capitolo 10: sopportazione

Ho sempre visto nel blu degli occhi di Mattia una vena di malinconia che difficilmente svaniva con i suoi sorrisi, neanche quando rideva con Celeste riuscivo a godere a pieno della sua felicità aveva sempre un pensiero o due a tormentare quel suo provare ad essere felice; come se avesse un tempo prestabilito per ridere e non potesse sforare quel lasto di tempo, evidentemente si sentiva in debito con qualcuno, come non meritasse altro che tutta la sofferenza che questa vita gli potesse offrire.

Ho visto tante e tante volte un Mattia assolto nei più remoti pensieri, trascriveva parole e frasi su un diario e  tra i brevi brani e i ritratti di lei vi erano intere pagine colorate di nero come per  descrivere tutta l'oscurità che comunque si faceva spazio tra i suoi pensieri come un blackout improvviso capace di azzerare tutto.

Se la malinconia era associata al colore nero, l'ira era perfettamente associabile al rosso, quell'alternarsi improvviso e continuo di umori, un alternarsi imprevidibile,inarrestabile, incontrabile, continuo e al limite di ogni sopportazione portava Mattia a preferire attimi di completa stasi mentale, attimi in cui lo sguardo era fisso e spento, il respiro affannato e il cuore accellerato; effetti che non possono essere di certo provocati da un bicchiere di aranciata...

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