Capitolo dieci

In auto, Joel , non riusciva a fare altro che fissare le mani di Malik sul volante.
Erano così familiari.
Aveva il cuore che batteva all'impazzata per via della sua vicinanza.

-"Perché diavolo deve sempre sparire?"- sbottò Abel seduto nel sedile posteriore.

Abbattuto, Joel, tornò alla realtà.
Avrebbe voluto stringere la sua mano.

Arrivarono ad un piccolo distretto di Londra.
-"Perché ci siamo fermati?"- chiese Joel.
-"Solitamente Zeno si apposta al roseto del parco"-

Scesero dall'auto correndo e per una frazione di lucidità, Joel pensò che quel posto avesse un non so chè di romantico.

Sentirono un pianto provenire accanto al gazebo.
Trovarono Zeno in lacrime, rannicchiato a terra.
Nascosto dall'ombra di Malik, smise di singhiozzare.

Accanto a lui un ragazzino teneva tra le mani un sacchetto di polvere bianca che rimase sollevato in aria.

Malik lo sollevò per il colletto.
-"Che cazzo fai?"- sbraitò notando solo ora il viso a forma di cuore del giovane.

Aveva un naso aquilino proprio sotto due occhioni da cerbiatto di uno spiccato color verde scuro, ora arrossati per l'utilizzo di sostanze stupefacenti.

-"Sei strafatto, merda!"- lo spinse all'indietro.

Perse l'equilibrio scivolando a terra.
Le orecchie erano ben nascoste dai suoi riccioli del color della pece. Ricadevano elegantemente e in un ciuffo morbido sulla fronte larga.

Il più piccolo spalancò gli occhi quando Malik estrasse il distintivo di polizia.

-"Io-io non gli ho fatto niente!"- urlò arretrando.
-"Vieni con me"-

Cercò di dimenarsi riuscendo in un secondo momento a scappare dalla sua presa.
Iniziò a correre lontano.
-"Fermati!"- fece per seguirlo, ma Joel lo afferrò per un braccio.

-"Lascialo andare"-

-"Zeno"- Abel si avvicinò, ma l'altro si scostò.
-"Non toccarmi!"- urlò.
-"I-io, lo sai che non volevo dirlo!"-
-"Vaffanculo!"-

La reazione di Abel, però, sul momento non fu dolce.
Lo prese nuovamente per un braccio e l'obbligò a tirarsi su.
Zeno strabuzzò gli occhi spaventato.

-"Allora spiegami che cazzo volevi fare! Ci hai fatto preoccupare tutti! Perché non hai risposto al telefono?"-
-"Abel"- lo rimproverò Malik raggiungendoli.
-"Vieni qui"- si riferí al più piccolo che si strinse a lui scoppiando in un pianto silenzioso.

-"Stai bene?"-
-"Si"- mormorò.
-"Chi era quel ragazzo? Ti ha fatto qualcosa?"-
-"Mi ha aiutato"-
-"Cosa?"- lo guardò accigliato.
-"Sono andato a chiedere a degli uomini della droga, ma lui me lo ha impedito dicendomi che la sofferenza non se ne sarebbe andata comunque"-
-"Oh"-
-"Torniamo a casa"- disse Joel.

-"Zeno"- lo richiamó Abel.
Si voltò lentamente.
-"Mi dispiace"-
-"Non dirlo."-
-"Come?"-
-"Sai solo chiedere scusa. Pensa prima di parlare"-
-"So di aver sbagliato, ma- "-
-"Forse è meglio se- "- iniziò a parlare Zeno, avvertendo poi un capogiro.

Abel lo sostenne per le spalle.
-"Zeno! Ehy!"-
-"Sto bene"- sospirò.

Malik si avvicinò richiamato dalle urla dell'amico.
Joel notò una puntura sul braccio dell'altro.

-"Zeno, che hai fatto?"- sbarrò gli occhi il minore dei quattro.
-"Niente- "- si inginocchiò rimettendo.
-"Avevi detto che non ti aveva drogato! Lo uccido quel moccioso!"- sbraitò Malik.

-"Non c'entra lui. Sarà- "-
-"Sono incazzato. Muoviamoci"-

Salirono in auto. Zeno poggiò la fronte sulle gambe di Abel.
-"Dobbiamo parlare"- disse socchiudendo gli occhi.



















Joel si buttò pesantemente sul divano.
-"Staranno bene?"-
-"Devono arrivare ad un punto. La devono smettere con la cazzata della relazione aperta"-

Malik porse un tè caldo al compagno.
-"Grazie"- sussurrò accocolandosi.

L'agente posò le labbra sulla tempia del ragazzo che arrossì.
-"Posso farti una domanda?"- chiese Joel.
-"Dimmi"-
-"Come ti sei procurato quella cicatrice?"- la sfiorò delicatamente.
-"È il passato"-
-"Non posso saperlo?"-

Chiese più attento Joel corrugando la fronte.
Aveva svolto delle ricerche sulla sua storia qualche giorno fa.
Non ne aveva avuto il tempo fino ad allora.
Suo padre aveva tenuto una cartella scura con all'interno molti documenti.

Il periodo che passò tra i presunti sospettati, come agente segreto, erano stati i più difficili.

Joel strinse i lembi della maglietta per placare la rabbia.
-"È difficile da spiegare. Forse un giorno ti dirò tutto."-

Si alzò posando la tazza sulla penisola.
-"Vieni a dormire?"-
-"Tra qualche minuto. Vado al bagno"-

Malik annuì salendo le scale entrando in camera.
Si spogliò indossando una maglietta più larga e sfilando poi i pantaloni.
Cercò il cellulare che, con molta probabilità, aveva dimenticato al piano inferiore.

Scese velocemente le scale.
-"Che stai facendo?"-
Joel sobbalzò alla quella voce.
Richiuse uno dei tanti cassetti che aveva aperto voltandosi.
-"Cercavo dei calzini più pesanti"- sussurrò imbarazzato e con il cuore che batteva all'impazzata.
-"Qui?"-
Sollevò un sopracciglio.
-"Non conosco la casa"- si giustificò.

Si avvicinò afferrando il telefono e poi la mano di Joel.
-"Te li presto io. Sono al piano di sopra"- sorrise baciandogli le labbra.

Joel ricambiò, sospirando di sollievo.

C'era mancato poco.






















Abel raggiunse il compagno sulla terrazza coprendolo con una coperta.
-"Come ti senti?"-
-"Bene"- rilasciò un sospiro freddo.

Sapeva cosa sarebbe successo ora.
-"Zeno"-
-"Lo so"- sospirò.
Lo guardò nelle iridi verdi.
Sorrise amaramente.
-"Non possiamo continuare così. Ti sto facendo soffrire. Troppo"- disse accarezzandogli la guancia.

-"Soffrirò lo stesso"-
-"Ma meno"-
-"Di più"-

Una lacrima bagnò il dito di Abel.
-"Non piangere"-
L'abbracciò stretto.

-"Ti amo"- sussurrò Zeno facendo irrigidire il corpo di Abel.
-"Come?"-
-"Ti amo"- ripetè con più decisione.
-"Zeno, avevamo detto niente sentimenti"-
Chiarí facendo qualche passo indietro.
-"Lo so, ma è successo"- abbassò il volto.
-"Lo sai che ti ho sempre considerato un amico. Niente di più"-

Annuì distrattamente.
Il cuore si stava lacerando. Era trafitto da piccole lame appuntite.
Non era pronto.

-"Dimmi solo una cosa, c'è qualcun'altro?"-
-"Cosa? No- "-
-"D'accordo"-

Sorrise mentre il cuore prese a stringersi in una morsa dolorosa.

Lasciò la terrazza rifugiandosi nella sua stanza.

Non pianse più, non riusciva.
La tristezza che provava era assurda.
Lo stomaco si chiuse.

Trattenne un urlo di disperazione, lanciando il portapenne contro la parete.

Strappò la federa del cuscino spargendo la piume sul pavimento.

-"Perché?"- disse a voce bassa.
-"Perché l'amore fa così male?"-


















ANGOLO AUTRICE: Ed eccoci qui con un doppio aggiornamento settimanale.
Cosa ne pensate di questo sviluppo?
Pensate che il ragazzo che aveva affiancato Zeno potrebbe diventare un personaggio principale della storia?
Curiosi?
Continuate a leggere!

Al prossimo aggiornamento.

GIULI.

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