Kaylee. Roxanne

Domenica 15 luglio

«Non sei aggressivo come mi avevano detto con una pistola puntata alla fronte» sussurrai all'uomo di fronte a me.

Era una persona spregevole e mi era pure toccato sopportarlo a cena.

«Ti prego non farlo, abbi pietà.»

Sollevai gli occhi al cielo, totalmente disinteressata alle sue preghiere.

«Non mi hanno mai insegnato ad averla, soprattutto per gli stupratori e spacciatori come te» dissi fredda.

«Ma mia moglie, non puoi farla soffrire.»

«Non ti rimpiangerà non ti preoccupare, è stata proprio lei a testimoniare contro di te, mentre decidevamo la tua sorte. Mi ha detto che oltre a tutto quello che fai, sei anche un traditore e che non sai tenerlo nei pantaloni non appena vedi una ragazza carina.»

Il suo volto esprimeva puro stupore. Forse credeva che la sua donna fosse cieca o stupida e che non si fosse accorta di nulla.

«Le tue ultime parole? Ho perso fin troppo tempo.»

«Sei una stronza.»

Sorrisi e premetti il grilletto.

«Pensavo avessi più fantasia» dissi, mentre lo guardavo accasciarsi sul pavimento.

...

«Gonçalo.»

Mi sedetti accanto a lui sulla sabbia e l'odore di alcool mi investii subito.

Lui girò la testa verso di me e le sue labbra si aprirono in un sorriso splendente.

«Bambolina» biascicò, gettandomi le braccia al collo.

«Mi sei mancata.»

Io rimasi immobile, come congelata da quell'improvviso slancio d'affetto e mi dissi che era sicuramente il bourbon.

«Io non ti sono mancato?» mormorò, mordendomi il collo.

Brividi colpirono la mia schiena, come una scarica elettrica. Mi era decisamente mancato, ma non avevo in mente di far cadere il mio orgoglio nemmeno se era ubriaco.

«Lo sapevo» gridò cercando di alzarsi, ma fallendo miseramente.

«Io non ti piaccio, ti sei già scocciata di me.»

«Gonçalo non dire stupidaggini, sai anche tu che non è vero.»

«Sì invece, sei davvero senza cuore!»

«Smettila di urlare, stiamo dando spettacolo» sibilai.

«Questa è l'unica cosa che ti interessa: cosa pensa la gente di te. Non me ne frega nulla di finire su tutti i giornali domani, io voglio capirci qualcosa Kaylee. Mi sono stancato dei giochetti.»

«Ti prego andiamo via.»

«Tu cosa provi per me?»

Quella domanda mi prese alla sprovvista, lasciandomi senza parole. Ci avevo pensato tante volte a cosa fossimo noi due e cosa volevo avere da lui, ma non ero mai giunta ad una risposta chiara.

Mi sentivo piccola rispetto a lui e non di età o statura. Era qualcosa di più profondo, che non mi piaceva per nulla.

Per la prima volta in vita mia avevo trovato qualcuno che aveva capito come agivo e che era riuscito a trascinarmi nei suoi giochetti. E ora non sapevo cosa dirgli, come rispondergli, troppo spiazzata e orgogliosa per ammettere che Gonçalo mi aveva mandato il cuore e la mente a puttane.

«Nemmeno mi rispondi» piagnucolò scuotendo la testa.

«Per favore Gonçalo, andiamo all'hotel e ne parliamo lì.»

«Non voglio venire con te, sei cattiva» disse mettendo su un broncio degno del più viziato dei marmocchi. La situazione sarebbe stata anche divertente se io non fossi stata coinvolta.

Appurai che la tecnica migliore era riempirlo di moine e corromperlo a venire con me.

«Amore, per favore» sussurrai ad un palmo dalle sue labbra.

Lui si sporse ed unì le nostre labbra in un bacio passionale, famelico. Un bacio che conteneva tutta la mancanza di quei giorni, tutto il tempo che avremo dovuto passare a cercarci e che invece avevamo sprecato troppo spaventati per far fronte ai nostri sentimenti.

Ci staccammo ormai senza fiato e con un sorriso cretino stampato in faccia.

«Ora vieni con me?» chiesi con la fronte poggiata alla sua.

Gonçalo annuì lieve e dopo che io mi fui spostata dal suo corpo, si alzò anche se traballante.

...

Eravamo arrivati alla suite non con poca fatica, dato che Gonçalo si era rifiutato categoricamente di farsi accompagnare dalla sicurezza e non era assolutamente leggero. Una volta dentro avevo dovuto patire le pene dell'inferno anche per cambiarlo, dato che aveva deciso di mettersi a fare battutine pervertite e stupide. Ora però era finalmente a letto e io pianificavo di andarmene.

Gli stampai un rapido bacio sulle labbra, ma mentre mi rialzavo lui fu più veloce di me e mi afferrò il braccio.

«Kay rimani con me» sussurrò.

«Sai che domattina ti alzerai con me al tuo fianco e ti incazzerai probabilmente, non posso.»

«Per favore, in queste nottate solo non ho chiuso occhio.»

«Gonçalo» pronunciai lieve.

«Ripensavo a te, a noi, e mi sono sentito uno stupido per averti lasciata fuggire solo per il mio orgoglio. Ero anche troppo spaventato dalla storia del bambino, certo che non riuscirei mai a creare qualcosa di buono. Magari avrei tirato su un mostro, non sarei stato all'altezza del compito. Avevo paura potesse diventare come me da grande, anzi sono sicuro tu non l'avresti mai permesso.»

Domani non si ricorderà più nulla di tutto ciò che ha detto.

«Per favore, quella storia è già conclusa non c'è nessun figlio» troncai il discorso.

Mi faceva piacere che si fosse aperto con me sulle sue paure, ma quella storia mi aveva già ferito abbastanza e non volevo assolutamente riesumarla.

Mi tolsi i tacchi e li lasciai vicino al comodino, per poi sdraiarmi accanto a Gonçalo. Lui mi strinse al suo petto ed io affondai la testa nell'incavo del suo collo, beandomi del suo profumo. Le mani di Gonçalo vagavano sulla mia schiena forti e rassicuranti, mentre le sue labbra si poggiavano in punti imprecisati del collo.

Non ne avrei mai avuto abbastanza di lui. Mi chiesi come avevo fatto a negarmi il suo affetto in questi giorni.

«Anche tu mi sei mancato tanto» sussurrai, ma lui sembrò non sentirmi.

Infatti mormorò con voce impastata: «Bambolina, dimmi solo che non devo cercare qualcuna che mi aiuti a provare a dimenticarti.»

Poi mi poggiò un bacio a fior di labbra e si addormentò.

...

Una notifica illuminò lo schermo del mio cellulare e mi fece svegliare.

Il numero era lo stesso che mi aveva inviato la foto Di Katelyn e Gonçalo.

Aprii il messaggio e rimasi a dir poco basita. Diceva: "Ti fai abbindolare in fretta, bambolina" e in allegato c'era una foto di me e Gonçalo, mentre dormivamo.

Mi alzai dal letto spaventata, raccolsi le mie cose e dopo essermi assicurata che le finestre fossero ben chiuse e che Gonçalo sarebbe stato sorvegliato dai suoi uomini, me ne andai.

Dovevo arrivare a capo di quella storia e se era lo scherzo di qualche cretino, gliel'avrei fatta pagare cara.

Martedì 17 luglio

Veronika era letteralmente sparita dal giorno in cui avevo baciato Ryan e poi lei era entrata in casa. Per non farmi uccidere mi ero dovuta nascondere nell'armadio di Sunny fino a quando non fui certa che il pericolo era scampato, ma questo ed altro per aiutarli.

Ivanna era preoccupata, perché non rispondeva nemmeno al cellulare che si era premurata di donarle. Le avevo spiegato un centinaio di volte che era da lui e il risultato era stato che voleva conoscerlo per sapere se era un degno candidato per la sua nipotina.

Sinceramente temevo per la mia incolumità. Veronika mi avrebbe probabilmente staccato la testa non appena l'avessi vista. Avevo baciato il suo Ryan ed ero certa che non le poteva interessare minimamente se l'avevo fatto per riunirli.

Avevo comunque cose più importanti a cui pensare. Ad esempio trovare chi aveva fotografato me e Gonçalo, oppure la nuova missione che mi avevano affidato.

Dopo aver ucciso Andrew Glynne, mi era stato consigliato caldamente di far fuori anche il fratello, che per giunta aveva i suoi stessi comportamenti, perché non creasse problemi. Mi avevano detto che sarebbe stato ad una cena questa sera e non volendo andare sola, avevo deciso di portare Matt dopo aver chiarito e mi avrebbe aiutato. Mi ero agghindata e truccata, ma mentre scendevo le scale chi avevo beccato? Veronika.

Non appena mi aveva vista, aveva fatto una smorfia ed era venuta verso di me.

«Kaylee, pensavo di averti già detto che non avresti dovuto toccare Ryan» disse.

«L'ho fatto per te, avete fatto pace no?»

La vidi annuire, per poi scuotere la testa di nuovo.

Iniziò un discorso sul perché io non dovessi più avvicinarmi a Ryan e su come loro fossero felici, di cui ascoltai a malapena due parole.

Ero in immenso ritardo per la cena.

«Veronika, devo andare adesso. Non mi avvicinerò più» la liquidai.

Poi corsi fuori, ignorando le sue urla, e salii in auto.

...

Entrai nella sala dove si sarebbe svolta la cena e salutai Matthew, che mi avvisò della presenza di Gonçalo e Arleen. Per quanto fossi rimasta scossa, perché si erano presentati insieme, ero lì per altri scopi e dovevo tentare di essere professionale.

Andammo al tavolo che ci avevano assegnato e ci accomodammo, sorte volle che tra i tanti ospiti che c'erano accanto a noi, ci dovesse essere anche la nuova coppietta.

E io che mi ero fidata di Arleen.

In realtà anche io ero leggermente colpevole, in fondo ero alla cena con Matt, ma il nostro era business e nient'altro.

Sorseggiavo sola e annoiata il mio champagne, quando una canzone bloccò ogni mio movimento. La riconobbi alla prima nota: El tango de Roxanne.

Decisi che con o senza accompagnatore sarei andata a ballare. Appoggiai il calice e mi diressi alla pista, intravedendo Gonçalo che si avvicinava a me.

Finsi di non averlo notato e improvvisai un assolo sensuale. Il suo sguardo bruciava sulla mia pelle come lava.

Decisi di divertirmi un po'. Muovevo pochi passi per avvicinarmi a lui e poi mi ritiravo di nuovo rapida e maliziosa, avvolta nel vestito scuro.

Gli unici obiettivi che avevo la prima volta che l'avevo visto erano fare colpo, essere indimenticabile, il fulcro dei suoi pensieri il giorno e dei suoi sogni la notte. In quel momento, invece, non avevo idea di cosa desiderassi.

«Tu vuoi giocare troppo con il fuoco, bambolina.»

«Non ho mai detto il contrario.»

Feci una mezza giravolta e gli diedi le spalle, sperando che si decidesse a fare qualcosa. Il momento non tardò ad arrivare.

Roxanne

Portai le mani dalle cosce a sopra la testa in una carezza.

You don't have to put on that red light

Delle mani, le sue mani si poggiarono sui miei fianchi e un momento dopo mi ritrovai addosso a Gonçalo, petto contro petto.

Le sue labbra passarono dal mio collo, all'orecchio dove si aprirono in un sorriso.

«Non credevo sapessi persino ballare, bambolina.»

«Ci sono tante cose che non sai di me» risposi.

«Lo stesso vale per te» ribatté Gonçalo e un secondo dopo mi ritrovai trascinata in un tango con lui.

Mi lasciai andare per qualche secondo. Gli feci credere di avermi domata, di non essere arrabbiata o gelosa perché era venuto con Arleen e poi mi allontanai dal suo corpo repentinamente.

Passo, passo, passo.                                                                       Alza il braccio sinuosamente, mezzo giro della testa e sorrisino derisorio.

Come previsto Gonçalo si avvicinò a me e tentò di afferrarmi la mano che spostai prontamente sul fianco. Sembrava una corrida, lui era il toro e prendermi era il suo obiettivo, ma si sa che solitamente è il matador a vincere.

«Pensaci bene prima di portarti altre donne con te la prossima volta» dissi sollevando il mento altezzosa.

«Perché? Io e Arleen non ti sembriamo bellissimi insieme?» ghignò lui.

La sua domanda mi fece arrabbiare tanto che finì per distrarmi e mi ritrovai con una gamba attorno al suo bacino, mentre Gonçalo girava su sé stesso. Sembravamo dei veri ballerini. Quando si fermò, mi sganciai e tornammo alla posizione iniziale. I nostri visi erano a pochissimi centimetri di distanza e morivo dalla voglia di prenderlo a schiaffi, per poi baciarlo come se fosse stata l'ultima volta. Decisi che avremo potuto rimandare la nostra discussione di qualche minuto.

Mi abbandonai quindi alla sua guida senza opporre ulteriore resistenza.

Era un continuo scontro di sguardi il nostro. La chimica era innegabile e decine di emozioni mi attanagliavano lo stomaco.

Gonçalo mi schiacciò ancora più contro il suo corpo, per quanto fosse possibile, e sussurrò: «Y yo que te quiero tanto que voy a hacer? Me dejaste, me dejaste. El alma se me fue, se me fue el corazón.» (E io che ti amo tanto, che farò? Mi hai lasciato, mi hai lasciato. L'anima mi ha abbandonato, il cuore mi ha abbandonato.)

Rimasi confusa dalle poche frasi che aveva pronunciato. Erano una specie di dedica?

Avevo bisogno di chiarire con lui, sapere cosa gli passava per la testa.

Mi pensava solo quando era solo?

Non potevo più rimanere tranquilla con la situazione che si era creata. Dopo la sera in cui era ubriaco non c'era stato nemmeno un messaggio, lui probabilmente nemmeno si ricordava che ci fossimo incontrati.

Passare del tempo con lui mi mancava più di quanto volessi ammettere.

Ero fregata.

Sapevo che non saremo mai potuti essere la coppia perfetta, ma non mi importava. Avremo continuato a litigare, a provocarci fino allo sfinimento per poi finire a letto, ma nemmeno questo era importante. Magari ci saremo scocciati l'uno dell'altra e avremo iniziato ad odiarci, ma non dovevo pensare già a quello. Come si dice è meglio vivere di pentimenti che di rimpianti.

«Bambolina, mi stai stritolando» mormorò Gonçalo.

Allentai la presa e mi scusai, giusto un momento prima che la canzone finisse.

«Non so tu, ma io ho proprio voglia di una sigaretta.»

«Sai che non fumo» dissi, sollevando gli occhi al cielo.

«Verrai comunque a farmi compagnia.»

Senza nemmeno darmi il tempo di realizzare ciò che aveva detto, Gonçalo poggiò la mano sulla parte inferiore della mia schiena e si incamminò verso il terrazzo.

Fummo fermati da una voce femminile che chiamò il suo nome. Una ragazza, davvero bellissima, si avvicinò e gli gettò le braccia al collo. Gonçalo ricambiò la stretta anche se titubante, forse per la mia presenza, e sorrise.

«Come stai, tesoro?» gli chiese lei ignorandomi totalmente.

«Stanco, ma sai bene che queste cene sono indispensabili.»

«Mi ricordo quando ero io la tua accompagnatrice» disse con una punta di nostalgia nella voce.

Se non l'avessi uccisa, pretendevo un posto fra i santi.

«Comunque ammettilo che sei qui per me, nonostante ci siamo incontrati solo sabato» sussurrò lei sensuale.

Cosa diamine avevano fatto?

Kaylee, calmati, respira... oh, al diavolo.

«Senta signora, tolga gentilmente le mani dal mio uomo» ordinai con un sorrisino falso.

«Cosa scusa?»

Non ci conoscevamo e mi dava del tu.

Maleducata.

Afferrai il suo polso e lo spostai, sotto lo sguardo divertito di Gonçalo.

Ridi poco che a te ci penso dopo.

«È chiaro adesso?»

«Chiarissimo» ribatté piccata.

Presi Gonçalo a braccetto e feci per allontanarmi, ma prima mi girai verso di lei.

«E se la vedo a meno di dieci metri dal mio fidanzato, giuro che se ne pentirà amaramente. È stato un piacere!»

Quando fui sicura che lei non stesse più guardando, mi allontanai da Gonçalo.

«Io ti ammazzo» mormorai.

«Bambolina...»

Mi appoggiai al parapetto della terrazza e lo incenerii con lo sguardo.

«Bambolina un corno. Chi è quella? Sabato, ti sei portato a letto pure lei?»

«Kaylee, respira. Abbiamo tante cose di cui parlare» disse avvicinandosi.

«Allora inizia pure.»

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