17. Io voglio saperlo.

[ 29 Novembre 2017, New York ]


Il tempo a New York prometteva neve da qualche giorno. Era come se ci fosse ancora troppo caldo per poter nevicare nel modo giusto e anche se fioccava, era neve mista a pioggia, i fiocchi si scioglievano ancor prima di posarsi al suolo.

Erano passati un po' di giorni dalla famigerata cena con i genitori di Alex e non aveva avuto sentore di alcuna disgrazia in avvicinamento.

Lui non le aveva riferito impressioni strane ma, al contrario, Liz si era presentata qualche giorno dopo a casa loro e aveva riempito il freezer di piatti cucinati in casa e pronti, bastava solo riscaldarli a dovere. Aveva anche preso davvero appuntamento alla Zarina e Alexa si era tenuta appositamente libera per farle fare un giro e passare un po' di tempo per lei. Si era concessa l'opportunità di conoscere meglio la madre dell'uomo che amava.

Perché che amasse Alexander non c'erano dubbi di sorta e non serviva un anello a certificarlo. Né cambi di cognome o cessione di quote d'azienda che potessero esplicarlo meglio. Si era anche fatta conoscere da Liz per ciò che realmente era, forse fragile in alcuni punti, molto forte in altri. Una persona, però, che si era completamente creata da sola la propria fortuna e su questo nessuno poteva dire alcunché.

C'era, però, un tarlo che non riusciva a levarsi dalla testa: Kelly.

Aveva googlato e cercato un po' informazioni su ciò che era stato il matrimonio precedente di Alexander. Aveva cercato di ogni, ma veramente ogni singola cosa potesse aiutarla a capire.

Non aveva trovato granché, c'era da dirlo. Qualche trafiletto che parlava della famiglia Hamilton e di come Alexander fosse l'unico sposato. Nemmeno le foto degli eventi pubblici erano con lei.

Era come se di Kelly non ci fosse traccia alcuna da nessuna parte, come se fosse stata cancellata dalla faccia del pianeta e sopravvivesse solo per dare vita ai suoi peggiori incubi e paure.

Era riuscita a rientrare a tempo per la cena, una volta tanto. Lo Show si avvicinava, mancavano qualcosa come trentasei ore all'evento e lei non poteva essere più nervosa di come lo era in quel preciso istante.

Per questo e per il fatto che fosse più intrattabile del solito, Lara l'aveva spedita a casa, obbligando Harrison a scortarla fino all'uscio della sua abitazione. 

Aveva assunto Harrison sotto insistenza proprio di Alexander e su consulenza di Michael. Al pari di Richmond, Harrison era un ex militare passato al privato. Era stato nei reparti speciali dell'esercito per poi congedarsi per una vita più tranquilla. Peccato che poi si era fatto assumere da Alexa e forse era passato dalla padella alla brace.

Stava rigirando della pasta nel piatto, i denti della forchetta non scendevano in profondità e non acchiappavano alcunché. Era come se fosse presente lì a tavola col compagno solo fisicamente, il cervello era altrove.

«Lexi.»

Aveva alzato la testa, incontrando lo sguardo di Alexander. «Mh? Dimmi.»

«Ti stavo parlando, sei caduta in un mutismo assoluto da dieci minuti.» La osservava, silente. Poi aveva deciso di allungare la mano e carezzare quella della compagna. «Che c'è? Parlami.»

Lei aveva espirato pesantemente, guardando le loro mani così vicine. Aveva poi alzato lo sguardo su di lui. «Perché hai divorziato?»

La domanda aveva come freezato Alexander, non riusciva a capirne il perché. «Cosa c'entra questo ora?»

«Perché non rispondi?»

«Perché è una storia passata, Lexi. Non c'è alcun bisogno di parlarne. Stiamo insieme. Viviamo insieme. Che senso avrebbe?»

«Il senso di raccontarmi che cosa è successo, tipo.»

«Lexi.»

«Alexander.» Quando si impuntava, usava sempre il suo nome completo e non "Ale" come solo lei era abituato a chiamarlo. «Voglio sapere. È come se mi mancasse un pezzo importante della tua vita.»

«Che non conta, però. È quello il punto.»

«Ma perché non ne parli allora se non conta?» Non capiva.

«Io non ti chiedo di William.» Le aveva fatto presente lui.

Lei si era raddrizzata con le spalle, fissandolo un po' più ostile. «E cosa vorresti sapere, sentiamo.»

«Niente, è questo il punto. Io di quello lì non voglio sapere niente. Mi importa che ti stia e ci stia lontano.»

«A me no.» Come scusa. «Io voglio sapere. E tu non mi rispondi.»

Alexander si era pulito le labbra per poi alzarsi ed iniziare a sparecchiare il tavolo, ignorandola completamente.

Lei era rimasta di sasso, fissandolo come se non riuscisse a credere ai suoi occhi. Aveva preso il bicchiere con ancora del pinot grigio dentro e lo aveva finito in un sorso solo. Coraggio liquido, tipo.

Si era poi alzata, seguendolo in cucina e trovandolo alle prese con faccende che avrebbero potuto essere svolte in un altro momento. Le faceva ora per sfuggirle e lei lo capiva eccome.

«Lo stai facendo di nuovo.»

«Che cosa, di grazia?» Aveva chiesto lui, fermandosi.

«Tagliarmi fuori!»

«Non parlarti di una cosa passata e superata sarebbe tagliarti fuori?»

«Sì! Perché io ti chiedo e tu non rispondi. E non è la prima volta che lo fai.» Lo aveva indicato col bicchiere oramai vuoto.

Lui, di contro, glielo aveva sfilato di mano. «Ma smettila. E nemmeno hai mangiato.» Indicando il bicchiere.

«Sono russa. Reggo bene.»

«Non è una giustificazione.»

«Nemmeno le tue sulla tua ex moglie eppure dovrei farmele andare bene.» Alexa quando ci si metteva era una pressa inimmaginabile. Non si fermava davanti a niente e nessuno.

«Lexi, smettila. È una storia chiusa. Io non la vedo né la sento più.» L'aveva fissata. «È fuori dalle nostre vite e tu devi pensare a quello che siamo noi. Solo questo deve importare.»

Lei lo aveva fissato, l'espressione corrucciata e palesemente infastidita. «Ti odio.»

«No, non è vero.»

«Sì, invece.»

Lui aveva angolato mezzo sorriso e si era avvicinato a lei, ingabbiandola fra il ripiano della cucina e il suo corpo. «Devi smetterla, Lexi, di cercare cose che potrebbero allontanarci. Devi smetterla di pensare che il peggio sta per arrivare. E ti devi fidare di quello che siamo.» Le aveva baciato il naso, la guancia e, infine, le labbra. «Okay?»

Lei non aveva parlato, si vedeva che non era convinta. Però si era un po' liberata da quella gabbia e si stava muovendo per attraversare il salone.

«Dove stai andando ora?»

«A farmi una doccia.» Una pausa. «Non voglio litigare.» Era il suo modo di prendersi tempo ed elaborare l'armistizio temporaneo.

Perché, sicuramente, non era finita così la questione.

-------

Era schifosamente presto e non aveva dormito nemmeno un poco.

Da quando c'erano stati quei cambiamenti nella loro vita ed erano andate ad abitare a un misero pianerottolo di distanza, il rapporto fra Mja ed Alexa era mutato di colpo. Erano diventate più unite, il rapporto era maturato e si era fatto più solido.

Alexa viveva un periodo di stress continuo e la pressione era a tremila, Mja stava per diventare madre ed aveva le sue preoccupazioni ad attanagliarla. Le crisi, quindi, erano all'ordine del giorno.

Quando avvenivano, il più delle volte accadeva la stessa dinamica: la porta di uno dei due duplex si apriva di botto, una bionda arrivava a passo di Erinni e buttava fuori dal letto il compagno dell'altra, richiudendo la porta della camera da letto a chiave, escludendo il mondo.

Questa mattina era toccato ad Alexa entrare nell'appartamento altrui usando le chiavi che si erano scambiate in caso di emergenza – ed assolutamente questa era un'emergenza.

In pigiama, aveva buttato fuori dal letto Thomas ed aveva chiuso la porta con un invito poco gentile a chiedere ad Alexander perché lui fosse stato buttato fuori dal letto prima del dovuto.

Indubbiamente c'era una pazienza sconfinata che accompagnava questi momenti e sicuro non ce la mettevano Mja ed Alexa.

Aveva portato le ciambelle però. Calde, appena sfornate. Le aveva piazzate sul letto fra lei e Mja, sistemandosi i cuscini dietro la schiena mentre guardavano il tg delle sette con scarsissimo interesse.

Alexa stava mangiando una ciambella ricoperta di zucchero a velo e non avrebbe dovuto assolutamente farlo. In vista della sfilata probabilmente avrebbe dovuto assumere solo liquidi e nessun carboidrato ma era inferocita col mondo e quindi aveva fame.

«Dove le hai comprate? Sono così armoniose...» Mja si era distratta, adocchiando la perfezione della composizione delle ciambelle nella scatola.

«Nella caffetteria qui all'angolo. Ha pure i bagel. Sono buonissimi.»

Mja l'aveva fissata. «Ma tu puoi mangiare tutti questi carboidrati a ventiquattr'ore dalla sfilata?»

«No.»

«Ah.» Silenzio. «Alexa che succede?»

«Sono nervosa. E sono pure incazzata.»

«A vedere come hai morso quella ciambella, non fatico a crederci.»

«Eh già.» Aveva allungato meglio le gambe sotto le coperte ancora tiepide. «Tuo fratello è uno stronzo.»

«Ma guarda che è tuo marito.»

«Compagno!» Aveva alzato la mancina – sempre sprovvista di anello e fede – come ad indicare l'ovvietà.

«Seh. Per ora.»

«Voi Hamilton avete le battute in serie?» Era scioccata, Mja invece se la stava ridendo e a momenti si strozzava con lo zucchero a velo. «Ecco, ora mi muore.» Le aveva battuto piano fra le scapole.

Mja aveva ripreso fiato. «Sei scema.»

«Io.»

«Beh, amore mio, hai cacciato dal letto mio marito...»

«Compagno!» Aveva di nuovo precisato. «Non siete ancora sposati nemmeno voi. Puoi pure lasciarlo perché boh, non ha le doppie punte.»

«Come fai a sapere che Thomas non ha le doppie punte?»

«Ti prego. Parliamo di Thomas – Sono nato perfetto, veneratemi – Anderson. Ovviamente non ha le doppie punte.»

Mja aveva avuto l'accortezza di non riprendere a mangiare perché altrimenti si sarebbe strozzata nuovamente. «Acidona del mio cuore.» Le aveva carezzato la mano. «Che ti ha fatto tuo mar-» Si era fermata per via dell'occhiata truce di Alexa. «Mio fratello.»

«Ecco.» Una pausa. «Kelly.»

Mja aveva fatto convergere le sopracciglia verso il centro, corrugando la fronte. «Non ho capito.»

«Manco io se è per questo!» Aveva fatto spallucce. «E secondo te mi racconta? Me lo spiega? No! "Dovresti fidarti di quello che siamo, Lexi".» Aveva fatto la voce più baritonale per imitare Alexander. «Mah, sto scemo.» Aveva borbottato infine.

«Non ho capito cosa ha fatto Kelly.»

«Tipo esiste?!» Retorica. «Non so niente, Mja. Non me ne parla. Ho chiesto, ho pure cercato su internet. Non c'è niente. N I E N T E. Sparita dalla faccia della terra. E io non so perché si sono sposati, perché hanno divorziato. Non so niente!» Allarga le braccia, dando un ultimo morso alla sua ciambella – ultimo perché con quello la ciambella era bella che finita.

Mja aveva inspirato pesantemente, massaggiandosi piano la pancia. «E lei ti ingelosisce.» Alexa aveva annuito. «Oltre che innervosisce, è evidente.» Non ci voleva un genio per capirlo. «Alexa...» Aveva scosso la testa. «Kelly non era una buona moglie per lui. Lo ha ferito enormemente e lo ha reso una bestia rara.» Una pausa. «In quel periodo io non ero propriamente in me. So solo che Thomas ha curato la causa e ha fatto in modo che tutto passasse sotto silenzio, così che Alex ne uscisse il più pulito possibile.» Aveva sorriso appena. «Thomas è bravo nel suo lavoro.» Aveva aggiunto bonaria.

Alexa l'aveva solo fissata, distendendosi completamente sul letto e posando le mani contro il ventre estremamente piatto. Fissava il soffitto.

«Non era felice, Alexa.» Una pausa. «Lei lo ha tradito. Su così tanti livelli che non pensavo, onestamente, che lui potesse mai riprendersi. Non credevo sinceramente nemmeno che potesse funzionare con Ashley.» Aveva sollevato le spalle, fissandola poi con più dolcezza. «Non devi proprio preoccuparti che lui torni con lei. O che lui non ti scelga. O tenga nascosta. O ti faccia sentire umiliata. Oppure ancora che ti tradisca e ti faccia sentire non meritevole di amore. Che ti faccia perdere tutto per poi svilirti in ogni modo possibile.»

Mja, al solito, aveva centrato in pieno le paure di Alexa. Ogni singola cosa che aveva vissuto nella sua precedente relazione e che la rendevano, in sostanza, una granata pronta ad esplodere al minimo sbalzo di pressione.

«E se...»

«Non esiste. Levatelo dalla testa.»

«Però potrebbe.»

«Non per Alex. Darebbe la vita per te. Non dubitare di lui, di voi. Ricordi cosa mi dicevi?»

Alexa aveva tirato su col naso, voltandosi a guardarla. A quel punto Mja aveva continuato. «Quando Thomas era lontano. Quando temevo ci fosse qualcosa che non andava. Quando pensavo di essere un dovere, o che lui sarebbe tornato con lei.»

«Per favore, la fantascienza proprio.» Aveva mormorato.

«Ecco. Sei una donna incredibile, Alexa. Sei capace di donare forza ed essere una roccia. Poi quando si tratta di Alex, diventi fragile. Com'è giusto che sia. Ma non lasciare che questo vi distrugga. Okay?» Le aveva accarezzato il viso, poi i capelli biondi sparsi sul cuscino.

Alexa era rimasta in silenzio. «Sì, però non torno di là.» Cocciutamente.

«Va bene. Ci guardiamo il tg insieme. Poi mi accompagni in bagno, visto che hai cacciato di casa mio marito.»

«Ancora!?»

«Sempre, Evans. Sempre!» Con una soddisfazione sconfinata. «Toh, guarda. Nevica.» Aveva sorriso all'amica. «Sai che vuol dire?»

Alexa l'aveva guardata. «È tempo di tirar fuori la tua livella e metro migliori, Hamilton. Si fa l'albero di Natale!»

Avevano riso entrambe e finalmente, dopo la tempesta, era arrivata un po' di calma.

Chissà per quanto sarebbe durata, però. 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top