03. It's Wedding Time - pt. 1

[ New York, 27 Maggio 2017 ]

Mettersi in proprio era stata una di quelle scommesse che non sempre potevi essere sicura di vincere appieno. Invece lei quella scommessa l'aveva vinta eccome. Era sempre stata competitiva, l'adrenalina che una competizione poteva donarle era come una droga per i suoi sensi, la faceva sentire viva, completamente attiva, in grado di fare tutto. Un'adrenalina simile l'aveva provata solo sulla passerella, quella manciata di istanti nelle retrovie, istanti scanditi dai battiti sordi del cuore in preda all'emozione e al panico assoluti prima di sentire quel "Alexa, go!" che le davano il là per uscire. E una volta sulla passerella, quando le luci si convogliavano su di lei e c'era lo stupore e la meraviglia di chi la guardava, il boato delle persone che la riconoscevano ed applaudivano era inebriante. Esattamente come una droga potentissima di cui non si può più fare a meno, una volta provata è per sempre.

Era stata sotto contratto con le maggiori agenzie al mondo, aveva ricavato soldi, conoscenze, potere, prestigio. E tutto questo capitale lo aveva investito per la sua Zarina, quella casa di moda che adesso era la sua vita, il suo mondo. Lì dove si sentiva al sicuro, libera di esprimersi e creare, quello che aveva sempre voluto fare e aveva sempre desiderato: avere voce. Ora ce l'aveva e si sentiva nel punto esatto dove aveva sempre sognato di essere. Aveva tutto ciò che desiderava eppure l'inquietudine, quella vera, ancora non la lasciava.

Era arrivata prestissimo alla location dove si teneva il matrimonio più atteso e celebrato dalla stampa scandalistica e il suo arrivo, come prevedibile, non era passato per niente inosservato. Aveva guardato al rovescio positivo della medaglia: tutta pubblicità gratuita per lei e Zarina. Mai sottovalutare un evento di questa portata e il ritorno che le avrebbe fruttato. Anche per questo aveva detto di sì a Malena, nonostante non la portoricana non le fosse propriamente simpatica, mettiamola pure in questi termini.

La carrellata di fotografi che si erano assiepati all'ingresso le aveva ricordato perché aveva accettato questo incarico e l'invito da parte di Malena, nonostante lei non conoscesse nessuno – almeno non nel modo in cui avrebbe potuto definirli amici. Proprio per questo il suo +1 per quell'evento era bizzarro, inaspettato, ma non per chi la conosceva davvero: al suo fianco c'era Meredith, perché portarla al matrimonio e sparlare in russo di chiunque era una prospettiva troppo ghiotta per lei per non coglierla.

Meredith che l'aspettava altrove, lì dove il team Zarina era pronto a sfoderare i due abiti preparati per l'occasione, mentre lei si prestava a quello che era lavoro. Nessuno si meritava davvero che fosse proprio lei in persona a consegnare il vestito il giorno delle nozze, ma si dava il caso che Malena era una persona molto fortunata, specialmente perché la sua testimone era Mja ed era risaputo a tutti come Alexa, per quelle pochissime amiche che aveva, muoveva mari e monti.

Attualmente però, non stava facendo nulla di tutto questo, considerando che nemmeno stava bussando lei alla suite, ma uno degli assistenti. La porta si era stava schiudendo con una lentezza calcolata dandole il tempo di alzare lo sguardo dal suo cellulare e aspettare di essere riconosciuta da una delle damigelle. Si era tipo gelata davanti alla porta, fissandola con la bocca spalancata

«Buenas.» consapevole che la sposa era portoricana, aveva adottato un saluto ispanico. Per di più detto con un accento perfetto e privo di inflessioni. «Ci fai entrare? Abbiamo l'abito per la sposa.» il sorriso appena accennato mentre indicava la rella appendiabiti con le custodie degli abiti per sposa, testimone e damigelle. Se non entravano loro, un matrimonio in vestaglia era sempre più plausibile.

«Alexa finalmente sei arrivata!» la voce di Mja l'aveva portata a cercare la capigliatura bionda dell'amica, immancabilmente piena di bigodini.

Qualche passo verso l'interno, avanzando a capo di quel mini corteo composto da cinque assistenti barra sarti estremamente competenti,. Tutti, non appena entrati, si erano messi all'opera per fare il proprio lavoro.

Mentre tutte sembravano appena uscite da un frullatore fatto di bigodini, ciprie non ancora distese nel modo più consono e quant'altro, c'era una specie di silenzio ovattato che la accoglieva come se quel micro cosmo fosse troppo impreparato a vederla apparire. Elegante come sempre in quel look casual chic, pure con un paio di jeans scuri e una camicetta bianca, che indosso a chiunque altro sarebbero risultati banali, lei riusciva ad essere impeccabile.

Svettava, come al solito, anche perché i sandali che calzava in questo momento sarebbero potuti risultare assassini per il tacco che avevano, ma non sarebbe stata Alexa Evans se non avesse saputo portarli, non credete? Aveva sollevato gli occhiali scuri Givenchy, depositandoli sul capo a mò di cerchietto tenendo indietro così i capelli biondissimi lasciati sciolti.

«Signore. Il mio team è a vostra disposizione. Approfittatene pure.» lo sguardo era volato verso i suoi assistenti, un cenno della mano li aveva attivati immediatamente. Lei invece aveva depositato la sua borsa Hermès sul primo ripiano utile, tenendosi più vicina a Mja e a Malena. Si era appoggiata sul bracciolo di uno dei divanetti lì vicino, sedendosi un po' metà: non propriamente rilassata, ma quasi come se fosse in posa, troppo abituata a farlo. Almeno si assestava su un'altezza più umana così seduta.

«Sembri radiosa.» verso Malena. «Pronta?»

«Sei solo molto buona.»

«Non è vero sei bellissima e lo sai.» Mja era intervenuta a gamba tesa.

«Essere nervosi è normale. Vedrai che appena lo vedrai ti passerà tutto.» che poi lei che ne sapeva di matrimoni? Era scappata a gambe levate da non si sa quante proposte, non c'era mai arrivata a fidanzarsi sul serio, ma il tono con cui parlava sembrava assolutamente autorevole.

«Ci sei passata anche tu?» Malena stava indagando con la sua solita sfacciataggine.

«No.» un filo raggelante inizialmente, tant'è che pure Mja si era voltata a fissarla con l'aria da "non sei d'aiuto". Si era schiarita appena la voce. «Ma ho sfilato per anni e continuo a farlo. E cos'è la navata se non la catwalk più importante della tua vita?» aveva ammiccato appena sul finale, fortissimamente paracula.

Così tanto che pure la sposa si era messa a ridere – per fortuna. «Sai, mi hai quasi convinta.»

«Me lo farò bastare.» l'intreccio di gambe si era sciolto e lei si era data un leggero colpo di reni per risollevarsi. Aveva lasciato una carezza sulla spalla della sposa, sporgendosi a dare un bacetto sulla guancia a Mja. «Vado a prepararmi anche io. Per qualunque cosa chiamatemi. Ci vediamo dopo.»

Passi cadenzati, gesti veloci nel riprendersi la borsetta ed imboccare la via d'uscita, lasciandosi dietro la solita scia di profumo leggermente agrumata e dolce.

«Mi raccomando. Precisione.» verso il suo team. Così com'era arrivata scombussolando tutti, così stava uscendo lasciandosi dietro abiti degni di una Fata madrina e qualche scompenso di troppo.

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«Sembra tutto così...»

«Esageratamente floreale.» Meredith aveva finito la frase per lei.

«Da.» in russo.

Per enfatizzare la scelta cromatica attuata dalla sposa, aveva preparato due abiti particolari per sé stessa e Meredith. La struttura fisica di Meredith le permetteva di giocare con linee di un'eleganza pura e semplice, classica e senza tempo. Uno scollo a cuore in stile Marilyn dominava il corpetto semirigido dell'abito dell'avvocatessa; più rigido della zona delle coppe, sosteneva il suo seno florido per svilupparsi aderente come un guanto fino alla zona delle anche, e lì si apriva in un semi drappeggio che faceva da capo allo spacco abissale posto a destra della gonna a tutta altezza che terminava morbida, quasi come una carezza che sfiorava il dorso dei piedi. Nero come la notte, sottili intarsi dorati percorrevano lo spacco senza essere eccessivi o troppo evidenti: un dettaglio che poteva essere colto solo a distanza molto ravvicinata.

Di contro, il suo abito era di un bianco candido, quasi etereo. Un corpetto a maniche lunghe apparentemente castigato ricopriva il busto, lì dove un gioco di ricami che imitavano la forma di coralli si posava su trasparenze audaci, soprattutto se consideravamo la schiena completamente nuda fino ad altezza reni da dove, invece, partiva la gonna. Gonna lunga fino ai piedi e con un leggero strascico, un plissé sull'anca sinistra faceva da vertice a uno spacco profondo e rasente l'infarto poiché, ad ogni passo, la stoffa si muoveva in un calcolato gioco di vedo non vedo creato ad hoc per esaltare la linea delle gambe.

A completare il look, per entrambe, era un'acconciatura un po' retrò, con onde morbide e labbra rosso fuoco che si contrapponevano a un trucco non esagerato sugli occhi, con focus più sull'eyeliner e ciglia folte che ombretti carichi e sgargianti.

Il loro ingresso all'interno della sala che ospitava la cerimonia era stato accolto da molteplici sguardi curiosi, entrambe conoscevano parecchie persone seppur per motivi differenti.

«Non pensavo fossi stata incastrata anche tu, Richmond.» la voce di Thomas Anderson le aveva raggiunte alle spalle e indotte a fermarsi.

«No, mio caro.» la mancina di Meredith si era allungata verso il papillon di Thomas, sistemandolo. «Quello che si fa incastrare in queste cose sei tu, ricordalo.»

Una vaga smorfia da parte dell'avvocato, prima di fare un cenno verso Alexa. «Sempre più in alto, Miss Evans.» la solita battuta che intercorreva fra i due, inizialmente detta per la sua altezza e che, nel tempo, aveva preso sfumature sempre più diverse, quante ne bastavano per farla sorridere.

«Prendo esempio, Mister Anderson.» un occhiolino complice. «Mer è la mia più uno oggi.»

Un accenno di risata da parte di Thomas. «Immagino già i titoli domani.» le aveva guardate entrambe. «Siete lo yin e lo yang oggi.» non una domanda, bensì un'affermazione.

Un sorrisetto compiaciuto parte da Alexa si era trasmesso a Meredith. «Com'è che hai detto?» aveva chiesto proprio Meredith, prendendo sottobraccio Alexa. «Couple goal, Anderson.»

Thomas aveva accennato una risata facendo poi loro un cenno, cedendo il passo in maniera elegante per scortarle al posto a loro assegnato, opportunamente accanto a lui.

«Anderson.» l'ennesimo saluto aveva interrotto i movimenti di Thomas, fermandosi all'inizio della fila dove avrebbe dovuto prendere posto mentre Alexa e Meredith si erano già infilate, lasciando la sedia che costeggiava la navata libera per l'avvocato.

«Hamilton.» uno sguardo fra Thomas e Alexander prima che un sorriso di intesa fra i due li aveva portati a scambiarsi una pacca sulla spalla.

«Sei venuto in compagnia?» lo sguardo di Alexander si era allungato proprio verso la fila.

«Diciamo che sono stato fortunato.» aveva indicato Meredith e Alexa e, nel farlo, era proprio Alexa che si era voltata per incrociare lo sguardo di Alexander.

Avete presente quando, senza nessuna ragione apparente, una scarica di elettricità sembrava passarvi da parte a parte il corpo? Vi rendeva elettrici, sensibili anche al minimo alito di vento e il cuore sembrava prendere un ritmo completamente folle, diverso da qualunque altro ritmo al mondo, talmente forte che vi sembrava di sentire solo quello nelle orecchie? Ecco, era questo che stava esattamente vivendo Alexa.

Lo sguardo cristallizzato su Alexander era destabilizzante. Per sé stessa e per lui. O forse era lui che la stava destabilizzando oltremodo, non avrebbe saputo dirlo con certezza assoluta. Sapeva, però, che nel momento in cui aveva incontrato quegli occhi scuri, il suo cuore era esploso al centro esatto del petto. Batteva come un pazzo furioso e sembrava che tutto il resto del mondo si fosse silenziato improvvisamente, come se fosse in attesa di una loro qualunque parola o azione.

Non aveva fatto niente, invece, Alexa. Le labbra piene e dipinte di un rosso fuoco – rosso come il peccato – si erano incurvate in un sorriso che aveva la pretesa di appropriarsi del sentore del mistero, smuovendo appena la mano in un cenno di saluto prima di abbassare lo sguardo di qualche grado e voltarsi, prendendo posto sulla sedia in maniera elegante.

Sentiva il fruscio della stoffa dell'abito di Meredith accanto a sé, il suono leggero della sua risata e il tocco della sua mano tiepida sulla propria gelata come la Siberia.

«Ahhh Evans.» c'era quella nota di divertimento nella voce dell'amica. «Come lo stai cuocendo a puntino tu, nessuna mai, amica.» in russo fluente, col tono di voce accorato tipico di chi ti stava confessando un peccato.

«Non sto facendo niente, smettila.» una risposta un po' debole, ma continuando in russo la conversazione.

«No?» lo sguardo di Meredith ti trapassava come una spada: da parte a parte. Tagliente come un rasoio. «Chissà perché non ti credo.»

A salvare Alexa ci aveva pensato l'arrivo di Thomas sulla sua destra che prendeva posto e il brusio di tutti che si alzavano, voltandosi verso l'ingresso della navata, in attesa.

Non era da meno lei, anche se svettava un po' meno grazie alla vicinanza di quel colosso di Thomas che la faceva sembrare quasi normale.

C'era un orgoglio palpabile quando aveva visto entrare Mja, semplicemente p e r f e t t a in quella sua creazione nera come la notte. Un sorriso incoraggiante verso l'amica, la miriade di flash dei fotografi si azionava in quella caratteristica cascata di click a cui lei era abituata così tanto da esserne assuefatta.

Lei. Non Mja. Ed era stato fatale, infatti, un flash a tradimento che l'aveva fatta incespicare.

La destra era corsa verso il petto, la mancina stringeva al ventre la sua clutch rigida e tratteneva il respiro.

Apnea pura.

Se non fosse che Thomas aveva deciso di fare il supereroe della situazione, salvandola da una caduta rovinosa.

La scena aveva scatenato un "oooohhhh" di stupore e meraviglia negli altri invitati, mentre lei e Meredith, vicinissime ai due, continuavano a fissare i due protagonisti di quella scena.

E se Alexa aveva inclinato il capo verso la spalla sinistra, Meredith sbucava da dietro, tipo torre di Pisa pendente intenta a fissarli. Sembravano due suocere, c'era da dirlo, mentre facevano palleggiare lo sguardo da Thomas a Mja e da Mja a Thomas e alle mani che i due si stringevano.

Alexa si era voltata per prima verso Meredith, con lo sguardo da "sul seriooo???" stile meme. «L'hai visto anche tu.» le stava chiedendo giusto conferma.

«Mah.» Meredith sembrava perplessa. «Questo matrimonio è sempre più strano.» con la solita grazia fredda e siderale che la contraddistingueva.

«Almeno non ha rotto il vestito.» un sussurro verso Meredith, tornando a guardare sull'altare, inconsciamente cercando proprio lui.

Lui che era lì, sembra un dio greco di tuxedo vestito.
Lui che da lontano non sembrava avere occhi che per lei.

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