Capitolo 20: la parte di un tutto
Cele: perché lo fai Sam?
La fredda luce del lampione illuminava metà del nostro volto, la sveglia segnava 3:15 am, era notte fonda e nessuna delle due riusciva a chiudere occhio.
Sam: di che parli?
Cele: perché vuoi accompagnarmi in questa pazzia?
Sam: la vita è per gli impavidi di cuore...E poi mio fratello merita qualsiasi tipo di sacrificio.
Cele: parli come se tu ci tenessi davvero alla vita...
Sam: non ho molto a cuore la mia vita ma ho a cuore mio fratello e su questo, puoi metterci la mano sul fuoco...
Cele: ogni volta che vomiti non fai altro privare tuo fratello della possibilità di avere una sorella, mi privi della opportunità di avere una cognata e tu stessa ti privi della felicità.
Sam: hanno cercato già in molti di convincermi che lì fuori c'è qualcosa per il quale vale la pena vivere.
La mattina seguente, accanto a me trovai soltanto un letto disfatto e un cuscino bagnato dalle lacrime di tutta una notte... Celeste non era al mio fianco.
Il panico prese il sopravvento ed in pochi attimi, mi ritrovai inginocchiata, in lacrime, con le mani nei capelli e con intorno a me soltanto una stanza messa a soqquadro e quel letto vuoto.
Era solita scappare, ma da cosa fuggiva? Non si può scappare da qualcosa che risiede soltanto nella tua mente.
Durante quegli attimi di disperazione un ragazzo si sedette accanto a me...
Sam: voglio stare sola, vattene via!
Anson: possiamo essere soli insieme, se ti va
Risposi senza neanche guardare in faccia l'interlucutore, tenendo la testa tra le gambe rannicchiate e gli occhi chiusi, ma non appena riconobbi la voce, strinsi Anson in un lungo e caldo abbraccio...
Anson: è uno spirito nomade, non possiamo fare nulla per arginare la sua voglia sfernata di libertà.
Sam: mi ha lasciata sola anche lei, ancora una volta...
Anson: tornerà, stanne certa,ma per ora possiano condividere questa opprimente solitudine che divaga tra tutta questa morte, ci stai?
Con Anson passai i 7 giorni più belli della mia vita ed ebbi l'impressione che la vita vissuta finora, infondo vita non era.
Non ci fu attimo in cui non pensai a Celeste e Mattia, mi mancavano da impazzire.
Il tempo, in quel luogo correva eccessivamente o si arrestava inesorabilmente, lì il lasso di tempo non conosce compromessi.
Dopo una serata passata scorrazzando tra un reparto e l'altro; un velo di malinconia mi inondò e un nodo in gola strozzò la mia euforia e la mia felicità provata con Anson.
Neanche il tempo di provare un barlume di paura che Anson bussò alla mia porta. La fredda luce del lampione rendeva il blu dei suoi occhi cristallino e la sua esangue pelle risplendeva come un diamante.
Anson: Samantha Mercury, tuoi occhi castani e le tue labbra sanguigne con il chiaro di luna sembrano un dono del cielo.
Gli occhi cristallini di Anson sembravano avvicinarsi sempre più ai miei e con essi anche le sue labbra; neanche il tempo di realizzare cosa esattamente stesse succedendo che mi ritrovai in un vortice di sensazioni differenti.
Il suo tocco delicato ma poderoso, le sue labbra incollate alle mie e i nostri caldi corpi ancorati formandone un unico, il suo petto caldo dove mi addormentai cullata dal battito del suo cuore a tempo con il mio.
Fu la prima volta che provai sensazioni del genere, riuscivo a percepire l'amore, oltre che alla passione, ero sicura che dietro a quel desiderio vi era l'amore, quello vero, quello che non avevo mai avuto il privilegio di provare.
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