13. Tu non puoi capire cosa provo dentro. - POV Alexander.
[ 12 Agosto 2017, East Hampton ]
C'era una strana tensione nell'aria.
Alexander la sentiva tutta appiccicarsi addosso come una specie di seconda pelle non richiesta. Era tardi, le ragazze già dormivano – e per ragazze intendeva esattamente Mja e Malena.
Era in compagnia degli altri, si erano ritrovati al patio panoramico, quello da cui si godeva una magnifica vista sull'oceano. Un gazebo ampio donava riparo durante le ore più calde ed ospitava al suo centro un tavolo lungo con delle sedie, tutte in legno chiaro in pieno stile Amalfi, ovviamente tutto lussuosissimo.
Non c'erano manco i tovaglioli economici in casa Hamilton e, questo, lui lo sapeva benissimo.
A quel tavolo oltre a lui c'erano Thomas, Samuel e Garrett. Michael era a riposare e Daniel invece ancora non si era visto.
Samuel, per la precisione, si era appena seduto. «Dov'è il mio gemello?» aveva chiesto agli altri intenti a bere della birra ghiacciata e a stuzzicare con patatine e pistacchi.
«Credo sia con Mer.» aveva risposto Thomas.
«Chissà che cazzo combinano quei due. Sono inquietanti.» aveva accolto la notizia di quella relazione con non poca sorpresa e, per lui, vedere il fratello con la sua socia era ancora motivo di destabilizzazione.
«Quello che fa ogni coppia.»
«Oh, devo ricordarvelo che è mia sorella?»
«Anche lei tromba, sai? Noi Hamilton abbiamo fascino.» Samuel aveva ammiccato paraculo, provocando una risata in Alex.
«Chi è che tromba?» Daniel era apparso dal nulla, l'espressione ampiamente rilassata. O almeno, quello che su Daniel poteva definirsi relax, ecco.
«Cristo, da dove sei uscito.» Garrett era mezzo infartato.
«Dal vialetto.» Daniel l'aveva pure indicato prima di prendere posto accanto al gemello. Alla sua sinistra c'era Thomas, che invece stava un po' ridendo.
«Daniel Occhi di Gatto, ecco come lo dobbiamo chiamare.»
Daniel si era preso una birra dall'ampia glacette piena di ghiaccio, senza fare una piega che fosse una.
«Parlavamo delle tue doti da amatore.» Samuel aveva dato una pacca sul braccio del fratello.
«Ma ti stai zitto. Oh, è mia sorella.» Garrett aveva allargato le braccia, con enfasi.
«È adulta e consenziente. Prova a dirle qualcosa, ti prego. Voglio filmare la scena.» Thomas era quasi pacioso questa sera, aveva silenziato il cellulare eccettuati i numeri di Mja e Malena e non lo stava per nulla considerando, godendosi il silenzio lontano dai problemi.
«Sarai impazzito? Ci tengo alle mie palle.»
«Cacasotto.» Samuel rideva divertendosi un mondo, Daniel... beh faceva Daniel. Silente, sorseggiava la birra e non aveva alcuna reazione.
Chi, invece, si era appena estraniato dal gruppo era Alex. Aveva ricevuto qualche notifica sul cellulare e stava guardando qualcosa che l'aveva fatto prima sbiancare, poi passarsi una mano contro il viso, espirando lentamente come a dirsi da solo "Calma, Hamilton".
«Ma che ha visto?»
«Non lo so.»
«Pare in trance.» Samuel aveva preso il guscio vuoto di un pistacchio e glielo aveva lanciato mirando dritto alla fronte. Incredibilmente era riuscito a fare centro.
«Samuel, ma che cazzo.» si era risvegliato Alex.
«Eri in trip mentale che manco un fattone sotto funghi allucinogeni.» aveva indicato il cellulare. «Che hai visto?»
«Che vuoi che abbia visto?» retorico, Thomas.
«Il culo di Alexa.» aveva concluso Garrett, in una sincronia tale da fare paura.
«La finite di fare i cazzoni?» stranamente, Alex sembrava piccato. E lo era, tremendamente: il solo nome di Alexa gli infliggeva una sofferenza che non riusciva a tradurre in parole. Era come un ferro rovente dritto nelle viscere, ecco cos'era.
«Chiamo Mer, ti faccio fare un'altra intervention delle sue?» Garrett se la rideva sotto i baffi.
«Rehab.» il tocco finale l'aveva dato Thomas.
«Ay, carramba.» Samuel aveva appreso qualcosa dalla moglie, era evidente, provocando un'occhiata sardonica da parte di Daniel.
«Col cazzo, non ditele niente.» si era grattato la testa.
«Perché che sta succedendo?» era stato Thomas a rompere gli indugi dopo un po' di silenzio che rischiava di diventare opprimente.
«Niente.» Alexander sembrava esasperato.
«Ancora per la cosa del Terrance?» aveva chiesto Garrett.
«Ha influito particolarmente. A quanto pare è un mix di cose che le è cascato addosso come un macigno.» stava fissando l'etichetta della sua birra con un'aria altamente concentrata. Così tanto che nessuno aveva più parlato, quasi volessero lasciargli il tempo di elaborare quella vastità di cose.
«Il nostro è un mondo del cazzo.» a sorpresa, a parlare era stato Daniel e tutti si erano girati a guardarlo: se fosse per cosa aveva detto o per il semplice fatto che stava parlando, nessuno sapeva dirlo. Ma, soprattutto, nessuno lo stava interrompendo. «Scegliamo come compagne donne incredibili. Forti, indipendenti. Agli occhi del mondo ognuna di loro è eccezionale, terribilmente desiderabile ed inarrivabile. Poi noi entriamo in rotta di collisione con loro e chiediamo tanto.» aveva portato lo sguardo su ognuno di loro, senza eccezioni. «Chiediamo devozione, lealtà, silenzio, pazienza, il saper fare un passo indietro. Perché il cognome che portiamo e la nostra vita vengono prima.» era un'analisi lucidissima la sua. Si era sistemato meglio sulla sedia e aveva allungato le gambe in una posa più rilassata, bevendo un sorso della sua birra. «E noi tutto questo dobbiamo sapercelo meritare.»
«E pensi che non me lo stia meritando?» era la domanda che Alex aveva messo sul piatto, attendendo risposta dal fratello.
Daniel aveva smosso un po' il capo in un muto "mh". «No, veramente non ho detto niente di tutto questo.»
Alex e Thomas si erano guardati per una frazione di secondo, prima che l'altro riprendesse a parlare.
«Ti stavo chiedendo un'altra cosa: tu a lei il tempo per scegliere glielo hai dato?»
Alex era rimasto in silenzio.
«Lei è andata via prima che ci potessero anche solo provare.» Thomas era intervenuto, spiegando una dinamica che forse non era chiara a tutti.
«È amica di Mja, che ti aspetti?» Samuel aveva scrollato le spalle, allungando la mano verso le patatine.
«Ma tu sei innamorato?» Garrett aveva posto la domanda, forse, più importante di tutta la vicenda.
«Secondo te?»
«Non lo so, dimmelo tu. Se l'avessi saputo mica te lo avrei chiesto.»
Alex aveva alzato gli occhi al cielo. «Ti pare che non l'ami?» retorico. «Ovvio che la amo.»
«Così ovvio per lei forse non lo è. Ricordati che una donna è il riflesso delle paure che prova. Per quanto pazze possono sembrare, un motivo ce l'hanno sempre.» Daniel aveva di nuovo parlato stile sentenza.
«Daniel ma tu dovevi fare l'avvocato.» Garrett pareva ammirato.
«Non ci pensare nemmeno, lui lavora con me.» sia mai che gli levavano il gemello a Samuel.
«Daniel ha il tocco divino.»
«E non solo in ciò che dice.» Samuel si stava vantando per procura. «Ecco perché è sapiente. C'ha il tocco lui.» aveva fatto pure un occhiolino provocatorio verso Garrett.
«Ahó, eddai.»
«Diglielo Daniel, che cacci la sapienza quando serve.» Samuel lo aveva indicato tenendo in mano una patatina. Aveva voglia di cacarlo al mondo, era evidente.
«No.» Daniel si era alzato, posando la birra a metà e prendendo la patatina dalla mano del fratello. «Io ho Meredith.» si era mangiato la patatina, gettando il panico.
«Oh, è mia sorella!» Garrett stava protestando. «La smetti Samuel!?»
«Io!? Ma se ha fatto tutto Daniel!»
«Hai iniziato tu.»
«No no, Thomas diglielo.»
«Che roba?» Thomas aveva fissato entrambi. «Dite tante di quelle stronzate che ogni tot pure io mi perdo.»
«Che ha cominciato lui e non Daniel.»
«Non dire cazzate, diglielo Daniel...» Samuel si era girato a cercare il suo gemello, ma non lo trovava. Daniel si era letteralmente dileguato. «Ma dov'è andato!?»
«Che cazzo... era qua fino a due secondi fa.»
«Ma che fa Houdini? Appare e scompare a comando?» sia Garrett che Samuel parevano alquanto confusi, Thomas stava ridendo mentre si stropicciava la faccia.
Alex? Beh, lui era già con la testa altrove.
Si era alzato e aveva fatto qualche passo verso il panorama, distanziandosi di qualche metro dal gazebo. In mano il suo cellulare, la chat con Alexa aperta sotto i suoi occhi. La stava scorrendo, ripercorrendo le cose che si erano detti. Quelle belle, quelle brutte. Tutto.
Aveva il cuore in gola, come se qualcuno gli stesse facendo malissimo, eppure senza di lei era pure peggio.
{.wa.
Alex: Dormi?
Alexa: No. Che fai sveglio?
Alex: Non riuscivo a dormire.
Alexa: Cosa succede? Vuoi parlarne?
Alex: [aveva scritto per un secolo, cancellando e riscrivendo da capo] Io te l'ho dato tempo?
Alexa: In che senso?
Alex: Nella nostra storia. Ti ho dato tempo?
Alexa: [Era rimasta online per un tempo lunghissimo prima di prendere a scrivere] No. Ma non credo tu te ne sia accorto.
Alexa: Non è solo colpa tua, Alex. Abbiamo sbagliato insieme.
Alex: È per questo che non sei tornata?
Alexa: No.
Alex: [Dopo un'infinità di tempo] Mi manchi, Lexi.
Alexa: Alex...
Alexa: Come devo fare con te?
Alex: Dimmi che mi ami.
Alexa: Non fare così.
Alex: E come dovrei fare? Io ti amo, Lexi.
Alexa: No, non devi dirlo. Non così e non ora.
Alex: Perché da te ricevo solo no?
Alexa: Ho detto non così e non ora, Alex.
Alex: Non ci sto capendo un cazzo.
Alexa: Facciamo così. Se sarà, me lo dirai in faccia, se sarà ancora vero per te. Ci stai?
Alex: Se?
Alexa: Quando?
Alex: Meglio.
Alexa: Bene. Buonanotte, Alex.}
Era andata off line e lui aveva sospirato. Era tutto doloroso come un cazzo di coltello che affondava nelle sue carni.
Chissà se lei, una volta chiusa la chat con lui, a lui ci pensava sul serio. Chissà se lei poteva capirlo davvero cosa aveva lui dentro.
Ma aveva un "quando" e, questa, era l'unica cosa a cui si aggrappava ora.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top