Capitolo 18: accoglienza in manicomio

La notte passò frettolosamente e il sonno non sembrava mai pesare su di noi.

All'alba del giorno dopo, riuscivo a percepire un minimo di agitazione nell'aria e una vena di malinconia negli occhi di Celeste.

Cele: mi mancherà la libertá; so che, probabilmente, lascerò questa felicità momentanea per ritrovare quella effettiva.
Sam: credi che sarò in grado di sopravvivere in un covo di matti?
Cele: abbiamo entrambe tanto da imparare da loro
Sam: infondo, mio fratello non è poi così distante da loro...
Cele: lì la morte arieggia nell'aria, l'unico modo per sopravvivere e non respirarla.

E davanti a quella che poteva sembrare, a tutti gli effetti, una contraddizione ci incamminammo dirette verso l'isolato dove i due medici, secondo Cele, ci sarebbero venute a cercare.

Ero ancora confusa sul motivo per il quale ci saremmo dovute consegnare nelle loro mani ma Celeste era talmente convinta che, in qualche modo, convinse anche me.

Trovare i due medici, non fu affatto difficile,  una volta trovati Celeste si fece trasportare con fare beffardo e derisorio; mentre sul mio viso, si dipinse una espressione atterrita e turbata.

Ci trasportarono in una struttura molto ampia contornata da giardini e boschi.

Cele: oh casa dolce casa;  loro due sono l'infermiere Louis e l'infermiera Linda, ci tengono a bada come due cani da guardia.
Linda: vedo che il senso dell'ironia non l'ha perso signorina Megritt, e noto anche che con lei ha portato un'amica.
Cele: sì,  sa com'è, le ho parlato così bene di lei che non ho potuto evitare che mi seguisse.
Linda: scricciolino tu sei?
Sam: Io? Io sono Sam, Samantha Mercury.
Linda: qui sarai Mercury oppure " paziente numero 9087"
Louis: io, io posso chiamarti Sam?

L'infermiere più giovane, che fino ad allora era stato zitto, mi sorrise guadagnandosi un'occhiataccia dalla donna alla sua destra.

Appena arrivati lì tutti gli occhi dei tanti pazienti nel cortile erano fissi nell'osservarci camminare verso l'ingresso.

Erano tutte vestite uguali, con i capelli raccolti e gli occhi arrossati; sembravano zombie privi di personalità.

Mi separarono da Cele e a farmi l'accoglienza ci fu un dottore dall'aria poco amichevole.
Dottor histeric: lei è la signorina Mercury, giusto?
Sam: sì, signore
Dottor histeric: le faremo alcuni esami per approfondire il suo disturbo, anche se, mi sembra evidente si tratti di anoressia.

Considerato che, siamo negli anni 80 e a quei tempi, si veniva considerati malati di mente anche per un raffreddore, io ero stata inserita nel padiglione dei matti più gravi.

Ritrovai Cele e al suo fianco vidi una ragazza, che a differenza delle altre, aveva tutta un'altra luce e un sorriso abbagliante stampato in faccia.

Cele: lei è Astrid, Astrid lei è Sam
Astrid: piacere Astrid, borderline, numero 9980

Al suono di quelle parole pensai che anche mio fratello se non fosse per la sua testardaggine si sarebbe potuto trovare lì...

Sam: io sono Samantha, Anoressica, 8070; ma spero che la mia patologia non sia poi così importante per te...
Astrid: qui conta, e come se conta! Ognuno viene categorizzato  in base a ciò di cui soffre. Io sono famosa per la mia musica, suono la chitarra, ed è l'unica cosa che ogni tanto mi fa dimenticare dove mi trovo; ma detto tra noi, qui è severamente vietato qualunque tipo di svago.

la breve esibizione di Astrid diede inizio al mio
soggiorno qui dentro; mentre Louis, come una sentinella, ci osservava dall'uscio della porta cercando di avvertirci in caso di guai in vista.

Spazio scrittrice
Volevo ringraziarvi dal profondo del mio cuore per le 1000 e passa visualizzazioni.
Spero che i nuovi personaggi vi piacciano e che troverete interessante il proseguo della storia.
Un bacio
-karol

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