stava iniziando a mancare.
Si guardarono negli occhi. Quegli occhi che parlavano più di mille parole.
-"Wow"- sussurrò Zeno poggiando la fronte sulla sua.
-"Wow..."- ripetè Joseph riprendendo a baciare quelle labbra così perfette.
ANGOLO AUTRICE: Ed eccoci arrivati al punto di svolta. Cosa succederà ora tra Malik e Joel? Siete curiosi di scoprirlo? Non vi resta che attendere il prossimo capitolo.
Zeno e Joseph si stanno conoscendo sempre meglio. Vi piace come coppia?
Fatemelo sapere nei commenti.
Un bacio.
Al prossimo aggiornamento.
GIULI.
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