Capitolo diciotto

Joel si svegliò trovandosi con Malik alle proprie spalle, mentre lo teneva abbracciato.
Il respiro delicato del compagno gli sollecitava la nuca, mentre le gambe erano intrecciate tra di loro.
Allungò una mano per vedere l'ora sul cellulare: erano quasi le sette.

Si girò tra le sue braccia, posò il volto sotto al mento e le labbra contro la gola accarezzandolo lungo la schiena.
Quando Malik mugolò, Joel sorrise contro la sua pelle calda e gli lasciò un morso sulle labbra.

-"Giorno"- sussurrò baciandolo sul mento, per poi tirare la testa indietro per guardare il suo viso.
Malik aprì un solo occhio.
-"Giorno piccolo"- lo baciò dolcemente sulle labbra.

-"Che ore sono?"- domandò mentre mordicchiava il lobo del compagno che rabbrividí.

-"Quasi le sette"-
Malik mugolò disapprovando.
-"Non vuoi fare l'amore con me?"-
Lo spinse sulla schiena salendogli sopra a cavalcioni.
Malik lo guardò sorpreso.
-"Ogni giorno"- rispose accarezzando i fianchi del minore.

Joel gli afferrò entrambe le mani bloccandole sul cuscino, vi intrecciò le dita, poi , mosse le anche facendo strusciare i loro sessi.

-"Sono pazzo di te , Joel"- sussurrò contro le sue labbra.
-"Non smettere di dirlo"- ansimò mentre lo prendeva dentro di sé.
-"Dillo finché non crollerai"- disse Joel contro le labbra.
-"Come?"- si accigliò il compagno.
L'altro drizzò la schiena mentre Malik fermava le spinte.
-"Nulla"- sorrise per poi muoversi sperando di distrarlo.

Ripresero a fare l'amore finché entrambi vennero.
-"Ti amo"- sussurrò Malik dopo l'orgasmo.
-"Anche io"- soddisfatto, Joel si stese al suo fianco.
-"Davvero?"- chiese con occhi commossi.
-"Non smetterò mai di amarti"- disse sentendo una fitta all'altezza dello stomaco.










-"E quindi dobbiamo perlustrare le strade della città stanotte?"- chiese Malik al capo.
-"Ci è stata segnalata la presenza di un piccolo gruppo di spacciatori illegali, occupatevene."-
-"D'accordo"-

Si sedette accanto a Joel posando il telefono sul tavolo.
Sfilò il giubbotto verde bottiglia e lo mise dietro di sé.
Avevano deciso di uscire a pranzare e poter prendere una boccata d'aria.
-"Non pensavo che in questo posto oltre a servire salatini e birra, si potesse mangiare"-
Malik rise.

Doveva smetterla di farlo ridere perché ogni volta sentiva qualcosa....nulla.

-"Non fanno un granché, ma ci sono sia hamburger che patatine"-
-"Andrà più che bene. Ho una fame"-
Si toccò la pancia.
-"Non guardarmi così"- mormorò a disagio.
-"Così come?"- chiese il colombiano bevendo un sorso della coca che aveva appena ordinato.
-"Non lo so come se avessi.."-
-"...un pomodoro in faccia?"- domandò nascondendo un sorriso.
-"Mi prendi per il culo?"- mormorò imbronciato, sentendosi le guance accaldate.

L'altro aprì la bocca per rispondere con un sorriso malizioso.
Joel gli puntò un dito contro.

-"Non osare dire niente"- lo minacciò sorseggiando la sua aranciata.

Finalmente la cameriera servì le loro ordinazione e per il resto del pranzo, parlarono di argomenti generici.
Alla fine si rivelò un pranzo piacevole.























Nella testa già incasinata di Abel, continuava a ripetersi quella scena.

Le labbra di Nolan sulle sue.

Aveva così tanto la testa tra le nuvole, che quando Zeno rientrò in casa appoggiando la borsa del lavoro sul tavolo, lo squadrò in maniera strana.

Lo fissò con le sopracciglia aggrottate.
-"Mi spieghi perché sei così serio?"- chiese sedendosi sul banco della cucina.
-"Perché sì"- disse afferrando una polpetta.
-"È successo qualcosa?"- chiese sfilando le scarpe da ginnastica.
-"Tutto bene"-
Si avvicinò all'amico spostandogli i capelli dalla fronte notando poi, gli occhi lucidi.

-"Abel?"-
-"Penso di essermi innamorato"-
Zeno sentì i muscoli irrigidirsi.

-"Oh"-
-"Dio non dovrei parlarne con te!"- si alzò dalla tavola.
-"Abel puoi parlarmi di ciò che vuoi"-
-"Ne sei sicuro?"-
-"Sicurissimo"-

Abel poggiò i gomiti accanto alle gambe di Zeno.
-"Nolan"- sussurrò.
-"L'ho baciato, ma se ne è andato"-

L'amico ridacchiò.
-"Penso che abbia fatto bene"-
-"Come?"- si accigliò.
-"Quella sera l'hai rifiutato, oggi lo baci, ovvio che penserà che sia un presa per il culo!"-
-"Ma non è vero!"-
-"Allora diglielo"-

Quelle parole costarono molto al più piccolo; sorpassò Abel chiudendosi in bagno.
Abel sentì l'acqua della doccia scrosciare.
Zeno dall'altra parte della porta, sospirò sentendo gli occhi inumidirsi.




Tyssen inclinò il muso un po' di lato.
-"E se mi dicesse che non gli interesso più?"- mormorò mentre il cucciolo di Aski si alzò poggiando dolcemente il muso sul suo ginocchio.
Accarezzò la testa del cane che mugolò appena.
-"Che dici vado?"-
Abbaiò ripetutamente.
-"D'accordo, ho capito"-
Abel si alzò dal divano, avvisò Zeno ed uscì di casa.














Arrivato alla palazzina iniziò a tremare.
Infilò la mano sinistra nella tasca del giubbotto, passando poi, la mano destra tra i capelli leggermente appiccicati a causa dell'umidità.
Trovò il portone aperto così, senza pensare, salì le scale arrivando al piano dell'appartamento.
Bussò lievemente.

Nolan aprì la porta immobilizzandosi non appena i capelli biondo vaniglia del ragazzo, entrarono nel suo campo visivo.
Sbatté le palpebre.
Abel sorrise.
-"Nolan, ciao"-
-"Abel"- rispose atono.
Il suo viso si contraò in una piccola smorfia.
-"Che ci fai qui?"-
Le mani del veterinario iniziarono a tremare.
Non era nelle condizioni psicologiche per ragionare con freddezza.
Provò una sensazione orribile, come se delle sabbie mobili lo stessero risucchiando verso il basso.
Sudava.
La fronte era imperlata da goccioline gelide.
-"Posso entrare?"-

Si spostò facendolo passare.
Abel entrò nel piccolo soggiorno.
-"Joel e Camillo?"-
-"Non ci sono. Arriviamo al punto"- disse sospirando.
-"Sai, sono stato male quella mattina."-
Le ginocchia di Nolan stavano per crollare, così si diresse verso l'angolo cottura per potersi sedere.
-"Vuoi un tè?"-
-"Ehm..Oh..si grazie"-
Abel sospirò ricominciando a parlare.
-"Male perché..."-
-"Cazzo vuoi arrivare al punto?!"- sbottò Nolan, mentre la tazzina scivolò dalle sue mani.
Aveva gli occhi lucidi e arrossati.

Abel si avvicinò puntando lo sguardo sul ragazzo.
I capelli erano sparati in ogni direzione, sorrise teneramente giocando con alcune ciocche.
-"Sai, non mi è mai piaciuto nessuno così tanto"- mormorò passando le labbra sulla guancia del piccolo che singhiozzò.
-"E soprattutto non sono mai piaciuto io"- aggiunse baciandolo sotto la mandibola.
-"Ora invece, sei arrivato tu. Sei così dolce con me, sono stato un idiota e non ti merito"- disse infine abbandonando il capo sulla spalla di Nolan.

Quest'ultimo rimase immobile.
Quelle parole l'avevano spezzato.
L'unico organo che sembrava ancora funzionare era il suo cuore che batteva all'impazzata.

-"Di qualcosa"- sussurrò.
-"Non ho mai avuto un ragazzo"- cominciò.
-"Nessuno mi ha mai toccato o baciato. Perché ti sei interessato proprio a me? Perché?"- chiese stringendo le mani lungo i fianchi.
-"Perché anche se non ho mai avuto nessuno, ed è assurdo che abbia perso la testa per uno come te.."- sussurrò sfiorando le sue labbra con quelle di Nolan.
-".. mi ha colpito il tuo essere prepotente, altruista e a tratti possessivo."-
-"Non sono prepotente"- mormorò a bassa voce.

Abel lo baciò all'angolo della bocca.
-"Ti voglio da impazzire"- soffiò il biondo prima di catturargli la bocca in un bacio passionale e coinvolgente.

Le labbra rosse e turgide erano aperte leggermente, dalle quali uscivano ansiti di godimento.

Abel lo attirò a sé, accarezzandogli il sedere perfettamente tornito e sodo, per poi stringerlo possessivo.
Lo spinse sul tavolo sedendosi sopra il suo corpo caldo e morbido, quel corpo che aveva sognato la notte.

Nolan piegò la gamba sul fianco del compagno, mentre Abel gli accarezzava la coscia.
Le erezioni sfregarono l'una contro l'altra. La stoffa rimasta divenne decisamente di troppo.
-"Te la senti?"- chiese il biondo baciando le sue labbra ripetutamente.
Il veterinario sorrise di gioia posando le mani dietro al suo collo.
-"Fammi tuo"-

Un nodo alla gola si strinse attorno a Nolan, quando Abel iniziò a spogliarlo stendendolo sul divano.
Il minore strinse in un pugno la coperta e con l'altra mano la spalla del compagno, che iniziò a spingersi con vigore guardandolo negli occhi.
Gli passò una mano tra i capelli umidi e li staccò dalla fronte madida.

Un dolce sorriso incurvò le labbra di Abel, che venne nel preservativo mentre gli occhi del castano si riempirono di lacrime.

Se ne accorse.
Preoccupato, smise di muoversi.
-"Che succede? Ti sto facendo male?"-
-"No, idiota. È stato il momento più bello della mia vita"- rispose catturandogli le labbra che mozzarono il fiato ad Abel.















ANGOLO AUTRICE: Ta ta ta tam! Ecco a voi il nuovo aggiornamento!
Cosa ne pensate?
Fatemi sapere.

Al prossimo aggiornamento.

GIULI.

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