Vieni, tenero gattino
"Miao. Miao."
Un miagolio insistente attirò la vecchia signora Pina. Un bellissimo gatto bianco a pelo lungo la osservava seduto su un ramo dell'albero davanti alla finestra della camera da letto. La Signora Pina la aprì e la palla corse a strusciarsi contro le sue braccia.
"Che bel micetto che sei."
"Miao."
"Ti sei arrampicato sul tronco fino a qui?"
"Miao."
"Ma tu... mi stai rispondendo?"
"Miao, miao."
Il gatto si strusciò di nuovo facendo le fusa.
"Hai fame?"
"Miao!"
"Okay, dai entra. Vediamo se ho un tocco di pane da darti."
Il gatto zampettò intorno ai piedi dell'anziana fino alla cucina. Pina si fermò ad ammirarlo, si chinò su di lui e accarezzò il suo morbido pelo mentre la bestiola lappava il latte.
"Vuoi restare? Sono sempre così sola..."
Il gatto si girò a fissarla. Aveva un occhio giallo e uno blu scuro quanto la notte.
Piegò il muso di lato, miagolò e tornò al suo latte.
Zaffiro, così Pina lo aveva chiamato per via dell'occhio blu, amava accoccolarsi tra le gambe della vecchina sul divano e acciambellarsi sull'altro guanciale. La seguiva ovunque e la guardava a distanza solo in rare occasioni: quando Pina si preparava per uscire, quando usava il lavandino del bagno e quando apriva il portagioie, quello antico con lo specchietto e col carillon e la ballerina. Per il resto se lo trovava sempre in mezzo ai piedi, letteralmente: ormai aveva perso il conto di quante volte gli aveva pestato la coda.
Un giorno Zaffiro era intento a inseguire una farfalla. Pina si stava specchiando nell'anta interna di un armadio, pensando a quanto il tempo fosse stato inclemente col suo viso, quando il gatto si fiondò contro lo specchio con le zampe protese verso l'insetto. Quando vide il riflesso dell'anziana si sedette e girò il muso verso di lei. Le iridi erano dilatate e l'occhio blu riluceva.
"Zaffiro, cosa succede?"
Il gatto non le rispose. Lei lo guardò corrucciata ancora un istante prima di accorgersi che in quello specchio vedeva solo se stessa, e la farfalla.
Zaffiro era davanti allo specchio, ma non nello specchio.
Nel tempo di un sospiro il gatto si scagliò su di lei. La donna aprì la bocca per urlare, ma la voce si smorzò nella gola squarciata da tre tagli profondi. La donna si portò una mano al collo insanguinato e crollò a terra fissando Zaffiro con occhi sgranati. A poca distanza, il gatto si leccava con parsimonia per togliere il sangue che aveva arrossato il suo pelo bianco mentre l'anziana signora spirava inerme di fronte a lui.
***
"Miao. Miao."
Un miagolio soffuso attirò l'attenzione di Osvaldo. L'uomo avanzò con passo lento e tremante stringendo il bastone. Quando aprì il portone, un batuffolo di neve si strusciò contro le sue caviglie sottili.
"Ma guarda chi c'è qui."
"Miao."
"Vuoi da mangiare?"
"Miao."
"Entra dai, fai un po' di compagnia a un povero vecchio."
Il gatto dall'occhio blu scodinzolò felice fino alla cucina, Osvaldo lo seguiva sorridendo.
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