Capitolo tre
Gennaio 2003
Delle braccia gracili sollevarono Azekel verso l'alto, ma le ginocchia non riuscirono a reggere il suo peso.
Se non lo sentisse pulsare sottopelle non riuscirebbe a credere che il suo cuore potesse battere tanto affannosamente.
-"Ragazzo svelto! Dobbiamo raggiungere la nave!"-
Un uomo basso e tarchiato scosse il corpo freddo di Azekel.
Il bimbo sgranó gli occhi mentre i ricordi delle ore precedenti si susseguivano velocemente.
Le iridi celesti e spente piansero.
Si sollevò da terra seguendo l'uomo.
Non poteva più restare a Soacha.
Dopo sette ore passate a scendere i diversi tunnel, arrivarono dall'altra parte della città.
Lì vennero raccolte le persone superstite.
Donne, bambini e anziani.
Tutti si prestavano a seguire diligentemente la fila.
Difronte a lui c'era una nave enorme.
-"Signore?"- sussurrò il piccolo.
-"Dimmi"-
Si abbassò alla sua altezza.
-"Dov'è diretta la nave?"-
-"A Londra"-
-"Londra"- ripetè il piccolo.
Aveva sempre desiderato cambiare città, cambiare vita, ma mai si sarebbe aspettato questo.
Qualche minuto più tardi salì a bordo rifugiandosi dentro ad una piccola cabina con un singolo letto.
-"Veloci! Veloci!"- urlarono le persone al di fuori.
Il motore ruggì come lo starnuto di un vecchietto.
La nave si levò nella volta oscura, mentre la città di Soacha diventava sempre più piccola e lontana anche dalla memoria di Azekel.
Il suo petto sarebbe diventato un diamante così che nessuna spina avrebbe potuto scalfirlo.
Si accovacciò raccogliendo le gambe al petto.
Osservò il cielo farsi più scuro man mano che la notte calava.
Azekel strinse con forza i capelli tra le mani.
Cercò un paio di forbicine trovandole nel piccolo bagno adiacente.
Piccole ciocche nere cadevano sulla federa del letto.
Il rumore di esse martellava la sua mente.
Gli veniva da piangere, ma non ci riusciva.
Provava solo un'amara stanchezza, una nausea triste.
Suo padre diceva sempre: ' All'esterno sembri un angelo mentre all'interno sei uno squalo ' .
Non sarebbe affogato nel mare, ma avrebbe cavalcato l'onda.
Guardò il suo riflesso nell'oblò.
Le guance arrossate, gli occhi lucidi, i capelli ora corti e disomogenei.
Strinse i pugni lungo i fianchi.
Rivolse uno sguardo al cielo ed un ultimo pensiero alla sua mamma ed al suo papà.
-"Diventerò un guerriero, forte e valoroso"- sussurrò alle stelle.
Quando aprì gli occhi si accorse che nella cabina non c'era molta luce.
Pensò fosse ancora buio così si rigirò nel letto affondando il viso nel cuscinetto.
Erano passati quasi trenta giorni dalla partenza.
Decise di alzarsi sentendo lo stomaco brontolare.
Camminò lungo il corridoio osservando che sul ponte si era affollata un'enorme quantità di persone.
Sospirò portando una mano al petto.
Salì le scale della botola uscendo notando che la nave si era fermata.
L'aria nei polmoni mancò mentre le mani presero a tremare. Nel cervello regnava un solo pensiero.
-"Londra"- sussurrò con gli occhi lucidi dall'emozione.
Ce l'aveva fatta.
Era arrivato a destinazione.
Urla di gioia si innalzarono.
Abbracci e lacrime volavano come granelli di sale.
Dovette sedersi a terra, con le spalle contro la parete cercando di calmarsi.
-"Scendete"-
A piccoli gruppi vennero condotti sulla terraferma, ispezionati e controllati. Scese limitandosi ad un sorriso.
La città dormiva cullata dal leggero venticello.
Azekel rabbrividí.
Si separò dal gruppo cominciando a camminare tra i vicoli della città.
Cosa avrebbe fatto ora?
Un bambino di tredici anni senza casa ne cibo?
Arrivò davanti ad uno dei tanti edifici di mattoni rossi e si accovacciò a terra.
Si trovava in una zona buia, frequentata di tanto in tanto da barboni, tossici e vecchie prostitute.
Vide un uomo sorpassarlo. Dalla tasca del giubbotto caddero delle banconote.
Timidamente gattonò fino a prendere tra le mani il piccolo bottino.
Sarebbero bastati per qualche giorno.
Fece per porli in tasca quando due mani lo afferrarono per il bavero della maglietta, lo sollevarono e sbatterono contro il muro.
Una fitta lancinante offuscò la vista di Azekel.
L'uomo di poco prima l'osservò attraverso gli occhiali scuri.
-"I soldi?"- chiese con voce autoritaria.
-"I-io"- il piccolo deglutí.
-"Dove sono?"- urlò
Calde lacrime rigarono il viso di Azekel.
Con mano tremante sfilò le banconote dalla tasca dei pantaloni porgendoglieli.
-"Grayson"-
Una voce pura risuonò alle orecchie del più piccolo.
Un ragazzo biondo poggiò la mano sinistra sulla spalla dell'uomo.
-"Lascialo andare"-
-"Sorf ma- "-
-"Zitto ed esegui"-
Mollò la presa facendo cadere il bambino terrorizzato.
Il biondo sollevò il mento di Azekel asciugandogli i residui di lacrime.
-"Vorresti vendere armi per diventare un piccolo guerriero?"-
Sapeva utilizzare le parole giuste.
Sorrise dolcemente.
Azekel rimase sorpreso da cotanta tenerezza.
Afferrò la mano dell'interlocutore pronunciando la parola che avrebbe stravolto la sua giovane età.
-"Aiutami"-
Febbraio 2008
Erano passati cinque anni da quell'incontro.
Sorf l'aveva inserito in un gruppo illecito di trafficanti d'armi.
La sua vita economicamente stava migliorando giorno dopo giorno.
Però una nota stonava con il resto della composizione.
Azekel si vestí velocemente raggiungendo il suo capo.
Avrebbe affrontato un nuovo incarico.
-"La villa numero 726. Strada breet."-
Accennò ad un consenso e posando un bennie sul capo uscì dall'edificio.
-"Azekel"-
Si voltò distrattamente accendendosi una sigaretta.
-"Trent"- sussurrò il ragazzo.
Abbracciò l'uomo.
-"Non devi farlo per forza"-
-"Devo saldare il mio debito"-
Si erano conosciuti un anno fa.
Trent era un uomo alto dai lineamenti ben definiti.
Era stato come un padre per l'adolescente.
Quando la paura tornava, la notte piangeva terrorizzato dagli incubi, quando non riusciva a reagire, lo prendeva tra le braccia portandolo via dal suo mondo immaginario.
Aveva saputo la sua storia da loro capo e n'era rimasto spiazzato.
Ha coperto ogni suo errore, hanno lottato a denti stretti nascondendo l'amarezza verso le loro malefatte.
Azekel si specchiò nelle iridi verdi dell'uomo accorgendosi che una parte di se mancava. Sarebbe sempre rimasta vuota.
-"Ora vado"-
Trent portò una mano tra i capelli del ragazzo poggiando la fronte sulla sua.
-"Sta attento"-
Il cuore di Azekel si scaldò per qualche secondo.
-"Certo"-
Raggiunse la villa indicata prestando attenzione ad eventuali movimenti.
Fece scivolare il passamontagna sul volto.
La finestra del soggiorno era aperta.
L'uomo riposava sulla vecchia poltrona.
-"Signor Wright"- ne richiamó l'attenzione.
L'uomo sobbalzò voltandosi.
-"C-che ci fai qui?"-
-"Ha dimenticato il nostro appuntamento?"- sorrise
-"La merce"-
-"Non è arrivata"-
Azekel impugnò l'arma da fuoco puntandola alla sua testa.
-"La merce"- ripetè
-"Ho già dato la mia risposta"- sorrise l'altro.
Brividi corsero lungo la schiena del ragazzo.
Un allarme assordante irruppe nell'abitazione.
-"Lo spenga!"- tuonò Azekel
Si accovacciò a terra mentre vecchie immagine percorsero la sua memoria.
-"Azekel! Azekel!"- coprì le orecchie con le mani.
-"Azekel alzati!"-
Si sollevò seguendo Trent.
-"Bastardi!"-
Scapparono prima dell'arrivo della polizia.
Affannati si fermarono in un vicolo cieco.
-"Sei impazzito?"- urlò Trent
-"Cosa- ?"-
Le forti braccia lo avvolsero completamente.
-"Se ti avessero preso?"-
-"Ci saresti stato tu"-
-"Scusa"- sussurrò Azekel
-"Torniamo alla base"-
14 giugno 2008
La brezza d'aria sfiorò il viso tranquillo di Azekel.
Il vento mattutino, freddo e pungente svegliò il ragazzo dal lungo sonno, salvandolo dal baratro della notte.
Tolse il cappuccio sentendo i raggi del sole scaldarlo.
Ogni giorno Azekel cambiava.
Secondo lui ogni singola persona era progettata per ricominciare.
Non aveva senso rimanere aggrappati a qualcosa che non esisteva più.
Cambiare era l'unico modo di esistere che Azekel conosceva.
Le nuvole candide si rincorrevano nel cielo.
-"Dominguez, Sorf ti cerca"-
Sollevò il capo annuendo leggermente.
Era stanco e stufo.
Il traffico d'armi non faceva per lui.
Scese le scale percorrendo il corridoio per poi svoltare a sinistra.
Bussò.
-"Accomodati"-
Strinse i bordi della maglietta come a placare l'ansia.
-"Voleva vedermi?"-
-"Ho un nuovo incarico, forse l'ultimo poi sarai libero"-
-"Mi illustri"-
Azekel rimase in piedi mentre Sorf sorrideva tra i documenti sulla scrivania.
La stanza era buia.
-"Abbiamo scoperto qualcosa di indecente."-
Alzò gli occhi inferociti verso il giovane.
-"Ricordi l'ultimo arrivato? Trent?"-
-"Cosa c'entra?"-
-"È un agente sotto copertura"-
Gelo.
Il cuore del giovane si strinse forte.
Dovette piegarsi per placare le fitte al petto.
Come aveva potuto mentirgli?
Chi era veramente?
Era come un padre per lui.
L'avrebbe condannato?
Perch-
-"Uccidilo"-
I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce autoritaria del capo.
-"Uccidi quel bastardo"-
ANGOLO AUTRICE: Il terzo capitolo è finalmente online! Il passato di Malik nasconde ancora molti segreti.
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate.
Al prossimo aggiornamento.
GIULI.
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