19. Christmas vibes

[ 15 Dicembre 2017, New York ]


Dopo lo show aveva un po' rallentato il ritmo. Quanto bastava, almeno, a tirare un po' il fiato. Non era facile vivere con lei, soprattutto quando centellinava il tempo che aveva a disposizione. Per quanto poteva essere ricca, era povera di tempo e il tempo, ultimamente, era tutto ciò che desiderava.

Nelle ultime due settimane i paparazzi continuavano ad assediarli, li seguivano ovunque sperando di poter cogliere qualche atteggiamento compromettente oppure poco affettuoso fra loro, in modo da ricamarci sopra chissà che storia.

Era estenuante, a volte, doversi nascondere dalla propria vita.

Anche durante quella breve passeggiata fatta con Mja, Malena e Meredith aveva notato come la gente le seguisse, rubando scatti qua e là nonostante la presenza di Harrison e Michael.

Per tutto il tempo, però, sembrava quasi assente, pensierosa. Guardava spesso il cellulare, si perdeva a scrivere messaggi e, di tanto in tanto, Mja l'aveva pescata a sorridere mentre guardava lo schermo.

Alexa era innamorata come non mai, dallo Show le cose fra lei e Alexander erano cambiate e in positivo. C'era come un'energia nuova tra loro, bastava guardarli per capirlo.

Meredith aveva dovuto salutarle prima del tempo, per cui erano rimaste loro tre da sole. Il pomeriggio era scivolato via fra chiacchiere e risate e, una volta tanto, il suo cervello sembrava staccare dalla solita routine, rilassandosi finalmente.

Dopo il pomeriggio insieme, erano finalmente rincasate. Alexa si era fermata a posare alcune buste nel proprio appartamento, raggiungendo velocemente le altre.

Erano tutte di buon umore, quello contagioso che ti strappava un sorriso anche se non ne avevi voglia. Di quelli che le faceva dimenticare anche i dettagli che potevano innescare un litigio furioso con il mondo.

Era così di buon umore che, non appena aveva inquadrato Alex, lo aveva raggiunto battendolo sul tempo. Lo aveva abbracciato da dietro, cingendogli le spalle con le proprie braccia e riempiendolo di baci delicati e leggeri. Una piccola gioia prima di abbandonarlo perché il richiamo del divano era più forte che mai.

Si era piazzata alla sinistra di Mja ed aveva recuperato una coperta per dispiegarla sulle gambe. Oramai Mja la conosceva benissimo, le entrava in casa cacciando via Thomas, mettersi comoda sul divano non era poi così sconvolgente per gli standard applicati da Alexa.

Con le cuffie Bluetooth per evitare di infastidire gli uomini al lavoro, avevano deciso che film vedere.

50 Sfumature di Grigio.

Era partito tutto da un discorso del pomeriggio, su quanto potesse risultare inaffidabile quel film e su come ci avrebbero riso sopra tutte, se solo lo avessero visto. Decidere quindi di vederlo era diventata un'opzione del tutto naturale una volta in ascensore, a un battito di ciglia da un comodo divano e settanta pollici di tv.

«Non sto capendo molto bene.» Aveva detto Malena, volgendo di poco la testa verso la destra.

«No, aspetta.» Pure Mja aveva inclinato la testa verso la destra.

Alexa non aveva staccato lo sguardo dal televisore ma aveva inclinato anche lei la testa verso destra. «Allora.» Stava un po' gesticolando «Se ti metti così, poi lui si mette di lato...» Pausa. «No, sono confusa anche io.»

«E se lo sei tu, bebecita.» Aveva detto Malena, trattenendo una risata.

«Ah? Come scusa?» Alexa si era distratta «In che senso?»

«Beh, tesoro. Stai con Alex.»

«Mh.» Riflettendoci molto poco convinta, tanto che l'attenzione era subito tornata allo schermo.

Tutte e tre in silenzio, non si capacitavano di come certe cose stessero accadendo. Ciò che a loro sfuggiva era un po' la dinamica generale degli eventi.

«Ma come diavolo...?» Malena dava voce alla sua confusione interiore.

«Così. Capito?!» Mja pareva compiaciuta.

«Eh, complimenti.» Alexa era sempre molto schietta in ciò che diceva.

Intanto Mja aveva fatto partire il sequel di 50 sfumature e loro si stavano già concentrando sulle prossime scene. 

Pochi minuti e Malena era già esagitata. «OH MADDAI! A NOI COL CAVOLO!!!»

Ci era mancato poco che ad Alexa venisse un infarto immediato e, per quello, l'aveva fulminata con gli occhi, tornando in contemplazione di Christian Grey.

La gomitata di Mja era coincisa con la messa in pausa del film.

«Perché hai messo pausa? Mi stavo appassionando!» Verso Mja, indicando lo schermo.

Mja, invece, aveva indicato alla sua sinistra in modo che lei si rendesse conto che erano tutti e tre dietro il divano che le guardavano.

«Non stavate lavorando?» Retorica. «Ecco, andate!»

«Sciò, andate via, questa è una serata tra donne.» Malena si era sfilata un cuscino da dietro la schiena per lanciarlo contro Alexander.

Lui, in tutta risposta, lo aveva preso al volo. «Tre donne e un uomo.» Aveva fissato poi Alexa. «Questa cosa è interessante.»

Lei aveva inarcato il sopracciglio. «Hamilton attento a quello che dici, qualsiasi cosa dirai potrà essere usata contro di te.» Lo stava pungolando, ma in maniera bonaria.

Mja si era guardata con Thomas e avevano fatto ripartire il film, staccando le cuffie.

Nel momento in cui Alexander si era seduto e facendo in modo che lei lo raggiungesse sull'altro divano, passandole un braccio intorno alle spalle, lei si era immediatamente rilassata, estraniandosi ancora una volta dal mondo esterno, seguendo solo il flusso dei propri pensieri che vedevano protagonista indiscusso il suo compagno.

Era stata lei, però, a scorgere i primi sintomi di stanchezza in Mja e a proporre di tornare ognuno a casa propria, non prima di aver aiutato a sistemare. E, soprattutto, non prima di averla salutata come si deve, ossia con un abbraccio stritolante dei loro - come se poi non si sarebbero più viste per anni.

Anche Alexander aveva abbracciato la sorella. «Lascia perdere Grey stanotte, altrimenti ce lo fai nascere con gusti strani.»

Mja aveva riso, per poi guardarlo con aria soddisfatta. «Ma a me Grey non serve, Alex.»

«Ah. Sei già strana di tuo? Non ti ci facevo.»

«Imbecille.» Gli aveva dato una spintarella bonaria. «Magari hai imparato qualcosa di nuovo dal film.»

«Da chi? Da Christian?» Aveva fatto una smorfia. «Mi allaccia le scarpe.»

«Sì, ti piacerebbe.»

Alexa lo aveva superato, aspettandolo sul pianerottolo. Gli aveva posato una mano sul braccio. «Non si smette mai di imparare, Alex.» Con un tono di pura nonchalance, la solita che usava ogni volta che sganciava una bomba delle sue.

«Ecco. Cinque minuti di vergogna Hamilton.» Mja provocava un po' Alex, mentre Thomas aveva la faccia di chi stava per scoppiare a ridere. «Stanotte in bianco, per punizione.» Mja aveva rincarato la dose.

Alex aveva fissato la compagna, prima di guardare Thomas e frenare sul nascere qualunque battuta. «Me la dimezzo da solo la stirpe stavolta, tranquillo.» Arreso, mentre seguiva Alexa verso il loro appartamento.

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«Non si smette mai di imparare.»

La voce di Alex aveva raggiunto e carezzato l'udito di Alexa mentre lei, oramai spogliata del cappotto, si stava sfilando gli stivaletti e sganciando la cintura che fermava in vita il suo vestito.

«Cosa ci sarebbe di male in tutto ciò?» Morbida nel tono, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi.

Alexander si era sfilato il cappotto e la giacca, allentando il nodo della cravatta e fissandola senza dire nulla. 

Alexa, invece, si era diretta in cucina. Era un po' stanca, la giornata era stata densa di emozioni e avevano girato in lungo e largo per i regali di Natale. Voleva prendere qualcosa di caldo prima di dormire, per cui si muoveva per la cucina disponendo sul bancone immacolato una tazza e un filtro di una tisana. 

«Prendi qualcosa di caldo prima di dormire?»

Non si era accorta della presenza di Alexander alle sue spalle, aveva sentito solo le sue mani ai suoi fianchi e le labbra che si posavano fra i suoi capelli in maniera morbida.

«Posso scegliere?» Lo aveva chiesto con voce bassa, estremamente suadente.

Lei aveva deglutito piano, annuendo. A quel punto Alexander aveva fatto in modo che lei si voltasse verso l'isola della cucina, restando con le spalle contro il proprio petto.

«Piegati.» Lo aveva detto con una potenza tale in quel tono basso e graffiato da farle tremare le gambe. Ad incoraggiarla era stata la mano che era risalita verso il centro delle sue spalle, spingendola con una delicatezza pressante. I palmi delle mani avevano aderito al marmo scuro, mentre le mani di Alexander scostavano i capelli biondi scoprendo la nuca e la zip nascosta dell'abito. Aveva posato un bacio contro la nuca femminile, agganciando quella zip e trascinandola verso il basso. Al contempo, però, disseminava piccoli tocchi di labbra lungo la linea della colonna vertebrale femminile.

Arrivato alla fine della zip le mani erano scivolate sulla pelle scoperta arrivando alle spalle. Lì aveva attirato la stoffa lungo le braccia, per sfilarle l'abito con una lentezza estenuante. Nel farlo, lei aveva tentato di girarsi e la mano di Alexander era tornata al centro delle spalle femminile, imponendole quella posizione.

«Se ti muovi, mi fermo.» Lei lo sapeva, sapeva benissimo che lui si sarebbe fermato davvero.

«Okay...» La voce era densa di quelle emozioni che iniziavano ad aggrovigliarsi al centro esatto dello stomaco.

La stoffa dell'abito era calata abbandonando completamente il suo corpo. C'era stato un silenzio denso, lui si era anche staccato un po' dal suo corpo.

Aveva avvertito quello che le sembrava un fruscio di stoffa e aveva rialzato la testa, tentata di girarsi.

«Chiudi gli occhi.»

«Ma perché.»

«Fallo.» 

Era tornato a farsi sentire sulla pelle nuda della schiena e, insieme a quei baci, era arrivata la stoffa della sua cravatta, esattamente calata contro i suoi occhi. Un nodo fermo ma non stritolante aveva privato Alexa della vista e, al contempo, le aveva acceso tutte le altre sensazioni come se fosse scoppiato un incendio dentro di sé.

Alexander aveva ripreso a baciarle la linea delle spalle, scendendo verso il reggiseno. Lei aveva sentito uno strappo improvviso e la presa della stoffa contro la sua pelle si era allentata, sparendo. Lui, poi, aveva infilato le mani fra l'elastico dei collant e la pelle, portandosi dietro anche il pizzo del tanga che avvolgeva la sua intimità.

Era tutto così lento da essere estenuante e, al contempo, era come una scossa continua. Si sentiva distintamente nuda sotto di lui, con le sue mani che facevano chilometri sulla sua pelle fin troppo sensibile e ricettiva al suo tocco.

«Ferma. Aspettami.» Le aveva lasciato l'ennesimo bacio, allontanandosi da lei e lasciandola sola col compito di restare ferma.

E lei ci provava, ma sul serio. Peccato che, in realtà, tremava impercettibilmente. Tremava così tanto da sentirsi sconquassata da testa a piedi.

Non avrebbe saputo dire quanto tempo era passato prima che le sue mani erano tornate a toccarla. Stavolta ai polsi, guidandola in posizione eretta. Aveva sentito della stoffa tiepida contro i propri polsi avvolgersi in alcuni giri, creando una specie di manette. Aveva seguito ogni singolo movimento imposto da lui, ritrovandosi nuovamente china su quel ripiano, le braccia fissate in modo che veramente non potesse muoversi. 

Sentiva i suoi movimenti dietro di sé, un portello che si apriva e poi richiudeva. Il tintinnio di qualcosa contro il vetro di un bicchiere.

«Alex...»

La mano di lui si era posata contro il suo ventre e lo aveva sentito scivolare dietro di lei, come se si stesse accovacciando proprio alle sue spalle.

«Ti prego.» Voleva capire. Voleva sentirlo. Voleva tante di quelle cose in questo momento.

«Com'è che hai detto, amore mio grande?» La punta del naso era scivolata contro l'interno coscia della compagna. «Non si smette mai di imparare.»

Nel momento stesso in cui aveva sentito la lingua di Alexander contro le pieghe del suo sesso, un brivido potente si era impossessato di lei. Aveva strattonato quella stoffa che aveva ai polsi, quasi ci si stesse aggrappando.

«'Dio, Alex.»

Lui aveva sbuffato una risata contro la sua pelle calda ed eccitata, carezzandola ancora una volta. Non era mai accennato quando lo faceva, era sempre vorace. Lui la baciava sempre così, non importava dove la baciasse, per lui contava il come. E lei doveva tremare sotto quei baci, morire con la consapevolezza che lui se la stava mangiando, la stava consumando.

Si era staccato da lei virando verso la natica sinistra e lì aveva morso appena la curva piena e soda, in un moto di pura eccitazione. Il gemito che ne era scaturito era, per Alexander, la cosa più erotica che avesse mai sentito al mondo.

«Stai imparando, sì?» Si era rialzato lui, lasciandole intuire che fosse abbastanza nudo a sua volta. La sfiorava continuamente: col bacino, con le mani, con la bocca.

«C-cosa?» Non capiva più nulla, lei.

Aveva avvertito di nuovo quel tintinnio, quello che sembrava un leggero risucchio quanto di più simile a uno schiocco morbido e poi aveva sentito un freddo umido contro il suo ventre piatto. Ghiaccio. Stava facendo scivolare un cubetto di ghiaccio contro la sua pelle, virando verso la sua intimità. Descriveva pigri ghirigori sulla sua pelle, causandole brividi e spasmi di piacere.

Non aveva ancora risposto, ma la mano era ridiscesa verso il centro esatto delle sue gambe. Era fuoco e ghiaccio in contemporanea, tremava e sentiva quasi venir meno la forza nelle gambe. Stava disegnando dei cerchi in prossimità del suo piercing, procurandole più piacere possibile.

«A perderti e ad urlare il mio nome.» Nel momento in cui lui le aveva concesso quella risposta, l'aveva penetrata con un dito, portandosi dietro quello che del piccolo cubetto di ghiaccio era rimasto.

Le si era strozzato un gemito in gola mentre chinava il capo in avanti. La mano libera di Alexander si era posata al suo collo, possessiva in quel movimento che guidava il capo altrui verso la sinistra, lì dove si erano potuti incontrare in un bacio scomposto ed irruento.

Aveva la bocca fredda, ghiacciata, e sapeva terribilmente di lei, del suo piacere. Solo in quel momento aveva capito lo schiocco a cosa era dovuto: aveva preparato per lei quel cubetto di ghiaccio.

La sua erezione era lì, contro la curva delle sue natiche, tesa fino allo spasimo. «Dimmelo.» La mano era risalita lungo il ventre, stringendo il seno destro. «Dillo che mi ami.» Aveva la voce graffiata da un'eccitazione che rasentava il brutale.

Lei aveva sorriso contro la sua bocca, attirando le sue labbra fra gli incisivi. «Sì, Alex. Tu hai bisogno di me.» 

Lui aveva sbuffato male, ma era evidente che stava perdendo quel controllo che finora aveva mantenuto. Non ce la faceva più e, per questo, l'aveva penetrata in un solo colpo.

Una singola stoccata, una sola.
Con le mani che stringevano convulse i suoi fianchi, il petto contro la schiena di lei che si era inarcata sotto l'invadenza di quella fusione.
Sempre brutale al punto giusto, sempre squisitamente irruenta. Sempre loro. 

Aveva reclinato la testa all'indietro mentre lui aveva trasformato un bacio posato contro la linea della sua spalla sinistra, in un morso carico di eccitazione.

Si era voltata verso di lui, cercando un contatto con lui e con la sua bocca che non era tardato ad arrivare. «E per questo ti amo, amore mio.»

Perché lui aveva bisogno di lei. E lei aveva bisogno che lui avesse bisogno così tanto di lei da renderla irrinunciabile. 

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