Body language art

Questa One Shot, partecipa al contest "DREAM CATCHER CONTEST" del 4BLUTeam

Tema: Sexy Dream
Original character

Rating: 🟥
TW!
(Slash, lemon, dirty talk, accenni a sesso esplicito.)
Parole: 2100

I RAGAZZI IN QUESTA STORIA SONO ENTRAMBI MAGGIORENNI!!

🌻


Col pennello stretto tra le dita, Lis catturava i dolci dettagli del corpo di Matthew. Carpiva i sentieri che erano presenti sulla sua schiena, cadeva nella doccia ocra che era la sua pelle.
I fiochi raggi solari che filtravano oltre la tenda opaca, gli coloravano la pelle d'oro. La lunga e liscia distesa di carne pareva un deserto. Un deserto livellato qua e là, con piccole dune di sabbia e il sole nel mezzo.

Gli scrutò con attenzione le scapole, il triangolino che creavano i suoi muscoli e la curva della sua nuca esposta. Boccioli dello stesso colore del caffè cadevano sulla sua carne calda, sparsi sulla fronte come piccole gocce d'ardesia.

Il suo sguardo saettò più in basso. Sorvolò la linea perfetta che gli spezzava il busto a metà, e le due piccole fossette sul fondoschiena, piccole e represse come se qualcuno gli avesse premuto contro dei polpastrelli, sino a rendergli la pelle più tirata, più soda di quanto già non lo fosse. Non poté evitare ai suoi occhi di cadere ancora, giù e giù, all'altezza del lenzuolo bianco che velava a malapena le due curve dei glutei, alte e tonde come fatte di nuvole.
La luce gli baciava la pelle come nastri di velluto chiari e spessi. Una costellazione, simile a corde candide che gli avvolgevano il costato, la nuca, la base delle spalle ampie.

Il sapore della sua pelle albergava ancora nell'aria, cospargendola di aromi e feromoni che fino a qualche ora prima erano lì, sulle lenzuola, sul suo stesso corpo spoglio. Nudo, come lo era ancora, mentre seduto sullo sgabello, il pennello soppesato tra indice, pollice e medio, scorreva sulla tela e scriveva una storia nuova.

Una storia vissuta.

Giovane, come lo era la pelle di Matthew, i suoi bicipiti rilassati, le mani incastrate sotto il cuscino. E il suo viso, di lato come quello di una preziosa donzella dormiente.
Il respiro lento e regolare, col busto contro il materasso vergine, e la sua gola. Per metà coperta, per metà esposta. Liscia e curvata come la profondità del mare. Intravide il nocciolo, che andava su e giù, e gli parve il seme di una ciliegia.

Il suo pennello si mosse prima ancora che riuscisse a frenarlo. Slittò sulla curva aurea delle sue labbra, sull'inclinazione all'insù del suo naso. Schizzò la tempera contro la sua fronte liscia, le sopracciglia che prendevano vita sotto le sue mani e la spessa linea che gli dava quel fascino orientale, comparve. Gli occhi nacquero dopo i suoi zigomi, gli uni obliqui e grandi, con le palpebre socchiuse, alti e regali, gli altri.

Non frenò l'ondata di calore che gli sommerse il petto, né il marasma di pensieri che gli si agitava in testa. Li ignorò e continuò a sfogare il suo voyeurismo su quella tela. Spinse il pennello più che poté, premette le setole dure contro lo sfondo, regalando colori e scie di arancio chiaro, come fossero stati respiri. Gli stessi respiri che gli capitava di esalare ogni volta che compiva un movimento diverso e un po' d'aria fresca, gli sfiorava il corpo bollente.

Fremente d'immaginazione e ricordi.

Ricordi della sera precedente.
Frammenti delle labbra di Matthew contro la curva della sua gola, sulle clavicole scoperte, il peso delle sue labbra contro lo sterno. Accanto all'orecchio, col respiro ansante, quello che gli aveva fritto del tutto il cervello. Prima che potesse rifletterci, i suoi occhi si erano già chiusi, le sue dita erano salite tremanti sulla sua gola. Aveva compiuto quel percorso, ancora e ancora. Flebile e docile come il battito d'ali di una farfalla, si era sfiorato la carne e aveva schiuso le labbra.

Il suo gemito aveva rotto l'aria come fosse stata fatta di cristallo, ma non ci aveva fatto caso.

Aveva proseguito.
Davanti al suo sguardo, c'era il sorriso suadente di Matthew, quello con i denti bianchi, scoperti per metà, e la fossetta piccina all'angolo della bocca. Ci aveva affondato il dito dentro, un piccolo pizzicotto istintivo che il suo cervello non aveva represso.
Ciuffi dei suoi capelli scuri, caduti sulla fronte, identici a ramoscelli sottili ad adornargli il viso, come una corona.

Sguardi che si baciavano senza bisogno delle bocche.

Ancora.

Matthew era sceso, con quelle labbra bollenti, sul suo petto. Sulla carne liscia come velluto e ci aveva posato la bocca. Lento e frastagliato, il suo tocco gli aveva riempito il cuore e scaldando le cosce. Lo aveva avvertito soffermarsi su quei bottoncini di carne, stirarli tra i denti, poco. Il giusto necessario a fargli reclinare la testa all'indietro e schiudere la bocca per riprendere fiato. Ricordava il peso dei suoi capelli all'indietro, la smorfia che aveva assunto in viso e il calore. Intenso e provocante, più delle volte in cui un pensiero sporco lo aveva attraversato.

E allora lo fece.

Si sfiorò i capezzoli, seguendo il ricordo della bocca di Matthew, se li prese tra le dita e li pizzicò.
In risposta a quello, un brivido violento gli attraversò la carne e il volto sorridente del bel ragazzo, apparve ancora.

Continua, pareva dirgli, con quei suoi occhi di ghiaccio. Quindi, lo fece.

Con le dita esitanti, calò più in basso.

Matthew gli aveva sfiorato il costato, il suo tocco pareva lava e gelo insieme. Si era sentito prendere fuoco dentro, divampare ed espandersi sino alla punta dei suoi alluci, i quali, si erano stretti verso il basso.
Percepiva i raggi del sole addosso, come una scia fluttuante di stelle. Un lieve fiocco che stringeva sulle sue parti più morbide, quelle che prediligeva Matthew.

Non si fermò solo lì.

La sua mano livellò quella zona, sfiorò la pelle del suo ventre, la pelle appena rigonfia per via del suo appetito, l'ombelico rientrante e la curva che portava al bassoventre. In quel momento, mentre gli mordeva la carne dell'addome e gemeva, facendo finire le dita tra le ciocche lisce di lui e stringeva, aveva sollevato lo sguardo.

Gli parve di rivederlo ancora. Il suo sguardo addosso, la sensazione di ognipotenza che gli aveva dato avere quelle due iridi turchine, strette nelle sue. Il rossore delle sue guance quando lo aveva pregato.

«Ancora... ti prego, ancora.»

Matthew aveva sorriso.
Con quella bocca divina, le guance stirate da quelle labbra rosse, aveva portato la faccia giù e...

Un tocco.

Lis percepì una lieve carezza, lo scontrarsi della pelle della sua spalla contro qualcosa di ruvido.
Fu attraversato da un brivido, un lungo e intenso fremito che si estese a tutto il suo corpo e sfociò in un ansito incontrollato. Nello schiudere gli occhi, il fiato caldo dell'altro gli solleticò l'orecchio. La sua mano scattò via, sollevandosi e facendo per nascondersi in direzione del pennello che aveva lasciato...

«Sssh. Buono così. Eri bellissimo, però potevi svegliarmi.»

Santo. Dio.

Il suo respiro bollente e il tono roco contro l'incavo della sua gola a fargli vibrare l'anima. Un sospiro strozzato gli sfuggì dalle labbra. Il suo sguardo fece per muoversi all'insù, ma un palmo gli tenne fermo il mento. Lis non capendo, emise un verso di dissenso.

«No, continua. Ad occhi chiusi, e segui la mia voce.» ordinò. Con il suo timbro basso e soffice, una corrente alla quale affidarsi e lasciarsi andare.

Obbedì.
Forse, fu proprio il suo corpo che non volle saperne di opporsi, di conseguenza, proseguì. Con il respiro roco di Matthew contro l'orecchio e il suo petto robusto dietro la schiena, premuto così bene contro la propria pelle che gli pareva di poterlo avvertire tra le dita. Di sentirne la consistenza massiccia sotto i polpastrelli.

«Ricordi cosa ti ho fatto, poi?» farfugliò, il tono basso.

Lis percepì l'atmosfera della stanza variare. Farsi più densa, quasi come se anche i muri stessero ardendo delle stesse fiamme che stavano avvolgendo lui. Se anche Matthew ci aveva fatto caso, non disse comunque nulla.
Lo percepiva. Seppur ad occhi chiusi, - come gli aveva ordinato di fare - percepiva la sua presenza, la forma del suo addome contro le spalle e più giù, quasi contro la colonna vertebrale, il suo fallo. Duro, lascivo contro la sua carne già sensibile.

Gli sfuggì l'ennesimo ansimo. Un febbricitante gemito.

«Matt-»

«No, voglio vederti. Non smettere, Lis.»

Il modo in cui la sua lingua curvava verso il palato quando pronunciava il suo nome, la forma che assumeva la sua bocca quando sospirava su quella "s" finale. Fu abbastanza e troppo. Senza rendersene conto, la sua mano era già salita a cercare quella di lui. A tastoni, la strinse tra la sua, il dorso dell'altro che combaciava alla propria, rifece il percorso.

«Che stai-»

Lo zittì con i gesti.

Si aiutò con la presa su quelle dita a scivolare giù, lungo lo sterno, e su, sulle clavicole, sulla gola dove le vene pulsavano e la pelle era così sottile da reclamare ancora i suoi morsi giocosi. Sulle spalle, dove le ossa parevano radici che spuntavano da sotto la carne, sulle curve della mascella arrotondata, sulle labbra.

Solo tocchi. Cadenzati, appena percettibili.

Poi, Matthew prese il sopravvento.

La sua mano scese come una foglia smossa dal vento e gli sfiorò l'addome. Una carezza liscia e attenta sul suo ventre soffice e proseguì. La pressione esercitata dalle dita di lui addosso alle sue cosce, i suoi polpastrelli ruvidi che affondavano in quella carne e gli scaturivano piccole scosse verso l'alto.
D'istinto, si lasciò andare all'indietro, reclinò la schiena contro il petto spoglio di lui e si fece toccare.

Quando Matthew lo sfiorò in mezzo alle cosce, fu quasi come se un terremoto gli avesse tolto la terra da sotto i piedi.

Lo sentì avvolgere il suo palmo caldo attorno al suo fallo, stringendolo appena. Una morsa che non gli suscitava dolore, tutt'altro.
Una sensazione nuova, simile a quelle che gli avevano avvolto lo stomaco mentre ore prima si contorceva nel letto, col peso di Matthew addosso e il suo respiro bollente contro la gola, contro la bocca. Ma più totalizzante. Appagante, quasi come se le labbra di Matthew - che ora erano inesorabilmente salite a circondargli la pelle della gola, e si erano chiuse su un particolare lembo di pelle, poco sotto il suo orecchio - lo avessero avvolto lì.

«Matthew..!»

La sua mano si strinse contro il dorso di lui, le unghie affondarono nella pelle, scavando mezzelune rosse e sanguinanti. Il piacere gli sconquassò il corpo come una marea improvvisa.

Alta marea.

L'ansito gli uscì strozzato. Smorzato dalla bocca di Matthew che si era mossa contro la sua, rudemente. Avvertì la morsa delle labbra rosse che si scontravano alle sue, i denti che a momenti collidevano e le lingue. Un piccolo, placido gioco a fare le giravolte, che Lis accolse senza pensarci due volte.

Aveva la mente svuotata.

Bianca, accecata dalla luce che lo aveva travolto quando l'orgasmo lo aveva colpito e lasciato tremante e ansimante, col cuore che si agitava furioso nel petto e la mano di Matthew ancora intorno al suo membro.
Si morse il labbro, cercando di trattenere i gemiti che premevano per riversarsi fuori, come cuccioli piangenti.

«Matt... Matthew...»

Un sospiro. Un lamento.
Allungò una mano all'indietro e la luce del sole lo travolse. Flebili tasti contro il suo torace, la discesa lungo le dune arroventate che erano i suoi addominali e l'innocente peluria che si palesava verso il suo basso ventre.

«Lis...»

Un sorriso.
Lo strinse tra le dita, un solo movimento dolce, su e giù in un'altalena di pensieri che si scioglievano come zucchero nel tè. Matthew ansimò, forte e roco contro le labbra del più piccolo.

Il suo seme gli colpì la schiena e il mento. Il getto caldo lo fece sussultare, le guance sembravano prendergli fuoco, così come la punta delle orecchie e del naso.
Nel vederlo in quello stato, Matthew si separò dal bacio e sorrise.
Uno di quei sorrisi che metteva il mondo in ginocchio e che secondo Lis, sarebbe dovuto restare immortale, impregnato nella sua tela. Se solo avesse potuto dare ai suoi ritratti il sapore, la luce che vedeva nelle labbra di Matthew e nei suoi occhi, sarebbe stato soddisfatto.

Si sarebbe lasciato andare al suo tocco senza rimpianti.

«Scusami, eri troppo sexy, bimbo.»

Le guance che assumevano la tonalità delle ciliegie mature e gli occhi che si sbarravano. Matthew sorrise, ancora. Genuino, senza nessun artefatto dietro, una smorfia che gli sul suo viso pareva luce pura, accecante quasi quanto il Sole. Sembrava dirgli "ti amo, da tutta la vita" solo con un sorriso, come non era mai stato in grado di fare. Con i raggi negli occhi, l'anima in volto e la luce che spaccava la finestra in mille quadratini, come un'aureola divina.

E Lis sorrise, ricambiando.

«Anche tu. Anche tu eri sexy. Da morire.»

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