capitolo 12: la nostra infanzia
Vi chiederete di quali forze maggiori staró parlando? Cosa può essere così potente dall'ostacolare l'amore e la protezione di una sorella? La mia mente... Come per Mattia, il mio cervello prese il sopravvento sul mio corpo come non facesse parte di me e mi fu fatale.
Quando tuo padre vive dietro le sbarre e tua madre non ricorda neanche di averti partorito è difficile riuscir a vivere sviluppando anche un briciolo di amor proprio; vedendo mio fratello distruggersi pian piano, vederlo affievolirsi e lasciarsi trasportare, l'immagine del corpo di mio fratello in coma per overdose, portò la mia mente ad innescare un meccanismo autodistruttivo, innescato dal senso di colpa di non esser riuscita a rimettere i pezzi di Mattia insieme prima dell'ireparabile.
La famiglia di Mattia sono sempre stata io e nostra nonna, Madeline, quella vecchietta dagli occhi blu profondo che parlavano tanto senza aprire bocca, quello sguardo che raccontava tanto senza un accenno di voce; quando vide suo nipote attaccato ad una macchina con in corpo più eroina che sangue; la sua voce, che aveva smesso di cantarci la ninna nanna alla morte del nonno, iniziò ad intonare la canzone mia e di Mattia, quella che ci cantava quando andavamo in campagna, quella canzone che sa di spensieratezza e incoscienza, quella canzone che profuma di pino e di rugiada.
Alla sua lieve voce interrotta dallo scorrere delle lacrime e da molteplici singhiozzi si accodò la mia, il battito di Mattia che prima era stabile iniziò ad aumentare il suo ritmo, sul nostro volto avvilito un barlume di speranza incitò la voce del nostro canto.
La mano pallida, stretta dalla mia fragile e tremolante, ricambiò la stretta con forza e, come al risveglio da un incubo Mattia spalancò i suoi occhi celesti e ,vi posso giurare, non sono mai stata tanto felice di rivederli.
AGGIORNAMENTO CAST:
Madaline: nonna di Mattia e Samantha
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