Capitolo sedici

-"Il signor Evans, non soffriva di nessuna malattia e le analisi hanno stabilito che quel sangue non apparteneva a lui"-

Il referto del medico da laboratorio, mostrò i documenti ai due agenti che valutarono le considerazioni.
-"Grazie mille"-

Salutò Malik uscendo dal laboratorio.

Sostarono ad un distributore di benzina locale.
-"Cosa facciamo ora?"- chiese Joel.
-"Abbiamo interrogato le veterane del paese e ci hanno fornito cinque nomi di possibili colpevoli. Ognuno di loro è un neo-nazista"-

Svoltò a destra fermandosi davanti ad un piccolo bar centrale.
-"Andiamo a fare colazione, ti va?"- chiese Malik passandogli una mano fra i capelli leggermente umidi.
Joel chiuse gli occhi beandosi di quel semplice contatto.

-"D'accordo"- sussurrò.

Entrati, sedettero ad un tavolo vicino alle enormi finestre che splendevano di luce solare.
-"Cosa ti porto?"-
-"Un cappuccino andrà bene"-

Dopo qualche minuto il compagno tornò al tavolo con le ordinazioni.
Porse al più piccolo la sua bevanda calda chiusa in un bicchiere di cartone scuro e un muffin ai mirtilli.
-"Ma non l'ho ordinato"-
-"L'ho comprato apposta per te"-

Il cuore del minore accelerò leggermente.
-"Grazie"- sussurrò imbarazzato assaggiando il dolce ,porgendo poi, un pezzo a Malik che con la lingua, andò a leccare la crema del frutto sparsa sulle dita del compagno.

-"Idiota"- borbottò.
Malik ridacchiò bevendo un sorso del suo caffè latte.
Il cellulare squillò, l'agente accettò la chiamata.
-"Si? Veramente? Si, si, d'accordo. Arriviamo subito"-

Guardò Joel.

-"Uno dei sospettati, Mark Kelly, è venuto a conoscenza delle nostre indagini ed ha confessato tutto in centrale"-
Spiegò.
-"Merda"-
-"Dobbiamo rientrare"-














Il signor Mark Kelly avrà avuto cinquant'anni.
Ora, era seduto su una piccola sedia di  legno che emetteva uno scricchiolio ad ogni  movimento.
Attendeva gli agenti nella stanza del confessionale.
Malik sospirò, prese una cartellina ed entrò chiudendosi la porta alle spalle.

-"Signor Kelly, sono l'agente Nguyen"-
L'uomo accennò un saluto.

-"Bene, ora arriviamo a noi"-
Si sedette difronte a lui.
-"Lei è sospettato di aver ucciso il signor Evans, anzi, possiamo dire che l'ha confessato. È così?"-
-"Sì, esatto"- sussurrò abbassando lo sguardo.

-"Ed oltre a lui, quanti altri uomini ha ucciso?"-

L'uomo rimase in silenzio.
-"Risponda"-
Joel dalla vetrata, osservò il compagno stretto in un uniforme elegante, sporgersi verso il presunto assassino.
-"Quante?"-
-"Dieci"- la voce si abbassava ad ogni sillaba.
-"Sa che il suo dna corrisponde perfettamente al sangue riportato sul corpo?"-
-"Come?"- alzò lo sguardo per la prima volta.
-"Abbiamo trovato tracce di sangue affetto da una malattia molto rara"-

-"Ho un complice"- dichiarò.
-"Cosa?"- chiese Malik accigliato.
-"Josh Gordon"-

Appuntò il nome su un pezzo di foglio, concludendo.
-"La dichiaro in arresto per omicidio colposo, ha diritto ad un avvocato"-

Amanettò il soggetto affidandolo alla guardia di sicurezza.

Joel entrò nella stanza massaggiando le spalle del compagno.
-"Eri così sexy"- sussurrò al suo orecchio.
L'altro sorrise abbracciandolo.
-"Ti prenderei su questo tavolo immediatamente"-
-"Fallo"-
-"Non posso"- baciò la punta del suo naso.
Joel annuì sollevandosi sulle punte dei piedi per raggiungere le sue labbra.
Fu un bacio casto e molto lento.

-"Andiamo"- lo prese per mano avviandosi alla porta.
-"Malik"-
-"Si?"-
-"Qual'era il movente?"-
-"Ha ucciso tutte persone ebree, ora cerchiamo John Gordon"-




















Zeno scese nel seminterrato, afferrò tre confezioni di patatine e quattro bibite gassate.
Fece attenzione a non inciampare.
Era l'ora di punta, così, afferrò il proprio pranzo, decidendo di consumarlo alla meglio in giro per il negozio.

Prese il proprio contenitore e andò a sedersi alla cassa.
Si perse a guardare il supermercato vuoto, muovendo le gambe e masticando svogliatamente.

Sentì avvicinarsi qualcuno e sorrise ad Abel, ma evidentemente, non fu molto convincente, perché l'amico lo guardò leggermente accigliato.
-"Tutto bene?"-
Zeno alzò le spalle e portò alla bocca un cubetto di frutta della sua macedonia.
-"Malik è preoccupato"- aggiunse Abel, masticando un boccone rubato dal contenitore del minore.
L'altro lo guardò sorpreso.
-"Per cosa?"-
-"Per te"- rispose guardandolo negli occhi.
-"E tu come lo sai?"-
-"Ieri è stato più di un'ora a parlare al telefono con me"-

Zeno sospirò.
-"Non capisco"- sussurrò poggiando il contenitore sul bancone.
"Cosa?"- chiese Abel sedendosi accanto a lui.
-"Da qualche giorno è come se avessi un'oppressione al petto, qui"- indicò il lato destro del petto.
-"Qui?"- lo sfiorò Abel.
Zeno annuì.

-"È possibile che tu sia stressato?"-
-"Non so, sarà anche"- sbuffò infastidito.
-"Che ne dici se stasera andiamo a divertirci?"- propose il biondo.

-"E dove?"-
-"In una discoteca?"-
-"Ma se sbavi dietro a Nolan, che cazzo ci vai a fare?"-
-"Infatti ci andiamo per te"- gli fece l'occhiolino avviandosi verso il suo ufficio.
Si voltò puntandogli, poi, un dito contro.
-"E chi avrebbe detto che quel ragazzino piacerebbe a me?"-

Zeno alzò gli occhi al cielo.
-"Ricorda Abel, io ti conosco meglio delle mie tasche"-
Sorrise finendo il pranzo.




















John Gordon aveva il volto tumefatto dai colpi inferti dall'agente. Era stato arrestato per aver ucciso, assieme al complice precedentemente rinchiuso,  i soggetti della lista.
-"Portatelo via!"- urlò a due guardie.
-"Ucciderò quel bastardo che ha confessato!"- gridò Gordon.

Malik sorrise soddisfatto.
-"Hai le mani sporche di sangue"- lo rimproverò Joel.
-"Eh?"-
-"Guardati"-

Joel con gli occhi lucidi afferrò la mano del compagno cercando di disinfettarla.
-"Sei uno sconsiderato"- mormorò.
-"Grazie del complimento"-
Joel premette il cotone con più decisione, facendo uscire dalle labbra di Malik, un mugolio di dolore.
-"Cazzo"-
L'altro ridacchiò.



-"Agenti"- li salutò il capo.
-"Signor Fox"- accennarono ad un saluto.
-"Joel come ti trovi in stazione?"- chiese posando una mano sulla sua spalla.
-"Molto bene signore"- sorrise.
-"D'accordo, sono contento. Per oggi avete fatto abbastanza potete tornare a casa"-
-"Grazie"- si congedarono.

Joel sospirò.
-"Che hai?"-
-"Ma non ti mette ansia il capo?"- chiese a bassa voce.
-"No?"-
-"Ma se sembra una giraffa in calore!"-
-"Una giraffa...."- non terminò la frase che scoppiò a ridere.
-"Tu sei pazzo"- esclamò Malik.
-"Pazzo di te"- si avvicinò alle labbra del compagno rubandogli un bacio veloce.
-"Oggi casa mia?"- chiese il moro avvolgendo le mani attorno ai fianchi dell'altro.
-"Casa tua"-



















ANGOLO AUTRICE: Ed eccoci con il sedicesimo capitolo!
Non ho molto da dire oggi, quindi vi raccomando di farmi sapere cosa ne pensate con un commento! Ora scappo a fare i compiti di matematica!

Al prossimo aggiornamento.

GIULI.

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