Capitolo trentasette
21 giugno 2008
Trent bevve un sorso del proprio caffè aromatizzato alla nocciola, e guardò fuori dall'enorme vetrata che si distendeva difronte a lui.
Come ogni mattina, lui e il suo bambino di appena dieci anni, facevano colazione al lungo tavolo in legno.
Depositò di fronte ad entrambi due piatti contenenti del cibo differente.
Aveva preparato per sé delle uova, del bacon ben abbrustolito e del pane tostato con del burro, mentre per il piccolo, waffle con fragole e un bicchiere di latte caldo.
-"È buono?"- gli chiese vedendolo inforchettare distrattamente una fragola che portò alla bocca.
-"Si..."-
-"Che succede? Solitamente non sei mai così silenzioso alle..."- guardò l'orologio-"otto di mattina"- sorrise passandogli una mano tra i capelli.
Il piccolo Joel alzò le spalle masticando lentamente la sua dolce colazione, continuando a guardare al di fuori della vetrata.
-"Joel"- lo richiamó con tono apparentemente autoritario.
Guardò il padre sgranocchiare un pezzetto di bacon.
Bevve un sorso di latte caldo stringendo poi le mani tra loro.
-"Per quanto ancora dovrai fare quel lavoro pericoloso?"- chiese con una vocina preoccupata.
-"Tesoro"- il padre abbandonò la colazione inginocchiandosi davanti al figlio.
Gli prese il viso tra le mani.
-"Finirà tutto vedrai"- sorrise rassicurandolo.
-"Poi potremmo tornare a giocare a calcio?"-
-"Certo! E per Natale compreremo un pallone del tutto nuovo"- esclamò.
Il bimbo si illuminò.
-"Ora finisci di mangiare"- gli baciò una guancia mentre lui si alzò per sparecchiare la tavola.
Successivamente prese il tablet in mano facendo scorrere con un dito le pagine web.
Alzò lo sguardo dall'apparecchio elettronico quando sentì il campanello suonare.
Corrugò la fronte appoggiando il tablet sull'isola della cucina.
Si accovacciò davanti al figlio dicendo -"Joel nasconditi sotto il tavolo"-
-"Cosa?"- chiese.
-"Fa come dico!"-
Spaventato seguì l'ordine.
Trent si mise alla ricerca della pistola di servizio che teneva custodita in un cassetto, ma il tentativo fu vano quando sentì la porta sgretolarsi lentamente.
-"Ed ora eccoci qui"- allargò le braccia Sorf seguito da Azekel e altri cinque compagni.
-"Che ci fate qui?"- cercò di apparire il più sicuro possibile rivolgendo il suo sguardo a Joel, seduto sotto al tavolo con le gambe al petto e le mani a coprirsi le orecchie.
-"Sei un bastardo!"- Sorf si avvicinò puntandogli l'arma contro.
-"Pensavi che non ti avrei scoperto?"- rise istericamente. Trent indietreggiò fino a sfiorare il muro con le spalle.
-"Azekel, fallo"-
I suoi occhi incrociarono quelli del giovane che avanzò con l'arma.
La puntò al petto dell'uomo caricandola.
Tremava.
-"Azekel..."-
-"Trent i-io..."-
-"Fallo!"- urlò il capo.
Azekel sobbalzò tenendo l'arma con entrambe le mani.
-"Mi dispiace..."- posò l'indice sul grilletto, ma una vocina lo interruppe.
-"Nooo!"-
Un bimbo basso, con gli occhi di un colore acceso strinse le gambe dell'uomo davanti a lui.
-"No, papà!"- urlò singhiozzando.
-"Joel! Ti avevo detto di stare lì!"- il padre lo prese tra le braccia asciugandogli le lacrime.
-"Non voglio"- singhiozzò aggrappandosi al collo del padre.
-"Che scena patetica"- rise Sorf prima di tornare serio.
-"Muoviti"- spintonò Azekel.
Quest'ultimo più ci provava e più non riusciva.
La paura divenne limitante e non gli permise di agire e di andare avanti.
Si lasciò dominare da quel sentimento, ma il suo corpo reagì di conseguenza lasciandolo in balia di ciò che provava: accelerazione del battito cardiaco, improvvisa sudorazione, sensazione di smarrimento che non gli permetteva di ragionare con chiarezza.
Il corpo si irrigidí a tal punto da arrivare all'immobilità.
Joel serrò gli occhi estraniandosi in un mondo tutto suo.
-"Sbrigati!"- urlò il capo spazientito.
Vedendo che ormai non era più in grado di agire, prese la situazione in mano.
Puntò l'arma da fuoco verso Trent e premette il grilletto. Tutto successe troppo in fretta, Azekel si frappose tra il piccolo e il padre così che il proiettile colpisse lui. Così fu. L'occhio aveva preso a sanguinare velocemente.
-"Azekel..."- sussurrò Trent accovacciandosi accanto al giovane.
-"Scappa..."- il fiato gli mancava.
-"Va via!"- urlò piangendo steso sul pavimento.
-"Io..."- il rumore di uno sparo raggelò il sangue nelle vene a Joel, che solamente in quel momento aprì gli occhi.
-"P-papá..."- balbettò.
-"Papà!"- urlò scuotendolo.
-"Papà"- pianse tremando.
-"T-tesoro...t-ti voglio...b-bene..."- sussurrò Trent prima di respirare profondamente.
-"Ora...fa ciò che ti d-dico... Scappa!"-
-"Papà"- singhiozzò avvertendo un vuoto al petto. Non sapeva cosa fare. Le lacrime ostacolavano la vista. Non avrebbe mai dimenticato quegli occhi azzurri. Mai.
-"Fa ciò che dice papà"- sorrise accarezzandolo dolcemente per poi spingerlo verso l'uscita.
Si alzò velocemente correndo.
-"Capo, il bambino!"-
-"Lascialo andare"- si avvicinò a Trent.
Joel uscì da quella casa incespicando più volte sui suoi passi.
Il dolore era immenso.
-"Questo è ciò che ti spetta"- alzò la pistola pronto a sparare nuovamente.
Trent alzò lo sguardo incontrando quello più scuro di Azekel.
-"Scappa finché sei in tempo, sii felice, scappa..."- le parole non raggiunsero mai una fine.
L'uomo che gli aveva cambiato la vita morì quella mattina d'estate.
Azekel pianse quell'uomo che l'aveva cresciuto, quell'uomo che non aveva nessuna colpa, pianse per quel bambino divenuto ormai orfano.
-"Addio Trent Cabrera"- sussurrò prima di alzarsi lentamente dopo aver sentito le sirene della polizia e lasciando quell'uomo in balia del buio.
ANGOLO AUTRICE: Buonasera, eccoci qui con un nuovo capitolo! Abbiamo scoperto il passato di Joel e di Malik, cosa ne pensate? Fatemi sapere.
Un abbraccio.
Al prossimo aggiornamento.
GIULI.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top