Il primo incantesimo di Sabrina
Sabrina sfogliava con affanno il grande libro di stregoneria di famiglia conservato da secoli su un leggio in soffitta, sicura di aver già letto di quella maledizione.
Era segregata lassù da giorni. Rumori sordi e grugniti risuonavano dal piano di sotto.
Mentre toccava le pagine logore e ingiallite con mani tremanti, soffiò e una nuvola di polvere scoprì l'immagine di esseri umani deformi. Eccola! Finalmente l'aveva trovata!
Lesse velocemente la descrizione: "febbre, repentino abbassamento della temperatura, mutazione del corpo, trasformazione in un cannibale deforme".
Voltò pagina. "Per spezzare la maledizione, trafiggere con un paletto di frassino una bambola voodoo imbevuta del cervello di un esemplare mutato."
Rilesse più volte e si mise subito all'opera. Trovare la bambola fu facilissimo: il vecchio baule della nonna ne era pieno. Se ne mise in tasca una dal tessuto morbido e spugnoso, poi respirò profondamente e aprì la porta della soffitta. Scese i gradini in punta di piedi brandendo una mazza da hockey impolverata. Si arrestò in fondo alle scale e fece capolino per osservare la sala. Inorridì alla vista del postino che giaceva esanime sul pavimento, smangiucchiato e immerso in disgustosi liquidi viscosi. Si ricordava di averlo visto dalla finestra, era deformato e non era più uscito da quella casa. Trovarlo lì, col cranio fracassato, era stata una benedizione: non avrebbe dovuto sacrificare una delle zie per il bene della comunità.
Prese coraggio, scattò e intinse la bambolina nella materia cerebrale dispersa sul pavimento per poi fiondarsi nello scantinato. Appena si chiuse la porta alle spalle, un colpo la fece sussultare. Gli artigli della zia stavano lacerando il legno. Con il cuore in gola, scrutò la stanza in cerca di spiragli nell'oscurità, ma là sotto era tutto chiuso. Troppo chiuso. La attanagliò un senso di claustrofobia.
Un boato alla porta la fece sobbalzare spingendola a scendere le scale con passo incerto e traballante. Borbottò tra sé, maledisse quei ragazzi sprovveduti che avevano scatenato quel putiferio in tutta la città giocando con un libro di incantesimi la notte di Halloween.
Per fortuna le zie erano pigre e non si erano ancora liberate del vecchio vampiro. Sabrina scoperchiò la bara e osservò il paletto di frassino conficcato nel petto della creatura rinsecchita. Non poteva rimuoverlo per non risvegliarla, ma era certa di non averne un altro in casa. Rovistò nei cassetti e prese il temperino usato per appuntire le armi anti-mostri, con molta delicatezza appuntì la sommità del paletto senza spostarlo, e vi conficcò la bambola voodoo. Il suono dei colpi alla porta si arrestò all'istante.
Quando, stremata, tornò al piano superiore, le zie avevano di nuovo sembianze umane e giacevano a terra addormentate.
Dopo giorni sigillata in casa, Sabrina uscì in giardino e respirò a pieni polmoni ascoltando il nuovo silenzio della città. Una palla rossastra sorse dietro la collina infiammando l'orizzonte. Era l'alba di un nuovo giorno e la città era salva solo grazie a lei.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top