Capitolo otto
-"Ed ora parliamo del bacio"- impose deciso Malik.
-"No"- mormorò Joel preso alla sprovvista.
-"E invece sì"-
-"Stavamo parlando della rapina avvenuta ieri sera"-
-"Ho cambiato argomento"-
Malik afferrò il più piccolo per le spalle sbattendolo contro la porta del piccolo, ma efficace, ufficio.
-"Voglio baciarti di nuovo"-
-"Cosa?"- chiese spiazzato.
Joel, imbarazzato, si guardò attorno.
I loro occhi si incontrarono, ma il più piccolo non riuscì a ricambiare lo sguardo pungente e affascinante dell'agente.
Quest'ultimo, lentamente iniziò una serie di baci partendo dalla mascella fin sotto l'orecchio.
Quelle sensazioni erano nuove per entrambi.
-"Malik, non dovremm- "-
-"Shh"-
La lingua bollente e umida dell'altro continuò a torturarlo.
-"Smettila"- disse.
Malik si fermò guardandolo negli occhi.
-"Perché mi parli così?"- gli chiese.
-"Così come?"-
-"Freddamente. Ce l'hai con me?"-
-"Ti stai comportando come un liceale"-
-"Come?"- s'incattiví.
-"Tu ti stai comportando come un ragazzino alle prime armi. Sei cresciuto per certi timori. Cosa c'è, non l'hai mai fatto?"-
Joel si sentì ferito.
-"Sei tu che hai iniziato! Non vado con il primo che passa!"- sbottò.
-"Stai scherzando? Mi baci e poi sparisci. Che cazzo dovrei pensare?!"-
-"È stato un errore"-
-"No, non lo è stato"-
Iniziò a far scivolare le mani sulle spalle poi sul petto, cominciando a sganciargli ogni bottone della camicia.
-"Fermami"- sussurrò al più piccolo mordendo il lobo dell'orecchio tirando leggermente.
-"Fermami se pensi sia un comportamento da liceale"-
Leccò la parte inferiore del mento.
-"Malik.."- sussurrò in un ansimo poco udibile.
L'uomo voltò il viso verso di lui baciandolo.
Le labbra entrarono in collisione scatenando mille emozioni.
L'agente batté le mani sul sedere del più piccolo, invitandolo ad agganciare le gambe intorno alla sua vita.
Si avvicinò al bordo della scrivania lasciandolo cadere dolcemente.
Sovrastò il suo corpo riprendendo a baciare le sue labbra.
-"Se entra qualcuno.."- non terminò la frase, mentre le guance si tinsero di rosso nell'attimo in cui, il più grande prese a togliergli i pantaloni insieme all'intimo, lasciandolo così, esposto allo sguardo intenso dell'altro.
-"Ho chiuso la porte a chiave"- rispose.
Accarezzò il petto asciutto del piccolo.
-"Sei bellissimo. Non coprirti"-
Lo implorò Malik toccando accidentalmente le sue parti intime.
-"Come siamo finiti qui?"- gemette oscenamente Joel inarcando la schiena.
Quella visione, per Malik, fu troppo.
Attirò il ragazzo a sé, baciando le sue labbra. Sfilò i pantaloni, porgendo il condom a Joel che lo sciolse sul membro del compagno.
Bagnò due dita, portandole alla fessura stretta del più piccolo.
-"Cazzo!"- gemette.
-"Non essere impaziente. Ora ti riempirò fino in fondo"- sussurrò malizioso, allineando la punta del sesso alla fessura.
Si spinse delicatamente fino a riempirlo.
Sospirò di piacere.
Si piegò, baciando il labbro inferiore di Joel, mordicchiandolo dolcemente.
Iniziò a spingersi sempre più, fino a raggiungere un ritmo deciso.
L'orgasmo era vicino, ma qualcuno li interruppe bussando alla porta.
-"Merda!"-
-"Continua, ti prego"- implorò Joel.
-"Ci sono quasi"-
Spinse velocemente, ansimando e cercando di trattenere i gemiti di piacere.
-"Malik? Il capo di cerca!"-
-"Malik!"-
-"Cazzo!"- sbottò uscendo frettolosamente dal corpo di Joel, procurandogli un dolore allucinante.
Gettò il condom, sistemandosi.
Joel, frastornato, sentì gli occhi umidi.
Si vestí avvicinandosi a Malik.
-"Scusa, Joel i- "-
Il rumore di uno schiaffo riecheggiò nella stanza.
-"Vaffanculo, stronzo!"-
Uscì dalla stanza lasciando Malik interdetto.
Raggiunta la clinica di degenza, Nolan, salutò la collega, indossando il camicie bianco.
-"Come stai piccolino?"- prese tra le mani il gatto dal pelo rosso di appena qualche mese.
Non si era nutrito abbastanza in questi ultimi giorni e le forze scarseggiavano.
-"Gli ho dato da mangiare qualche ora fa. La madre è morta ieri sera"-
Nolan sentì il petto stringersi.
-"Cosa faremo di lui?"-
-"Lo potresti adottare"- propose la collega.
-"Non sono mai a casa e sai che Camillo è allergico al pelo dei gatti"-
Lo poggiò su di una morbida e calda copertina verde.
Sospirò controllando i conigli che avevano avuto un'indigestione una settimana fa.
-"Loro stanno bene"-
Il campanellino all'entrata, indicò l'arrivo di qualcuno.
La collega spalancò la bocca.
-"Nolan, veloce!"-
Il ragazzo corse in sala d'aspetto notando un cucciolo di cane coperto da del sangue.
-"Aiutami per favore"-
Il ragazzo dai capelli biondo miele era sconvolto.
-"Cos'è successo?"-
Il veterinario prese tra le braccia il cane poggiandolo su un lettino.
-"È stato morso da un randagio"-
-"D'accordo, aspetta fuori"-
Abel sospirò accomodandosi su una sedia di plastica verde. Erano passate due ore.
Tyssen era tutto per lui.
L'aveva trovato in un vecchio vicolo di Londra, quando era ancora un cucciolo.
Quella mattina aveva lasciato la porta aperta, come sempre.
Tyssen era uscito in giardino, ma qualche ora dopo l'aveva trovato disteso a terra e sanguinante.
Era spaventato da morire.
Il telefono squillò.
-"Abel dove sei?"-
-"Zeno"- sussurrò a voce bassa.
-"Che succede?"-
-"Sono dal veterinario. Tyssen è stato morso da un randagio."-
-"Mio dio! Come sta?"-
-"Non so- ti devo lasciare"-
Chiuse la comunicazione raggiungendo Nolan.
-"Come sta?"-
Il veterinario gli porse un tè caldo sorridendogli.
Abel lo ringraziò.
-"Non è in pericolo. La ferita è stata curata. L'ho sedato, perciò lo terrò qui per stanotte"-
-"Grazie mille, davvero"-
-"Venga, deve firmare alcuni documenti"-
Nolan gli porse dei fogli contrassegnando con una ' x ' i punti da firmare.
-"Potrà tornare domattina"-
-"La ringrazio, signor?"-
-"Chiamami pure Nolan. Penso che la nostra età non sia così differente"-
Sorrise.
Abel sentì una morsa al petto.
Le fossette ai lati della bocca del minore fecero aumentare il battito cardiaco di Abel.
-"Tutto bene?"-
Chiese tornando serio.
-"Oh, um , si. Potrei stare con il cucciolo?"-
-"Certo"-
Abel accarezzò il musetto di Tyssen che riposava dolcemente.
-"Mi hai fatto preoccupare peste"- sussurrò abbracciando il corpicino caldo e morbido del cane.
Era ormai la mezzanotte passata quando Nolan ritornò alla clinica.
Aveva dovuto allontanarsi per qualche ora.
Sbarrò gli occhi notando la luce accesa.
Entrò nella stanza, sorridendo vedendo Abel addormentato vicino al cucciolo.
Quest'ultimo si svegliò inziando a scodinzolare.
Saltò giù dal lettino avvicinandosi a Nolan.
-"Stai meglio vedo"- sussurrò abbassandosi per accarezzarlo.
-"È forte lui"- Nolan sobbalzò.
-"Scusa"- sorrise Abel.
-"È tardi. Ti conviene andare a casa per riposare qualche ora"-
Disse dolcemente Nolan notando gli occhi arrossati dell'altro.
-"Non voglio lasciarlo solo"-
Il veterinario sospirò.
-"D'accordo. Puoi stenderti nella stanza accanto"-
Lo accompagnò porgendogli delle coperte che teneva in un armadio per quando era lui a fermarsi in clinica.
Tyssen si sdraiò sul petto del padrone.
Nolan si sedette a terra prendendo tra le mani il cucciolo di gatto.
-"Lui chi è?"- chiese Abel coprendosi con la coperta.
-"È rimasto orfano ieri sera"-
-"Povero piccolo"-
-"Già"-
Il micio miagolò leccando il dito di Nolan.
-"È nato due mesi fa"-
Sussurrò.
-"Vorrei tanto- "-
Si bloccò sentendo il respiro di Abel farsi sempre più pesante.
Sorrise notando il muso del cucciolo poggiato sul collo del padrone.
Cercò di scaldarsi mentre il sonno prevaleva su di lui.
ANGOLO AUTRICE: Ci siamo con un nuovissimo aggiornamento!
Vi erano mancati i nostri personaggi?
Ora la storia si delinerá sempre più.
Continuate a seguirla!
Commentate ciò che pensate di questo capitolo.
Al prossimo aggiornamento!
GIULI.
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