Capitolo quarantadue

Zeno lasciò la mano del ragazzo che ancora stava sdraiato, per poi portare la medesima su un fianco di Joseph.
Il ragazzo aveva un punto debole e Zeno conosceva bene quel punto.
Sdraiati sul loro letto, il compagno iniziò a muovere le dita, l'altro, intuendo il suo volere, si rigirò per sfuggirgli, ma era troppo tardi.
Cercò di schivare la sua mano, ignaro del fatto che l'altro lo avrebbe trattenuto contro il materasso.
Zeno attaccò e per quanto Joseph volesse scappare da quella presa, era in trappola.

Il solletico non lo sopportava.
-"Z-zeno!"- lo riprendeva tra una risata e l'altra, ma il compagno imperterrito, non si fermava, continuava, fino a che il respiro venne a mancare a lui stesso.
Non si fermò subito, anzi, forse era la terza o la quarta volta che Joseph implorava pietà.
Ma la cosa importante era che Zeno aveva raggiunto il suo scopo, infatti quando lo lasciò, ci si sdraiò a fianco, guardando il suo viso stremato dal caldo, le guance leggermente rosse facevano illuminare quelle gemme verdi che aveva al posto degli occhi. Era così tranquillo e rilassato che scoppiò in una risata che venne seguita da Zeno.
-"Non smettere mai di ridere"- disse guardandolo.
-"E tu non smettere mai di farmi ridere"- rispose sorridendo mentre Zeno gli passava una mano tra i capelli leggermente sudati.

Quel giorno Joseph era entrato in casa con gli occhi più spenti del solito.
Zeno lo aveva raggiunto chiedendogli di aspettarlo in camera. Poi aveva raggiunto Malik chiedendo se sapesse qualcosa sul suo fidanzato, ma l'amico aveva semplicemente negato con il capo.
Sospirando era entrato in camera trovandolo disteso tra le coperte del letto.

-"La malattia sta peggiorando"- aveva sussurrato.
Zeno aveva avvertito un senso di vuoto dentro di sé, un vuoto enorme che nemmeno ora lo aveva abbandonato.
Si sentiva così debole.
Così impotente, così fragile.
Come se da un momento all'altro potesse cadere e non riuscire più ad alzarsi.
Il suo volto si era bagnato di lacrime calde, si era ripetuto che sarebbe riuscito a superare anche questa.
Ma se così non fosse stato sarebbe caduto senza rialzarsi più.

Joseph tra le sue braccia aveva pianto, aveva liberato le sue emozioni.
-"Andrà tutto meglio un giorno, vedrai"-
Aveva annuito mentre il compagno gli accarezzava la guancia dolcemente così come i suoi soffici capelli.
Ed ora era lì accanto a lui perso nel suo sguardo.
-"Malik ha preparato la cena, scendiamo tra dieci minuti"- sussurrò baciandogli le labbra rosse andando al bagno.
-"D'accordo"- annuì flebilmente.
Il suo corpo sembrava così fragile, come se potesse spezzarsi da un momento all'altro. Non toccava cibo da qualche giorno e Zeno ne era molto preoccupato.

Joseph chiuse il libro lasciandolo sul comodino decidendo che lo avrebbe continuato il giorno dopo.
Insieme uscirono dalla camera raggiungendo in pochi secondi il piano inferiore.
Zeno strinse la mano del compagno che gli sorrise in risposta.
Gli occhi rossi e lucidi dal pianto rendevano irriconoscibili quelle iridi che tanto amava.

Malik era seduto al tavolo della cucina mentre gustava un piatto di riso al pomodoro.
-"Ce n'è dell'altro?"- gli chiese Zeno.
Alzò le spalle in risposta.

Zeno appoggiò lentamente il telefono sulla penisola e chiuse gli occhi.
Sospirò per poi afferrare due piatti tondi aggiungendo una porzione per ciascuno.
Serví Joseph e sedette al suo fianco.
Proprio non capiva.
Joel era un ragazzo testardo e troppo orgoglioso per esporre i suoi sentimenti che certamente non erano cessati.
Non poteva far a meno di pensare a quanto fossero stupidi, non avendo capito la forza magnetica che li attirava.
Sembravano essere al punto di partenza.
Erano ancora innamorati e questo lo poteva notare soprattutto in Malik.
Ogni volta che nominava Joel i suoi occhi prendevano delle sfumature nuove, come se quel freddo colore ghiaccio potesse essere riscaldato.

Malik da qualche settimana sembrava aver ripreso almeno un po' il suo sorriso, ma quando si perdeva tra i pensieri si chiudeva in sé stesso, perdendosi con lo sguardo nel vuoto, non riuscendo a recuperare il suo sorriso.

Zeno portò distrattamente del riso alla bocca fissando con attenzione il volto di Malik.
-"C'è qualche problema?"- chiese acidamente quest'ultimo.
Zeno ridacchiò poggiando la forchetta sul tavolo.
-"Proprio non lo vuoi accettare"-
-"Che cosa?"-
-"Ti costa tanto ammettere una volta per tutte di amare ancora Joel? Sei da settimane in queste condizioni, ti sei visto allo specchio?"-
Afferrò i piatti poggiandoli all'interno del lavandino.

-"Zeno"- lo richiamó il compagno vedendo lo sguardo di Malik scurirsi.
-"Che cazzo ne vuoi sapere tu?!"- si alzò fronteggiandolo.
-"Ha sbagliato, avete sbagliato. Ora tutti sanno la verità. Pensi di lasciare tutto così? Tutto in sospeso?"-
Malik fissò l'amico che lo pregava di agire, di cambiare questa situazione così soffocante.
-"È un momento difficile"- rispose.
-"Dopo ne verrano altri"- gli poggiò le mani sulle spalle.
-"Avete bisogno entrambi l'uno dell'altro"-

Malik non poteva fare a meno di pensare a Joel ogni istante della sua giornata. Chiudeva gli occhi lasciando che i ricordi raffiorassero delicatamente. L'unica consapevolezza che lo distruggeva era che lui era lì, e sarebbe stato bene sicuramente anche senza di lui.


Joseph si commesse vedendo i due amici.
Stava scoprendo ogni giorno nuovi particolari del compagno. Così dolce e maturo, ma al contempo determinato e fragile. Tutto di lui l'aveva colpito all'improvviso.
Si ritrovò a sorridere mentre Zeno si voltava verso di lui arcuando le sopracciglia.
-"Comunque è il tuo turno di lavare i piatti"- ricordò Zeno a Malik stuzzicandolo nelle costole per avere la sua attenzione.
Il poliziotto lo guardò accigliato.
-"Se non per nulla dovresti lavarli tu. Ti sei trasferito qui o cosa?"-
-"Non posso stare lontano dal mio fidanzato"- circondò Joseph con un braccio.
-"Che scusa pessima"-
-"Scusa per aver alzato la voce"-
-"Ti voglio bene lo stesso"- gli baciò la guancia.

Il riccio lo afferrò per la maglietta attirandolo a sé.
Arrossì violentemente.
-"È geloso"- sussurrò Malik al suo orecchio ridacchiando.

Si avvicinò al compagno baciandogli le labbra.
-"Sono solamente tuo"- gli accarezzò i fianchi scoperti.

-''Domani andrai da Joel, chiaro?"-
-"Domani?"- domandò sorpreso.
-"Sì, perché sabato partiremo per un weekend"-
-"Ma scherzi? Quando l'abbiamo deciso?"-
-"Infatti non l'hai deciso tu, ma io. Quindi sbrigati a fare pace con Joel"-
-"Come se fosse facile"- borbottò lavando i piatti.

Zeno attirò a sé Joseph catturandogli le labbra, tra un sorriso e un sospiro raggiunsero la loro stanza.
Joseph avvertiva un senso di paura perché quando qualcosa ti rende troppo felce poi è destinata a sparire.
Si sentiva come se il mondo fosse una morsa pronta ad attaccare.

Il dolore cambia le persone ed è ciò di cui aveva più paura.
Zeno soffriva, l'aveva capito.
E quando si soffre si inizia a fidarsi di meno, a pensare di più e a parlare poco.
-"Ti amo"- gli sussurrò dolcemente con il cuore in gola.
Le labbra di Zeno si allungarono sempre di più.
Afferrò il corpo del minore imprigionandolo sotto di lui.
-"Non sai da quanto io aspetti queste parole"-
Joseph strabuzzò gli occhi.
-"Dici davvero?"-

Gli passò una mano sulla guancia riempiendolo di baci.
Una lacrima scese dalle iridi verdi del riccio.
-"Se un giorno non dovrei più esserci..."-
-"Shh..."- lo interruppe posando un dito sulle sue labbra.
-"Non pensare a nulla"- gli morse l'orecchio.
-"Pensa solo a me"- intrecciò le loro mani.
-"A noi"- gli baciò il collo prendendo tra i denti una porzione di pelle.
-"Ed a quanto ci amiamo"- catturò le sue labbra in un bacio passionale e voglioso senza alcun limite.








ANGOLO AUTRICE: Eccoci qui dopo troppo tempo con un nuovissimo capitolo.
Ho provato molte emozioni scrivendo questa parte, spero vi siano arrivate.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio!

Al prossimo aggiornamento.

GIULI.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top