Gonçalo. Fine
Giovedì 19 luglio
Dopo il confronto con Ryan ero distrutto.
Non potevo essere innamorato della mia sorellastra, non potevo aver fatto sesso con lei.
Ero un pezzo di merda, ma non a tal punto.
Mi facevo schifo, non sopportavo l’idea che Kaylee dovesse affrontare anche questo.
Così scelsi la via più facile per me, farmi odiare. Le avrei dato la possibilità di rifarsi una vita, avrebbe potuto trovare un uomo migliore.
Le avevo chiesto di aspettarmi a casa mia, avevo comprato due biglietti per l’Italia per noi due.
Iris si sarebbe occupata del processo, nel mentre io sarei scappato via con lei, avevo già pensato a tutto. I documenti falsi erano pronti, era tutto dentro la mia valigetta.
Ryan però aveva distrutto tutto.
Quando entrai in casa, Kay era distesa sul divano, aveva gli occhi chiusi.
Era di una bellezza disarmante, ma io non potevo averla. Io non potevo stare con mia sorella.
«Kaylee.» La svegliai senza dolcezza.
«Amore, sei tornato.»
Sorrise dolce, il mio cuore perse un battito, mi odiavo ancora di più al pensiero di quello che le avrei fatto.
«Ho deciso di partire, andrò via oggi stesso.»
«Dove andrai?»
«Lontano da qui, ricomincerò da un’altra parte.»
«E io?»
Sorriso beffardo. «E tu cosa? Pensi che me ne fotta qualcosa di quello che farai tu?»
Kay era confusa e non potevo darle torto. «Cos'è successo? Fino ad ieri non la pensavi così!»
«Fino ad ieri non sapevo se mi saresti servita ancora. Adesso che tutto è quasi sistemato non ho più bisogno di te.»
Si sollevò dal divano. «Mi hai solo usata?»
«Che cosa credevi, che mi fossi innamorato di te? Avanti Kaylee, questo è il mondo reale, i cattivi rimangono tali e le donne continuano sempre a farsi fottere.»
«Sei un essere schifoso. Io ho perso la credibilità per te! Ho messo in gioco tutta la mia vita per aiutarti!»
«Hai fatto tutto da sola. Ti ho anche tradita, ma neanche questo ti ha aperto gli occhi.»
Rimasi impassibile davanti al suo dolore, dentro di me urlavo, ma sapevo che era l’unico modo per allontanarla da me.
«Sono stata una stupida. Mi avevano messa in guardia da te, ma non ho dato ascolto a nessuno e sai perché? Perché nei tuoi occhi io vedevo una persona diversa. Quando stavamo insieme, io ero felice, mi bastava starti vicino per sentirmi completa. Evidentemente ancora una volta ho sbagliato. Mio caro Gonçalo Llanos, puoi aggiungermi alla tua lista. Hai distrutto anche me. Con la differenza che io mi riprenderò, riuscirò a stare meglio. Tu invece resterai sempre un gran figlio di puttana!»
Non disse altro, prese la sua roba ed andò via.
Solo quando chiuse la porta, una lacrima bagnò il mio viso.
Era giusto così.
Iniziai a bere come un disperato, mentre il dolore lasciava spazio alla rabbia.
Non sentii neanche il campanello della porta, solo dopo qualche ora mi accorsi della busta sotto la porta.
Il colpo di grazia del mio non fratello.
Quando leggerai questa lettera, io sarò già andato via, sarò lontano da questo posto e dalla merda che lo circonda.
Ci siamo odiati da subito, è stata una cosa a pelle, difficile da spiegare, ma mentre io ne ignoravo il motivo, tu avevi costruito una tela di vendetta intorno a me. Non ne avevi il diritto!
Ero io l’unico che aveva il diritto di odiarti!
Tu hai distrutto la mia vita, la mia felicità. Non sai cosa sia il limite. Non capisci quando è arrivato il momento di fermarti.
Tu credi di essere il centro del mondo.
Non è colpa degli altri sei non hai avuto una famiglia, è solo colpa tua.
Tu distruggi tutto quello che tocchi.
Io e te non siamo fratelli, mio padre era un traditore, ma non si è scopato tua madre. Neanche lui si è abbassato a tanto.
E puoi anche tirare un respiro di sollievo, neanche Kaylee lo è.
Ho contraffatto il test del DNA.
La tua paura di uno scandalo ha fatto sì che tu cadessi nella mia trappola e liberassi Veronika.
Immagino la tua faccia, sarai incredulo, arrabbiato, ma soprattutto ti sentirai sconfitto.
Ed era quello il mio obiettivo.
Volevo che provassi le mie stesse sofferenze. Volevo che provassi la sensazione della terra che cede sotto i tuoi piedi.
Io ho riavuto la mia donna, ma tu?
Tu riavrai mai indietro la tua?
Io credo di no, conoscendoti le avrai già spezzato il cuore.
Perché tu sei così Llanos, tu sai solo calpestare chi ti ama.
Io ricomincerò la mia vita, tu resterai solo.
Con immenso odio Ryan, il tuo mancato fratello.
Era la ventesima volta che rileggevo la lettera.
Seduto sulla spiaggia, le spalle rivolte verso il mare, lo sguardo fisso sul mio Hotel.
Era notte, la luna illuminava la struttura buia.
Tutte le luci erano spente.
Parco dei principi aveva chiuso i battenti.
Era tutto finito.
Il mio Hotel come la mia vita erano arrivati al capolinea.
Le urla strazianti di Kay risuonavano nella mia testa, ampliate dall’affetto del alcool.
Quel paralitico era riuscito nel suo intento, era riuscito a distruggermi.
Non mi resi conto del sole che sorgeva, un mio uomo venne a portarmi via.
Mi ritrovai in quella che era stata la mia stanza per tanti anni, ma nulla mi sembrava più mio.
Chiusi gli occhi, ero stanco, avevo bisogno di riposare prima di compiere l’ultimo passo.
Venerdì 20 luglio
Avevo chiesto ai miei uomini di portarmi Kat.
Era giusto chiudere anche con lei.
La piccola bambina che era cresciuta con me non esisteva più.
L’avevano convinta che avessi fatto del male a suo fratello, che c'entrassi con la sua morte.
Ero io il colpevole di tutto.
Io ero l’assassino.
Emilie era morto a causa mia o meglio era morto per salvare per me.
Il proiettile che aveva colpito lui era destinato a me.
La notte che doveva partire era venuto prima da me, si era stancato della nostra vita, voleva un futuro migliore per sua sorella.
Non riuscì a partire, morì fra le mie braccia.
Quella notte portai via Fiore, non potevo lasciarla andare, non potevo rischiare che uccidessero anche lei, forse sarebbe stato meglio lasciarla al suo destino.
Lì avrebbe trovato il fotografo ad attenderla, lì avrebbe potuto essere felice.
Adesso voleva partire, voleva andarsene, ma non l’avrei fermata.
Le avrei solo dato un motivo per odiarmi per sempre.
La porta si aprì, portarono dentro Kat.
Era spaventata, le facevo paura.
Il suo sguardo, una volta carico d’affetto, non esisteva più.
In quel momento mi resi conto che Vanille non aveva mai capito nulla di me.
Neanche lei era stata capace di amarmi.
Scaricai la mia rabbia su Jona, il principe senza macchia era corso ancora una volta in suo soccorso.
Mi venne da ridere quando si mise a minacciarmi, pensava davvero che mi importasse delle sue parole?
Volevano andare?
Che se ne andassero pure a quel paese, io avevo già perso tutto.
Il mio piano era giunto al termine.
Mi restava un’ultima cosa da fare.
Raggiunsi il mio uomo fidato.
Mi guardò stupito, di certo non si aspettava di vedermi con il viso livido.
«È tutto pronto?»
«Sì signore, i soldi sono stati versati sul conto da lei richiesto, tutte le sue azioni invece sono stata donate alla signorina Kaylee.»
Annuii solamente.
Il grande Gonçalo Llanos se ne sarebbe andato facendo un gran clamore.
Domani su tutti i giornali sarebbe uscita la notizia della mia morte.
«L’aereo è pronto.»
Seguii i miei uomini sul terrazzo del mio Hotel, per l’ultima volta percorsi i corridoi di quello che era stato il mio orgoglio.
Salii sull’elicottero che mi avrebbe portato via.
Non c’era più nulla da fare, era davvero giunta la fine.
Presi il mio cellulare scrissi un messaggio a Kaylee.
"Ho mentito, io ti amo."
Premetti invio, prima di gettare il telefono giù dall’elicottero.
Sabato 21 luglio
Ero finalmente arrivato in Italia.
Per la precisione Milano.
Non sarei rimasto per molto qui, la mia metà definitiva sarebbe stata la Sicilia, ma dovevo prendere degli accordi con dei vecchi amici.
L’hotel che mi ospitava si trovava al centro della città, dalla mia camera potevo ammirare il Duomo.
Niente a che fare con il mio vecchio Hotel, ma avrei dovuto accontentarmi.
Adesso mi chiamavo Matthew Devis in onore dei miei vecchi amici.
Avevo scelto il nome del barman da strapazzo, ed il cognome di Arleen, la rossa del mio club.
Almeno loro adesso stavano insieme, almeno così mi aveva detto Matt.
Era l’unico che sapeva della mia idea.
Gli avevo confidato tutto, anche se nel piano iniziale era coinvolta anche Kaylee.
Chissà come stava la mia bambolina.
Chissà se stava piangendo per la mia morte...
Due tocchi alla porta mi distrassero dai miei pensieri.
Andai ad aprirla, non riuscivo a credere ai miei occhi.
«Sei un fottuto figlia di puttana.»
«Come mi hai trovato?»
«Evans.»
Risi.
«Sapevo che non dovevo fidarmi di lui.»
«Hai finito di spezzarmi il cuore, Llanos.»
«Non sono più quell'uomo.»
Tirai Kay dentro la camera.
Mi avventai sulle sue labbra.
Le ficcai con forza la lingua dentro la bocca. Cazzo era mia e doveva capirlo.
La sollevai dai glutei, la gonna microscopica che indossava le si sollevò sulle cosce, lasciandomi intravedere il tanga di pizzo che indossava sotto.
Si staccò dalle mie labbra.
«Quindi adesso io sarei Valentine Devis? Tua moglie?»
Risi sul suo collo.
«Preferivi essere la signora Llanos?»
«Preferivo che ne parlassi con me invece di scappare.»
«Kay, non sono bravo con le parole e sai bene che sono un coglione.»
«No questa dovevo registrarla! Gonçalo che si dà del coglione da solo!»
«Non giocare, bambina.»
«Per adesso ho solo voglia di averti dentro di me, poi dovrai trovare un modo per farti perdonare.»
Spinsi il mio pene sulla sua intimità.
«Mi piacciono i tuoi programmi.»
Bloccai la sua testa tenendola ferma per il collo, leccai ogni singolo centimetro della sua pelle.
Amavo il suo sapore.
Amavo soprattutto le sue gambe sulle mie spalle, mentre la mia bocca si nutriva di lei.
Non potevo aspettare oltre, stavo impazzendo dalla voglia di lei.
Sbottonai i pantaloni, giusto il tempo di tirarli giù, ed entrai in lei.
Restammo entrambi sorpresi per l’effetto del colpo.
Cazzo era meraviglioso stare dentro di lei.
Il suo corpo mi reclamava, mi risucchiava come se fossi linfa vitale.
Pochi colpi forti e decidi bastavano ad entrambi per perderci nel piacere.
Passammo il resto della giornata così, a fare l’amore come disse lei, a scopare come preferii puntualizzare io.
A cena mi convinse ad uscire dall’hotel.
Camminavamo come due fidanzati, mano nella mano, in una città ad entrambi sconosciuta.
Milano ci avvolgeva con il suo fascino, e noi sembravamo due comuni turisti.
«Devi comprarmi un anello.»
«Cosa?»
Mi affogai con la mia stessa saliva, ma da dove le venivano certe idee.
«Respira! Se dobbiamo fingere di essere sposati lo dobbiamo fare per bene.»
Presi aria.
«Hai ragione bambolina, ma prima devi raccontarmi come sei arrivata fin qui.»
«Ryan mi ha scritto una lettera, dove mi spiegava... RYAN?»
«Si ho capito Ryan, ma perché ti sei fermata?»
«Perché è qui, con Veronika.»
Credevo scherzassi, ma dalla sua faccia capii che non era così, guardai nella sua stessa direzione.
Non potevo crederci, era lì, con la sua sedia a rotelle e quella buona donna, che lo spingeva da dietro.
Fu come se la città si fosse fermata.
Anche loro si accorsero di noi.
Quattro persone che si fissavano.
Che cazzo di scherzo del destino era questo?
«Gonçalo, dobbiamo andare, non possiamo rischiare di essere scoperti.»
Guardai Kay, aveva fottutamente ragione, ma era dura non andare lì ed ucciderlo.
Ryan e Veronika vennero verso di noi.
«Ha istinti suicidi il tuo amico?»
«Non mi stupisco più di nulla ormai.»
«Sapevo che neanche da morto saresti stato al tuo posto» esordì Ryan. «Avevamo appena finito di festeggiare la tua brutta fine. Saltato in aria insieme al tuo yacht. Un’uscita di scena nel tuo stile. Non potevi semplicemente spararti come un comune mortale.»
Si prendeva addirittura gioco di me.
Kaylee strinse la mia mano.
«Ci vuole stile anche nel morire. Non è una cosa che possono permettersi tutti.»
«Devo dartene atto.» Indicó me e Kay, «Vedo che alla fine siete tornati insieme.»
Annuii soddisfatto.
«Stranamente devo dire che è merito tuo. Inconsapevolmente ci hai dato l’opportunità di vivere un’altra vita.»
«Non ti perdonerò mai, ma non voglio più pensare a te. Voglio vivere la mia vita insieme alla donna che amo.»
Veronika strinse la sua spalla.
Contento lui.
«Tra noi non esisterà mai un senza rancore.»
«L’importante è solo non vederci mai più.»
«Concordo.»
«Gonçalo, puoi lasciarmi un attimo a parlare con loro?»
Guardai Kay, aveva bisogno di un confronto con loro, ed io non riuscivo più a stare davanti a lui senza riuscire a non picchiarlo.
«Ti aspetto in camera.»
Non aspettai la sua risposta, andai via da lì.
Avrei prenotato due biglietti per la mattina successiva, era arrivato davvero il momento di ricominciare a vivere.
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